Led  Zeppelin

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Nel 1965 Londra stava conoscendo il British blues degli Yardbirds, gruppo di Keith Relf ed Eric Clapton. Ma quest'ultimo non convinto dello stile che Relf vuole dare al gruppo e decide di andar via sostituito da Jeff Beck. Ma nel gruppo non fila tutto liscio e nel '66 il bassista Paul Samwell-Smith se ne va sostituito dal giovane Jimmy Page. Ma la tecnica di Page sconvolge i ruoli all'interno del gruppo e così Jimmy va alla chitarra e Chris Dreja al basso. Dopo il disco "Little Games", senza Jeff Beck, il gruppo si scioglie; tuttavia, il manager Peter Grant ha firmato dei contratti e Page cerca qualcuno per un gruppo da chiamare New Yardbirds.
Nel 1968 assiste a un concerto degli Hobbstweedle, e vede per la prima volta Robert Plant. "Il solo ascoltarlo mi faceva sentire nervoso. A distanza di anni, accade ancora: il suo canto è una sorta di gemito primordiale". Il terzo tassello è rappresentato da John Paul Jones, piuttosto attivo come strumentista e produttore artistico per Rolling Stones, Donovan e Herman & the Hermits: già da qualche tempo aveva seguito le mosse di Page e fiutò le potenzialità di un gruppo cui mancava ormai solo un batterista: questo venne trovato in John "Bonzo" Bonham, uso a foderare i rullanti e i tom di carta stagnola per fare più rumore. "Ci ritrovammo a suonare in una stanza", ricora Page, "e dopo poco ci rendemmo conto. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme". Nel gennaio 1969 uscì LED ZEPPELIN, trenta ore di registrazione per un costo di 1.782 sterline: un successo anche in America, dove entra nei Top 10; un salto di qualità per il rock-blues senza tradire le proprie origini nemmeno nelle incursioni nella musica tradizionale ("Babe I'm gonna leave you"). Già cominciano le prenotazioni per il secondo disco, che arriveranno a 350.000 unità. Il successo del gruppo è immediato, e inizia un decennio di pura "rock-stardom": le folli notti dei componenti del gruppo appartengono alla leggenda del rock; altrettanto leggendaria la propensione a certe influenze spirituali e qualcosina di più: Jimmy Page si interessò molto alla figura di Alister Crowley, sacerdote di Satana che ispirò anche i Black Sabbath e i Rolling Stones.
LED ZEPPELIN II è dell'ottobre 1969, e non solo non delude le attese dei fans, ma ne guadagna di nuovi grazie all'impatto di "Whole lotta love" e "Moby Dick".
Nel 1970, i quattro si prendono un periodo di vacanza nel cottage gallese di Bron-y-aur, che contribuirà a indirizzarli verso il recupero di strumenti e arie della tradizione celtica. Un primo risultato è LED ZEPPELIN III, dove il fragore di "Immigrant song" è bilanciato dalle trame gentili di "Tangerine" o "That's the way". Tanta dolcezza non intralcia la dimensione mastodontica che stanno assumendo i loro tour: nel 1971 capitano anche a Milano, ospiti del Cantagiro dove sono destinati ad esibirsi prima di Albano. La calca fuori dal velodromo Vigorelli è paurosa, e la polizia carica coi lacrimogeni. Plant è disgustato dall'organizzazione: "Non verremo mai più a suonare in Italia". La promessa sarà mantenuta.
Nel novembre 1971 esce LED ZEPPELIN IV o "Zoso", come alcuni fans lo nominano 'LEGGENDO' la dicitura di uno dei simboli carichi di chissà quali significati esoterici che i quattro hanno scelto per emblemi. Superclassico del rock, "IV" è l'apogeo di un modo di fare rock inimitabile: il rock possente ma per nulla banale di "Black dog", l'adrenalina di "Rock'n'roll", le delicate atmosfere di "Battle of evermore" e "Going to California", e la monumentale "Stairway to heaven" entrano a pieno titolo nella storia del rock. Nel 1972 Page va in India a imitazione dei Beatles e di Mick Jagger qualche anno prima; di lì a poco qualcuno scopre che il messaggio "if you listen very hard" contenuto in "Stairway to heaven" è letterale: facendo girare il solco al contrario, la puntina rivela una dolce elegia a Satana intonata da Plant.


