A.A.C.M. 
(Association for Advancement of Creative Musicians) 
- 1a Parte 
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Nota: l’articolo che segue è tratto dai numeri 30 e 31 (novembre e dicembre 2000) del mensile “Blow Up — Rock e altre contaminazioni”. Perché un articolo già pubblicato su di una rivista? Primo, lo riteniamo l’introduzione migliore ad una delle più feconde ‘avventure’ capitate alla musica (non solo nera), a partire dagli anni ’70. Secondo, l'articolo è comparso 2 anni fa, e da quella data pochi dei dischi di cui troverete una recensione nella terza parte sono stati ancora ristampati, almeno in Italia. Tuttavia il mercato delle ristampe è in continua evoluzione (potete trovare delle vere 'chicche' a prezzi stracciatissimi...), chissà dunque che non vi venga la curiosità di cercarvi comunque altri lavori di questi eccellenti musicisti. Se ne parlerà ancora, su oZone.... 
 
Data la lunghezza dell’articolo, abbiamo deciso di mantenere, pur in modo differente dalla rivista cartacea, la suddivisione in parti. Buona lettura.
 
 
 
 
'Muhal' Richard Abrams
 
 
 
 
 
 
 
Anthony Braxton
'Noi siamo come la particella intrecciata, l’isola solitaria del tutto' (Kalaparusha). 
 
È buffo ricordare il disco che mi schiuse le porte che davano sull'universo degli improwisatori chicagoani, si trattava di un doppio vinile dell'ECM comprato per il solo motivo che nel gruppo suonava il pianista Chick Corea, era il momento dell'infatuazione per il jazz-rock e facevo mio tutto quanto aveva a che fare con esso. Nel giro di poche lune quell'infatuazione passò e fu proprio quel disco, che tutto era fuorché jazz-rock, a giocare un ruolo fondamentale nell'indirizzarmi su nuove strade. Una sezione ritmica - composta da due musicisti bianchi: Dave Holland e Barry AltschuI - fra le migliori che la musica improvvisata ricordi, un Corea al massimo delle proprie possibilità e ben distante da fisime latine o fusion e un giovane sassofonista nero che da quel momento entrò nella mia vita come un uragano: questo era "Circle - Paris Concert", pulcino giallo che entrava nella mia casa ben presto seguito da un'intera nidiata, impertinente e aggressiva, destinata a impadronirsi dei miei scaffali scacciando più di una vecchia passione. Ne farà le spese lo stesso primogenito che sarà venduto quando, durante uno dei miei momenti d'intransigenza, litigai con l'estetica ECM e cedetti a prezzo stracciato tutto ciò che faceva riferimento all'etichetta tedesca; diciamo tuttavia che conservo nella memoria l'idea che quel doppio vinile era un gran disco e probabilmente prima o poi mi deciderò a ricomprarlo. Ma qual era quel mondo cosi stupefacente le cui porte mi furono aperte da "Circle - Paris Concert"? Era un pianeta formatosi solo pochi anni prima all'interno di quella galassia che è la musica improvvisata, un pianeta in grado di brillare di luce propria e definibile meno poeticamente come associazione di tipo cooperativistico' formata a Chicago da alcuni musicisti afroamericani. Di tale associazione il giovane sassofonista, Anthony Braxton per la cronaca, di cui parlavamo sopra era uomo di punta.
Ma perché parlare oggi di quell'associazione? Semplice nostalgia? Diciamo di no, o almeno solo in parte. Più banalmente l'AACM ha festeggiato quest'anno (il 2000, NdR) il trentacinquesimo anniversario, ci è sembrato quindi utile tornare su quei musicisti che hanno introdotto canoni estetico/organizzativo/espressivi validi ancor oggi. Profilo non esaustivo, il nostro, che prende in considerazione a grandi linee le caratteristiche del lavoro svolto dai musicisti dell'associazione e si limita agli anni 70, periodo in cui la spinta innovativa dei chicagoani è stata maggiore; per quanto concerne poi una discografìa sterminata abbiamo optato per due selezioni, innanzi tutto una lista di 60 titoli (una media di 4 per anno, partendo dalle prime uscite e arrivando al 1980) che, se non comprensiva dei migliori, rappresenta tutti i musicisti e l'ampio orizzonte d'interessi da essi abbracciato. Da questa lista, seguendo gli stessi criteri di rappresentatività, abbiamo poi estrapolato dieci titoli sui quali ci siamo soffermati più a lungo. Potrete trovare nella prima lista anche dischi non accreditati a musicisti dell'AACM ma nel cui contesto questi hanno esercitato un ruolo di particolare rilievo, è il caso dei lavori di Dave Holland e Barry AltschuI, come potrete trovarvi alcune collaborazioni con nomi particolarmente prestigiosi, vedi i lavori della Company; la seconda lista comprende invece solo dischi in cui è titolare o contitolare un appartenente all'associazione. La nostra è una discografìa consigliata che nontiene alcun conto della reperibilità dei singoli dischi, ci sembra infatti essere cattiva abitudine quella di indirizzare il lettore verso realizzazioni poco significative, solo in virtù della loro diffusione nel mercato. Quindi, se di alcuni di essi non trovate alcuna traccia, non arrabbiatevi e non demordete perché prima o poi quasi tutto viene ristampato, oppure frugate nell'usato e nelle aste dei dischi rari; il nostro consiglio è però quello di pazientare in attesa dell'occasione buona evitando assurdi scialacquamenti di denaro.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eric Dolphy, tra i maggiori esponenti della 
'new thing' e dei successivi sviluppi 
della musica improvvisata
 
