Alcuni esempi famosi
Le ghiacciaie sono edifici che, svuotati del loro significato funzionale, sono rimasti a testimonianza di un passato glorioso: è quindi possibile ritrovarne, in condizioni spesso precarie, nei parchi e nelle periferie delle nostre città. Sono dislocati infatti in prossimità delle strade lungo le quali avveniva il commercio del ghiaccio, o all’interno di parchi una volta appartenuti a ricchi aristocratici che avrebbero potuto contenerne i costi di gestione.
Una delle ghiacciaie più famose in Firenze, è la piramide che sorge nel parco delle Cascine; fu costruita per volere del Granduca che volle dotare il parco di un contenitore per la neve, per ricavare il giaccio necessario alla preparazione dei gelati, che venivano consumati nella stagione calda.
La piramide era nata in clima neoclassico, nell’interesse delle civiltà orientali. L’architetto Giuseppe Manetti progettò e costruì nel 1786, sotto tale influenza, la ghiacciaia, detta la Fonte del Narciso. Inizialmente concepita come parte integrante del grande giardino romantico, più tardi, perso il suo uso originario, venne destinata a deposito di attrezzi di giardinaggio, per poi essere definitivamente chiusa.
Un’altro esempio interessante lo possiamo ritrovare anche nel Parco di Boboli, della quale è conservata una pianta tra le carte dell’Archivio di Stato di Praga. Edificio meno importante ma pur sempre interessante lo si può trovare sulla Strada Maestra che da Sesto Fiorentino porta a Settimello in località Il Negozio. Questa conserva per il diaccio è costituita da un pozzo cilindrico in blocchi di alberese, completamente interrato, sormontato da un alto cono in muratura mista e mattoni intonacato a calce, alla base del quale si apre la porticina d’accesso e le scale che portano in fondo al pozzo. Il terreno circostante è rialzato rispetto al piano, e su questa montagnola fu piantato un boschetto di cipressi per tenere fresca la copertura della ghiacciaia. Non si hanno documenti che attestino l’epoca di costruzione di questo edificio ma, per analogia con altri vari esempi dell’area fiorentina, e attraverso l’analisi del suo semplice arredo (la ghianda in pietra serena alla sommità del cono, la cornice della porta nonché la forma stessa, tutto appartenente al linguaggio dello stile neoclassico) lo possiamo supporre ai primi decenni del XIX sec. Oggi per forza di cose la ghiacciaia di Settimello ha perso la sua antica funzione. La porta di accesso è stata sbarrata ed il semplice edificio a pianta rettangolare, coperto a capanna, al quale la ghiacciaia era collegata (che serviva come locale per la lavorazione e lo smercio del ghiaccio), ospita alcuni torchi d’uva ed un’autocarrozzeria.
Un altro esempio suggestivo si può trovare all’esterno delle mura del castello Ricasoli di Brolio nel cuore del Chianti. La piccola costruzione è realizzata ad immagine di un tempietto con volta a cupola ottagonale, sulla quale si imposta una cuspide in pietra serena: l’ingresso alla camera centrale, incassata nel terreno, è realizzato mediante un breve corridoio coperto da una piccola volta a botte.
La ghiacciaia di Radda in Chianti si presenta con un aspetto inconsueto rispetto agli esempi citati. La costruzione risale alla fine del 1897, data riportata sulla pietra incastonata al centro della volta reale in mattoni, ed è costituita da una vera e propria torre cilindrica costruita in filaretto di pietra alberese. Tutta la struttura è addossata in prossimità delle mura castellane nel ripido versante della collina rivolta a nord. Le caratteristiche ambientali sono state decisive sia per la scelta della forma geometrica sia per il suo uso. Il cilindro infatti, essendo completamente protetto a sud dal versante della collina, presenta la sua copertura a livello delle strade superiori, ed acquista così le funzioni di naturale punto di belvedere.
Se prima si è parlato di ghiacciaie come edifici a sé stanti, a Podernovo, nella proprietà degli attuali eredi dei Marchesi de Grolais, esiste un esempio di come la lavorazione del ghiaccio fosse diventata una vera e propria produzione industriale. Questa ghiacciaia ha una profondità, tra fuori e dentro terra, intorno ai venti metri ed un diametro di circa sei metri all’interno. La parte fuori terra costituisce la copertura della ghiacciaia stessa, ottenuta con una robusta cupola sferica in pietra, chiusa la chiave di volta con un unico blocco ad anello, sempre di pietra, con un foro centrale di circa ottanta centimetri, idoneo all’agevole passaggio dei cesti in ferro che servivano sia per calare gli operatori, sia per l’estrazione dei pezzi di ghiaccio che costoro caricavano nei cesti. Il grande volume interno della ghiacciaia era giustificato da un sistema produttivo del ghiaccio che si serviva di una grande vasca, lunga una quarantina di metri e larga una ventina, che veniva riempita solo per uno strato di dieci o quindici centimetri. Si aspettava la glaciazione dell’acqua e se ne immetteva dell’altra a seconda dello spessore desiderato del ghiaccio. Questo sistema permetteva di immagazzinare oltre le cento tonnellate di ghiaccio all’anno, quantità che permetteva di superare anche eventuali periodi di magra (inverni caldi).
Un’esperienza lombarda si può ritrovare sulla sponda meridionale del lago di Varese, dove furono costruite diverse ghiacciaie di forma cilindrica, scavate nel terrapieno ad una profondità di circa dieci metri ed emergenti di altri cinque. queste costruzioni, situate nella parte più fredda del paese di Cazzago Brebbia, erano collegate al lago da una strada in terra battuta. Si presentano all’esterno con murature a secco e copertura conica, sormontata da un peduncolo centrale che sosteneva una grossa pietra sferica; internamente conservano la forma cilindrica che, nella parte terminale, si restringe ad un diametro inferiore. L’utilizzo delle ghiacciaie era determinato dalla prevalente attività commerciale dell’area: la pesca e la lavorazione del pesce. La loro data di nascita pare che risalga alla metà del settecento, e di sostegno a questa tesi può essere la data, 1753, incisa nella massiccia vasca di pietra, un tempo collocata in un piccolo fabbricato attigua alle ghiacciaie, ove veniva lavato il pesce prima di essere avviato ai mercati di vendita.
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