Accadde
al mare, due anni fa. Fu un'Avventura improvvisa che cambiò tutta
la mia vita.
Avevo appena compiuto quarant'anni: un traguardo critico per una
donna, che non può ancora dirsi vecchia ma che obiettivamente non
può più fare concorrenza con le ventenni aggressive e
disinibite.
Come dicevo, mi trovavo al mare con i miei due figli: mio marito
era dovuto tornare in città prima del tempo, a causa del lavoro,
ma non mi dispiaceva perché finalmente potevo contare su qualche
giorno di libertà. Relativa, a causa dei bambini, ma pur sempre
libertà: una sensazione che mi inebriava e in un certo senso mi
turbava. Voglia di evasione? Paura di invecchiare? Non lo so, e ad
essere sincera non mi andava di indagare troppo a fondo su quelle
sensazioni. In ogni caso mi sentivo piena di vita. La prima notte
da sola mi accorsi di avere qualcosa di strano che serpeggiava tra
il mio corpo e le mie idee.
Era una notte piacevole, dopo la calda giornata, c'era un po' di
fresco. Spalancai la finestra e mi misi a letto completamente
nuda. Così avevo l'impressione di essere accarezzata da quella
leggera brezza che veniva dal mare. Sfiorata dalla luce della luna
mi passai il palmo di una mano sui seni: i capezzoli erano
appuntiti, quasi doloranti. Successe poi d'istinto. Le mie mani si
mossero da sole percorrendo il mio corpo di carezze ardenti. Il
clitoride mi sbocciò fra le dita come un fiore. Non mi masturbavo
più da quando ero ragazza, eppure lo feci nel modo più completo
che mi fosse capitato. Col clitoride dolcemente pizzicato fra
l'indice e il medio della mano destra mentre mi spingevo nella
vagina tre dita della sinistra. Venni ingoiando i miei gemiti. Poi
mi addormentai felice, a gambe larghe, nel fresco della notte. Al
mattino seguente mi riscoprii più in forma che mai, felice di
esistere e di avere ancora qualche giorno a disposizione prima di
ricominciare con le preoccupazioni e le difficoltà di ogni giorno
(....)
Stavo uscendo, in silenzio per non svegliare i piccoli, dal
portone della villetta nella quale avevamo affittato
l'appartamento, quando vidi passare davanti al cancello un tizio
sui trentacinque anni. Lui girò il volto verso di me, rallentò
il passo e mi guardò con aperto interesse e ammirazione.
Indossavo pantaloncini corti aderentissimi e una maglietta
attillata che lasciava intravedere il reggiseno del costume. Lo
sorpassai tranquillamente, accentuando l'ancheggiamento dei
fianchi, e fu proprio in quel momento che lui disse:
- Ciao...buongiorno...
- Buongiorno, - risposi automaticamente, più per istinto
suggerito dall'educazione che per desiderio di attaccare bottone.
Mi si affiancò e siccome andavamo tutti e due alla spiaggia,
cominciammo a chiacchierare senza problemi.
Lui stava passando le vacanze da solo, poiché aveva rotto da poco
con la moglie. Ad un tratto lanciò la domanda fatidica, con
naturalezza disarmante.
- Mi piacerebbe molto rivederti..perchè non usciamo insieme
stasera?
Sorrisi.
Ad una donna piace sempre ricevere proposte, soprattutto se
garbate e non volgari. Però rifiutai l'invito.
In tanti anni di matrimonio non avevo mai tradito mio marito, se
non qualche volta con il pensiero, lo ammetto: la prospettiva di
quella piccola trasgressione mi spaventava e nello stesso tempo mi
faceva battere forte il cuore.
- Mi dispiace ma ci sono i miei bambini, hanno appuntamento con i
loro amici e non posso cambiare programma all'ultimo momento.
La sua mano si posò improvvisamente sulla mia spalla: a quel
contatto caldo e inaspettato fui scossa da brividi di piacere che
lui rilevò immediatamente. Possibile che bastasse così poco a
emozionarmi?
- Puoi accompagnarli e poi assentarti - io accennai una replica ma
lui mi bloccò continuando a pregarmi.
