MARINA, RIAMMESSA NEL MONASTERO, MUORE SANTAMENTE.
Rientrata nel
monstero, la Santa Verginella eseguì con scrupolosa
esattezza gli uffici a lei imposti, ma per poco tempo,
perchè debole fanciulla, delicata di costituzione,
vissuta sempre fra le fatiche, i disagi e i patimenti,
consumata dalla straordinaria penitenza, sofferta per
cinque anni continui, ben presto si trovò prossima al
termine dei suoi giorni. Se ne stava perciò più che
l'era possibile rintanata nella sua cella, esercitandosi
in fervorose e infocate preghiere al Signore;
tratteneva
l'anima sua in atti di umiltà e tenerezza verso Dio.
Finalmente, vedendo il Signore quanta fosse perfetta la FEDE e la pazienza della sua
fedele serva, da essere degna del guiderdone celeste, la
chiamò a godere le gioie e la felicità nei suoi eterni
tabernacoli.
Erano trascorsi
tre giorni dalla beata morte di Marina ; l'Abate e i
monaci non l'avevano più vista a pregare nell'ora del
coro e delle preghiere in comune, perciò alcuni di essi
si recarono nella sua cella dove trovarono che essa aveva
consegnato la sua bell'anima, ricca di meriti, nelle mani
del suo sposo Gesù.
L'Abate
spaventato di una morte quasi inaspettata, disse ai suoi
frati :
<< Vedete
quanto grande è stato il peccato di Marino che il
signore non ha voluto dargli neppure tempo di penitenza,
ciò non di meno, componete il suo corpo, ma seppellitelo
in un luogo lontano dal monastero>>.
Ma quale non
fù la meraviglia dei monaci, quando recatisi nella cella
della Santa per lavare e comporre, secondo l'uso di quei
tempi, il suo corpo benedetto conobbero che era, non un
uomo, come essi avevano fino allora creduto, ma una Donna, una Innocente Fanciulla.
Piansero tutti,
e più di tutti l'Abate, che era stato verso di lei tanto
severo, dichiarando che tanta santità e tanta penitenza
non s'era mai vista al mondo. Prostrato per terra,
stringendo e baciando i piedi della Santa esclamava con
effusione di lacrime:
<< Gesù,
Dio mio, perdonami, perchè ho peccato per ignoranza nel
punire la casta tua Sposa, e tu, o Santa Verginella,
anche Tu perdona, per pietà, la mia severa condotta !
Perdona, ti supplico, per i tanti rigori ai quali ti ho
condannato, ti scongiuro di non farmi condannare dal
Signore per averti così maltrattata; tu non hai mai
manifestato il segreto della tua vita ed io perciò non
ho mai conosciuto la tua illibata innocenza!>>
Così pregò a
lungo e poi ordinò che quel sacro corpo fosse lasciato
nella chiesa per diversi giorni, a pubblica e solenne
venerazione dei fedeli, i quali a quella notizia
accorsero dalla città, dai monasteri vicini, dalle
campagne a venerare quella meraviglia, lodando il Signore
nella sua Santa Serva.
La morte
preziosa di Marina avvenne il giorno 8 febbraio; nei
giorni seguenti, fu un'accorre come si è detto a mille
di devoti, che con inni gioia, con canti e salmi vollero
innalzare fino al cielo la Santità di quella Vergine,
così straordinaria. Il 12 febbraio poi, fu una vera
Apoteosi : si fecero alle venerate reliquie solennissimi
funerali, presenti in tutti i monaci convenuti dai
monasteri più lontani e dopo che tutti ebbero baciato
mille e mille volte quel corpo purissimo, lo deposero in
una insigne cappella del grande e famoso Cenobio.
Molti furono i
miracoli che il degnissimo Dio compì per glorificare la
sua Serva, ma uno in modo speciale ne operò col quale
volle dimostrare quanta grazia, quanto potere avesse
conseguito Marina presso la Divina potenza per la sua
vita del tutto straordinaria. La figlia dell'albergatore,
la diffamatrice di Marina, fu invasa dallo Spirito
Maligno, che la straziava in mille modi, e conoscendo
essa quanto giustamente avesse meritato quel castigo,
corse al sepolcro della Santa, confessando ad alta voce
il suo terribile peccato e implorando, con lacrime e
preghiere, che venisse liberata da quello spirito
d'inferno che non le dava un momento di pace.
Per le
preghiere dei monaci e di tutti i presenti, che
fervorosamente invocavano sulla sciagurata donna la
protezione della Santa Verginella, essa venne liberata
dall'immondo Sipirito. Da quel giorno il sepolcro di
Marina divenne sempre più glorioso; dalle città più
lontane accorrevano in processione i devoti della Santa
per essere da Lei beneficati, e tutti se ne partivano
consolati, benedicendo il signore per le infinite
meraviglie che operava ad intercessione di quella
Benedetta, che volle essere infamata, esercitare la più
aspra e straordinaria penitenza per il peccato non suo.
|