LUOGHI
STORICI
VALDESI

Nulla sia più forte della vostra fede:

i luoghi della sofferenza


Nonostante le promesse ducali, nel 1655 vi fu un nuovo attacco alle Valli. Tutti i villaggi vennero bruciati, gli abitanti torturati e uccisi senza alcuna pietà, i beni saccheggiati. Quando tutto sembrava perso, la fede e il coraggio di alcuni Valdesi scampati risollevarono le sorti. Essi sono:
  • Il pastore Giovanni Leger, che riuscì ad informare i governi protestanti europei dell'eccidio avvenuto e ad ottenere aiuto diplomatico dall'Inghilterra e dai Cantoni Svizzeri.
  • Giosuè Janavel di Rorà e Bartolomeo Jahier di Pramollo, che organizzarono la resistenza armata con veloci azioni di guerriglia.

L'attacco del duca sabaudo suscitò in Inghilterra ira e sdegno. Il poeta John Milton attraverso potenti espressioni descrisse le tragiche scene della persecuzione. Cromwell stesso guidò l'azione nei confronti della corona sabauda; in questo validamente sostenuto dai rappresentanti dei cantoni Svizzeri e dei Paesi Bassi.

Le Patenti di Grazia che il duca fu costretto concedere riportarono la situazione più o meno alle condizioni del precedente Accordo di Cavour.

Ma la tranquillità non durò a lungo. La revoca nel 1685 in Francia dell' Editto di Nantes portò alle famose Dragonnades contro gli ugonotti francesi e contro i Valdesi delle vallate alpine in quel momento sottoposte alla Francia (Val Freyssinière, Queyras e parte della val Chisone).

Anche in Piemonte il duca Vittorio Amedeo II emanò un editto analogo. Ai valdesi era imposto di abiurare la loro fede o andare in esilio in Svizzera. Essi scelsero invece di resistere sulle loro terre.

Un esercito al comando del generale Catinat "saccheggiò, ammazzò, bruciò tutto quello che trovò sul suo cammino." Nella relazione al duca è ben descritta la ferocia dei soldati: «pigliano i fanciulli dal seno delle madri e li tagliano a pezzi, uccidono barbaramente donne e vecchi decrepiti... Ho letto molte altre crudeltà delle passate guerre, ma nessuna simile.» Quelli che si arresero finirono nelle carceri dove la maggior parte morì di stenti e malattie.

Nonostante gli accurati rastrellamenti, un centinaio di Valdesi riuscì a sfuggire alla cattura. Ritrovatisi quando le truppe se ne furono andate, cominciarono una guerriglia disperata piombando con energia e seminando il terrore sul fondovalle, nella pianura e nelle valli vicine. Questo pugno di Invincibili diventò rapidamente un incubo per il duca, che aveva pensato di rivendere i poderi delle Valli a coloni cattolici.

Intanto i Cantoni protestanti svizzeri si erano mossi per salvare i Valdesi dalle carceri e portarli in Germania. Alla fine si giunse ad una soluzione.

Gli Invincibili poterono espatriare in Svizzera armi in pugno. I loro famigliari sopravvissuti li seguirono ed in seguito anche i valdesi sopravvissuti trovarono ospitalità all'estero.

Di una popolazione di circa 16.000 persone solo 3.400 si salvarono. La "pulizia etnica" delle Valli era compiuta.