|
Nel desolato spazio archeologico del
Teatro, fra rovine degli antichi fasti e le moderne attrezzature dei lavori
in corso per un auspicato giubileo di salvazione, irrompe il dionisismo
del Rock come segno esistenziale e aggregante dell'oggi. Se è giusta
la teoria del filosofo*, per cui questo suono "è prima di tutto
il battere delle cose sui nostri nervi, l'esempio più vivido dell'affermarsi
del fugace e del nostro desiderio di perderci in esso", nulla meglio del
Rock come estremo tentativo per prendere di petto il pubblico e coinvolgerlo
ad una proficua partecipazione, alla quale ormai la sola parola sembra
non bastare più.
|
|
E
quale autore, se non Plauto, poteva aiutarci all'esperimento? Il grande
commediografo latino, infatti, dovette ricorrere ai "cantica" e inventarsi
un linguaggio dove azione e sentimento, verità e ridicolo si sommassero
per rendere quanto più plastica, mossa ed efficace l'opera sua presso
platee distratte e disincantate quali dovevano essere anche quelle del
suo tempo. Truccò i prototipi greci e romani e diede loro gli usi
e i costumi dei propri connazionali. Ecco allora qui il "Lare domestico"
di "Aulularia" (in un tempo dove solo la musica sembra ricordarci il divino)
farsi Rockstar per promuovere l'azione cantando e muovendo i personaggi
della favola. E questi non indosseranno un costume d'epoca, bensì
- a mo' di maschere - un fantasioso segno della loro estrazione etica e
sociale quale può intendersi nel comune immaginario dei nostri giorni
dopo venti secoli e passa di storia da quando essi videro la luce. |
|
Mario
Scaccia |
|
*Manlio
Sgalambro, "Teoria della canzone". Passaggi Bompiani. |
|
INTERVENTI
PER L'ADATTAMENTO
-
La commedia è arrivata a noi mutila
del finale, ma, con la perdita della pentola, finite le ansie di Euclione,
la favola può dirsi conclusa. Comunque si è provveduto ad
immaginare un possibile epilogo rielaborando i pochi frammenti pervenutici
e i versi dell'umanista Codro Urceo da Rubiera che nel sec. XV cercò
di colmare la lacuna.
-
Il congedo d'obbligo è stato affidato
al Lare, Rockstar del gruppo assunto a conduttore della vicenda e in forma
del tutto inedita.
-
Sono stati composti i brani musicali;
alcuni commenti del Lare; il coro dei cuochi e delle flautiste al loro
arrivo; il testo di "Troppi padroni al mondo" cantato da Strobilo e in
cui non poteva non riflettersi una considerazione aggiornata sull'avarizia
come possesso, causa di tutti i guai del mondo.
-
L'invenzione di un Tizio per evitare quanto
più possibile personaggi monologanti soli in scena. Qui il monologo
resta privilegio esclusivo di Euclione quale espressione dei suoi rovelli
interiori e della vecchia Stafila, rimbambita dall'età, dal vino
e dalla paura.
-
Le due flautiste, che non parlano, ma
danzano soltanto, sono le due sole presenze muliebri della Compagnia, che
ricalca quella plautina, dove gli "actores" erano in numero di sei e ricoprivano
anche ruoli femminili.
|