 
 
 
Malachi Favors
L'AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians) nasce nel 1965 - lo statuto viene firmato per la precisione il 9 maggio di quell'anno - su iniziativa del pianista Richard Abrams, detto perciò 'MuhaI' (il primo). I firmatari di quel primo statuto sono anche Malachi Favors, Jodie Christian, Steve McCall e Phillip Cohran (trombettista formatesi nell'orchestra di Sun Ra) e provengono quasi tutti dall'Experimental Band, gruppo guidato dallo stesso Abrams insieme al contrabbassista Donald Rafael Garrett; permettete a questo punto, data la sua scomparsa avvenuta proprio a Chicago nel 1989, dueparole per ricordare la simpaticissima figura di quest'ultimo: collaboratore di Coltrane in "Kulu Se Mama", fondatore con la compagna Zusaan Fasteau del Sea Ensemble e ospite per lungo tempo della città di Pisa. Ma torniamo ai firmatari dello statuto AACM per dire che solo tre di essi rivestiranno, negli anni a venire, un ruolo fondamentale nell'evoluzione della musica improvvisata: Abrams, Favors e McCall. L'AACM nasce quindi nel pieno della rivoluzione new thing e, in un primo momento, può apparire come un'emanazione della stessa, quando in realtà ne rappresenta un superamento: mentre la new thing era soprattutto una riappropriazione del jazz e della sua negritudine da parte dei musicisti di colore, i chicagoani rifiutano addirittura la definizione di musica jazz (sostituita con Creative Music o Great Black Music). Ma è a livello sostanziale che avviene la rottura, a partire dal recupero di quelle forme cameristiche buttate fuori dalla porta a calci in culo dagli arrabbiati del free, in quanto infiltrazioni spurie del mondo bianco, e reintrodotte ora di soppianto dalla finestra ad opera dei vari Braxton e Leo Smith.
'La musica cool era la tiepida nuova musica della borghesia bianca semintellettuale, ossia proprio di quell'America nei confronti della quale il negro doveva «essere cool» 
 
Così affermava Leroy Jones ne "II popolo del blues'; Anthony Braxton risponde perentorio fra le note di copertina del suo disco d'esordio: 
 
"Puoi elencare le mie influenze cominciando con Paul Desmond (uno dei più im-portanti sassofonisti 'cool', nds), innanzitutto, e dopo Omette, Eric Dolphy, JackieMcLean, Karlheinz Stockhousen, Miles, James Brown e i Chicago Transit Authority” 
 
Come potete vedere si tratta di un atteggiamento nuovo e spregiudicato che porterà Sunny Murray, uno degli eroi della New Thing, ad affermare: 
 
'Mi impressionano perché sono più determinati di noi, più lucidi nel trarre le conclusioni di ciò che noi avevamo avvertito confusamente. Sono abbastanza maturi da arrivare finalmente a lavorare insieme, gialli neri e bianchi, in un clima più sano. Non c'è più quell'atmosfera di concorrenza distruttiva che abbiamo conosciuto noi, Archie, io, Rashied Ali, tutti i tipi dell'avanguardia. Ora trovo una musica nuova, fresca, viva'. 
 
