IL MONDO DEGLI UOMINI
CAPITOLO I
Tanto tempo fa esisteva una grande
foresta, fitta ed impenetrabile, nessun uomo era mai riuscito a varcarne
i confini. In questa foresta abitavano degli esseri piccolissimi, le loro
case erano scavate nei tronchi degli alberi secolari. Questi esseri non
avevano leggi, né capi perché non ne avevano mai sentito
il bisogno: ognuno di loro conduceva la propria vita senza dar fastidio
agli altri; certo ogni tanto avevano delle discussioni, ma prima o poi
tutto si riaggiustava.
Un giorno uno di loro, Ewok,
si spinse fino al limitare della foresta alla ricerca di fragole; mentre
si chinava a raccogliere un bel frutto rosso e succoso, udì uno
strano verso: non pensò ad un animale perché conosceva a
memoria ogni verso delle bestie che vivevano nella foresta; perciò,
incuriosito si avvicinò cautamente al cespuglio da cui proveniva
il rumore.
Quando vide l'essere che aveva
richiamato la sua attenzione, rimase sbalordito: sicuramente era un cucciolo,
pensò, ma proprio non riuscì a capire di che specie. Assomigliava
vagamente ai piccoli della sua gente, ma era molto più grande, aveva
i capelli neri, invece che verdi e degli enormi occhi del colore del cielo.
Provò a toccarlo e questo
non lo morse; Ewok si chiese cosa dovesse fare: abbandonarlo lì
non gli sembrò una buona idea, ma portarlo fino alla sua casa poteva
presentare dei problemi: era troppo grande e pesante per le sue sole forze.
Ewok si sedette vicino all'essere e pensò.
Arrivato al centro del villaggio,
Ewok suonò il corno per radunare gli Gnomi; quando tutti furono
intorno a lui, descrisse l'essere che aveva trovato e chiese consiglio
sul da farsi. Lo gnomo più anziano, Acar, alzò la mano per
avere la parola: "Dalla tua descrizione, Ewok, l'essere che hai rinvenuto
al limitare della foresta é un piccolo di Uomo. Mio nonno mi raccontava
storie di Uomini, quando ero ancora piccolo, mettendomi in guardia da loro.
Il popolo degli Uomini è molto numeroso e vive oltre i confini della
foresta. Sono degli esseri enormi e cattivi, é per questo che i
nostri avi si rifugiarono qui e sancirono come unica legge degli Gnomi,
la proibizione assoluta di uscire dalla foresta."
Acar alzò di nuovo la
mano per invitare al silenzio i suoi compagni e continuò: "Io consiglio
di non fare niente; di lasciare il piccolo Uomo dove si trova."
Ewok prese la parola e disse
che secondo lui era crudele fare una cosa del genere, che lasciarlo lì
significava condannarlo a sicura morte, per fame o perché sbranato
da qualche animale. Quando Ewok tacque, si scatenò il finimondo:
alcuni furono d'accordo con lui, altri con Acar, alcuni arrivarono perfino
alle mani. Alla fine alcuni, capeggiati da Ewok, si avviarono al limitare
della foresta.
Fu apprestato uno strano marchingegno
per il trasporto del piccolo Uomo, poi fu scavato il tronco più
grande del villaggio per metterlo al riparo. Le donne, quando uscirono
dal tronco dopo aver lavato e sfamato lo strano essere, comunicarono all'assemblea
che il piccolo d'Uomo era una femmina.
Acar, sebbene intenerito dalla
fragilità della piccola, ribadì il suo dissenso, facendo
presente che, oltre al pericolo che qualche Uomo si addentrasse nella foresta
per cercare la bimba, avrebbero avuto grosse difficoltà a convivere
con lei che si sarebbe fatta sempre più grande.
Ewok, invece, che già
sentiva di voler bene a quell'esserino, si diede subito da fare per costruire
un letto a misura d'Uomo.
Passò molto tempo: la bimba,
che era stata chiamata Eli, era diventata molto più grande di quanto
qualsiasi Gnomo avesse immaginato, ma Ewok aveva risolto brillantemente
tutti i problemi che si erano presentati durante la sua crescita.
Eli era dolce e servizievole
e faceva lavori che neanche dieci Gnomi sarebbero riusciti a fare, ma da
un po' di tempo sembrava triste e silenziosa.
Ewok era preoccupato per lei,
così un giorno le chiese perché non fosse felice. Eli cercò
di non ferire l'amico, ma disse che sentiva che quello non era il suo posto,
che voleva vedere come era il mondo degli Uomini di cui Acar le aveva parlato.
Ewok cercò di convincerla
che ormai il suo posto era tra gli Gnomi che l'amavano come se fosse stata
una di loro, che non poteva sapere cosa l'aspettava fuori dalla foresta.
Eli non insistette, ma continuava
a domandarsi come fossero i suoi genitori e perché l'avessero abbandonata.
Un giorno, Eli, spinta da una
strana forza, si recò al limitare della foresta, si nascose tra
i cespugli e aspettò.
Quel giorno non successe nulla
e lei ne fu molto delusa: non sapeva bene cosa l'attirasse lì, ma
continuò ad andarvi per giorni e giorni. Ewok, accortosi delle lunghe
assenze della fanciulla, un giorno la seguì e la trovò accovacciata
tra i cespugli che fissava come ipnotizzata l'orizzonte. Le si avvicinò
e le disse: "Eli, non dovresti stare qui, é pericoloso!"
"Oh, Ewok! mi hai spaventata!"
"Mi dispiace, ma credo sia meglio
che tu venga via di qui."
Ewok ed Eli tornarono al villaggio
e il piccolo gnomo prese a tenere d'occhio la ragazza, ma lei non si avvicinò
più al limite della foresta; però era sempre più triste
ed Ewok cominciò a chiedersi se era davvero giusto costringerla
a restare lì con loro.
