Parole confuse da un mondo lontano...
Esplode con calma la notte, luce che diffonde il suo potere grazie al mio corpo.
Notte.
Notte e vento.
Sguardi di un fallito rincorrono le ombre che sono sfuggite dai tentacoli del giorno prima.
Sospiri di angoscia mi fanno felice, il paradosso che picchia il fondo delle pareti di una mente felice in una stanza felice.
Il ritmo non si perde. Il ritmo trova la via.
Brividi sulla mia schiena nell'udire certe domande che cadono spontaneamente dal soffitto.
Ora si è abbassata, stanca, anche l'altra palpebra.
Eccezioni tra i miei pensieri annegano nel loro fiume, fluido di vita senza foce.
Idee rifiutate non intendono accettare i miei dissensi e restano lì fuori, urlano e fanno tremare l'unica porta rimasta intatta, urlano e mi aspettano impazienti, bramando la mia essenza, la mia carne per la loro vita.
Dolore.
Incoscienza danzatrice a me vicina, una delle mie ombre più care, dolce e tenera nella devastazione sorridente.
Odio e sorrisi allo specchio.
"Vieni con me, vieni con me piccolo bimbo...", così mi diceva mentre mi accompagnava con grazia tra la disperazione del mio ghigno, così diceva...
Dolore.
Dolore di un bimbo sorridente.
Uno solo sguardo per una notte insonne tra le braccia sbagliate.
Le palpebre si spalancano violentemente e scacciano il sogno per dare il benvenuto all'incubo che attendeva silenzioso lì fuori, tra le idee che precedentemente bramavano ed ora hanno quel che non desiderano.
Un folle che si divincola a terra tra la polvere, un folle alle prese con l'incubo che stimava.
Le idee stanno a guardare, riprendono le loro urla e sbavano avidamente aspettando i resti del perdente come sciacalli di vita.
Il perdente alza le braccia in segno di vittoria e se ne va zoppicando lasciandosi alle spalle molto sangue. Dimentico della sua debolezza si abbandona alle più forti risate che abbiano mai riecheggiato in questa valle, ride e se ne va ascoltando con soddisfazione la sua eco che rimbomba.
Le idee ora tacciono stordite, con triste rassegnazione si avvicinano al feretro dell'incubo e consumano il loro pasto.
Notte e vento.
Notte e vento si rincorrono ancora.
[Un giorno del 1997...]
Il cielo dell'alba mi insegue
usa le sue nubi per minacciarmi
piange grandine sulla mia schiena.
Io fuggo.
Il cielo del giorno mi insegue
usa il calore del suo occhio per fermarmi
alimenta crudo fuoco sulla mia schiena.
Io soffro.
E fuggo.
Il cielo del tramonto mi insegue
usa lo splendore dei suoi colori per incantarmi
riflette diademi sulla mia schiena.
Io osservo.
E fuggo.
Il cielo della notte mi insegue
usa le sue essenze di oscurità per rendermi cieco
getta mani di tenebra sulla mia schiena.
Io piango.
E uccido.
Il cielo dell'alba ora giace ai miei piedi
il suo sorriso sfida l'imponenza della sua fine
io so che è un sorriso di vittoria...
non sarà più tramonto.
[Un giorno del 1998...]
Fautori, poeti, giocolieri, orsacchiotti...
Gelidi occhi di bambola di pezza sul tuo viso come preziose gemme incastonate nell'oro della mia corona.
Non posso credere che sia tutto un gioco, che sia possibile vincere o perdere... non posso credere a questo.
Gelidi occhi di bambola di pezza mi fanno percepire il peso del loro sguardo, sguardo di rancore, invidia che corrode il cuore, perfezione che splende ai miei occhi e termina il suo compito con un ultimo sorriso di addio.
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