Nel marzo 1973 esce HOUSES OF THE HOLY, prima parziale delusione, anche a causa dell'impossibile raffronto con il disco precedente. C'è una ricerca di suoni nuovi, di atmosfere più sofisticate nelle quali è evidente la mano di John Paul Jones, che si dedica sempre più al mellotron in brani di notevole spessore come "No quarter" o "The rain song". Compare persino un reggae, "D'yer Mak'er". La popolarità "live" del gruppo comunque è esente da pericoli, e anche le vendite di HOUSES OF THE HOLY permettono la creazione della Swan song, etichetta del gruppo che imita anche in questo caso la Apple dei Beatles e la Rolling Stones Records. Primo frutto è PHYSICAL GRAFFITI (1975), doppio album discontinuo nonostante alcuni lampi: il suono appare sempre più involuto, ma effettivamente unico nel suo genere: "Kashmir" è il manifesto dei "secondi" Led Zeppelin: una fusione ambiziosa di rock, blues e musica tradizionale asiatica.
Il 1976 è l'anno di PRESENCE, meno pretenzioso ma anche meno ispirato, dove ci si rifugia nei toni epici di "Achille's last stand", che sembra sottolineare la dimensione omerica di una megaband sempre meno interessata ai tempi che corrono: nella loro Londra il punk sta esplodendo, ma per gli Zep la canzone non cambia: THE SONG REMAINS THE SAME è il titolo del doppio album dal vivo e del film in uscita alla fine del 1976. Un'autocelebrazione, che precede un periodo buio di problemi personali e familiari, al termine del quale il gruppo, sempre veneratissimo, dà alle stampe IN THROUGH THE OUT DOOR, nei negozi nel 1979. Intriso di tastiere, composto in una sorta di limbo, è la testimonianza di una band che si è volontariamente allontanata dalle proprie radici blues, e si trova a proprio agio tra voglie di musica "progressive" quasi alla Yes. Durante le prove del nuovo, attesissimo tour, John Bonham viene trovato morto, a causa del cocktail di alcool e psicofarmaci che lo aiutavano a sostenere i ritmi elevatissimi e le performance straordinarie cui il gruppo aveva abituato il pubblico. I tre superstiti decidono che continuare non avrebbe senso. Abbastanza ricchi da potersi divertire con la musica, intraprendono diverse carriere, la più fortunata delle quali (senza esagerare) è quella di Plant, mentre deludono le prove di Page nei Firm, con Jeff Beck e con l'attesissimo disco solista "Outrider". Ogni tanto il gruppo si regala, in modo disincantato, ai fans osannanti: con la session "old rock" degli Honeydrippers (1984) al Live Aid, (Phil Collins alla batteria) in un concerto celebrativo per il compleanno della Atlantic, (Jason Bonham, figlio di John, dietro i tamburi). Poi, la sorpresa: Page e Plant in tour assieme (anche in Italia, per una eccellente performance sotto un alluvione nel 1994 a Milano) e in un disco, "No quarter", a metà tra l'unplugged e il nuovo lavoro. Spiccano alcune spettacolari versioni di "Kashmir" e "Gallows Pole", ma John Paul Jones, impegnato nel frattempo con Diamanda Galas, se ne ha a male. "Potevano chiedermelo, tanto più che hanno intitolato il disco come una canzone che mi appartiene in modo particolare". "Sarebbe stato come riformare i Led Zeppelin, e non era quello che volevamo", spiega Plant. Nel 1997, anche per placare una fame di bootleg che a diciassette anni dallo scioglimento non accenna a diminuire, viene pubblicato il doppio "The BBC sessions", con esecuzioni dal vivo risalenti al 1971, selezionate dallo stesso Page.