CAPITOLO II
Passò altro tempo e un giorno
Ewok suonò il corno per radunare gli gnomi, chiese la parola e disse:
"Amici carissimi, tutti noi ci siamo affezionati ad Eli e siamo felici
che lei viva qui tra noi, però Eli non é felice ed io voglio
fare qualcosa: andrò nel mondo degli Uomini per vedere con i miei
occhi se sono davvero malvagi e pericolosi, come asserisce Acar, per vedere se Eli potrebbe essere felice vivendo tra loro." Acar si erse in tutta
la sua scarsa statura e tuonò: "Vedo morte e distruzione nel nostro
futuro se gli Uomini scopriranno la nostra esistenza! Eli non é
malvagia solo perché è vissuta tra di noi, ma gli altri Uomini
ci hanno reso la vita talmente difficile da costringerci a rintanarci
in questa foresta; per fortuna sono passati secoli da quando vivevamo tra
di loro e si sono scordati della nostra esistenza, ricordargliela potrebbe
essere la nostra fine!" Eli chiese la parola e disse che per niente al
mondo avrebbe voluto che succedesse qualcosa al popolo degli gnomi e che
non era d'accordo con la proposta di Ewok perché la cosa poteva
comportare dei rischi per lui, ma che sentiva di dover andare tra i suoi
simili. Promise che mai avrebbe parlato agli Uomini dell'esistenza degli
Gnomi. Il giorno della partenza tutti gli Gnomi accompagnarono Eli al limitare
della foresta: alcuni piangevano, altri la riempivano di consigli, ma Eli
rimase molto delusa nel non vedere né Ewok, né Acar; con
tristezza pensò che erano arrabbiati con lei, che forse la ritenevano
un'ingrata. Salutati tutti i suoi amici, la fanciulla si avviò lungo
la strada che doveva portarla nel suo mondo, chiedendosi se non stesse
facendo un grosso errore. Vide degli strani animali a quattro zampe, talmente
grandi e veloci che le venne da ridere al pensiero di quel che avrebbe
detto Ewok se li avesse visti. Camminò per ore senza incontrare
nessun Uomo, tanto che si chiese se davvero esistessero, se non fosse lei
l'ultima della sua specie. Si fermò e si sedette sull'erba al limitare
della strada; aprì la bisaccia per prendere qualcosa da mangiare
e lanciò un urlo: "Ewok! che ci fai nella mia borsa?!" "Non avrai
mica pensato che ti lasciassi affrontare da sola un mondo sconosciuto,
vero?! e c'é anche quel rompiscatole di Acar! dai vieni fuori fifone!
non ci sono Uomini, nelle vicinanze." Eli fu molto contenta che i suoi
amici l'avessero seguita e promise loro che li avrebbe difesi a costo della
vita. In verità, ribatté Ewok, con sussiego, sarebbero stati
loro a difendere lei, l'avevano seguita proprio per questo! Quando Eli
si fu riposata, ripresero il cammino, con Ewok ed Acar che non facevano
altro che litigare, sballottati l'uno contro l'altro nella bisaccia che
dondolava sulle spalle della ragazza. Dopo un po', arrivarono in vista
di uno stranissimo luogo, Acar scivolò fuori dalla bisaccia e sentenziò
che quello che avevano davanti agli occhi doveva essere un villaggio; infatti
gli Uomini, grandi come erano, non avrebbero mai potuto sfruttare gli alberi
come case, così, a quanto pareva, si erano costruiti delle strane
abitazioni. Eli con fatica riuscì a mettere pace tra i due gnomi
che litigavano di nuovo: stavolta perché uno sosteneva che dovevano
entrare nel paese e l'altro che non era affatto una buona idea; li rinfilò
a forza nella bisaccia, e si incamminò verso il villaggio. Eli si
guardava intorno stupita: le case, gli uomini, le donne, animali che non
aveva mai visto... Una donna molto anziana le si avvicinò e le disse:
"Sei una straniera, vero? da dove vieni?" Eli rispose in modo evasivo che
veniva da molto lontano e che era molto stanca e chiese alla donna dove
avrebbe potuto riposare. La donna le indicò una locanda, ma le sconsigliò
di andarvi, visto che era una donna sola. Dopo averci pensato un attimo
la invitò a passare la notte a casa sua. Era una povera casa, ma
per Eli, che non aveva mai visto niente di simile, tutto era meraviglioso;
la donna le diede da mangiare e da bere, poi la accompagnò in
una piccolissima stanza e la lasciò sola. Eli fece uscire dalla
bisaccia i suoi amici e diede loro del cibo che era riuscita a nascondere
nella tasca. Dopo che si furono rifocillati, i due gnomi si misero a confabulare
tra di loro e poi comunicarono alla ragazza che la donna che li ospitava
non era di gradimento di nessuno dei due, quindi dovevano andarsene subito
di lì. Eli rise alle loro parole e rispose che a lei la donna era
sembrata molto gentile e che, in ogni caso, era troppo stanca per andarsene.
