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La difesa di Rorà


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25 aprile: il primo tempo
26 aprile: il secondo tempo
27 aprile: il terzo tempo
1° maggio: il quarto tempo

Preludio: le Pasque Piemontesi

Il 25 gennaio 1655 il giudice sabaudo Gastaldo emanò un'ordinanza che ingiungeva ai Valdesi abitanti i territori della Torre, di Luserna,San Giovanni, Fenile, ecc. e loro finaggi di ritirarsi entro i limiti tollerati e cioè Angrogna, Villar, Bobbio, Rorà e la "Ruata dei Bonetti". È questa la prima mossa del disegno di casa Savoia di nettare definitivamente l'eresia valdese dai suoi territori.

Il 17 aprile arrivarono alle Valli 700 soldati al comando del marchese di Pianezza, e successivamente altri sei reggimenti francesi che furono acquartierati forzatamente in tutte le borgate delle valli. Poi, tra il 24 e il 27 aprile, si consumò il massacro programmato della popolazione valdese; le case furono saccheggiate, i templi distrutti, i Valdesi costretti a scegliere tra l'abiura e una morte orrenda; i superstiti e gli sbandati trovarono rifugio in parte in montagna e in parte nel Queyras e in val Perosa.

Mentre in tutta Europa si diffondeva la notizia delle stragi e distruzioni, suscitando l'indignazione dei paesi protestanti, il 6 maggio il marchese considerava ormai risolto il problema valdese:

"Già si sono piantate le insegne vittoriose in tutto il recinto di questi alpestri monti... non si sentono più armi ribelli, ogni cosa è deserta... estinta la perversità"
Nel mezzo di questi avvenimenti si situa l'Epopea della difesa di Rorà. Protagonisti sono Giosuè Gianavello ed alcuni compagni valdesi, che per parecchi giorni tennero testa agli assalti dell'esercito nemico.