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Quella che troverete qui di seguito è un'intervista esclusiva a David Mazzucchelli realizzata da Marco Ricompensa per il numero 8 di Ora Zero (Settembre 1997), già presente in questo sito come Articolo del Trimestre per alcuni mesi.


In the peak: Spotlight On



- di Marco Ricompensa -


La cosa che mi riesce più difficile, quando scrivo questa rubrica, è la scelta del soggetto: ci sono così tante testate indy semisconosciute in Italia che meriterebbero la trattazione, che è difficile stabilire delle priorità. Finora alla mia indecisione ha supplito il caso: ho parlato di pubblicazioni indipendenti che per nostra fortuna venivano tradotte in Italia, ed anche questa volta una coincidenza fortunata (se vogliamo chiamare così UN'INTERVISTA ESCLUSIVA che DAVID MAZZUCCHELLI mi ha rilasciato!) ha guidato la mia scelta.

MR. DAVID MAZZUCCHELLI

Mazzucchelli è sicuramente noto a tutti quanti per il sodalizio con Frank Miller, binomio che ha sfornato capolavori universalmente riconosciuti ed universalmente copiati (ma forse alcuni amano la dicitura "liberamente tratti"...).
David Mazzucchelli cominciò a lavorare come professionista nel mondo dei fumetti, quando ancora frequentava un corso di pittura alla Rhode Island School of Design (e questa sua raffinatezza ha il compimento in RB).
Dopo decine di lavori saltuari come tappabuchi sia per la Marvel sia per la DC, incontra Frank Miller che in quel periodo era lo sceneggiatore di Daredevil, e diventa il disegnatore regolare della testata.
Dal 227 al 233 della serie, inizia la storia in sette parti "Born Again", nella quale viene rinnovato il mito di Devil: non c'è bisogno che vi ricordi che impatto la storia ebbe sul pubblico. Le immagini di quel Devil disegnato con tratto semplice, ma colmo d'espressività, sono una cosa con cui tutti i disegnatori dell'uomo senza paura si sono confrontati e si confronteranno sempre.
Anni dopo, sempre con Miller, realizzano quella che, secondo me, è la più bella storia del Cavaliere Oscuro: nei numeri dal 404 al 407 di Batman comincia la miniserie nella serie Year One, una riscrittura totale delle origini del vendicatore mascherato, così sporca e realista da essere stata "dimenticata" dalla DC in favore di una versione più edulcorata (ovviamente il politically correct si è dimostrato molto inferiore all'originale, giusto per fare un esempio pensiamo alle due versioni del commissario Gordon). Il tratto di Mazzucchelli è maturato notevolmente, la semplicità con cui impose un vigore formidabile alla tavola ha dell'incredibile, così come è fantastico il modo con cui ci presenta una Gotham degradata e sporca come i suoi protagonisti (tanto che mi è venuto il dubbio che lo stesso Miller abbia guardato a Mazzucchelli per la realizzazione del paesaggio urbano di Sin City e di The Man Without Fear).
Dopo di questo più nulla, tanto che il pubblico mainstream pensava che, dopo la sua collaborazione con Miller (figura che, in effetti, tende un po' ad oscurare chi lo circonda), fosse sparito.
Per definire questo periodo, mi piace utilizzare le parole dello stesso Mazzucchelli: "Anche se ho studiato in una scuola d'arte, non ho studiato fumetti; se paragoniamo la mia produzione ad una carriera scolastica, possiamo vedere Devil come un corso di media superiore, Batman come la preparazione universitaria e tutto ciò che è seguito, come quello per cui ho studiato."
Per rivederlo all'opera, dobbiamo aspettare diverso tempo, quando insieme a Richmond Lewis (già sua compagna alla scuola d'arte e colorista di Year One) da vita a Rubber Blanket, una rivista antologica che presenta storie dello stesso Mazzucchelli, insieme a pochi altri autori.

RUBBER BLANKET

Mazzucchelli asserisce che una discreta parte delle ragioni che lo hanno ispirato ad imboccare la via dell'autoproduzione è stata la volontà di poter partecipare in prima persona al processo di stampa: poter decidere quale carta, inchiostro e formato utilizzare. Queste scelte sono visibili e contraddistinguono il lavoro di Mazzucchelli: le dimensioni non sono le solite che siamo abituati a vedere, ma sono più grandi (le immagini che vedete riprodotte in queste pagine sono ridotte all'incirca del 25%), la carta è più spessa ed anche il colore impiegato è inusuale. Ma la cosa che caratterizza di più tutto il fumetto, è l'impiego di una speciale tecnica di stampa che utilizza un cilindro ricoperto di gomma nella litografia offset: l'inchiostro si imprime prima sul cilindro di gomma, trasferendosi in un secondo tempo sulla pagina.
La maggior parte delle storie che sono presenti in Rubber Blanket, tratta del controverso rapporto fra la scienza ed il genere umano. Abbiamo così racconti come "Discovering America" (RB 2), dove un giovane cartografo medita sulle verità nascoste che ci sono dietro le carte geografiche che usiamo, basandosi su un'esperienza amorosa che sta vivendo in quel momento, o come "Near Miss"