Le ci volle un po' per far tacere gli gnomi, ma alla fine, riuscì
a convincerli a mettersi a dormire. La mattina dopo, Eli si alzò
fresca e riposata, andò dalla donna e cominciò a ringraziarla
dell'ospitalità, ma questa tagliò corto e le disse: "Cara
fanciulla, non penserai mica che mi possa accontentare dei tuoi ringraziamenti,
vero? se fossi andata alla locanda, ti avrebbero chiesto due monete, io,
invece, mi accontenterò di una sola." "Non capisco, cosa è
un penny?" "Non fare la spiritosa con me, carina, i tuoi vestiti sono di
stoffa morbida, quindi non é possibile che tu vada in giro senza
soldi!" "Mi scusi signora, ma davvero non so di cosa stia parlando, io
non posseggo quei... penny." La donna si arrabbiò moltissimo, la
accusò di essere una ladra e la minacciò con la scopa. Eli,
spaventatissima, anche perché la donna aveva detto di voler guardare
nella sua bisaccia, si precipitò fuori della porta e continuò
a correre finché non ebbe più fiato. Si fermò vicino
ad una fontana, ansante, poggiò la bisaccia accanto ai suoi piedi
e si accinse a bere. "Togliti di mezzo!" urlò un uomo a cavallo
con uno strano vestito "arriva il principe di Grunwald!" Eli si affrettò
a recuperare la sua borsa e si allontanò di qualche passo: un manipolo
di cavalieri si stava avvicinando alla fontana e uno di loro, il più
bello, notò Eli, scese da cavallo e bevve alla fontana. Fu questione
di un attimo e gli uomini erano già lontani. Una donna si volse
verso Eli: "Il principe di Grunwald è molto potente e molto bello,
anche! e sta cercando moglie, oh, scegliesse me!!!" "Ma se non lo conosci
neanche! come puoi aver voglia di diventare sua moglie!" ribattè
Eli. "Stai scherzando!? ti ho detto che è un principe e potente,
anche!" "Che cosa significa che è un principe?" La ragazza la guardò
con gli occhi sbarrati: "Non sai cos'è un principe?" "No, me lo
spieghi, per favore?" "Oh dio! ma tu da dove vieni?! un principe è
un uomo con molti soldi e che comanda tutti gli altri uomini!" "Oh! è
un saggio! e senti, i soldi sarebbero i penny?" "Un saggio? be, non so
se lui è un saggio, ma questo non farebbe alcuna differenza, lui
comanda perché è il figlio del re." "E il re, perché
comanda?" "Oh, senti! tu devi essere matta e io non ho tempo da perdere
con te! Addio!" Eli bevve alla fontana e poi si avviò verso l'uscita
del villaggio. Camminò per un bel po' e solo quando fu sicura che
nessuno poteva vederla, si fermò e si sedette sull'erba. Aprì
la bisaccia e tirò fuori i suoi amici: "Voi avete capito qualcosa
di quello che ha detto quella ragazza? io ho le idee un po' confuse!" Acar
assunse la sua aria più saggia e disse: "Io ho capito tutto! mio
nonno mi raccontava che gli Uomini hanno dei capi, i re, appunto, che
hanno potere di vita e di morte su tutti i loro sudditi; è una forma
un po' primitiva di società, ma se il re non è stupido
o troppo cattivo, di solito funziona!" "Ma è orribile!" esclamò
Eli "e se il re è stupido e cattivo?" Acar rimase un attimo pensieroso,
poi parlò lentamente: "E' per questo, credo, che noi, Popolo degli
Gnomi, ci siamo allontanati dal Popolo degli Uomini; non ci piaceva il
loro modo di vivere, di pensare; il loro concetto di giustizia non è
uguale al nostro. E... Eli, penso che dovremmo tornare tra la nostra gente,
prima che tu veda cose che ti faranno odiare la tua razza!" Un rumore di
galoppo interruppe la discussione, Eli fece entrare gli gnomi nella borsa
e rimase a guardare il gruppo di cavalieri che si avvicinava. Arrivati
davanti a lei uno degli uomini fece un cenno con la mano e tutti si fermarono;
Eli riconobbe l'uomo che avevano chiamato principe di Grunwald. Questi
scese da cavallo e le si avvicinò: "Non è prudente che una
ragazza sola indugi per la strada, dove abiti?" Eli si sentì intimidita
e alzò gli occhi verso l'uomo, cercando una risposta. "Non devi
alzare gli occhi sul principe, svergognata!" urlò uno del seguito.
"Non fa niente!" ribattè il principe e ordinò alla sua scorta
di allontanarsi un po'; poi si rivolse ancora ad Eli: "Allora, dove abiti?"
"Molto lontano, principe." "E perché vai in giro da sola? non sai
che è pericoloso?" "Pericoloso? perché? non capisco!" "Ragazzina,
mi stai forse prendendo in giro?" "Oh no! ma davvero non capisco cosa voglia
dire! a parte una donna che voLeva dei penny perché mi ha lasciato
dormire nella sua casa, non è successo niente di strano!" "Vuoi
dire che te ne vai in giro da sola e non hai neanche dei soldi?" "Be, da
dove vengo io i soldi... come li chiamate voi, non servono e allora...."
"Sei una strana ragazza, un po' matta, credo, ma sei molto bella." Eli
arrossì e si accorse di provare una strana sensazione. Il principe
allungò una mano verso il suo viso e lei si ritrasse spaventata.
"Come osi sfuggirmi! io sono il principe di Grunwald!" "Io... io ... cosa
volete da me? mi fate paura!" Lui la guardò in silenzio per un po',
poi le disse: "Spero che ci incontreremo ancora, ciao". "Un momento,
principe, posso farvi una domanda?" "Cosa vuoi sapere?" "Vostro padre è
un re, vero?" "Si, e allora?" "Be, ecco... volevo sapere se è un
buon re... insomma se è giusto e ...." "Come osi farmi una domanda
del genere?! potrei farti tagliare subito la testa da uno dei miei uomini!