Mossi altre obiezioni, ma mi accorsi che la mia resistenza si
stava affievolendo. Ero sempre più tentata di cedere. Alla fine,
sorprendendo me stessa, mi arresi, più eccitata di quanto volessi
ammettere, decisi che per quella notte avrei lasciato i figli
dagli amichetti. Fissammo l'appuntamento per quella sera, a casa
mia. (...)
Le ore che seguirono quell'incontro furono lentissime.
Sentivo il cuore in gola e un persistente calore fra le gambe. Mi
sembrava che il mio clitoride fosse sempre gonfio, che sempre
reclamasse attenzioni. La vagina poi era indolenzita. Anzi,
piacevolmente indolenzita mentre i capezzoli erano due punte che
volevano spuntare fuori.
Quel pomeriggio andai in profumeria per comprare dei prodotti.
Volevo farmi bella più che mai. Indossavo un abitino di cotone
molto leggero e sotto non misi il reggiseno. Così mi sentivo più
libera, a mio agio. E poi mi piaceva sentire i seni che
sobbalzavano leggermente, mentre camminavo, e i capezzoli che
sfregavano contro la stoffa del vestito. Mi accorgevo che gli
uomini mi guardavano di più, che notavano le mie tette piene e le
punte golose. In altre occasioni mi sarei vergognata ad andare in
giro in quel modo.
La commessa della profumeria era una ragazza che poteva avere poco
più di vent'anni. Pur così giovane, era proprio una donna
esperta. Così mi lasciai andare a qualche confidenza. Anche
facilitata dal fatto di non conoscerla e che forse non ci sarei
tornata mai più. - Vorrei essere ... più seducente che mai,
questa sera, - le dissi facendomi forza, - per un incontro ....
speciale.
- Vuole arrapare un uomo fino a ipnotizzarlo, stracciarlo, farlo a
pezzi...
- Eh, no! A pezzi no, - protestai scherzosa, - io lo preferirei
tutto intero!
Scoppiammo a ridere tutte e due, di gusto, come due vecchie
amiche, complici di chissà quale scappatella sessuale.
- E' una cosa importante? - domandò la ragazza, - vuole essere al
massimo? Anche trasgressiva? Risposi di slancio, senza esitazione.
- Sì, trasgressiva. Proprio così..
LA ragazza annuì furba.
- Ho un'idea..Venga, andiamo nella cabina dei trattamenti
estetici. La situazione mi intrigava. Andai con lei in una piccola
cabina con il lettino, un grande specchio e scaffali pieni di
creme.
- Mi faccia vedere il seno, - ordinò educatamente la commessa.
Slacciai subito l'abito e rimasi con le sole mutandine.
La ragazza mi guardò con aria competente, mi fece girare un paio
di volte su me stessa, mi toccò le natiche e le sondò con i
polpastrelli.
- Bene, bene, - commentò, - lei ha già di suo quanto basta per
arrapare un esercito di maschi. Adesso, però le faccio vedere una
mia idea.
Si slacciò il camice, con naturalezza, e restò a seno nudo. Due
tette gonfie e belle, una terza misura, due boccioli gonfi e
dotati di un'attrattiva particolare.
- Guardi, - commentò prendendosi un seno fra le mani e
sporgendolo verso di me, - le mie tette sono ben fatte ma forse
troppo perfette, perciò, per renderle più arrapanti, le trucco
così.
I capezzoli non erano di colore naturale: erano di un rosso
scarlatto, incredibilmente belli.
- Li hai colorati?
- Sì, con un rossetto non grasso che tiene molto. Provi a
toccare, guardi, non viene via facilmente. Come se fosse la cosa
più normale, presi fra le dita un capezzolo scarlatto e sfregai
con i polpastrelli per cercare di scolorarli. Le mie dita si
arrossarono leggermente e il capezzolo restò dello stesso colore.
Però le mie inefficaci manovre ottennero almeno uno scopo: quella
puntina si gonfiò subito, fra le mie mani diventò più grossa,
dura, appuntita.
- Eh, sono piuttosto sensibile, - si giustificò la ragazza e per
aggiustare le simmetrie del suo seno, si prese fra le dita l'altro
capezzolo e, con due tocchi abili, lo fece indurire a sua volta.
Ora con quelle puntine gonfie, erette e così rosse, era
straordinaria, capivo che un maschio non potesse resisterle.
