Nonostante il perdono chiesto dal Santo Padre Giovanni Paolo II per
i crimini commessi in nome della fede, strane presenze aleggiano intorno
alle verita' storiche su quella che e' stata L'INQUISIZIONE voluta dalla
Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Vi sono, infatti, "correnti di pensiero"
che tendono a minimizzare gli eventi con logiche revisioniste che sfiorano
a volte perfino il negazionismo del crimine stesso. Riportiamo di seguito
un carteggio tenutosi sul quotidiano Avvenire (quanto segue e' tratto dall'edizione
on-line del quotidiano stesso) intorno e su l'edizione italiana del "Manuale
dell'Inquisitore" di Nicolau Eymerich e Francisco Peña a cura del
Prof. Sala-Molins ed. Fanucci.
Riportimo quanto segue, non con spirito polemico, ma come spunto di riflessione e dibattito sull'argomento; in quanto siamo fermamente convinti che SENZA MEMORIA NON C'E' FUTURO, e se l'istituzione dell'inquisizione avesse una memoria il Manuale di Eymerich rappresenterebbe tale memoria, e quello che qualcuno eufemesticamente definisce "leggenda nera", purtroppo non e' altro che STORIA NERA. |
"Tutto quel che si fa per la conversione
degli eretici, e' grazia."
Eymerich "La finalita' del processo e della condanna a morte non
e' salvare l'anima dell'accusato, ma mantenere il bene pubblico e terrorizzare
il popolo.
"San Domenico e' stato male interpretato (...) Domenico
non ha praticato altro che l'attivita' di predicatore evangelico. Ma era
un uomo di Chiesa e la Chiesa, gia' da qualche tempo, era impegnata in
un sistema che comportava non soltanta l'applicazione delle proprie sanzioni,
ma il ricorso alla coercizione materiale quando la parola si fosse rivelata
impotente."
"Riconosciamo come un contributo alla pace il fatto che
si deplori oramai ovunque (...) la tortura dei prigionieri. La coscienza
del mondo non tollera piu' simili delitti, che riversano il disonore su
coloro che li compiono."
N.B. Lo Stato Pontificio ha ufficialmente abolito la pena di morte non moltissimi anni fa. |
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Caro Evangelisti, è fantasy il tuo Sant'Uffizio di Massimo Introvigne Avvenire Mercoledi 14 Giugno 2000 POLEMICHE Tornano i pregiudizi anticattolici in un intervento dello scrittore sull'Inquisizione In occasione della Fiera del libro di Torino è stata lanciata una nuova traduzione italiana de Il manuale dell’inquisitore di Nicolau Eymerich e Francisco Peña, curata da Louis Sala-Molins e pubblicata da Fanucci, una casa editrice nota al pubblico italiano soprattutto nel campo della fantascienza e del fantasy. Forse per scarsa abitudine alla letteratura scientifica, o per la necessità di esordire in un campo nuovo suscitando il massimo clamore possibile, l’editore si è mosso con la proverbiale grazia dell’elefante in un negozio di cristalleria, facendo precedere l’opera da due testi - una nota del curatore catalano e un’introduzione (dal titolo che è già tutto un programma: «I volonterosi carnefici del Papa») del romanziere Valerio Evangelisti - di una truculenza anticattolica che si credeva dimenticata nelle soffitte di qualche loggia ottocentesca. Al di là delle polemiche contro una precedente edizione dell’opera di Eymerich, curata nel 1998 da Rino Cammilleri per Piemme, per la quale lo storico catalano già in passato aveva sollevato critiche rivendicando un diritto d’autore (e anche ora Sala-Molins, nella sua breve nota, interviene duramente), va segnalato che egli lascia a Evangelisti il compito di liquidare, in dieci pagine, gran parte degli ultimi trent’anni di ricerca accademica sull’Inquisizione. Il bersaglio vero non è Cammilleri, ma «quasi tutte le ricerche sull’Inquisizione» recenti che sono opera di «revisionisti», artefici di una operazione «inquietante» che il romanziere italiano beninteso «si guarda bene» dall’assimilare al negazionismo filo-nazista ma che comunque aggancia «alle correnti che, un po’ in tutto il mondo, muovono all’attacco della Rivoluzione francese, dell’antifascismo italiano ed europeo, della Spagna repubblicana e via dicendo; in poche parole, di ogni evento storico che abbia visto manifestarsi idee più o meno egualitarie». Trascurando chi storico di professione non è, come Vittorio Messori, bersagli sono, tra gli altri, «Tedeschi Monter, Benassar, Henningsen, Prosperi, Kamen, Dedieu, Cardini»; Kamen, in particolare, sarebbe meno «intelligente» degli altri perché sottotitola apertamente il suo The Spanish Inquisition del 1997 «Una revisione storica», così confessandosi «revisionista». Può darsi che il medio lettore di Fanucci, più abituato alla fantascienza (genere, peraltro, rispettabilissimo e dove l’editore romano ha indubbi meriti), non se ne accorga, ma in questa lista di «revisionisti» apologisti della Chiesa romana e sospettati di antisemitismo ci sono, accanto a luterani come Henningsen, diversi eminenti storici ebrei. Volgarizzando e portando alle conseguenze estreme una già discutibile tesi di Sala-Molins, Evangelisti ci spiega che la ricerca sull’Inquisizione va condotta solo sulle «leggi» e sui manuali, di cui si deve presupporre l’applicazione integrale, senza pretendere di ricavare da altre fonti dati sul numero (secondo gli storici citati, minore di quanto di solito si creda) e sulla percentuale delle condanne. La tesi è bizzarra. Ma più bizzarro ancora è il complotto che secondo Evangelisti accomunerebbe università americane, storici protestanti, ebrei, laici, tutti o almeno molti d’accordo fra loro e intenti a riabilitare la Chiesa cattolica. Può darsi che Evangelisti sia abituato a volumi come questo di Fanucci dove passa anche una traduzione dal francese «Concilio di Latran» (dove sarà mai «Latran»?) per «Concilio del Laterano». Dovrebbe però sapere che pietre miliari della ricerca storica sull’Inquisizione come The Spanish Inquisition di Kamen escono da templi della cultura come la Yale University Press, dove non si stampa nulla che non sia oggetto per mesi (talora anni) di peer review da parte di altri accademici e di attente riletture. Tre commenti finali. In primo luogo, si poteva immaginare che - come molti scrittori che mettono in scena complitti nei loro romanzi - Evangelisti fosse ben consapevole della differenza fra fiction e realtà. Si deve concludere che non è così. In secondo luogo, dovrebbe essere ovvio che il problema non è quello di «difendere» o «riabilitare» l’Inquisizione ma di prendere atto con serenità delle sue deviazioni sulla base però di una preliminare ricerca storica seria. Terzo: Evangelisti ha ragione, «i libri uccidono». Se questo vale per qualche manuale inquisitoriale, vale anche per i testi dell’Illuminismo che, alimentando una «leggenda nera» sull’Inquisizione fatta di esagerazioni grossolane, hanno sparso a piene mani odio anticattolico contribuendo così a preparare (come molti storici hanno mostrato) le stragi della Rivoluzione francese, dai massacri di preti e suore al genocidio della Vandea. Dopo avere chiesto scusa per le loro colpe (che nessuno vuole negare) del passato, i cattolici attendono ora con fiducia che chi di quella Rivoluzione - e di quei libri - si dichiara orgogliosamente erede faccia a sua volta ammenda. Massimo Introvigne RITORNO AL PASSATO? di Valerio Evangelisti Avvenire 21 Luglio 2000 Caro Direttore,
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