Sciocca ragazzina, tornatene a casa e cerca di non comparirmi più
davanti o sarà peggio per te!" Quando gli uomini furono spariti
all'orizzonte, Eli fece uscire gli gnomi: "Lo vedi che avevo ragione?!"
strillò Acar "dobbiamo tornare indietro o ti accadrà qualcosa
di terribile!" "Oh, Acar! non è successo niente! sei proprio un
fifone!" "Un fifone? io?! ma se stavo per uscire dalla bisaccia per dare
una lezione a quel principe tracotante! per sua fortuna se ne è
andato in tempo!" "Una volta tanto Acar ha ragione" intervenne Ewok "dobbiamo
tornare subito indietro!" "Oh, smettetela! io non voglio tornare indietro,
non ho ancora visto niente del Popolo degli Uomini!" I due gnomi provarono
ancora a convincerla senza ottenere alcun risultato così si rinfilarono
nella bisaccia con aria offesa. Eli continuò a camminare lungo la
strada polverosa fino a che arrivò in una radura piena di bellissimi
fiori. "Ewok, Acar, guardate che meraviglia!" esclamò Eli, ma non
ottenne alcuna risposta. Scrollò le spalle, posò in terra
la bisaccia e cominciò a raccogliere quei meravigliosi fiori. All'improvviso
Eli sentì un rumore che proveniva dal folto degli alberi; spaventata
raccolse la bisaccia e si nascose dietro un cespuglio. Due uomini sbucarono
dagli alberi e si sedettero a terra: "Non manca molto" disse uno dei
due "la fine del principe Grunwald è vicina! non vedo l'ora di mettergli
le mani addosso!" "Non cantare vittoria prima del tempo: il principe è
ben protetto, non sarà affatto facile ucciderlo!" "Non preoccuparti,
ci riusciremo e quando il re di Taide ci avrà dato tutti i soldi
che ci ha promesso, vivremo come nababbi!" "Tra due giorni il principe
sarà a Taide, dobbiamo sbrigarci se non vogliamo che ci sfugga".
"Non ci sfuggirà, ma hai ragione, dobbiamo sbrigarci!"
CAPITOLO III
Eli aspettò parecchio, dopo
che gli uomini se ne furono andati, per uscire dal suo nascondiglio. Aprì
la bisaccia e tirò fuori gli gnomi: "Ewok, Acar, dobbiamo fare qualcosa
per salvare il principe!" "Non faremo proprio niente, invece" esclamò
Acar "ce ne torneremo dalla nostra gente. Lì non succede niente
del genere!" "Ewok, perché non dici niente?" chiese Eli. "Gli uomini
sono anche peggio di quanto pensassi! ma non credo che sia un comportamento
da gnomo squagliarsela in un simile frangente. Dovremmo fare qualcosa,
ma cosa?! noi siamo piccoli e tu sei una donna!" "Oh, vi prego, fatevi
venire qualche idea!" esclamò Eli con voce supplichevole. "Io
ripeto che la cosa più saggia è tornarsene indietro" ribadì
Acar arrabbiatissimo. "Stai un po' zitto, corpo di mille tronchi! lasciami
pensare!" urlò Ewok. "Dobbiamo arrivare a Taide, prima di quegli
uomini!" disse Eli. "Già, ma dov'è Taide?" rispose Ewok "e
anche se lo sapessimo, come potremmo fare per arrivare prima di loro?"
"Non lo so, non lo so" disse Eli "ma non possiamo starcene qui a chiacchierare, dobbiamo fare qualcosa!" "Torniamo indietro!" strillò
Acar. "Andiamo al villaggio a chiedere dov'è Taide!" urlò
contemporaneamente Ewok. Eli afferrò i due gnomi per la giacca e
li sbattè di malagrazia nella bisaccia, poi si avviò di
corsa verso il villaggio. "Per favore" chiese Eli ad un uomo seduto davanti
alla prima casa del paese "sa dirmi dov'è il regno di Taide?"
"E' molto lontano, verso Est. Devi andarci, bella ragazza?" "Si, e ho molta
fretta! come posso fare? mi aiuti, la prego!" "Beh" rispose l'uomo "un
modo ci sarebbe, ma non so...." "Me lo dica, presto!" "Edward deve andare
là, per consegnare del pane al castello, ma dubito che vorrà
portarti con sé!" "Dov'è questo Edward?" "Se non è
già partito, puoi trovarlo nella casa rossa sulla piazza" Eli si
mise a correre verso la piazza cercando di trovare un'idea per convincere
l'uomo a portarla con sé. "Eli!" bisbigliò Acar da dentro
la borsa "forse ho un'idea!" "Dimmela in fretta" rispose Eli continuando
a correre. "Se non ricordo male, mio padre mi diceva che gli Uomini amano
molto l'oro e noi ne abbiamo un po'! Ma Eli stai attenta, ti prego! se
gli Uomini sono avidi come mi diceva mio padre, può essere pericolo
mostrar loro che hai dell'oro!" Eli arrivò alla casa rossa e bussò.
Aprì una donna e le chiese cosa volesse. "Mi chiamo Eli e cerco
un certo Edward" "E cosa vuoi da mio marito?" chiese la donna. "Voglio
che mi porti a Taide" "Mio marito non porta passeggeri sul suo carro" disse
la donna sbattendo la porta in faccia alla ragazza. Eli bussò di
nuovo e quando la donna riaprì le disse: "Vi prego, signora, è
molto importante che io arrivi lì il prima possibile! mi aiuti!"
"Ti ho detto che non è possibile! e ora lasciami in pace!" "Aspettate!"
urlò Eli prima che la donna richiudesse la porta "vi darò
dell'oro" "Oro?! fammelo vedere!" "Chiamate vostro marito, e poi lo vedrete!"
