Infatti la dimensione internazionale impone anche alle piccole e medie imprese una visione globale, che si allarga e coinvolge tutte le fasi dell'attività produttiva e commerciale: scelta dei fornitori, decisioni di make or buy, confronto di produttività ed efficienza con i concorrenti, ricerca delle fonti di finanziamento, scelte tecnologiche, strategie commerciali.
L'attuazione dei principi della società dell'informazione, dettati
dal Rapporto Bangemann
e dalle riunioni
del G-7, di questi ultimi anni, accelererà ulteriormente la
competizione soprattutto a livello delle Piccole e Medie Imprese (PMI).
Diverse sono le accezioni con cui viene inteso il termine internazionalizzazione.
1) Per "processo di internazionalizzazione" si intende quello che distingue tra due percorsi: quello dell'orientamento al marketing internazionale e quello al commercio internazionale.
La modalità del commercio internazionale è anche detta internazionalizzazione passiva, mentre quella del marketing internazionale corrisponde all'internazionalizzazione attiva.
L'impresa è in condizioni di internazionalizzazione passiva quando sono gli altri operatori economici (buyer, importatori, distributori) che trovano conveniente comprare il prodotto di un determinato paese.
Infatti, avviene che nel paese di origine i prodotti siano comprati dai buyers delle multinazionali o da esportatori nazionali oppure che nel paese di destinazione i prodotti siano comprati da importatori o da distributori.
Da questa analisi si ricava che i caratteri fondamentali e distintivi di tale forma di processo di internazionalizzazione sono:
Si parlerà di internazionalizzazione attiva, se l'impresa è in grado di riferire all'estero almeno la fase distributiva della propria attività economica ed è parte promotrice dei propri prodotti.
Infatti, gli agenti e commissionari all'export operano nel paese d'origine per conto dell'impresa produttrice e quindi, si occupano di cercare i clienti sul mercato non domestico, mentre nel paese di destinazione l'impresa agirà mediante agenti di vendita, distributori grossisti e distributori finali.
Anche qui è possibile ricavare i caratteri fondamentali di tale forma di internazionalizzazione, i cui caratteri sono:
Prodotti per l'estero | Orientamento capacità produttiva | Rete distributiva internazionale | Coinvolgimento iniziale | |
No Marketing | NO | NO | NO | solo casi eccezionali (commesse) |
Marketing saltuario | NO | produzione saltuaria per l'estero | presente, ma non si ha alcun controllo su di esse | saltuario (solo in caso di surplus produttivi) |
Marketing regolare | lievi modifiche di prodotto rispetto al mercato domestico | quota costante di produzione per l'estero | controllata | costante, ma limitato (priorità al mercato interno) |
Marketing totale | studiato ad hoc per i mercati internazionali | presenza di impianti all'estero | gestita in via diretta | totale |
I vari orientamenti al marketing sono così esplicabili:
Le linee che uniscono i punti stanno ad indicare il percorso evolutivo solo di alcune forme di internazionalizzazione.
Come si può vedere l'esportazione indiretta è quella che presenta il minor grado di rischio, di controllo e di preparazione in termini di tempo.
La forma della licenza presenta lo stesso grado di controllo dell'esportazione diretta con agenti o distributori ma la prima presenta un minor grado di rischio perché nell'ultima vi è la presenza di scorte sui mercati internazionali.
L'esportazione diretta con propria filiale presenta, invece, solo un maggior grado di controllo rispetto a quella equivalente svolta mediante agenti o distributori.
La "joint venture" permette di avere un elevato controllo dei propri prodotti, presenta un elevato rischio e maggiori tempi di attuazione.
La "sole venture" rappresenta la forma più rischiosa, più lunga in termini di attuazione e con il maggior controllo sul prodotto.
2) Altra accezione di internazionalizzazione è quella che emerge dalla teoria "classica" e dalle Nuove Forme di Internazionalizzazione.
La teoria "classica" statunitense prende vita dall'esperienza di espansione all'estero delle attività delle imprese multinazionali americane, nel periodo compreso tra gli anni 1950 e 1970.
Punti cardini di questa teoria sono: