TRASLAZIONE DEL CORPO DELLA SANTA A VENEZIA.
E' noto che in
ogni epoca i fedeli riconoscendo nei Santi non solo i
gloriosi campioni della Fede, ma ancora i più valevoli
intercessori presso Dio, posero sempre grande studio per
arricchirsi delle loro preziose reliquie, e per salvarle
dall'odio sterminatore degl'Infedeli e degli Eretici.
Perciò non tutti i corpi dei servi di Dio, morti in
odore di santità e perciò venerati dalla Chiesa,
rimasero nel luogo ove furono tumulati, e chi volesse
fare la storia delle traslazioni delle reliquie dei
Santi, dovrebbe scrivere grossi volumi.
Il culto
dell'eroina S. Marina cominciò nel giorno stesso della
sua beata morte nella cappella del monastero ove fu
depositata la venerata salma, e l'agiografo della sua
vita narra che la devozione verso la Santa operatrice di
miracoli a pro di tutti, crebbe di giorno in giorno, e
divenne fervorosa in tutta la Siria.
Il corpo della
Santa Verginella era custodito con le cure più gelose, e
quando avvennero le incursioni Saracene e Persiane nella
intera Fenicia, mettendo a sacco e fuoco i monasteri e le
chiese di quella regione, i Cenobiti furono obbligati a
trasportare altrove le cose più sante e più preziose.
Anche il
monastero di Canobin subì la stessa sorte e i Religiosi,
quando dovettero abbandonare quel luogo di pace e di
preghiera, tra le altre cose, trasportarono con sè il
corpo benedetto della nostra Santa, e fermatisi all'isola
di Cipro, lo collocarono provvisoriamente in una chiesa.
In seguito, gl'imperatori bizantini, per far
rassomigliare Costantinopoli a Roma, non solo la facevano
chiamare nuova Roma, ma ancora con grande studio
trasportarono in essa, dalle provincie soggette
all'impero, le reliquie più preziose.
Si narra che
regnando una imperatrice di nome Marina, molto devota
della Santa, per meglio assicurare dalle possibili
incursioni dei Barbari il suo sacro corpo, ordinò che
venisse collocato nei sobborghi della Città imperiale.
E' risaputo che
i Maroniti, al cui rito appartenevano i monaci del
convento di Canobin, avevano in Romania diversi monasteri
del loro Ordine.
Sul principio
del secolo XIII, un tale Giovanni Bora, mercante
veneziano, che aveva percorso a causa del suo commercio
le terre del Levante ed aveva appreso dai Maroniti ad
amare e venerare Santa Marina, si adoperò, non solo per
l'influenza che gli veniva d'essere egli cittadino della
Serenissima Repubblica di Venezia, che allora aveva
grande potenza in tutto Oriente, ma ancora, pagando i
custodi di quel luogo, ove si trovava il sacro corpo, e
sborsando una forte somma di denaro, otte di portarlo
nella sua Patria.
Pare che l'oro
ebbe gran potere su quei Greci, più delle preghiere:
Giovanni ebbe il corpo intero della Santa, lo depose,
senza perdere tempo, sopra una nave e salpò di notte
tempo alla volta dell'inclita città di Venezia. Qui
giuntò, volle impreziosire di quel sacro deposito la sua
Parrocchia, che al nome di S. Liberale accopiò presto
quello di S. Marina.
La Santa
mostrò presto quanto fosse efficace il suo patrocinio
presso Dio a pro dell'alma Città. Il suo culto fu in
ogni tempo grande presso i Veneziani, ma si accrebbe e
prese una forma civile, mentre prima era di carattere
esclusivamente ecclesiastico, nel 17 luglio dell'anno
1509.
Allora, nelle
gravi angustie della guerra di Cambrai, le armi della
Serenissima Repubblica, messe dotto il Patrocinio di
questa inclita Vergine, poterono riconquistare la città
di Padova, le cui chiavi in seguito vennero conservate
nella chiesa della Santa.
In tale
circostanza la gloriosa Vergine fu dichiarata <<
Patrona Minus principalis >> di Venezia. Il Senato,
considerando che questo felice avvenimento era una grazia
dovuta alla protezione di S. Marina, decretò che il 17
luglio di ogni anno fosse il giorno festivo che il Doge
con lo stesso Senato dovesse recarsi con gran pompa alla
chiesa della Santa, assistere alla messa solenne e
baciare le sante spoglie.
In quel giorno
si esponeva un gonfalone sul quale era dipinta la Santa e
a piedi di essa, a caratteri di oro, era scritto il
seguente distico:
Hanc tibi
debemus Troiani Antenoris urbem Praesidii memores, diva
Marina, tui.
Dopo il 1810,
per le vicende dei tempi, la bella chiesa dedicata a S.
Liberale e a S. Marina fu distrutta; il corpo della cara
Santa fu trasportato in S. Maria Formosa, dove tuttora si
può venerare, deposto in una sontuosa cappella, ricca di
marmi e di oro. I Parroci di S. Maria Formosa per
mantenere viva e venerata, in mezzo ai fedeli Veneziani,
la memoria e il culto di S. Marina, con emulazione
ammirabile, con grande amore tramandarono gli uni agli
altri le gesta di una Santa, che i padri gloriosi
onorarono in ogni tempo, come uno dei più valevoli
presidii per l'indipendenza della Serenissima Repubblica
di Venezia.
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