La donna entrò in casa lasciando la porta aperta e tornò
poco dopo con un uomo. "Mia moglie ha detto che sei disposta a pagare con
dell'oro se ti porto con me a Taide. Fammelo vedere." Eli infilò
la mano nella borsa e uno degli gnomi le porse un pezzetto di oro. "Ecco,
vi basta?" L'uomo e la donna allungarono simultaneamente la mano verso
l'oro, ma Eli nascose la mano dietro la schiena: "Mi porterete con voi?"
chiese. "Si, ma ora dammi l'oro" disse l'uomo. "Ve lo darò quando
saremo a Taide" rispose Eli. "Non vi fidate di me?" "Si, mi fido, ma ve
lo darò ugualmente quando saremo a Taide!" "Va bene" disse l'uomo
"partiamo subito. Venite con me nella stalla" L'uomo preparò in
fretta il cavallo ed il carro e partirono. Lungo la strada, l'uomo fece
un mucchio di domande ad Eli: da dove veniva, dove aveva trovato la pepita
e se ne aveva altre. Eli, memore degli avvertimenti di Acar, disse all'uomo
che il pezzetto d'oro che gli aveva offerto per portarla a Taide era tutto
ciò che possedeva. L'uomo le chiese perché aveva tanta fretta
di arrivare a Taide, ma Eli non gli rispose, così l'uomo, dopo un
po' smise di farle domande. Dopo qualche ora di viaggio, Eli, che era sempre
più nervosa, si rese conto che, con l'andatura che teneva il carro,
non sarebbero mai arrivati in tempo, allora chiese all'uomo se non era
possibile affrettare un po' il passo; ma l'uomo rispose che il cavallo
era vecchio e più veloce di così proprio non poteva andare.
Finalmente arrivarono in vista di Taide e l'uomo disse ad Eli che era arrivato il momento di dargli l'oro. "Devo trovare il principe di Grunwald,
potete aiutarmi?" disse Eli porgendogli la pepita. L'uomo la prese e
le rispose: "Sicuramente sarà al castello ospite del re di Taide,
ma lì non ti faranno certo entrare!" "Oh, vi prego, aiutatemi! è
molto importante che io lo trovi!" "Non so proprio che farci, ragazza,
dovete arrangiarvi da sola" "Il re di Taide vuole far uccidere il principe
di Grunwald e noi dobbiamo impedirlo!" "Voi siete pazza! non sono disposto
a rischiare la vita per nessuno io!" "Credete che se gli salverete la vita,
il principe non ve ne sarà grato? Vi darà tanto oro che non
saprete cosa farci!" L'uomo restò in silenzio per un po', poi disse:
"L'unica cosa che posso fare per voi è nascondervi in uno dei
sacchi del pane che devo consegnare al castello. Ma mi raccomando! dite
al principe che vi ho aiutato!" "Glielo dirò, ma dovete fare anche
un'altra cosa, se volete la sua gratitudine, dovete aiutarmi ad uscire
dal castello con il principe dopo che l'avrò trovato" "E come potrei
fare?" "Non lo so, fatevi venire qualche idea!" "Bene, farò così:
dopo un'ora che vi avrò lasciato al castello tornerò lì
e dirò che mi sono sbagliato e che ho consegnato due sacchi in più;
voi farete in modo di esservi infilata con il principe in quei sacchi,
dopo averci fatto sopra una croce" "E se non facessi in tempo a trovarlo
in un'ora?" "Questi sono affari vostri! io più di questo non posso
fare; e sperate poi che lascino scegliere a me i sacchi da riportarmi via!
"
CAPITOLO IV
Eli usò il coltello che l'uomo
le aveva dato per aprire il sacco e si guardò intorno. Era in una
stanza buia e silenziosa, piena di provviste che dovevano servire per
i banchetti del re di Taide. Si chiese come avrebbe fatto a girare per
il castello senza farsi vedere. Era un'impresa disperata, lo sapeva,
ma avrebbe fatto tutto il possibile per trovare il principe di Grunwald.
Aprì la bisaccia e fece uscire gli gnomi. Acar ed Ewok rimasero
silenziosi per un po', poi Acar disse: "Faremo una brutta fine, me lo sento!"
"A voi non succederà proprio niente" ribattè Eli "voi resterete
qui in un sacco segnato e l'uomo del pane, che io sia tornata o meno, vi
porterà in salvo" "Non dire sciocchezze Eli, credi che quando aprirà
il sacco e ci vedrà farà finta di niente?" Ewok intervenne
con aria autoritaria: "Le cose non andranno così: io e Acar andremo
a cercare il principe e tu resterai qui, Eli. Siamo piccoli e per noi sarà
più facile nasconderci. Quando avremo trovato il principe ci faremo
venire qualche idea per convincerlo ad infilarsi in un sacco" "Io non vengo
da nessuna parte!" strillò Acar. "Oh si che verrai!" disse Ewok
con aria minacciosa. Eli cercò di metter pace tra i due gnomi che
si fronteggiavano ostili, ma loro non le dettero ascolto, così Eli
si avvicinò alla porta e la socchiuse piano, senza fare rumore.
Guardò fuori e vide un lungo corridoio; non si sentiva alcun rumore
ed Eli si chiese come avrebbe fatto a sapere qual'era la direzione giusta
da prendere. Stava per uscire quando si sentì afferrare il vestito;
guardò in basso e vide Ewok ed Acar. Si chinò verso di loro
e disse: "Non preoccupatevi per me, cari amici, sarò prudente, ve
lo prometto" "Abbiamo deciso di comune accordo" disse Acar "che saremo
noi ad andare. Quel che ha detto Ewok è vero, per noi sarà
più facile non farci scoprire. Tu nasconditi tra le provviste
e se non saremo tornati quando arriverà l'uomo del pane, vai via
senza pensare a noi" Gli gnomi scivolarono silenziosi fuori dalla porta
e prima che Eli potesse ribattere erano già spariti in fondo al
corridoio. Eli era sempre più nervosa e preoccupata: gli gnomi non
tornavano ed era già passato un mucchio di tempo. Allora decise
di avventurarsi fuori dalla dispensa per cercarli. Aprì la porta
e cautamente mise fuori la testa. In quello stesso momento gli gnomi si
precipitarono dentro la stanza: "Eli" disse Ewok "siamo arrivati tardi!
lo hanno ucciso!" "Non è possibile!" gemette Eli "dov'è?"