Per calcare la mano, è proprio il caso di dirlo, la commessa si
bagnò due dita di saliva e poi se le passò ancora sulla punta di
un seno.
- Ecco, vede, il colore non viene via nemmeno con la saliva. E
lei, le punte, come ce l'ha quando si induriscono?
- Normali, risposi d'impulso con qualche imbarazzo.
- E' importante tingerseli quando i capezzoli sono eretti, così
poi a riposo, il rosso diventa più forte, ma quando sta con un
uomo, e si induriscono, hanno un bel colore vivo. Vediamo un po'..
Con la massima naturalezza, senza malizia, mi prese un capezzolo
fra le dita e lo frullò per eccitarlo. Il risultato fu immediato,
trionfante.
- Che meraviglia - commentò, - allora, li vogliamo truccare?
- Va bene, - risposi ridacchiando falsa per rimandare giù un
grosso nodo che avevo alla gola, - però poi lei mi deve dare le
istruzioni per l'uso.
Si riallacciò il camice e sparì in cerca dei prodotti.
Rientrò presto.
- Ecco, scelga il colore che preferisce, - si slacciò di novo il
camice e poi mi porse un rossetto più chiaro di quello usato da
lei.
- Il suo è proprio questo. Le starà benissimo, anche perché lei
ha le puntine un po' più grosse .. più importanti delle mie,
perciò le starà bene un colore meno acceso. Adesso io glielo
spalmo per bene e le faccio anche un leggero contorno con la
matita indelebile. Stasera, prima dell'incontro, faccia pure la
doccia, poi se lo ripasserà come farò io adesso. Si sdrai sul
lettino, prego.
Mi sfilai i sandali con il tacco a spillo e così, praticamente
nuda, presi posto sul lettino.
- Vedrà come si divertirà con lui stasera. Poi prese il distacco
professionale aggiunse: - io le consiglierei di dipingere con lo
smalto coordinato anche le unghie di mani e piedi. Anch'io lo
faccio. Così accostò il dorso della bella mano a una tetta:
unghie e capezzoli erano della stessa tinta.
- Va bene anche per me, sono d'accordo.
- Allora mi scusi, vado a prendere il necessario - disse mentre si
riallacciava il camice.
Sul lettino io chiusi gli occhi. Mi sembrava tutto così irreale
ma stupendamente eccitante: ero diventata un'altra.
Lei tornò subito. Mentre trafficava, io restai ancora un po' ad
occhi chiusi. Quando li riaprii mi accorsi che si era ancora
slacciata il camice, e che anzi questa volta se lo era tolto,
restando coperta solo da un perizoma molto più piccolo del mio,
che le copriva appena una parte dei peli della vulva.
- Oggi fa troppo caldo, - commentò mentre, seduta accanto al
lettino, mi prendeva una mano e me la immergeva in una bacinella
di acqua tiepida, - se non le dà fastidio preferisco restare in
libertà anch'io.
- Non c'è problema, - ridacchiai, fra donne...
- Bene. Se lo gradisce, attenuo le luci, lascio semplicemente un
cono di illuminazione sulla parte del suo corpo che lavoro. Anzi,
se lo desidera poi le faccio un bel massaggio. La ringraziai e le
dissi che la sua idea era ottima. Poco dopo mi addormentai
dolcemente in quell'atmosfera quasi irreale.
Sognai Fabio. Sognai che veniva a cena a casa mia, con me, mio
marito e i miei figli. La sua presenza mi pareva naturale,
addirittura logica.
Poi, prima che andassimo a tavola, mi marito ci proponeva di
riposare un po' mentre lui se ne andava in ufficio. Ci avrebbe
raggiunti più tardi... In quel sogno, a me appariva normale
andare ad aspettarlo a letto, come mi capitava spesso, ma questa
volta in compagnia di Fabio.
Prima di andare a letto, nel sogno, andavo a fare pipì. E Fabio
veniva con me. Io con naturalezza sollevavo la gonna, abbassavo le
mutandine e mi sedevo sul water. Fabio mi guardava, poi si
slacciava i pantaloni e tirava fuori il suo uccello che tanto
desideravo. E come se niente fosse si metteva a fare pipì nel
lavandino.
