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Ventotene,
agosto 1941
Il Manifesto di Ventotene
I - LA CRISI DELLA
CIVILTA' MODERNA
La civiltà moderna
ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo
il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo
centro di vita. Con questo codice alla mano si è venuto imbastendo
un grandioso processo storico a tutti gli aspetti della vita sociale che
non lo rispettino:
1) Si è
affermato l'eguale diritto a tutte le nazioni di organizzarsi in stati
indipendenti. Ogni popolo, individuato nelle sue caratteristiche etniche
geografiche linguistiche e storiche, doveva trovare nell'organismo statale,
creato per proprio conto secondo la sua particolare concezione della vita
politica, lo strumento per soddisfare nel modo migliore ai suoi bisogni,
indipendentemente da ogni intervento estraneo.
L'ideologia dell'indipendenza
nazionale è stata un potente lievito di progresso; ha fatto superare
i meschini campanilismi in un senso di più vasta solidarietà
contro l'oppressione degli stranieri dominatori; ha eliminato molti degli
inciampi che ostacolavano la circolazione degli uomini e delle merci; ha
fatto estendere, dentro il territorio di ciascun nuovo stato, alle popolazioni
più arretrate, le istituzioni e gli ordinamenti delle popolazioni
più civili. Essa portava però in sé i germi del nazionalismo
imperialista, che la nostra generazione ha visto ingigantire fino alla
formazione degli Stati totalitari ed allo scatenarsi delle guerre mondiali.
La nazione non è
più ora considerata come lo storico prodotto della convivenza degli
uomini, che, pervenuti, grazie ad un lungo processo, ad una maggiore uniformità
di costumi e di aspirazioni, trovano nel loro stato la forma più
efficace per organizzare la vita collettiva entro il quadro di tutta la
società umana. E' invece divenuta un'entità divina, un organismo
che deve pensare solo alla propria esistenza ed al proprio sviluppo, senza
in alcun modo curarsi del danno che gli altri possono risentirne. La sovranità
assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio
sugli altri e considera suo "spazio vitale" territori sempre più
vasti che gli permettano di muoversi liberamente e di assicurarsi i mezzi
di esistenza senza dipendere da alcuno. Questa volontà di dominio
non potrebbe acquietarsi che nell'egemonia dello stato più forte
su tutti gli altri asserviti.
In conseguenza lo stato,
da tutelatore della libertà dei cittadini, si è trasformato
in padrone di sudditi, tenuti a servirlo con tutte le facoltà per
rendere massima l'efficenza bellica. Anche nei periodi di pace, considerati
come soste per la preparazione alle inevitabili guerre successive, la volontà
dei ceti militari predomina ormai, in molti paesi, su quella dei ceti civili,
rendendo sempre più difficile il funzionamento di ordinamenti politici
liberi; la scuola, la scienza, la produzione, l'organismo amministrativo
sono principalmente diretti ad aumentare il potenziale bellico; le madri
vengono considerate come fattrici di soldati, ed in conseguenza premiate
con gli stessi criteri con i quali alle mostre si premiano le bestie prolifiche;
i bambini vengono educati fin dalla più tenera età al mestiere
delle armi e dell'odio per gli stranieri; le libertà individuali
si riducono a nulla dal momento che tutti sono militarizzati e continuamente
chiamati a prestar servizio militare; le guerre a ripetizione costringono
ad abbandonare la famiglia, l'impiego, gli averi ed a sacrificare la vita
stessa per obiettivi di cui nessuno capisce veramente il valore, ed in
poche giornate distruggono i risultati di decenni di sforzi compiuti per
aumentare il benessere collettivo. Gli stati totalitari sono quelli che
hanno realizzato nel modo più coerente la unificazione di tutte
le forze, attuando il massimo di accentramento e di autarchia, e si sono
perciò dimostrati gli organismi più adatti all'odierno ambiente
internazionale. Basta che una nazione faccia un passo più avanti
verso un più accentuato totalitarismo, perché sia seguita
dalle altre nazioni, trascinate nello stesso solco dalla volontà
di sopravvivere.
