“L’uomo non si muoveva, ma il fatto di spiarlo a
sua insaputa mi eccitava enormemente. Mi dicevo che, a forza di
osservarlo, avrei potuto penetrarlo, cogliere il suo segreto. Era una
sorta di stupro senza violenza, qualcosa che mi dava una sensazione
dolcissima e molto intensa.
Lo guardavo e mi chiedevo quale poteva essere la sua vita,
immaginavo il suo corpo nudo, il suo modo di fare l’amore, il suo modo
di essere... Quali erano le sue preoccupazioni in quel momento? Che tipo
di donne amava? Era sensibile, amorevole, sensuale? Libero? Capace di
fantasticare? Intelligente? Allegro? Tenebroso? Misterioso?
L’uomo si alzò, si diresse verso la finestra e lì si fermò,
davanti a me. Ignoravo se riusciva a vedermi, dietro la tenda. Restammo un
momento immobili, e subito dopo seppi, dall’espressione del suo viso,
che mi guardava. Allora slacciai lentamente il vestito, abbottonato sul
davanti.
Quando fu del tutto aperto, tirai la tendina. Lui guardò il mio
corpo, guardò me. Caddi in ginocchio dietro la finestra, dove posai la
bocca all’altezza del suo sesso, dall’altra parte della stradina. Le
labbra contro il vetro, cominciai a succhiarlo, guardandolo negli occhi
per invitarlo a rispondere al mio desiderio. Lui aprì la patta, liberò
il sesso. Era duro.
Chiusi gli occhi per un momento, per la gioia. Era splendido. Lo
divoravo con lo sguardo, senza potermene distogliere. Quelle palle e quel
cazzone che uscivano dal vestito elegante, sotto la cravatta, erano
magnifici. Mi alzai, sfilai il vestito e cominciai a girare lentamente
dietro la finestra, dondolando i fianchi perché potesse saziarsi della
mia anatomia.
Schiacciai il seno contro il vetro, lo accarezzai. Lui prese in
mano il cazzo e cominciò a fregarlo lentamente. Allora avvicinai la
poltrona alla finestra, mi sedetti con le gambe aperte sui braccioli e mi
masturbai, davanti a lui, senza lasciarlo con gli occhi. Godetti guardando
che se lo scoteva sempre più in fretta. Anche nel momento in cui le mie
reni si arcuarono e si sollevarono sulla poltrona, nel momento in cui
urlavo, la testa rovesciata, ero consapevole del fatto che lui continuava
a guardarmi con bramosia, che lo eccitavo tanto quanto lui eccitava me.
Riaprii gli occhi giusto in tempo per vederlo eiaculare, schizzare tutto
il suo prezioso sperma sul vetro, dove prese a colare lentamente.
Poi lasciò la stanza e non riapparve più. Mi misi a letto e mi
addormentai subito. Mi svegliai a notte fonda. Il mio primo impulso fu di
guardare la finestra, dal letto. Proprio in quel momento vidi accendersi
la luce nella stanza di fronte, e l’uomo entrarvi in compagnia di una
donna.
Era una donna alta, formosa e truccata. ‘Una puttana’, pensai.
(...) L’uomo fece mettere la ragazza per terra, a quattro zampe, davanti
alla finestra, e, inginocchiato dietro di lei, la inculò, faccia a me.
Guardai intensamente il suo volto che si torceva di piacere. Avevo voglia
di urlare ‘no, no!’ e ‘sì, sì!’ perché volevo essere lei,
volevo essere lui, lo volevo, lui, volevo che tutto quello succedesse nel
mio corpo... All’ultimo momento, l’uomo si ritrasse dalla ragazza ed
eiaculò in aria, nella mia direzione. “E’ per me”, pensai, “è il
mio regalo, lo ha fatto per me.” Assieme a lui, anch’io godetti a
bocca aperta, come se potessi inghiottire lo sperma che mi spediva.”
(da
‘L’uomo alla finestra’, in
“Dietro le Porte” di Alina
Reyes, Ed. Robert Laffont, Paris, 1994)