Near Miss

(RB 2), dove sono indagate le reazioni del protagonista quando scopre che un asteroide ha mancato di poco (ma il concetto di distanza è relativo quando si parla di morte) la collisione con il nostro pianeta (anche se, secondo me, è interessante la visione disincantata della vita che il protagonista acquisisce: la sua esistenza è in balia del destino, ed è poco quello che si può fare per cambiarla. Fatalismo o realismo? Io propenderei per l'ultima possibilità...): il fatto nudo e crudo si scontra con una speculazione fatta in precedenza, si miscela e si contraddice.
Un'altra storia degna di nota è "Big man" (RB 3),

Big Man

in cui la scoperta di un essere gigantesco turba la vita di una piccola comunità agricola, dove ogni cambiamento è visto con timore. È interessante come si trovi di nuovo il tema dell'ineluttabilità delle cose: il protagonista anche se è palesemente buono, per le sue dimensioni è considerato malvagio, e quindi le sue azioni "devono" essere viste come minacciose, sospette.
In "The death of Monsieur Absurde" (RB 4)

The death of Monsieur Absurde

abbiamo una delle più interessanti sperimentazioni che ci vengono proposte: il surrealismo che permea tutto il racconto è ripreso anche a livello grafico, donando al tutto una pienezza che permette al lettore di abbinare l'esperienza testuale a quella grafica, con il risultato di amplificare il messaggio trasmesso.
Beyond the Last Pier"Beyond the Last Pier" (RB 1) realizzato in coppia con Richmond Lewis, è un altro racconto simbolo dello studio effettuato: la ricercatezza delle immagini si associa alla poeticità del testo, creando un insieme corale che ci dona qualcosa di più della mera somma delle parti.
Anche se sono fermamente convinto che l'aspetto grafico sia di secondaria importanza nei fumetti, nel caso di RB si può dire che la scelta di utilizzare soltanto due colori, sia un elemento fondamentale del prodotto: i disegni e la storia si incrociano indissolubilmente così, a mio parere, il lavoro merita una seconda lettura che focalizzi l'attenzione sullo storytelling e nel modo in cui si costituisce la figura. Tutto questo perché utilizzando soltanto due colori, l'autore si è dovuto concentrare nel tracciare forme chiare e definite. Mazzucchelli sfrutta questa particolare tecnica in due modi: il primo è scegliere un colore da affiancare al tratto nero, il secondo è scegliere due colori che si miscelino con un terzo.
Beyond the Last PierNel primo caso si unisce la semplicità del tratto nero al secondo colore che finge da sfumatura e da colore vero e proprio, nel secondo la sfida consiste nell'abbinare sapientemente le tinte. La scelta dell'una o l'altra opzione viene fatta contestualmente al tipo di storia presentata e dipendentemente da come le tonalità risultino appropriate alle diverse scene. La versatilità di Mazzucchelli come autore viene ribadita in "Mope & Grope", striscia satirica che appare in diversi numeri di RB: Mazzucchelli ancora una volta cambia faccia, e si dimostra capace di un'ironia tagliente abbinata ad uno stile essenziale proprio della composizione di vignette umoristiche.
Come dicevo prima, anche se la maggioranza delle storie sono disegnate e scritte da David Mazzucchelli, abbiamo diversi racconti che portano firme diverse (l'ottimo Ted Stearn ci presenta il suo "Beach Boy"). Per i lettori italiani, che pensavano che i lavori nostrani fossero apparsi sporadicamente solo su Heavy Metal, sul numero tre di RB ci viene presentata "Happy Birthday, signora", prodotta da Massimo Semeraro e Francesca Ghermandi.

SPERIMENTAZIONE INDIGESTA?