Io vedevo la sua carne gonfia a un metro dal mio viso, come parte
di una bella fontana che spruzzava il suo liquido. Lo guardavo
rapita, avevo voglia di mangiarla e berla, quella cosa bellissima.
E allora, senza smettere di fare pipì, Fabio mi prese fra le
braccia e mi posò col culetto sul bordo del lavandino. Mi apri le
gambe mentre il suo uccello continuava a innaffiare come una
fontanella e mi irrorava di liquido tiepido. Gemevo, lo supplicavo
di prendermi in qualche modo, di farmi venire e frattanto mi
passavo le mani sul ventre, sui seni e sulle cosce per spalmare
dappertutto il suo liquido dorato. Allora lui si inginocchiò,
accostò il viso al cuore delle mie cosce. Sentii la sua lingua
frugarmi, disegnarmi, penetrarmi e squassarmi dolcemente
all'interno.
Spalancai le gambe fino a provare dolore, mentre con le mani mi
artigliavo le mammelle, mi strizzavo i capezzoli e piangevo di
piacere. Poi una belva mi prese nel ventre mi scosse mentre godevo
cercando di gridare il mio orgasmo con urla senza voce.
Ho sentito la voce della ragazza che mi chiamava sommessamente: -
Signora...Si svegli, signora! Su, da brava..
Mi svegliai, ritrovandomi nella cabina semibuia, con il cono di
luce puntato al centro delle mie cosce.
Il viso della ragazza era accanto al mio, la sua bella bocca,
umida e gonfia, odorava di sesso. Biascicai qualcosa.
- Quanto ho dormito?
- Un bel po' - ha ridacchiato lei - nel frattempo ho fatto
un'opera d'arte...si alzi e venga a guardarsi.
La testa mi girava lievemente. Feci due passi e andai a rimirarmi
nel grande specchio. Ero bella come una dea. Una dea perversa.
La bocca e i capezzoli avevano lo stesso colore, rosso. Come le
unghie di mani e piedi. Con stupore mi accorsi di non indossare più
gli slip. E non solo!
La mia vulva era ....speciale.
Ero stata depilata in parte: avevo solo una nuvoletta di peli,
curatissima, sopra l'attaccatura della vagina, a forma di cuore. E
le mie grandi labbra splendevano di un rosso sfumato, coordinato
con tutto il resto.
Restai senza fiato.
- Le ho fatto una sorpresa, - commentò la ragazza, - spero che le
sia piaciuta...
Mi pareva di trovarmi fra le nuvole.
- Non ho parole. Trovo tutto così eccitante...
- E doveva vedere quanto era eccitata nel sonno, - rise lei di
gusto.
Provai un grande imbarazzo.
- Ho fatto qualcosa che non dovevo?
- Non si preoccupi, succede spesso alle mie clienti.
Mi guardò furba negli occhi e poi mi scoccò un bacio amichevole
sulla guancia, non lontano dalla bocca.
In quell'attimo ebbi la certezza che sulla bocca di quella giovane
donna ci fosse il profumo della mia intimità.
Fui certa che mentre sognavo che Fabio mi praticasse un rapporto
orale, nella realtà fosse la sua bocca femminile ad occuparsi di
me.
Non volevo conferme.
Non ero certo lesbica, però mi piaceva l'idea di essere stata
leccata da un’altra donna, che il mio orgasmo fosse stato
succhiato dalla sua bocca bella e delicata. Me ne andai piuttosto
frastornata.
Giunta a casa, mi sdraiai sul letto a raccogliere le idee, a
pensare all'appuntamento ormai prossimo. Feci la doccia e mi
accorsi che il rossetto non si scioglieva. Quando fui ben
asciutta, feci come mi aveva detto l'estetista: mi ritoccai
leggermente. Mi vestii con una minigonna di seta nera e un foulard
annodato per coprirmi il seno. Sotto la minigonna e il foulard non
avevo niente. Solo un paio di sandali dai tacchi alti. Quando suonò
la porta, andai ad aprire con il cuore in subbuglio. Mi ritrovai
davanti a Fabio. Ma non era solo.
Alle sue spalle, bella e sorridente, una donna sui trent'anni.
Aveva i capelli rossi tinti e ben pettinati, che facevano
risaltare i suoi begli occhi verdi. Naso dritto, labbra ben
disegnate e piene, un viso che non passa inosservato. Abbondante
il seno, ben disegnati i fianchi. Indossava un miniabito rosa che
lasciava scoperte le belle gambe. Non era abbronzata.