'C'è bisogno non tanto di respingere, quanto di affermare' (Anthony Braxton)
 
 
 
"Kulu se Mama' di John Coltrane.  
In questo album suona Donald 
Raphael Garett, tra i fondatori 
dell'AACM
 
 
 
 
 
 
 
 
"For Alto". Anthony Braxton si  
cimenta in composizioni per 
il solo sassofono, tra cui una 
dedicata a John Cage. Non sarà il  
suo unico 'flirt' con la musica  
d'avanguardia 
Tale bisogno di affermare la propria dignità di musicisti si estrinseca in una ricerca a tutto tondo, una ricerca che a volte si tuffa indietro, verso la tradizione nero-americana e oltre, all'Africa stessa, e talaltra pesca nella musica bianca contemporanea, fino a recuperare, come abbiamo visto, il concetto di improvvisazione da camera, nel tentativo ultimo di superare la dicotomia composizione / improvvisazione. Anche dal punto di vista degli accostamenti strumentali vale la regola di sfuggire a qualsiasi limitazione, ciò porta sia al recuperodi ogni vecchia forma legata al jazz, dal piccolo combo all'orchestra, sia alla creazione di formule quantomai avventurose. In particolare va rilevato come gli elementi che nella tradizione facevano parte di una singola esecuzione — il break solista, il dialogo a due, ecc. - vengono scomposti fino a raggiungere una propria autonomia; assolutamente rivoluzionaria appare in tal senso l'introduzione su larga scala del dialogo introspettivo. Pochi avevano prima d'allora affrontato interi brani in completa solitudine, sicuramente Dolphy (guarda caso l'unico fra i musicisti afroamericani che partecipò ai corsi di Darmstad); sarà Anthony Braxton con il doppio Ip "For Alto" a lanciare su larga scala, laddove la new thing era stata orgia collettiva, la pratica del monologo solitario. La ricerca timbrica è un altro fattore che assumerà un'importanza fondamentale, di nuovo in contrapposizione con un movimento che aveva giocato le sue carte più che altro su moduli espressivi, una ricerca che muove in due direzioni, da una parte il multistrumentismo che porta all'utilizzo di arnesi recuperati dalla preistoria della tradizione colta europea (sassofono contrabbasso) come dalle memorie etniche africane (mbira), quando non inventati di sana pianta (l'hubkaphone di Henry Threadgill) o al passo con le nuove tecnologie (i sistemi interattivi di George Lewis); ma dobbiamo di nuovo interrompere la narrazione per citare ancora Eric Dolphy, musicista che in anticipo sui tempi aveva 'inventato' la figura del multistrumentista. La seconda direzione in cui muove questa ricerca timbrica è invece rivolta al singolo strumento e alla sua scomposizione, ricordiamo a questo proposito il solito George Lewis che smonta ilproprio trombone e ne suona le singole parti modificandone la resa timbrica attraverso l'uso di additivi come l'acqua, ecc.
La sommatoria di tutti questi fattori porta i musicisti a un atteggiamento nuovo e più consapevole nei confronti della loro attività creativa: 
 
 
 
'E’ troppo facile inquadrare i fenomeni della vita all'interno di canoni tradizionali, e giudicarli dunque non per quello che realmente sono ma per lo schema in cui sono inquadrati. Per questa gente la bellezza è già definita a priori, è limitata da moduli già stabiliti. La musica creativa esprime invece nuovi valori, incompatibili con il sistema attuale. Per questo è la musica di chi vuoi trasformare la vita e il sistema, con la fantasia, contro l'abitudine' (Leo Smith). 
 
Anche da un punto di vista organizzativo l'AACM è stata veramente 'muhal' e ha rappresentato una pietra miliare destinata a fare da battistrada ad altre realtà simili, sto pensando soprattutto al B.A.G. (Black Artists Group) di St. Louis, sorto per iniziativa di Lester Bowie e del fratello Joseph (il primo era già in contatto con l'associazione chicagoana, quindi appare chiaro il tentativo di esportarne il modello). Sicuramente avrà influito la presenza a Chicago di quella comune mistica che era l'orchestra di Sun Ra, sappiamo per certo che Richard Abrams aveva suonato con alcuni di quei musicisti, un'influenza che però rappresentò uno spunto e non un modello, l'AACM nascerà infatti libera da ogni implicazione fantastico-religiosa e/o leaderistica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lester Bowie 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sun Ra
'Stiamo lavorando per ottenere la sensibilità di un essere unico, la completa libertà di individui in armonia gli uni con gli altri, dove ciascuno completa gli altri' (Anthony Braxton) 
 
Facendo un paragone possiamo dire che l'orchestra di Sun Ra rappresenta quelle che furono le prime società segrete operaie mentre l'AACM può essere considerata come un moderno sindacato. 
 
