SANT’AGOSTINO
Sant’Agostino vive in un momento della patristica caratterizzato da una speculazione filosofica. Nasce da madre cristiana nell’Africa romana a Tagaste, nel 354,sarà vescovo di Ippona.
Per sant’Agostino c’è un rapporto particolare tra Fede e Ragione: la Fede è la condizione della ricerca e il termine della ricerca. La Fede quindi è sia inizio sia fine della ricerca filosofica. È condizione perché per filosofare occorre la salda guida della fede ma con essa si consolidano le nozioni apprese, la ricerca coinvolge tutto l’uomo (anima e corpo), è rigorosa, perché non si abbandona alle credenze ma mette la fede in dubbio per difenderla. È razionale nel procedimento, cioè cerca di arrivare al limite del mistero che sta alla base della Fede e lo usa come stimolo che ha come scopo la conoscenza di Dio e dell’anima, due oggetti ma una sola ricerca (guardarsi nell’anima, ripiegasi su se stessi, confessarsi), perché la ricerca di Dio è la ricerca dell’anima. Confessarsi è conoscere la propria natura spirituale, capire che il nostro destino è ricongiungersi con Dio e la vita terrena è peccato. L’uomo riconosce il suo peccato e si confessa.
In questa ricerca c’è una stretta collaborazione tra Ragione e Fede, che si esprime nella forma: credo ut intelligam, intelligo ut credam. Per filosofare correttamente occorre la Fede. L’uomo, per credere in maniera forte deve ragionare.
Si nota una prima polemica nei confronti degli scettici perché Agostino sostiene che alla verità si può arrivare. A forza di ingannarsi bisognerà per forza arrivare almeno ad una certezza: la propria esistenza. «Chi dubita della Verità è già nella Verità» perché è nella verità del suo dubbio. L’uomo può raggiungere la verità perché glielo garantisce Dio, Dio illumina la nostra mente nel momento della ricerca; questa è la teoria della coincidenza tra pensiero ed essere: perciò lo scetticismo non ha senso.

L’uomo può conoscere Dio perché è tripartito anche lui: Memoria, Intelligenza, Volontà. Ciò che per Dio è essere, per l’uomo è memoria di provenire dall’Essere, è intelligente perché attraverso l’intelligenza può capire la verità di Dio, la volontà è facoltà di volere amare Dio e di raggiungerlo. Questa somiglianza fa si che l’uomopossa raggiungere Dio ma non glie ne dà la garanzia. L’uomo può allontanarsi ed è libero di peccare e rimanere uomo vecchio, ma può anche diventare uomo nuovo; l’uomo, nella sua vita deve scegliere se essere vecchio o nuovo. È l’alternativa esistenziale che l’uomo si trova a dover scegliere nella sua vita; la non scelta, infatti, è già peccato. Il peccato non ha una causa efficiente, ma una causa deficiente, cioè rinuncia alla vera scelta, per Agostino il peccato non è invidiabile, non lo si può definire come non si può vedere la tenebra o udire il silenzio.
Sorge il problema della Creazione del Mondo: Agostino entra in polemica con Origene, uno dei padri della Chiesa. Origene diceva che la creazione del mondo è eterna: c’è sempre stata e non viene dal nulla, perché se venisse dal nulla implicherebbe un mutamento della natura di Dio in due sensi:
1) Nello sforzo della Creazione Dio ha perso una parte della sua perfezione perché si è dovuto limitare per far spazio al mondo, il che è assurdo. 
2) Dio ha creato perché aveva bisogno di creare ma allora non sarebbe perfetto; per questo deve essere sempre esistito.
La Creazione - dice Agostino - è un evento che trascende le nostre capacità di comprensione perciò non ci si può chiedere se essa fosse eterna o se sia avvenuta nel tempo in un determinato momento. A proposito di Dio non ha senso mettere degli elementi temporali: in Dio non esiste un prima e un poi, è al disopra di ogni tempo; non è solo creatore di tutto ciò che esiste nel tempo ma del tempo stesso. In conclusione bisogna considerare la creazione come una verità di fede. Il tempo ha senso per l’uomo, non ha una realtà oggettiva ma una dimensione soggettiva: è il modo umano di conoscere le cose ed è presente soltanto nell’anima. Non bisogna parlare di passato, presente, futuro, bensì di ricordo (memoria di cose passate), attenzione (per le cose presenti), e attesa (per le cose future). Il tempo è extensio animæ: estendersi o protendersi dell’anima attraverso ricordo, attesa, attenzione.
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