N.162 IL DIO PRIGIONIERO

Trama: Dylan è invitato dal capitano Le Duc all'inaugurazione di un parco acquatico ultramoderno, costruito al di sotto del livello del mare; all'interno di esso dimora un essere mitico, strappato dagli abissi, che sembra avere un rapporto particolare con una bambina. Intanto, nell'ombra, si muove una banda di loschi trafficanti nucleari...

Commento: Ormai da molto tempo i dylaniati aspettavano il seguito de "Il canto della sirena" (Albo Gigante n.5), una delle migliori opere di Ruju. Finalmente è arrivato, nato dalla stessa penna, con lo stesso disegnatore, Daniele Bigliardo, ed alcuni degli stessi personaggi. Le atmosfere, però, sono molto diverse: la prima storia era emozionante, coinvolgente e originale, questo n.162 della serie regolare non presenta nessuna di queste caratteristiche. Ruju non si sforza molto; raccoglie scampoli di cinema e letteratura sul mito del mostro marino, li mette insieme, e combina un mediocre polpettone. Ci infila dentro anche i terroristi ecologici, tanto per cambiare; lo spunto migliore dell'albo, cioè la presunta intelligenza del pesciolone e il suo rapporto con la piccola Jody, è appena accennato, per poi perdersi miseramente nel corso della narrazione.
Non manca il predicozzo morale piuttosto esplicito; a pag.79, Dylan sfoggia tutto il suo spirito ambientalista arringando il cattivo di turno, Coldsmith. Le scarse idee dell'autore si evidenziano in maniera imbarazzante nella classica "donna del mese". Stavolta, per evitare lo sforzo creativo nel creare una figura femminile, Ruju riesce addirittura a riciclarla; Charlotte e l'Indagatore dell'Incubo erano già finiti a letto insieme nella storia di cui sopra. Addirittura il nostro eroe quasi scompare per buona parte della storia, dato che l'autore è impegnato a tirare le fila di tutte le altre vicende di contorno.
A proposito di originalità, anche gli assassini gemelli sono un elemento ormai abusato, così come le discussioni tra di loro, che vorrebbero essere divertenti, risultano abbastanza scialbe.
Oltre a questo, la trama si dipana mostrandosi in alcuni punti inverosimile e grottesca: tra tutte le incongruenze, spicca il comportamento dell'informatore telematico di Charlotte, che scrive un'e-mail criptica alla ragazza, per poi telefonare e parlare apertamente con suo padre, Le Duc. Ruju in precedenza plasmava le varie situazioni, e ci offriva colpi di scena: niente di tutto questo ne "Il dio prigioniero", dove i cattivi sono anche brutti ed antipatici, ed il povero mostro di turno è un bonaccione dall'animo gentile. Happy end assicurato, e colpo di scena all'ultima pagina, come conclusione di questa favoletta ambientalista poco riuscita. Ruju continua a stazionare nel suo limbo, a cavallo tra una crisi creativa ed un'aria di sufficienza.
L'unico elemento che non è cambiato, rispetto alla storia di tre anni fa, è l'opera di Bigliardo: è un disegnatore perfezionista, e fa piacere vedere ogni tanto tratti meticolosi e curati. Il suo stile rotondeggiante forse non rende al meglio la figura di Dylan Dog, deformandola in qualche occasione (vedere pag.86, quando il nostro si scaglia contro il nemico come un cartoon di Hanna & Barbera); tuttavia il suo Groucho è esilarante (prima vignetta pag.76, ultima vignetta pag.79), come i mutamenti di espressione che riesce ad esprimere nel volto di Coldsmith (pag.79 soprattutto).
Stano se la cava egregiamente con la copertina acquatica.

Voto: 5,5

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