Pietro Micca (1677 – 1706) |
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Il padre, Giacomo, apparteneva ad una famiglia residente in quella zona dal 1540. La mamma, Anna Martinazzo di Riabella, apparteneva ad una famiglia di scalpellini e minatori. Anche Pietro intraprese questa carriera. A ventisette anni si sposò (Maria?) e dopo un anno arrivò il primo figlio. Il suo soprannome era “Passapertutt”. Quasi tutti in quelle valli avevano un soprannome, anche perché perché i cognomi erano quasi tutte uguali. Si sa ben poco della vita di Pietro prima dell'eroico gesto. Dopo la sua morte alla vedova e al figlio furono assegnate, come pensione, due razioni di pane al giorno. Nella sua città natale esiste ancora la semplice casa nella quale abitava, situata all'interno di un cortile. I muri sono tappezzati di lapidi a ricordo dell'eroico gesto. Le premesse
Le difese di Torino erano rafforzate da un complesso sistema di gallerie, con varie funzioni: la lunghezza complessiva era di ben 14 chilometri sotto la cittadella e 7 chilometri e mezzo davanti alle mura. In caso d’assedio l’attaccante cercava di rendere inefficace il sistema sotterraneo di collegamento e di mina tentando di allagarlo e con improvvisi attacchi. C’era anche la guerra di “mina e contromina”, che consisteva per gli assediati nel far esplodere mine sotterranee poste nella parte esterna della città sotto il nemico e per gli assedianti nel far esplodere le gallerie. Le gallerie erano sbarrate da porte e collegate con scale, di solito abbastanza ripide, che congiungevano i vari livelli. I fattiEsistono varie versioni. Mi va di raccontarne una non troppo disfattista ma neppure troppo patriottica. Ricostruita tenendo d’occhio sia ciò che conosco dell’epoca e ciò che ho letto sui reperti emersi dopo gli scavi del 1958. La parte in corsivo non fa parte della storia ma della tradizione
A mezzanotte, quattro francesi si calano in un fossato e raggiungono l’imboccatura della galleria e riescono ad aprire la strada ai loro commilitoni prima di essere uccisi dalle guardie,; alcune dozzine di francesi entrano e sbaragliano i soldati sabaudi che difendevano quel luogo. Scendono e si trovano davanti ad una porta sbarrata da Pietro Micca, di guardia a quel settore, che si mise subito a minare la scala nel caso il nemico riuscisse a passare.
Di certo ha innescato una miccia troppo corta per poter mettersi in salvo. L'esplosione travolge almeno un paio di dozzine di i francesi. Forse hanno visto la fiamma ma evidentemente non hanno potuto evitare l’esplosione. Lo scoppio uccide anche Pietro Micca, il cui corpo è stato trovato a quaranta passi dall’esplosione. Questo episodio è divenuto il simbolo del sacrificio di chi difese Torino in quelle terribili giornate, e, più in generale, di chi si sacrifica per salvare gli amici. Da allora Torino ha continuato a celebrare il suo eroe. La galleria è stata restaurata e resa visitabile nel 1958 e a due passi, c'è un museo che racconta la storia del piccolo uomo biellese che fermò la Francia. Ma la storia di Pietro Micca è stata raccontata in tanti modi.
- I cronisti dell'assedio di Torino del 1706 citarono l'episodio della sua morte eroica in modo piuttosto stringato. - Gli storici dell'Ottocento, pur di esaltare al Massimo Pietro Micca e gli effetti del suo gesto non esitarono a falsificare le narrazioni d'epoca. In particolare sono gonfiate le perdite inflitte al nemico:tre compagnie di granatieri e una batteria di 4 pezzi! - Lo storico Carlo Botta scrisse: “Se non era il generoso biellese, nessun Eugenio, nessun Vittorio Amedeo salvarono Torino, e l’opera loro veniva indarno. Da lui la corona ducale fu conservata e la regia posta in capo ai Principi di Savoia.”
- Verso la fine degli anni ’60, in tempi di grandi manifestazioni pacifiste mi è capitato di veder descrivere, da parte di qualche comico, credo televisivo, Pietro micca come un soldatino piuttosto stupido che, sentendo il nemico si fa sopraffare dal panico e s’inciampa facendo cadere la lampada sulle polveri che provvidenzialmente si trovavano sotto il nemico. Questa versione ora non è più tanto di moda. - La maggior parte degli scrittori minori che si occuparono del Micca raccontò la versione “patriottica” della storia del minatore a volte infarcendola di retorica, a volte arricchendola con particolari piuttosto fantasiosi. |
Per approfondireGuido Amoretti,La verità storica su Pietro Micca , Torino 1996. Guido Amoretti, (a cura di) Guida al Museo Pietro Micca e dell'assedio di Torino del 1706. Walter Barberis, Le Armi del Principe, Torino, Einaudi, 1988; Piergiuseppe Menietti, PIETRO MICCA, ed. IL PUNTO, 2003 F.A.Tarizzo, L'arpa discordata (poemetto in piemontese), Torino, Centro Studi Piemontesi; Luigi Gramegna, Dragoni azzurri (romanzo storico) (1906), Torino, Viglongo, 1988; Linkhttp://www.comune.torino.it/musei/civici/pietromicca/index.html |