In memoria di un vecchio amico
di Biagio Camponeschi
Ciao Giorgio, e volutamente non addio, ricordando quelli che non sapevo fossero gli ultimi tuoi giorni, quando ripetutamente sei venuto a trovarmi all’Università di Perugia dopo una lunga interruzione dei rapporti che c’erano stati tra noi.
E ricordo ancora, in quelle occasioni, le lunghe chiacchierate davanti al solito bicchiere di vino rosso con il racconto di fatti e dell’attività di comuni amici di cui non avevo più avuto per anni alcuna notizia.
E mi meravigliavo della tua capacità di ricordare lucidamente fatti ed avvenimenti anche di un lontano passato, come del resto mi aveva meravigliato anche nel corso dei primi tempi del nostro rapporto, quasi che tu fossi un computer.
Avevo aderito all’attività del Circolo Speleologico Romano a seguito dell’invito dell’amico Marcello Chimenti e, in molte occasioni, avevo ammirato in te quelle capacità organizzative e quella voglia di nuove conoscenze esplorative che poi ti hanno portato ai vertici non solo della Speleologia Italiana.
Ricordo ancora quelle faticacce immani per trasportare gli antichi materiali esplorativi che ci limitavano pesantemente nella nostra normale attività e le incomprensioni, settimanalmente sempre più accentuate, fra il gruppo dei giovani di cui tu eri uno dei principali esponenti e le mummie ormai imbalsamate nei loro ricordi che, per molte di loro, altro non erano che racconti tramandati.
Aderii con l’entusiasmo dei giovani alla fondazione dello Speleo Club Roma a cui ho dato, per anni, tutta la mia piena disponibilità e ricordo ancora i primi momenti comuni della nostra attività in molteplici cavità sotterranee, allora ritenute molto impegnative.
Negli anni ’50 queste cavità venivano esplorate dal nostro gruppo abbastanza facilmente grazie alla tua esperienza ed ai criteri modernissimi che comportavano l’utilizzo di attrezzature, allora sicuramente all’avanguardia nel campo almeno della Speleologia Italiana, tanto da favorire la conquista e l’esplorazione di grotte sempre più profonde.
Infatti, dopo aver pesantemente sofferto con le antiche e inconcludenti attrezzature prima disponibili, mi è sembrato di volare con l’adozione delle nuove innovazioni di cui, tra l’altro, eravamo i diretti costruttori nella prima sede dello Speleo Club Roma, in un magazzino al Celio e poi in una cantina in Santa Croce in Gerusalemme ed infine in una vera e propria sede posta nei pressi dei Fori Imperiali.
In queste sedi soprattutto si condivise, grazie alla tua opera, una nuova mentalità esplorativa che valorizzava sì l’aspetto sportivo ma che ad esso univa un interesse scientifico con la conoscenza quanto più completa possibile del fenomeno carsico nell’Appennino carbonatico centro-meridionale.
Ti sono stato vicino in molte delle più importanti esplorazioni speleologiche sia nell’Italia centrale che meridionale, nella preparazione delle quali ricordo la meticolosità con la quale controllavi i carichi di ciascuno i noi di cui sembravi di conoscere alla perfezione la forza ed il rendimento in ambienti di solito difficili se non ostili per la conquista umana.
E ricordo ancora la tua capacità di fotografare nella mente la posizione di ciascun appiglio, di ciascuna irregolarità, e la profondità di ciascun salto, ciò che rendeva sicura la nostra attività senza doversi portare dietro materiale inutilizzato.
In occasione dell’anniversario del giorno in cui ci hai lasciato per sempre, ma solo fisicamente, ho avuto la possibilità di rivedere e rinfrescare antiche e comuni amicizie con le quali avevo diviso entusiasmi oltre che fatiche e soprattutto ho avuto il piacere di poter leggere, forse, il tuo ultimo scritto che puntigliosamente, come del resto era il tuo carattere, rammenta alcuni anni di attività speleologica di cui, dico la verità, avevo perso la memoria.
La rappresentanza degli amici che ha partecipato alla cerimonia commemorativa e che, capelli imbiancati a parte, è stata a te quella più vicina penso che ti porterà sempre nel cuore e che nel tuo ricordo perpetuerà gli insegnamenti che ci hai lasciato, almeno nel settore dell’esplorazione delle cavità sotterranee, con l’opportunità di conoscere ed apprezzare quel patrimonio incontaminato che è presente sotto i nostri piedi.
Mi piace vederti ora, come eri, sempre indomito, teso nell’esplorazione di quella immensità che circonda tutti noi.
© 1999 by Biagio Camponeschi.
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