Milosevic, nel 1989 annullò l'ampia autonomia che Tito, nel 1974, aveva concesso al Kosovo. Di conseguenza impose la sua politica nazionalista usando la forza.
In seguito alle spinte internazionali ha ripristinato in parte l'autogoverno del Kosovo, inserendo però delle leggi che di fatto impedivano la democrazia in questa regione. Questo non aiutò ad unire le varie etnie, al contrario, aumentò. Egli apparve comunque alla popolazione serba come un liberatore che, dopo la morte di Tito, volle riorganizzare la Jugoslavia secondo un sistema centralizzato. Milosevic si propose la "riunificazione" della Serbia attraverso l'annessione delle province autonome del Kosovo e della Vojovodina, scatenando un'ondata di nazionalismo e manovrando la folla.
Il proposito di sottomettere il Kosovo è noto come piano ferro di cavallo: l'obiettivo principale delle operazioni era sconfiggere o almeno neutralizzare l'Uçk in Kosovo. Inoltre prevedeva la deportazione della popolazione kosovara di origine albanese in modo da cambiare totalmente l'assetto sociale della regione.