"In una stanza al piano di sopra, l'hanno ucciso nel sonno." "Siete proprio
sicuri che l'abbiano ucciso?" "Oh, non ci siamo fermati a sentirgli il
cuore, se è questo che vuoi sapere! ma è tutto coperto di
sangue e anche se non è ancora morto, lo sarà presto! e noi
non possiamo farci proprio nulla!" "Portatemi da lui" ordinò Eli.
"Sei pazza? dobbiamo andarcene di qui ed in fretta anche! quando scopriranno il corpo del principe cercheranno un capro espiatorio! e se noi saremo
ancora qui...." "Niente discussioni, andiamo!" disse Eli uscendo dalla
stanza. Gli gnomi, rassegnati, si decisero a seguirla. Arrivati in fondo
al corridoio Acar guardò cautamente dietro l'angolo, poi sussurrò
ad Eli: "C'è un soldato proprio ai piedi delle scale! come pensi
di passare?!" "Uno di voi due lo distrarrà e l'altro mi accompagnerà
al piano di sopra, poi ci ritroveremo nella dispensa." "Va bene, lo farò
io" disse Ewok " sono il più veloce e forse riuscirò a non
farmi prendere!" "Grazie, Ewok, ti voglio bene" mormorò Eli accarezzandogli
la testa. Ewok scivolò furtivo alle spalle del soldato e lo colpì
ad una gamba con il suo piccolo pugnale. Il soldato, infastidito dalla
leggera puntura, guardò in basso e rimase sbalordito vedendo lo
gnomo: "Cosa diavolo è questo coso?!" si chiese. Allungò
una mano per acchiapparlo, ma Ewok stava già correndo dalla parte
opposta a quella dove erano nascosti i suoi amici. Il soldato, bestemmiando
si precipitò dietro di lui. Non appena i due furono spariti, Eli
ed Acar si precipitarono su per le scale. "Dove?" chiese Eli ansante.
Acar indicò verso destra, ma sussurrò: "Dietro quell'angolo
c'era un altro soldato prima! noi siamo riusciti a passare, ma tu non puoi
farcela, ti vedrà!" "Dimmi esattamente dove devo andare per trovare
il principe, poi tu lo distrarrai ed io passerò" "Eli, è
una follia! anche se riuscirai ad arrivare nella stanza del principe non
potrai fare nulla per lui, è morto!" "Voglio vederlo con i miei
occhi! smetti di discutere, Acar! dimmi dove devo andare!" "Oh fai come
vuoi, io ti ho avvertito! moriremo tutti e non servirà proprio a
niente! la stanza del principe è l'ultima del corridoio a destra.
Io vado" "Acar! sii prudente!" "Mmm" Acar cercò di usare la tattica
di Ewok strisciando alle spalle del soldato, ma quello fu più veloce
di lui e lo afferrò saldamente per la giacchetta: "Chi diavolo sei,
microbo?!" esclamò. "Lasciami subito, stupido gigante!" strillò
Acar dimenandosi freneticamente "sono un mago! se non mi lasci ti uccido!"
Il soldato scoppiò a ridere e avviandosi verso il nascondiglio di
Eli disse: "Ti porto dal re di Taide, si divertirà un mondo anche
lui!" Eli si guardò intorno disperata e vide un grosso vaso appoggiato
su di un tavolino dietro di lei, lo afferrò e aspettò tremando
che il soldato si avvicinasse. "Ehi!" strillò il soldato non appena
la vide, prima che Eli lo colpisse con il vaso con tutta la sua forza.
Il soldato crollò a terra svenuto, Eli afferrò Acar e si
diresse correndo verso la stanza del principe. "Quando si riprenderà,
darà l'allarme! non abbiamo via di scampo!" strillò Acar.
"Cosa volevi che facessi? che ti lasciassi nelle sue mani?!" "Poveri noi!"
gemette Acar rannicchiandosi contro Eli. Eli si avvicinò al letto
tremando: tutto quel sangue! e come era pallido! gli posò una mano
sul cuore e sussultò sentendolo battere: "E' vivo!" disse rivolta
ad Acar "è vivo!" "Non è possibile! con tutto il sangue che
ha perso!" "Oh, Acar! come facciamo a portarlo via di qui?" In quel momento
il principe aprì gli occhi e gemette. "Principe" disse Eli "dobbiamo
andarcene di qui! cercate di alzarvi" "Chiama il re di Taide, mi farà
curare" mormorò lui. "Ma non capite?! è lui che vi vuole
morto!" Il principe la guardò con aria perplessa poi, con voce flebile
le ordinò: "Chiamalo!" Eli capì che lui non le avrebbe creduto
così pensò di usare l'astuzia: "Principe" disse "evidentemente
qualcuno vi vuole morto e siccome non sappiamo chi è, ci converrà
essere prudenti e non fidarci di nessuno. Credo sia meglio andare direttamente
dal re e parlargli senza intermediari. Ora io vi aiuterò ad alzarvi
e vi porterò da lui." Il principe era così debole che non
ebbe nemmeno la forza di discutere; si lasciò fasciare la ferita
con un pezzo di lenzuolo e quando fu in piedi si appoggiò con tutto
il suo peso al braccio di Eli: "Non posso farcela" mormorò. "Ce
la farete, vi prego fate uno sforzo!" gli disse Eli passandogli un braccio intorno alla vita per sorreggerlo più facilmente, poi rivolta
ad Acar: "Guarda se la strada è libera" Si avviarono per il corridoio
lentamente con il principe che si faceva sempre più pesante per
le deboli forze della ragazza. Quando arrivarono dove Eli aveva tramortito
il soldato Acar esclamò: "Si sta riprendendo Eli! colpiscilo ancora!"
"Con cosa? non ho niente!" Eli fece scivolare a terra il principe e guardò
il soldato che cominciava a muoversi gemendo. "Colpiscilo con la sua spada!"
urlò Acar. "Oh, non posso ucciderlo!" "Con il manico! Eli sbrigati!"