2) Si è
affermato l'uguale diritto per i cittadini alla formazione della volontà
dello stato. Questa doveva così risultare la sintesi delle mutevoli
esigenze economiche e ideologiche di tutte le categorie sociali liberamente
espresse. Tale organizzazione politica ha permesso di correggere, o almeno
di attenuare, molte delle più stridenti ingiustizie ereditarie dai
regimi passati. Ma la libertà di stampa e di associazione e la progressiva
estensione del suffragio rendevano sempre più difficile la difesa
dei vecchi privilegi mantenendo il sistema rappresentativo. I nullatenenti
a poco a poco imparavano a servirsi di questi istrumenti per dare l'assalto
ai diritti acquisiti dalle classi abbienti; le imposte speciali sui redditi
non guadagnati e sulle successioni, le aliquote progressive sulle maggiori
fortune, le esenzioni dei redditi minimi, e dei beni di prima necessità,
la gratuità della scuola pubblica, l'aumento delle spese di assistenza
e di previdenza sociale, le riforme agrarie, il controllo delle fabbriche,
minacciavano i ceti privilegiati nelle loro più fortificate cittadelle.
Anche i ceti privilegiati
che avevano consentito all'uguaglianza dei diritti politici non potevano
ammettere che le classi diseredate se ne valessero per cercare di realizzare
quell'uguaglianza di fatto che avrebbe dato a tali diritti un contenuto
concreto di effettiva libertà. Quando, dopo la fine della prima
guerra mondiale, la minaccia divenne troppo forte, fu naturale che tali
ceti applaudissero calorosamente ed appoggiassero le instaurazioni delle
dittature che toglievano le armi legali di mano ai loro avversari. D'altra
parte la formazione di giganteschi complessi industriali e bancari e di
sindacati riunenti sotto un'unica direzione interi eserciti di lavoratori,
sindacati e complessi che premevano sul governo per ottenere la politica
più rispondente ai loro particolari interessi, minacciava di dissolvere
lo stato stesso in tante baronie economiche in acerba lotta tra loro. Gli
ordinamenti democratico liberali, divenendo lo strumento di cui questi
gruppi si valevano per meglio sfruttare l'intera collettività, perdevano
sempre più il loro prestigio, e così si diffondeva la convinzione
che solamente lo stato totalitario, abolendo la libertà popolare,
potesse in qualche modo risolvere i conflitti di interessi che le istituzioni
politiche esistenti non riuscivano più a contenere.
Di fatto poi i regimi
totalitari hanno consolidato in complesso la posizione delle varie categorie
sociali nei punti volta a volta raggiunti, ed hanno precluso, col controllo
poliziesco di tutta la vita dei cittadini e con la violenta eliminazione
dei dissenzienti, ogni possibilità legale di correzione dello stato
di cose vigente. Si è così assicurata l'esistenza del ceto
assolutamente parassitario dei proprietari terrieri assenteisti, e dei
redditieri che contribuiscono alla produzione sociale solo col tagliare
le cedole dei loro titoli, dei ceti monopolistici e delle società
a catena che sfruttano i consumatori e fanno volatilizzare i denari dei
piccoli risparmiatori, dei plutocrati, che, nascosti dietro le quinte,
tirano i fili degli uomini politici, per dirigere tutta la macchina dello
stato a proprio esclusivo vantaggio, sotto l'apparenza del perseguimento
dei superiori interessi nazionali. Sono conservate le colossali fortune
di pochi e la miseria delle grandi masse, escluse dalle possibilità
di godere i frutti delle moderna cultura. E' salvato, nelle sue linee sostanziali,
un regime economico in cui le risorse materiali e le forze di lavoro, che
dovrebbero essere rivolte a soddisfare i bisogni fondamentali per lo sviluppo
delle energie vitali umane, vengono invece indirizzate alla soddisfazione
dei desideri più futili di coloro che sono in grado di pagare i
prezzi più alti; un regime economico in cui, col diritto di successione,
la potenza del denaro si perpetua nello stesso ceto, trasformandosi in
un privilegio senza alcuna corrispondenza al valore sociale dei servizi
effettivamente prestati, e il campo delle alternative ai proletari resta
così ridotto che per vivere sono costretti a lasciarsi sfruttare
da chi offra loro una qualsiasi possibilità d'impiego.
