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INCHIESTA: LA NUOVA DIRETTIVA UE SULL'ARIA E I PERSISTENTI RITARDI ITALIANI |
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+++INCHIESTA+++ Le ultime stime sostengono che in Europa ci siano 350mila morti premature all'anno, ma anche una riduzione media dell'aspettativa di vita pari a otto mesi. La causa di tutto questo risiede nell'inquinamento atmosferico, vera croce dei grandi centri urbani: come è ormai noto ai più, PM10, biossido di azoto e altri inquinanti sono responsabili di gravi malattie cardiovascolari e polmonari. Quattro direttive europee, sul finire degli anni '90, stabilirono valori limite per ciascuno di questi inquinanti, e imposero agli Stati membri di scrivere piani di rientro nei valori, laddove questi avessero superato il limite consentito. Un anno fa, la Commissione ha presentato una nuova proposta di direttiva, che concederebbe proroghe fino al 2009 per rientrare nei valori del PM10, e avvierebbe la misurazione delle micropolveri, le cosiddette PM 2.5. Martedì 26 settembre 2006 la proposta di direttiva è approdata al Parlamento Europeo, per un voto in prima lettura. Voto che è risultato alquanto anomalo: Strasburgo, contraddicendo la sua fama di assemblea orientata alla difesa dell'ambiente, ha ceduto alle pressioni delle lobby e ha trasformato la proposta in questo senso: sì a limiti ancor più stringenti sugli inquinanti, ma dal 2014. Intanto però si concedono così quasi dieci anni di proroga agli Stati membri. E peccato che intorno al 2013 una revisione dei valori su PM10 e microparticelle potrebbe mandare tutto a monte. Tempi più lunghi, ma intanto l'aria che respiriamo resta inquinata. E c'è di peggio: sugli inquinanti atmosferici come il biossido di azoto, causa di alterazioni delle funzioni polmonari, di bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare, l'Europarlamento è stato ancora più blando: si farebbe slittare la scadenza per il rientro nei valori limite al 2014. Senza alcuna condizione per gli Stati membri. Neppure uno straccio di piano di rientro. Per completare il quadro, un altro punto di contrasto riguarda il valore giornaliero delle PM10: gli sforamenti non possono attualmente superare i 35 giorni all'anno, ma Strasburgo ne chiede 55. E -per bilanciare l'effetto dei 20 giorni in più- l'Europarlamento propone un valore annuo più rigido. La direttiva prevede infine la misurazione e valori limite per le particelle ultrasottili, il PM 2.5. La battaglia è comunque aperta: il 23 ottobre 2006 i Ministri europei dell'Ambiente, che solo pochi mesi fa hanno appoggiato le proposte della Commissione, torneranno a discutere della proposta. Il Commissario all'Ambiente Stavros Dimas ha annunciato che respingerà gli emendamenti secondo lui peggiorativi proposti da Strasburgo. E' probabile che la direttiva non vedrà comunque la luce prima del 2007. Ma c'è un altro aspetto che è importante toccare: finché la nuova direttiva sull'inquinamento atmosferico non entrerà in vigore, resta valida la vecchia, che ci obbliga a fare piani di rientro per quelle zone dove gli inquinanti superano i limiti consentiti. Bruxelles è un passo dal portare l'Italia alla Corte di Giustizia, poiché quasi tutte le regioni italiane non hanno preparato i piani. Compito che spetta alle regioni, non allo Stato. Per Fabrizio Fabbri, capo della segreteria tecnica al Ministero dell'Ambiente, le cose non sono granché cambiate rispetto al passato (vedi inchiesta precedente). Tantopiù che in Italia quasi tutti i grandi centri urbani hanno sforato i valori massimi per gli inquinanti divenuti obligatori nel 2005: una mappatura europea -al momento in corso- lo dimostrerà. Il nostro Paese, finché non interverranno cambiamenti normativi europei, rischia multe salate sia sui piani di rientro che sugli sforamenti. Al Ministero dell'Ambiente le stimano in centinaia di milioni di euro. In tempi di difficoltà dei conti pubblici non è poco. |
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ASCOLTA LA PUNTATA DI "BABEL" CON L'INCHIESTA |
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LEGGI LA PRIMA PARTE DELL' INCHIESTA: "I RITARDI DELLE REGIONI ITALIANE" |
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LEGGI LA PRIMA INCHIESTA SUI RITARDI ITALIANI NELLE DIRETTIVE ARIA |
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Milano, 30/9/2006 |