Eli afferrò la spada, chiuse gli occhi e colpì. "Cosa succede?"
chiese il principe con voce debole "chi diavolo sei?" "Non c'è tempo
per discutere!" disse Eli afferrandolo di nuovo per la vita e tirandolo
su "dobbiamo andare!" La piccola processione avanzava con fatica perché
il principe era molto debole, ma finalmente arrivarono alla dispensa. Eli
si accorse con orrore che avevano lasciato una scia di sangue e pensò
che li avrebbero trovati facilmente non appena si fossero accorti della
scomparsa del principe. Si strappò un lembo del vestito e lo porse
ad Acar: "Acar, mentre infilo il principe in un sacco, cerca di pulire
le tracce di sangue nel corridoio!" Con fatica, Eli riuscì a sollevare
il principe che nel frattempo era svenuto ed a metterlo in un sacco, lo
chiuse e intingendo il dito nel sangue che era in terra, vi fece sopra
una croce. All'improvviso si rese conto che Ewok non era ancora tornato:
"Non possiamo lasciar qui Ewok!" esclamò rivolta ad Acar che era
tornato dalla sua missione. "Dobbiamo farlo" rispose Acar "o moriremo anche
noi! Ewok troverà il modo di cavarsela! Entriamo in un sacco, presto!"
Attesero in silenzio, pieni di paura ed Eli si chiese se non fosse stato
tutto inutile, se l'uomo del pane non fosse tornato a prenderli non avrebbero
avuto via di scampo! "Eli, dove siete?!" "Ewok!" esclamò Eli tirando
fuori la testa dal sacco "sei tornato! Vieni dentro, presto sento dei passi!"Eli
si sentì sollevare e trasportare e poco dopo, dagli scossoni si
rese conto di essere su di un carro. Ce l'avevano fatta! pensò e
scoppiò in lacrime dando sfogo a tutta la tensione che aveva accumulato
per lo sforzo e per la paura. L'uomo del pane, quando furono abbastanza
lontani dal castello si fermò e aprì il sacco di Eli: "Ce
l'abbiamo fatta! non so come, ma ce l'abbiamo fatta! Ero terrorizzato all'idea
che notassero il sangue che gocciava dall'altro sacco! che è successo?"
"Il principe è ferito gravemente! dobbiamo fare qualcosa o morirà!"
"Conosco una vecchia che usa delle erbe per guarire le ferite, vi porterò
da lei" rispose l'uomo.
CAPITOLO V
La vecchia li aveva accolti senza
dire una parola, aveva messo sul fuoco una pentola, vi aveva messo dentro
delle erbe che Eli non aveva mai visto e poi aveva applicato l'impasto
bollente sulla ferita del principe di Grunwald, poi si era seduta vicino
al camino guardando il fuoco. L'uomo del pane se ne era andato, ricordando
ad Eli di dire al principe della parte che aveva avuto nella faccenda.
Eli guardò il principe: era ancora pallidissimo e delirava per la
febbre alta, ma almeno il sangue si era fermato. Gli mise sulla fronte
una benda bagnata e pregò perché non morisse. Passarono
giorni prima che il principe riprendesse conoscenza durante i quali Eli
dovette sorbirsi le lagne dei due gnomi che volevano tornarsene a casa;
ma lei non aveva voluto lasciare il capezzale del principe. Finalmente
il principe aprì gli occhi e mormorò: "Perché sono
qui? non mi hai portato dal re di Taide!" "Mi dispiace, ma dovevo disubbidirvi,
principe, era lui che vi voleva morto! ho sentito due uomini che ne parlavano!"
Il principe chiuse un attimo gli occhi poi chiese: "Chi c'era con te quando
mi hai portato fuori dal castello?" "Mi ha aiutato l'uomo che fornisce
il pane al re di Taide: ha portato fuori i sacchi in cui io e voi eravamo
chiusi" "Ma prima... quando mi hai trascinato... ho sentito una strana
voce, oltre alla tua e... devo aver sognato" il principe si interruppe
guardandola in modo strano; dopo un po' si addormentò. Nel frattempo
la vecchia era uscita dalla capanna con un paniere ed Eli pensò
che fosse andata a raccogliere erbe. Eli rimase vicino all'uomo, tenendo
la mano fresca sulla sua fronte. "Eli, andiamocene, ormai è salvo,
se la caverà da solo, torniamo a casa" disse Acar spuntando fuori
dalla bisaccia. "Torna dentro, sei pazzo? se ti vedesse potremmo tirarci
addosso un sacco di guai!" "Eli, non capisco, non puoi desiderare ancora
di vivere tra gli Uomini! ora sai che non mentivo! loro sono anche peggio
di quanto credessimo! perché non vuoi tornare a casa con noi?" "Oh,
Acar, proprio non lo so! ma... " "Io lo so!" mormorò Ewok "è
successo qualcosa che nessuno di noi aveva previsto: ti sei innamorata!"
"Non dire sciocchezze!" ribattè la ragazza perplessa "voglio solo
aspettare che il principe stia bene e possa tornarsene a casa sua.... poi
verrò con voi!" "Va bene, aspetteremo" disse Acar e lui ed Ewok
si rinfilarono nella bisaccia. In quel momento il principe aprì
gli occhi e disse: "Di nuovo quella vocina!" "Di che vocina parlate?"
chiese Eli arrossendo "io non ho sentito niente! probabilmente avete ancora
la febbre!" "Eli... qualcuno ti ha chiamata così... è il
tuo nome?" "Si" "E' un bel nome, fuori del comune, non l'ho mai sentito"
"Me l'hanno messo gli...." Eli si fermò appena in tempo. "Cosa stavi
dicendo? chi è che ti ha messo questo nome?" "I miei genitori!"
quasi strillò Eli spaventata per essere stata sul punto di scoprirsi.
