Busseto,
in provincia di Parma, centro agricolo a una quindicina di chilometri dalla
via Emilia, all’epoca in cui, alle Roncole - una sua piccola frazione -
nacque Giuseppe Verdi, era una piccola borgata composta da poche case e
da alcune cascine. (1)
La famiglia Pallavicino, storicamente
promotrice e protettrice della cultura e delle arti, aveva a lungo esercitato
la propria signoria nel territorio, lasciando, dopo la propria estinzione
avvenuta alla fine del Seicento, numerose tracce del proprio mecenatismo
anche nella piccola Busseto: in particolare, istituzioni artistiche e filantropiche
e due biblioteche dotate di ricchissimo materiale e di volumi rari. Sostanzialmente
per iniziativa dei Pallavicino, all’inizio dell’Ottocento vi erano a Busseto
un ginnasio, una scuola di pittura, due accademie a indirizzo letterario
e umanistico, una cappella musicale. Tutte istituzioni gestite a quell’epoca
dal Monte di Pietà e d’Abbondanza, che ogni anno destinava tradizionalmente
un certo numero di borse di studio ad allievi meritevoli che disponessero
di scarse o insufficienti possibilità economiche.
Nel 1813 il paese era di fatto territorio
francese e faceva parte del dipartimento del Taro: Napoleone Bonaparte
vi aveva insediato un prefetto francese e i registri dello stato civile
erano redatti nella lingua considerata ufficiale, cosicché l’atto
di nascita di uno dei più grandi musicisti italiani venne trascritto
appunto in lingua francese:
L’an 1813, le jour douze d’octobre,
à neuf heures du matin, par-devant nous, adjoint au maire de Busseto,
officier de l’État civil de la commune de Busseto sus-dite, département
du Taro, est comparu Verdi Charles, âgé de 28 ans, aubergiste,
domicilié à Roncole, lequel nous a présenté
un enfant du sexe masculin, né le jour 10 du courant, à 8
heures du soir, de lui déclarant et de Louise Uttini, fileuse, domiciliée
à Roncole, son épouse, et auquel il a déclaré
vouloir donner les prénoms de Joseph-Fortunin-François...
(2)
Nell’anno successivo a quello della
nascita di Giuseppe Verdi, dopo la sconfitta subita dall’imperatore Napoleone
a Lipsia, anche gli staterelli italiani amministrati dai francesi furono
attraversati e saccheggiati da truppe austriache e russe. La leggenda,
che spesso s’intreccia alla verità storica quando si tenti di risalire
agli avvenimenti riguardanti l’infanzia di persone poi divenute illustri,
vuole che la madre di Verdi, terrorizzata per le razzie dei soldati, si
rifugiasse con il piccolo Giuseppe in cima al campanile della chiesa parrocchiale
di Roncole, proprio vicino alle campane... Oppure si vuole che l’attitudine
alla musica sia nata con la presenza alle Roncole di musicisti ambulanti,
o ancora, in chiesa, al suono dell’organo, che pare distraesse il chierichetto
Giuseppe Verdi dal servizio durante le funzioni religiose, al punto da
fargli dimenticare di porgere al sacerdote, nel corso della messa, le ampolle
con l’acqua e il vino, "guadagnandosi" perfino, a causa di tale colpevole
disattenzione, una pedata del celebrante (al quale il giovanissimo Verdi
avrebbe peraltro lanciato quell’invettiva che, pare, abbia avuto più
tardi una inopinata quanto comprovata realizzazione: "Dio t’manda ‘na sajetta!").
Siano
o meno credibili gli aneddoti, dei quali del resto abbondano tutte le biografie
dedicate a personaggi celebri, è certo che Verdi non fu un cosiddetto
"bambino prodigio". Altrettanto evidente è che comunque una certa
attitudine per la musica dovette manifestarsi in quel ragazzino se suo
padre gli comprò una vecchia e malandata spinetta.
Su alcuni dei suoi tasti Giuseppe
Verdi scrisse i nomi delle note corrispondenti e il bambino si divertì
probabilmente a ricreare, con quei suoni piuttosto asfittici che lo strumento
produceva, le melodie che aveva modo di udire sia in chiesa sia da suonatori
ambulanti. Il ragazzo, comunque, tanto "pestò" sui tasti che la
spinetta ebbe presto necessità di riparazioni: a ciò provvide
Stefano Cavaletti, che scrisse su un biglietto che incollò all’interno
dello strumento:
Da me Stefano Cavaletti fu fatto
di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatai la pedaliera
che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fatto di nuovo li detti
saltarelli, vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe
Verdi d’imparare a suonare questo istrumento, che questo mi basta per essere
del tutto pagato. Anno Domini 1821.
Giuseppe Verdi poté in tal modo
continuare a far musica sulla sua amata spinetta - non se ne liberò
mai, e lo strumento è attualmente custodita tra i cimeli verdiani
presso il Museo teatrale della Scala di Milano.
Contemporaneamente Peppino dava una
mano ai genitori nelle più diverse incombenze relative alla gestione
dell’alberghetto, e apprendeva anche a leggere, a scrivere e a far di conto
dal parroco, don Pietro Baistrocchi; quest’ultimo, di tanto in tanto, gli
permetteva di suonare sulla tastiera del piccolo organo della chiesa di
Roncole, e insegnò al giovanissimo allievo anche i primi rudimenti
musicali.
Quando Verdi ebbe appreso alle Roncole
tutto quanto in quel piccolo centro era stato possibile insegnargli, fu
indispensabile considerare l’opportunità di fargli continuare gli
studi a Busseto, dove il padre, infatti, lo condusse, anche dietro consiglio
disinteressato di un suo fornitore, appassionato di musica, il commerciante
Antonio Barezzi.
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(1) Carlo Verdi gestiva alla
frazione di Roncole di Busseto una locanda, punto di riferimento occasionale
di viaggiatori di passaggio e di venditori ambulanti, ai quali veniva offerto,
oltre all'alloggio, il vitto e la possibilità di gustare un buon
bicchiere di vino. Si era sposato nel 1805 con Luigia Uttini, proveniente
da una famiglia di piccoli commercianti di una frazione di Cadeo, nel piacentino.
Oltre a Giuseppe, da questo matrimonio nascerà, il 20 marzo 1816,
Giuseppa Francesca che vivrà solo diciassette anni.
(2) L'anno 1813, il
giorno 12 ottobre, alle 9 del mattino, davanti a noi, vicesindaco di Busseto,
ufficiale di stato civile del suddetto comune di Busseto, dipartimento
del Taro, è comparso Verdi Carlo, di 28 anni, albergatore, domiciliato
a Roncole, il quale ci ha presentato un bambino di sesso maschile, nato
il giorno 10 corrente, alle 8 di sera, del dichiarante e di Luigia Uttini,
filatrice, domiciliata a Roncole, sua moglie, e al quale ha dichiarato
di voler dare i nomi di Giuseppe Fortunino Francesco...
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