A.A.C.M.: storia e individuazione di un percorso creativo
di Eugenio Sanna
(Musicista, ha vissuto gli anni d'oro dell'AACM come componente del CRIM, Centro per la Ricerca sull'Improvvisazione Musicale di Pisa)
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Al Capone, una 'istituzione' nella
vecchia Chicago......
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Non è un caso se l'A.A.C.M. (Association for Advancement of Creative Musicians) nasce nel 1965 a Chicago. La città fu ed è tuttora un crogiolo ideale per il ribollire di nuove idee, nuovi fermenti, movimenti di idee e uomini. L’umore del lago di Michigan si fa sentire: nel libro delle mutazioni de "I Ching", il lago (Tui) nell'esagramma 54, rappresenta il desiderio di liberarsi dai freni e di avanzare.
Il poeta americano Carl Sandberg (1878) compone i suoi "Chicago Poems" nel 1912 e nella poesia "Chicago" ci da l'immagine fotografica della città: 'Scannatrice di maiali per il mondo, costruttrice di macchine, serbatoio di grano, tu che giochi con le ferrovie e traffichi i prodotti del paese: tempestosa, rozza, schiamazzante, città dalle larghe spalle...'.
Chicago è stata da sempre una città dedita ai commerci, ai trasporti di materie prime, famosa per i suoi macelli e per i traffici leciti e illeciti.... Fu proprio agli inizi del '900 che C. Sandberg insieme ad un gruppo di giornalisti letterati si era ribellato al materialismo della città dei macelli, accendendo una intelligente battaglia per una nuova poesia che sapesse interpretare i tempi nuovi facendo germogliare quegli ideali che stavano sbocciando tra i giganti di cemento e le ciminiere.
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La città a quell'epoca era in pieno fermento. Il jazz si era trasferito da New Orleans, abbandonando le bische e le case di tolleranza di Storyville, mentre i gangsters imperversavano: Jim Colosimo, Johnny Torrio, Dion O'Banion riuniti poi sotto la giurisdizione di Al Capone, avevano costituito un vero e proprio impero attraverso lo spaccio di marijuana e il contrabbando di alcolici alla luce del sole.
Chicago costituiva una realtà a sé stante in cui regnava la diversità proiettando la sua enorme ombra sugli abitanti e sugli artisti di tutti i generi che ne venivano influenzati. Anche la musica si distaccava dal modello tradizionale di New Orleans. La città emanava un fascino particolare, molti i musicisti che si erano fermati rimanendone affascinati: Louis Armstrong, King Oliver, Johnny St. Cyr, Milton Mezz Mezzrow, Eddie Condon tra gli ultimi, per dirne qualcuno, precursori dello stile chicagoano a quel tempo estremamente innovativo per l'epoca e non privo di preziose asperità, ricco di aculei pungenti: basti pensare alla tromba aspra di Louis Armstrong o al banjio 'acuminato' di Johnny St. Cyr, quasi un desiderio di avanzare, progredire, evolversi, liberarsi da ciò che intralcia il cammino, sbarazzandosi dei luoghi comuni imperanti del pensiero e della musica.
La città di Chicago sembra aver quasi dimenticato i fantasmi degli uomini che verso la fine del 18° secolo la popolavano: alla sua origine fu infatti un povero villaggio di indiani. Nel 1871 un incendio la distrusse totalmente. Quel fuoco è rimasto e cova sotto le ceneri creando un'atmosfera tersa, incandescente, ricca e viva di fermenti.
La città, costruita sul lago Michigan, sembra risentire del carattere di questo antichissimo lago artico: l'acqua ferma potrebbe indurre i suoi abitanti ad una calma sconfinante nella passività....
Invece a Chicago fervono attività di tutti i tipi: occupa persino il primo posto in quella editoriale. Come dire che gli opposti si attraggono tra di loro.
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Louis Armstrong, l'inventore dello 'scat' e di
molto altro......
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Milton "Mezz" Mezzrow
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Joseph Jarman. Un tratto distintivo
dell'Art Ensemble of Chicago era l'aspetto visivo,
che li penalizzerà per molto tempo presso
il pubblico più 'tradizionale'. Lo stesso discorso
vale per Sun Ra, ancor più 'visionario', non solo
dal punto di vista musicale......
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All'atto della sua creazione l'A.A.C.M. sanciva per statuto: '...organizzazione senza scopo di lucro, è stata costituita da un gruppo di musicisti e compositori dell'area di Chicago, allo scopo di far conoscere quella musica originale che nelle condizioni attuali, non è presa nella dovuta considerazione. La A.A.C.M. si propone di: 1) coltivare i musicisti giovani e creare musica ad alto livello artistico per il pubblico attraverso programmi destinati a valorizzare la musica creativa. 2) Provvedere a che i musicisti creativi abbiano ampie possibilità di lavoro. 3) Costituire un esempio di moralità per i musicisti. 4) Glorificare la tradizione dei grandi musicisti del passato.'
Il suo fondatore fu Richard Abrams attorno al quale ruotavano musicisti neri quali: Anthony Braxton, Leroy Jenkins, Maurice McIntyre (Kalaparusha), Thurman Barker, Leo Smith, Steve McCall, Fred Anderson, Lester Bowie, Joseph Jarman, Roscoe Mitchell, Malachi Favors, Wallace McMillan, Henry Threadgill, Sun Ra ed altri.