- Questa è Gianna, mia moglie, - spiegò Fabio, - è venuta a
trovarmi all'improvviso, nel pomeriggio. Abbiamo deciso di
riprovare a metterci assieme.
- Sono contenta, - dissi mentre invece me ne importava poco. Più
che altro ero delusa, imbarazzata, il mio cervello voleva capire
tutto e aiutarmi ad uscire da quell'impaccio, ma io mi limitavo a
provare vergogna.
- Grazie, - fece Fabio. Poi aggiunse: - possiamo entrare?
- Che stupida che sono...certo accomodatevi
Gianna mi porse la mano sorridendomi.
Li feci accomodare nel piccolo soggiorno
- Ora scusatemi, vado a mettere qualcosa addosso...
Fabio mi fermò prendendomi per un braccio e sfoggiando il suo più
bel sorriso disse: - guarda che Gianna sa tutto di noi. Non ci
sono problemi, noi siamo una coppia aperta, sai? Siamo venuti per
festeggiare con te la nostra rappacificazione.
A questo punto Gianna fece sentire la sua voce.
- Si dai, resta così che sei bellissima. Anzi per metterti più a
tuo agio mi spoglio anch'io. Senza aspettare risposta si sfilò il
miniabito dalla testa. I seni abbondanti e sodi, i fianchi pieni,
le cosce affusolate e morbide.
Rimase con le scarpe da tennis e le mutandine di pizzo: tutto
rosa.
- Sei bella, - commentai stupendomi un po' per quel che dicevo.
- Guarda chi parla, - si intromise Fabio avvicinandosi a me.
Quindi, con semplicità, mi sciolse il foulard che copriva il
seno.
- Fatti vedere anche tu.
Così vennero fuori i miei seni truccati con il rossetto.
Gianna si lasciò scappare un'esclamazione stupita e si accostò
per guardare da vicino. - Che meraviglia...come hai fatto?
Glielo spiegai tranquillamente, senza trascurare alcun dettaglio.
Ancora Gianna accelerò la situazione.
- Su dai fammi vedere la bernardina depilata e truccata.
Tolsi la minigonna e lei si avvicinò per guardare bene il lavoro
che mi aveva fatto l'estetista. - Senti proveresti a farlo anche a
me?
- Come?...Per il rossetto ci potrei anche provare, ma la
depilazione con la nuvoletta a cuore è superiore alle mie
possibilità.
- Non ti preoccupare, - Gianna scambiò uno sguardo d'intesa con
il marito e tutti e due scoppiarono a ridere, - non ho problemi di
depilazione.
Così si calò sulle ginocchia le mutandine e mise in mostra un
sesso da bambina, uno spacchetto contornato di pieghe rosee, senza
un pelo.
- A Fabio piace così. Perciò prima di venire a trovarlo sono
passata dal barbiere. Scoppiammo tutti a ridere.
Poco dopo, alla luce della lampada alogena, truccai a meraviglia
Gianna. I suoi capezzoli, più grossi dei miei, vestiti di rosso
erano molto sensuali. Il sesso poi era come un foglio di carta sul
quale ogni scarabocchio sarebbe apparso un'opera d'arte.
Fabio ci guardava estasiato, ci fece mettere nude una accanto
all'altra. Disse che eravamo favolose, poi con semplicità ci
chiese di baciarci. Gianna accostò la bocca alla mia. Io non mi
opposi, e quando la sua lingua fresca cercò la mia, ricambiai il
bacio con passione.
Le sue mani cercarono il mio ventre, lo schiusero, lo penetrarono
con abilità. Io la imitai. Mi piacque giocare con quella fighetta
così nuda, infilarci dentro un dito, affondare in quel lago
bollente.
Il bacio durò a lungo. Quando ci staccammo, pur restando
abbracciate, mi accorsi che Fabio si era spogliato ed aveva
l'uccello teso come un'arma innescata.
- Sarà una festa bellissima, ragazze, - disse prendendoci per
mano, - che ne dite di continuarla a letto?
Impugnammo l'uccello di Fabio e saltammo sul letto tutti e tre
felici.