Per tenere immobilizzate
e sottomesse le classi operaie, i sindacati sono stati trasformati, da
liberi organismi di lotta, diretti da individui che godevano la fiducia
degli associati, in organi di sorveglianza poliziesca, sotto la direzione
di impiegati scelti dal gruppo governante e ad esso solo responsabili.
Se qualche correzione viene fatta a un tale regime economico, è
sempre solo dettata dalle esigenze del militarismo, che hanno confluito
con le reazionarie aspirazioni dei ceti privilegiati nel far sorgere e
consolidare gli stati totalitari.
3) Contro il dogmatismo
autoritario si è affermato il valore permanente dello spirito critico.
Tutto quello che veniva asserito doveva dare ragione di sì o scomparire.
Alla metodicità di questo spregiudicato atteggiamento sono dovute
le maggiori conquiste della nostra società in ogni campo.
Ma questa libertà
spirituale non ha resistito alla crisi che ha fatto sorgere gli stati totalitari.
Nuovi dogmi da accettare per fede o da accettare ipocritamente, si stanno
accampando in tutte le scienze. Quantunque nessuno sappia che cosa sia
una razza e le più elementari nozioni storiche ne facciano risultare
l'assurdità, si esige dai fisiologi di credere di mostrare e convincere
che si appartiene ad una razza eletta, solo perché l'imperialismo
ha bisogno di questo mito per esaltare nelle masse l'odio e l'orgoglio.
I più evidenti concetti della scienza economica debbono essere considerati
anatema per presentare la politica autarchica, gli scambi bilanciati e
gli altri ferravecchi del mercantilismo, come straordinarie scoperte dei
nostri tempi. A causa della interdipendenza economica di tutte le parti
del mondo, spazio vitale per ogni popolo che voglia conservare il livello
di vita corrispondente alla civiltà moderna, è tutto il globo;
ma si è creata la pseudo scienza della geopolitica che vuol dimostrare
la consistenza della teoria degli spazi vitali, per dare veste teorica
alla volontà di sopraffazione dell'imperialismo. La storia viene
falsificata nei suoi dati essenziali, nell'interesse della classe governante.
Le biblioteche e le librerie vengono purificate di tutte le opere non considerate
ortodosse. Le tenebre dell'oscurantismo di nuovo minacciano di soffocare
lo spirito umano.
La stessa etica sociale
della libertà e dell'uguaglianza è scalzata. Gli uomini non
sono più considerati cittadini liberi, che si valgono dello stato
per meglio raggiungere i loro fini collettivi. Sono servitori dello stato
che stabilisce quali debbono essere i loro fini, e come volontà
dello stato viene senz'altro assunta la volontà di coloro che detengono
il potere. Gli uomini non sono più soggetti di diritto, ma gerarchicamente
disposti, sono tenuti ad ubbidire senza discutere alle gerarchie superiori
che culminano in un capo debitamente divinizzato. Il regime delle caste
rinasce prepotente dalle sue stesse ceneri.
Questa reazionaria civiltà
totalitaria, dopo aver trionfato in una serie di paesi, ha infine trovato
nella Germania nazista la potenza che si è ritenuta capace di trarne
le ultime conseguenze. Dopo una meticolosa preparazione, approfittando
con audacia e senza scrupoli delle rivalità, degli egoismi, della
stupidità altrui, trascinando al suo seguito altri stati vassalli
europei - primo fra i quali l'Italia - alleandosi col Giappone che persegue
fini identici in Asia essa si è lanciata nell'opera di sopraffazione.