Io credo che sia importante, quando si analizza un lavoro di questo genere, cercare di capire se ciò che l'autore ha prodotto non sia una dimostrazione sterile di eclettismo, ma una sincera ricerca di esplorare campi nuovi.
Ebbene, io sono convinto che qui si abbia di fronte un'opera che ha influenzato ed influenzerà pesantemente la produzione indy (tanto per fare un nome: pensate che Adrian Tomine, l'autore di Optic Nerve, attualmente una delle mie testate preferite, scriveva a RB dicendosi entusiasta del lavoro pubblicato): Mazzucchelli passa con una facilità incredibile dalla poeticità, al sarcasmo, al realismo, realizzando un'opera completa che è strabiliante per l'aspetto grafico (ma questo ce l'aspettavamo...), ma ancora di più per la maturità e la completezza narrativa.
Mi preme sottolineare che la ricerca del particolare stile grafico è un'evoluzione del classico bianco e nero (tipico del 95% delle produzioni indy), e se gli autori indipendenti non possono battersi con le colorazioni al computer dei prodotti delle majors, forse dovrebbero imparare la lezione e lanciarsi in sperimentazioni che creino qualcosa di innovativo, combattendo il potere finanziario con l'ingegno (cosa che non si può ancora comprare, ma solo affittare a caro prezzo... Alan Moore su Supreme ne sa qualcosa...).
Qualcuno intervenendo sulla posta di RB lo ha definito una "casseruola metafisica", ebbene io non saprei trovare definizione migliore per le storie pubblicate. Caro David, in un'intervista ti proponevi di realizzare un fumetto che non "spaventasse gli adulti": ci sei riuscito in pieno.

QUESTIONS & ANSWERS

  1. Perché, dopo anni di lavoro per le majors, hai deciso di dedicarti al self-publishing?
    Dopo alcuni anni passati a disegnare supereroi, il genere non mi soddisfaceva più. Ho deciso di fermarmi per un paio d'anni nel disegnare fumetti per cercare una nuova direzione. Quando ho iniziato a fare nuove storie, non esistevano in America riviste antologiche che fossero l'esatta collocazione per il genere di lavoro che stavo realizzando, se si esclude RAW. Così volevo creare un contesto dove questi lavori potevano essere presentati come li vedevo io. In più ero molto interessato alla produzione e al processo di stampa: nelle modalità in cui viene svolto; e volevo che Rubber Blanket fosse un laboratorio sperimentale per nuove idee fumettistiche.


  2. Cosa pensi della scena Indy?
    Io credo che sia indice di salute per ogni genere di arte, avere vere alternative al mainstream. La gente ha pubblicato i propri fumetti a partire da almeno gli anni 60 con le produzioni underground. Credo che adesso ci sia una grande varietà di materiale disponibile per i lettori di fumetti.


  3. Quali sono state le tue fonti d'ispirazione per Rubber Blanket?
    Ho cercato di trovare ispirazione dovunque potessi, dall'arte, al design, all'architettura, alla musica. Volevo che Rubber Blanket avesse un design che non assomigliasse al classico fumetto americano (che annuncia dalla copertina e dalla confezione il tipo di esperienza differente che propone), così ho guardato a cose come libri, riviste e poster. In termini di fumetto, conosco la storia di quelli americani abbastanza bene, e sono sempre alla ricerca di cose provenienti dall'Europa, dall'Asia o da qualunque altro posto, che mi possano dare uno stimolo per il mio lavoro.


  4. Cosa pensi a proposito dell'interesse del grande pubblico verso le produzioni indipendenti? Credi che sia solamente una mossa commerciale o che sia invece interesse genuino?
    Io credo che il grande periodo della speculazione (gente che compra fumetti soltanto per guadagnarci sopra in un secondo tempo) stia finendo, così penso che l'interesse dimostrato verso il self- publishing e le piccole case editrici sia genuino; ci sono molte persone che non sono affatto soddisfatte delle cose che le majors stanno producendo, e quindi si stanno rivolgendo a nuove voci, nuove visioni.


  5. In questo periodo, a cosa dedichi la lettura?
    Parlando di fumetti, in questo periodo i miei autori preferiti sono Chris Ware (Acme Novelty Library) e Ben Katchor (Julius Knipl, Real Estate Photographer). E, anche se non riesco a leggerli completamente, sono interessato a fumetti provenienti da altri paesi, pubblicati da: L'Association, Cornèlius, Amok (Francia); Strapazion, Edition Moderne, Arreche-Couer (Svizzera); Nostro Somos Los Muertos (Spagna); Mano (Italia). Ho grande interesse anche per alcuni manga giapponesi, non le solite cose che io e te vediamo tradotte nei nostri paesi, ma alcuni lavori veramente interessanti, strani, poetici e, a volte, disgustosi, che sono quasi impossibili da trovare al di fuori del Giappone.

Un ringraziamento sentito a David Mazzucchelli che gentilmente mi ha concesso un po' del suo tempo, e a Marcello che con la sua sapienza di traduttore mi ha aiutato nell'adattamento di alcune parti dell'intervista. Per chiunque volesse comprare RB (l'unico numero disponibile è il 3, datato 1993 e penultimo numero uscito), mandi 8 $ (più $ 6.50 per la spedizione) all'indirizzo: Rubber Blanket Press, P.O. Box 3067, Uptown Station, Hoboken NJ 07030.
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