Dunque nello statuto del '65, venivano descritti gli atti della 'new music' di cui parlerà dieci anni più tardi in "Creative Music" Leo Smith.
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In questo musicista, scrittore e teorico, leggiamo: 'l'A.A.C.M. è una cooperativa di musicisti, danzatori, pittori, poeti, che hanno scelto di presentare la musica creativa attraverso la promozione di opere originali di artisti neri.' Non occorre dimenticare che quegli anni furono per i neri d'America, indimenticabili, densi di avvenimenti e in Europa, parallelamente, i moti del '68 favorivano l'esplosione delle idee.
Come sostiene Joseph Jarman, la musica di questa associazione è nata come ricerca all'interno del corpo del popolo nero per dar voce al suo spirito: '... la musica insegna l'amore per ciò che tu sei - nero è bello. ' Forse all'epoca questo modo di pensare era sicuramente più vicino a quello che rappresentava lo Zeitgeist di quel periodo. I musicisti aderenti all'A.A.C.M. sembrano rispettare fedelmente i passi dello statuto costitutivo soprattutto al punto quattro: la tradizione è quantomai viva in gruppi quali l'Art Ensemble Of Chicago o la Myth-Science Arkestra di Sun Ra o il Roscoe Mitchell Sextet o persino in musicisti come Anthony Braxton o Leroy Jenkins e Leo Smith.
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Lester Bowie in uno scatto recente. Prima della
sua scomparsa, oltre che nell'AEOC, ha militato
in vari progetti (la Brass Fantasy tra tutte), senza
contare le collaborazioni al di fuori dell'ambito
jazzistico (una su tutte: David Bowie)
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Roscoe Mitchell in una foto recente,
scattata ad un concerto a Fano
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L’accento è dunque da porsi anche sul concetto di musica creativa, indagato sempre da Smith: 'Ciò che si richiede è che il nuovo improvvisatore creativo possieda un'assoluta abilità nell'organizzare istantaneamente, suono, silenzio e ritmo grazie alla propria intelligenza creativa. Si definisce creativo questo tipo di nuovo musicista, un essere sensibile che ha una profonda ispirazione e vi risponde cercando di instaurare una perfetta armonia tra mente e corpo. 'Per Smith, per raggiungere questo livello musicale più avanzato, occorre sbarazzarsi di tutto ciò che è potere. Sono tempi di nuovi avventi spirituali: nelle idee e nel sound prodotto dai membri dell'A.A.C.M. c'è la ricerca di un'individuazione di tipo collettivo che avviene attraverso il recupero delle proprie radici stanche, la liberazione di un'immagine quasi cristallizzata resa opaca da anni di servilismo nei confronti dei bianchi. La purificazione si può ottenere attraverso la conoscenza di sé: non a caso leggiamo in "Black Case - Return From Exile" di Jarman, in cui si parla anche di zen: 'Gioia e forza, uomini nutriti di zen, riso e ricchezza dell'ascolto.' Lo zen nella sua prassi di meditazione tende ad esautorare l'Io, questo per una questione di recupero del vuoto. Le linee geometriche di Braxton si configurano agilmente attraverso gli spazi o la musica si rifà proprio alla città come in alcune opere prime dell'Art Ensemble Of Chicago. Sembrerebbe quasi che la musica voglia produrre delle immagini, quasi affreschi sonori, spaccati di questa o quella situazione.
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Un caso tipico di come la musica abbia seguito un suo percorso immaginativo è quello del compositore classico inglese, Michel Tippett, in cui nella sinfonia N° 4 "Suite For The Birthday Of Prince Charles" eseguita oltretutto nella sua prima dalla Chicago Simphony Orchestra nell'ottobre del '77, insegue e tenta di descrivere un'immagine dal vivido contenuto emotivo, vista in gioventù.
Nelle idee dell'A.A.C.M. convive, come fuso in un crogiolo, il patrimonio culturale di quegli indiani che, verso la fine del 18° secolo, si stanziarono sulle sponde del lago dando vita ad un vero e proprio villaggio. In pieno duemila sono state riunite tra loro diverse forme di musica nera dell'Africa ma anche di altre parti del mondo, verso quella che si potrebbe definire come una sorta di worid music.
(Si ringraziano Stefano Arcangeli, Roberto Terlizzi e lacopo Andreini per il materiale fomitomi da consultare)
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Sir Michael Tippett
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Titoli delle opere citate:
"I Ching - II libro della mutazione" (Arnoldo Mondadori, 1975)
"Chicago" di Carl Sandberg (Edizioni Avanti! Milano, 1961)
"II libro del jazz" di S. G. Biamonte, E. Micocci (Universale Cappelli)
"II libro del jazz" di Joachim E. Berendt (Aldo Garzanti Editore, 1973)
"Free Jazz / Black Power" di Philippe Caries e Jean-Louis Comolli (Giulio Einaudi Editore, 1973)
"II negro e l'altro" di Frantz Fanon (II Saggiatore Milano, 1972)
"Note sulla natura della musica" di Leo Smith (Nistri-Lischi Editori Pisa, 1981)
"Black Case volume 1 e 2 - Return from exile" (Art Ensemble Of Chicago Publishing - Chicago)
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Articoli citati:
"La nuova musica di Chicago" di Stefano Arcangeli (Musica Jazz N°11, Novembre 1976)
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© 2000 Tuttle Edizioni
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