'Per lo prima volta nella storia dello musica nera e delle altre manifestazioni dell'arte nera gli artisti neri hanno potuto discutere della presentazione e della promozione della loro arte e concentrare la propria attenzione su particolari problemi della musica creativa, del teatro, della danza, di progetti ambientali, integrando tutte le caratteristiche conosciute dell'arte in una forma di espressione totale che si richiami alle radici storiche dell'uomo nero' (Leo Smith)
Diciamo ancora che i chicagoani trovarono comprensione e terreno fertile nella vecchia Europa, dove l'esplosione della musica improvvisata di fine anni '60 non fu condizionata dal peso di una tradizione che possiamo considerare quasi inesistente, cosi come non fu condizionata da motivazioni di carattererazziale; una scena disinibita e aperta alle novità che farà proprio il motivo dell'associazionismo, con ripercussioni positive rintracciabili anche nel presente (vedi ad esempio il London Musicians Collective). Naturalmente fra gli improwisatori creativi americani e quelli europei (ma anche i giapponesi presero parte a questo sconfinamento dilagante) si creò una rete collaborativi ricca di stimoli per entrambe le parti, anche a tale fenomeno abbiamo riservato il dovuto spazio nelle segnalazioni discografiche. Forse è il caso di porre l'accento su come questo interscambio rimanga ad oggi uno dei leitmotiv della musica improvvisata, esempi riguardanti l'espansione di tale tendenza potete trovarli in quasi tutte le nostre recensioni che trattano questo tipo di musica, vorremmo comunque invitare i lettori interessati all'argomento a rileggersi l'ar-ticolo 'Compagnia nuovi indie pt.2' pubblicato nel N° 28 (del mensile Blow Up, NdR): l'attitudine che ha portato Peter Brótzmann a lavorare con i giovani musicisti di Chicago e Ken Vandermark a duettare con Paul Lytton è la stessa che quei pionieri di cui stiamo trattando in questo articolo misero in piazza come prerogativa alla loro attività. Dato che ormai la voglia di dire ci ha preso la mano, parliamo pure di quella libertà da schemi prestabiliti che portò i componenti dell'AACM a collaborare anche con musicisti estranei alla loro formazione, ne è un esempio Braxton che, come citato all'inizio, condivide un'esperienza piuttosto duratura con un Chick Corea ormai impelagato in vicende rockistiche, e lo spirito che portò George Lewis e Henry Threadgill a misurarsi in formazioni no wave. Non è forse lo stesso che oggi anima le collaborazione di Mats Gustafsson con i Gastr Del Sol? Sarà un caso, ma i musicisti più aperti a questo tipo di collaborazioni bazzicano tutti l'area di Chicago.
 
 
 
 
Peter Bròtzmann 
 
 
 
 
 
Henry Threadgill
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Leo Smith
Un'ultima annotazione riguarda l'assenza di una linea e di un concetto guida, unico punto realmente in comune fra i vari musicisti dell'associazione sembra essere quello di unità nella diversità: 
 
'Roscoe Mitchell parlava di colori. Steve McCall esplorava ombre e sfumature. Joseph Jarman stava dentro al teatro e ai problemi politici, si occupava a fondo degli aspetti sociali. Henry Threadgill parlava di guarigione attraverso la sua musica, cercava suoni diversi e il loro rapporto con la gente, come la relazione di una nota con una particolare malattìa. Richard Abrams delineava gli aspetti spirituali della musica. Se tu parlavi a Leo Smith, lui ti avrebbe parlato di composizione e di teatro. lopartivo dalla matematica e dalla filosofia' (Anthony Braxton). 
 
Quindi appare evidente che a differenza della new thing, movimento riconducibile a un'unica linea estetica e espressione di un unico malessere sociale, l'AACM è un universo multicolore nel quale convivono il caos tipicamente free della Creative Construction Company e il classicismo senza tempo di Air, le sperimentazioni ai limiti dell'elettroacustica dei quartetti cameristici braxtoniani e i bagni rigeneratori nella tradizione tribale di Joseph Jarman e Don Moye, oltreché quella che Braxton ha definito, e dobbiamo ripeterci, una volontà diretta a costruire e non a distruggere, a misurarsi e non a scontrarsi. 
 
(Le citazioni sono tratte da "Musica Creativa" di Franco Bolelli, SquiLibri Edizioni - 1978)
Articolo scritto da Etero Genio 
© 2000 Tuttle Edizioni
 
 
 
 
Famoudou Don Moye