N.160 IL DRUIDO

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Trama: Nelle campagne di
Ancient Rock, una leggenda prende vita: il Druido, stregone
sanguinario, compie i suoi efferati riti di fertilità
con macabri sacrifici umani. Quando nel paesino arriva Dylan
Dog, le cose cambiano; l'Indagatore dell'Incubo non crede
alle leggende...
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Commenti: E' un pò di tempo che
ho la stessa impressione: Pasquale Ruju, che è iperproduttivo
(delle ultime sei storie della serie, quattro sono sue, più lo
Speciale), garantisce solo ed esclusivamente la quantità; di
qualità ce n'è davvero poca. Ruju si guadagna
mensilmente la sua "pagnotta", continuando a costruire storie "sanza
infamia e sanza lodo", quasi per timbrare svogliatamente il
cartellino.
Questo "Il druido" è un normale giallo, con qualche goccia di
soprannaturale. Niente di originale: l'idea della donna serial-killer
è stata addirittura abusata sulle pagine dell'Indagatore
dell'Incubo (fin dal n.2, "Jack lo Squartatore"), così come la
classica sorpresina che si colloca ormai per tradizione a pagina 98.
Nello sviluppo della storia, praticamente inesistenti i colpi di
scena; il sospetto iniziale sulla famiglia Woolfolk viene solamente
confermato, non rivoltato, plasmato come succedeva altre volte. Anche
nel numero immediatamente precedente a questo, "Percezioni
extrasensoriali", Ruju costruiva l'intreccio in maniera decisamente
migliore. Inoltre, alla fine ci sono alcune cose che non quadrano: se
Gurm è il Druido, perchè ha favorito solo il raccolto
della famiglia Woolfolk, e non quello del suo padrone, il signor
Ashbee? Come se non bastasse, alla fine Ruju vuole coinvolgere Jack
per forza, e lo rivela come improbabile adepto del Druido. Non ce
n'era bisogno, come non c'era bisogno di tirare in ballo tutti i
personaggi, tranne la donna della locanda, Sharon, e la dolce
Shelley. Fortunatamente, stavolta l'autore ha avuto il buon senso di
evitare la donna del mese; probabilmente si è stufato anche
lui. La cosa migliore, a questo punto, è che Ruju prenda un
periodo di riposo, anche abbastanza lungo, se deve continuare in
questo senso.
Non va meglio per quanto riguarda i disegni: in copertina Stano, che
è un genio con le tonalità scure e raccapricianti
(vedere copertina del numero seguente, "Il sorriso dell'oscura
signora"), con i colori sgargianti dell'incendio crea solamente un
senso di confusione. Senza contare che la figura dietro Dylan
(sarebbe il Druido?) non è assolutamente presente nella
storia, a cui probabilmente Stano non ha neanche dato uno
sguardo.
Mi è sembrato scialbo addirittura Freghieri, che continuo
comunque a ritenere uno dei migliori; il Freghieri di una volta, alle
prese con i menhir in stile Stonehenge (pag.80) si sarebbe esaltato;
qui invece è abbastanza spento. Basta guardare anche la terza
vignetta di pag.6, dove la vittima del Druido è piegata in una
posizione tragicomica, per capire che c'è qualcosa che non va.
Nonostante tutto, Freghieri garantisce sempre una certa
leggibilità.
Nel complesso, "Dylan Dog" negli ultimi tempi ha smarrito, si spera
solo temporaneamente, la qualità che l'aveva esaltato: quella
di saper emozionare. Le storie, ultimamente, sembrano costruite per
riempire le pagine dell'albo; troppe volte il lettore deve
accontentarsi, e alla lunga diventa abbastanza seccante.
Voto: 4,5
Nome: Federica
E-mail: fzicchi@tin.it
Commento: La storia si avvale di un'abile sfasatura tra fabula e
intreccio, che permette la ricostruzione di una parte della vicenda
dal racconto che Dylan fa a Shelley, la figlia dei Woolfolk. La
storia è ricca di suspance e colpi di scena, tra i quali il
più significativo è quello finale, che fa capire al
lettore che la vicenda non è veramente finita.
Per quanto riguarda le tavole, l'elegante e edulcorato Freghieri
abbandona le sue linnee dolci e morbide all'incalzare di scene crude
e sanguinose, che riesce comunque a rendere in modo eccezionale,
miscelando magistralmente l'eleganza del tratto alla violenza di
alcune situazioni.
Voto: 7,5
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