La sua vittoria significherebbe
il definitivo consolidamento del totalitarismo nel mondo. Tutte le sue
caratteristiche sarebbero esasperate al massimo, e le forze progressive
sarebbero condannate per lungo tempo ad una semplice opposizione negativa.
La tradizionale arroganza e intransigenza dei ceti militari tedeschi può
già darci un'idea di quel che sarebbe il carattere del loro dominio
dopo una guerra vittoriosa. I tedeschi vittoriosi potrebbero anche permettersi
una lustra di generosità verso gli altri popoli europei, rispettare
formalmente i loro territori e le loro istituzioni politiche, per governare
così soddisfacendo lo stupido sentimento patriottico che guarda
ai colori dei pali di confine ed alla nazionalità degli uomini politici
che si presentano alla ribalta, invece che al rapporto delle forze ed al
contenuto effettivo degli organismi dello stato. Comunque camuffata, la
realtà sarebbe sempre la stessa: una rinnovata divisione dell'umanità
in Spartiati ed Iloti.
Anche una soluzione
di compromesso tra le parti ora in lotta significherebbe un ulteriore passo
innanzi del totalitarismo, poiché tutti i paesi che fossero sfuggiti
alla stretta della Germania sarebbero costretti ad accettare le sue stesse
forme di organizzazione politica, per prepararsi adeguatamente alla ripresa
della guerra.
Ma la Germania hitleriana,
se ha potuto abbattere ad uno ad uno gli stati minori, con la sua azione
ha costretto forze sempre più potenti a scendere in lizza. La coraggiosa
combattività della Gran Bretagna, anche nel momento più critico
in cui era rimasta sola a tener testa al nemico, ha fatto si che i Tedeschi
siano andati a cozzare contro la strenua resistenza dell'esercito sovietico,
ed ha dato tempo all'America di avviare la mobilitazione delle sue sterminate
forze produttive. E questa lotta contro l'imperialismo tedesco si è
strettamente connessa con quella che il popolo cinese va conducendo contro
l'imperialismo giapponese.
Immense masse di uomini
e di ricchezze sono già schierate contro le potenze totalitarie.
Le forze di queste potenze hanno raggiunto il loro culmine e non possono
oramai che consumarsi progressivamente. Quelle avverse hanno invece già
superato il momento della massima depressione e sono in ascesa. La guerra
degli Nazioni Unite risveglia ogni giorno di più la volontà
di liberazione anche nei paesi che avevano soggiaciuto alla violenza ed
erano come smarriti per il colpo ricevuto, E persino risveglia tale volontà
nei popoli delle potenze dell'Asse, i quali si accorgono di essere trascinati
in una situazione disperata solo per soddisfare la brama di dominio dei
loro padroni.
Il lento processo, grazie
al quale enormi masse di uomini si lasciavano modellare passivamente dal
nuovo regime, vi si adeguavano e contribuivano così a consolidarlo,
è arrestato; si è invece iniziato il processo contrario.
In questa immensa ondata, che lentamente si solleva, si ritrovano tutte
le forze progressiste; e, le parti più illuminate delle classi lavoratrici
che si erano lasciate distogliere, dal terrore e dalle lusinghe, nella
loro aspirazione ad una superiore forma di vita; gli elementi più
consapevoli dei ceti intellettuali, offesi dalla degradazione cui è
sottoposta l'intelligenza; imprenditori, che sentendosi capaci di nuove
iniziative, vorrebbero liberarsi dalle bardature burocratiche, e dalle
autarchie nazionali, che impacciano ogni loro movimento; tutti coloro,
infine, che, per un senso innato di dignità, non sanno piegar la
spina dorsale nella umiliazione della servitù.
A tutte queste forze
è oggi affidata la salvezza della nostra civiltà.
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