Torna alla homepage di Pierre Csillag
|
|
|
Durante la mia vita, ho avuto modo di usufruire di due culture: l'una scientifica, l'altra musicale. La gente mi chiede spesso: "Come hai potuto conciliare questi due domini apparamente tanto lontani l'uno dell'altro?
La scienza e la musica non sono tanto lontane come sembrano. La mia cultura scientifica mi ha molto aiutato nell'analisi delle opere musicali, e io ho sempre fatto intervenire le mie conoscenze musicali nella mia professione d'insegnante.
Interpretare un pezzo di musica richiede di capire la sua struttura (intellettuale ed emozionale), di imparare le note, poi di prevedere come rendere intelligibile la struttura al pubblico, colla sua interpretazione. Il tutto in maniera tale da mantenere sempre l'interesse del pubblico per l'ascolto.
Insegnare una materia richiede di seguire esattamente il stesso processo: si tratta, infatti, di capire il soggetto, di approfondirlo e poi di prepararlo affinchè lo studente percepisca il massimo di tutto ciò che verrà spiegato. Il tutto in maniera tale da mantenere sempre l'interesse dello studente per la materia.
La tecnica per comunicare la struttura e la motivazione è la stessa sia nell'interpretazione musicale sia nell'insegnamento. Di fatto, si tratta semplicemente di due adattamenti particolari delle tecniche di interpretazione teatrale. Tutto quello io ho potuto sperimentare nella pedagogia delle materie scientifiche, l'ho fatto grazie alla mia esperienza d'interpretazione musicale.
Anche l'essere bilingue vuol dire usufruire di due culture differenti.
Nato ungherese, ho avuto la fortuna di frequentare una scuola francese a Budapest dall'età di sette all'età di dieci anni. Così, quando sono emigrato in Francia all'età di diciotto, avevo già acquisto una buona conoscenza della lingua francese, cosa che mi ha permesso di diventare bilingue abbastanza rapidamente.
Quando uno vive nel paese nativo, le maniere di ragionare, e le scale dei valori sembrano immutabili, assoluti. Nel nuovo paese tutto questo deve riconsiderarsi. In particolare mi sono accorto, dopo qualche tempo, che la nuova lingua mi aveva fatto acquistare nuove maniere di pensiere.
Questa idea delle due lingue, trasportando due culture diverse, mi ha spronato ad iniziare un'esperienza appassionata colla mia ragazza Dora. Io le parlo sempre ungherese ed oggi (1998) ella ha sette anni e capisce perfettamente la lingua del mio paese d'origine. Quando andiamo in Ungheria, ella parla un ungherese molto corretto con tutti quelli che non conoscono il francese. Apparentemente, l'esperimento sta riuscendo.
All'inizio di questa esperienza, parecchia gente ha messo in guardia: la bimba potrebbe mescolare le due lingue e, alla fine, avrà difficoltà per parlare l'una e l'altra. Ci siamo informati da alcuni psicologhi e, cercando anche nella letteratura specializzata, abbiamo trovato che il rischio esiste solamente nelle famiglie dove c'è un conflitto tra i parenti. Il bimbo rischio allora di cristallizzare il conflitto di persone in un conflitto di lingue.
Il principio fondamentale è: una stessa persona deve sempre parlare la stessa lingua col bimbo. In teoria, non c'è alcun limite al numero delle lingue parlate al bimbo, purchè tutti gli interlocutori rispettino questo principio.
La mia esperienza conferma perfettamente questa idea: Dora è molto fluida in francese, abbastanza precisa in ungherese e, se occorre, è anche capace di fare la traduttrice tra le due lingue.
Torna alla mia homepage