“L’eccitazione mi rese un po’ più ardita. Mi
azzardai a scostare di più la tenda, giusto quel tanto che bastava per
poter osservare dalla fessura. I miei amici erano troppo occupati da loro
stessi per rendersi conto di qualcosa. Sempre in piedi, gambe divaricate,
cominciai ad accarezzarmi con tutt’e due le mani, senza lasciarli con
gli occhi. Quei uomini che mi avevano fatto godere erano ora intenti a
scambiarsi piaceri maschili, una sorta di lotta in cui due virilità si
sublimavano e si annullavano al contempo, ed era lo spettacolo più
conturbante che si potesse immaginare.
L’Uno cadde di nuovo in ginocchio davanti all’Altro e, sempre
leccandolo, s’infilò tra le sue gambe. Spostandosi come un penitente,
fece giocare la lingua sul cazzo, poi sui coglioni, poi fra le natiche
dell’amico, e, quando fu passato dall’altra parte, si alzò e, con un
colpo di reni preciso, lo inculò.
Il gesto era stato così perfetto che lanciammo tutti e tre un
rantolo di soddisfazione. Poi l’uno cominciò a fare avanti e indietro,
con movimenti vigorosi delle natiche leggiadre, continuando a tenere il
compagno per il petto e mordicchiandogli la nuca e le spalle. L’Altro si
masturbava allo stesso ritmo, e anch’io, dietro la tenda. Spettatrice
clandestina, avevo già goduto più volte. Non resistendo più in piedi,
ero caduta in ginocchio, ma lo spettacolo era tale che, gambe sempre
aperte, trovai ancora la forza di darmi tutto il piacere possibile,
divorando con gli occhi il furore erotico dei due amici.
Raggiunsi l’ultimo orgasmo quando vidi le loro reni tendersi e i
visi contorcersi per effetto di un’estasi violenta e nervosa. Fiottarono
insieme, l’Uno nel culo dell’amico, l’Altro nella propria mano.
Urlai assieme a loro, e il mio corpo continuò a torcersi mentre guardavo
spruzzare e schizzare lontano dalla sua fonte il bel liquore bianco dell’Altro.”
(da
‘I due amici’, in “Dietro
le Porte” di Alina Reyes,
Editions Robert Laffont, Paris, 1994)