"Ora sono stanco, ma ne riparleremo: del tuo nome e della vocina!" mormorò
il principe prima di riaddormentarsi. Eli aprì la bisaccia e disse
agli gnomi: "Avete ragione dobbiamo andarcene! o scoprirà tutto!"
La ragazza richiuse la bisaccia e andò a cercare la vecchia. La
trovò in un campo, non molto lontano che raccoglieva erbe. "Io devo
andarmene" disse "la ringrazio per quello che ha fatto per il principe,
sono sicura che vi ricompenserà non appena si sarà ripreso
del tutto!" La vecchia la guardò e guardò la bisaccia, poi
disse: "E' per loro che te ne vai? non hai niente da temere, né
da me né dal principe" "Di chi state parlando?" chiese tremando
Eli. "Degli gnomi che hai nella bisaccia" "Gnomi?" sussurrò terrorizzata
Eli. La vecchia rimase in silenzio per un po' poi disse: "Per tornare a
casa devi prendere la strada grande verso Sud, arriverai ad un paese e
da lì dovrai andare ad Est, poi riconoscerai la strada" Eli non
riuscì a rispondere: era paralizzata e stringeva forte contro il
petto la bisaccia. La vecchia continuò: "Ti darò un po' di
pane e di acqua per il viaggio, ma devi sapere che il principe ti cercherà
e non si rassegnerà fino a che non ti avrà trovata" Eli prese
coraggio e disse: "Non mi troverà, non sa dove sto andando!" "Andiamo
in casa a prendere le provviste" ribattè la vecchia avviandosi.
Eli la seguì continuando a tenere stretta la bisaccia.
CAPITOLO VI
Eli camminava da ore sotto il sole,
mentre gli gnomi, da dentro la bisaccia, cantavano a squarciagola per la
gioia di tornare a casa. Si rese conto di essere troppo stanca per continuare,
così si lasciò cadere sull'erba e ripensò al principe
di Grunwald e a quello che aveva provato quando lo aveva lasciato disteso
sul pagliericcio della vecchia, pallidissimo, sapendo di non rivederlo
mai più. Forse era vero, dopo tutto, che se ne era innamorata!
ma sapeva di dover tornare a casa con gli gnomi, perché non sarebbe
mai riuscita a vivere in un mondo tanto diverso da quello in cui era cresciuta. "Allora? siamo già arrivati?" berciò Acar uscendo
dalla bisaccia. "No, ma sono stanca" rispose Eli. "Da quello che ha detto
la vecchia, ci sono ancora giorni di cammino, se non ti sbrighi il principe
farà in tempo a guarire e a venirci a cercare!" "Oh, Acar, non scocciarmi!"
"Ehi! hai già assunto gli atteggiamenti degli Uomini! non rispetti
più l'età e la saggezza?" "Scusa, Acar, hai ragione! ma sono
nervosa, non capisci? scoprire di essere un'estranea nel proprio mondo...
e poi ho paura che il principe possa davvero cercarci! Ma sono così
stanca! sono ore che cammino!" "Eli, ora Acar ti lascerà in pace
se non vuole un pugno sul naso! tu riposati tutto il tempo che sarà
necessario, io rimarrò sveglio a fare la guardia" intervenne Ewok
sistemandosi in grembo ad Eli. La ragazza lo accarezzò piena di
gratitudine, appoggiò la testa ad un albero e chiuse gli occhi.
Si rimisero in cammino che era già buio ed il sentiero era illuminato
solo dai raggi della luna. Eli camminava in silenzio, e per fortuna gli
gnomi se ne stavano buoni e zitti dentro la bisaccia. Alle prime luci dell'alba,
Eli arrivò in vista del paese di cui la vecchia le aveva parlato,
cercò un posto riparato e nascosto per poter dormire un po' e vi
si sistemò; poi aprì la bisaccia e fece uscire gli gnomi.
"Avete fame?" chiese loro. "Ehm," rispose Ewok con aria colpevole "noi
abbiamo già mangiato; sballottati in mezzo a tutto quel pane!
era difficile resistere!" Eli rise, per la prima volta da che aveva lasciato
il paese degli Gnomi e pensò che forse avrebbe dimenticato presto
il mondo degli Uomini e sarebbe stata di nuovo felice. Mangiò
qualcosa anche lei poi si stese tra l'erba e presto si addormentò.
Qualche ora più tardi fu svegliata da un rumore, ma lì per
lì non capì da cosa fosse prodotto; balzò in piedi
spaventata e prima che se ne rendesse conto fu circondata da molti uomini
a cavallo. "E' lei!" disse uno degli uomini, poi continuò rivolgendosi
ad Eli: "Il principe di Grunwald ci ha ordinato di condurvi al suo castello,
signorina, spero che vorrete obbedire senza discutere; se volete porgermi
la vostra mano, vi aiuterò a salire sul mio cavallo" Eli capì
che sarebbe stato inutile rifiutarsi di seguirli, così rassegnata
montò a cavallo. Mentre galoppavano verso il castello di Grunwald,
l'uomo le chiese: "Cosa avete nella bisaccia che tenete stretta al petto?
qualcosa di molto prezioso, suppongo! il principe ci ha ordinato di non
aprirla per nessuna ragione, ma se voi volete dirmi cosa contiene...."
Eli non rispose, ma si disse che non aveva via di scampo, che il principe
avrebbe aperto la sua bisaccia e avrebbe visto gli gnomi e allora... Pianse
silenziosamente, maledicendo il giorno in cui aveva lasciato la terra felice
degli Gnomi, coinvolgendo i suoi amici in quell'avventura senza ritorno.
CAPITOLO VII
Eli non era stata condotta subito
al cospetto del principe, era stata accompagnata in una stanza dove era
stata affidata alle cure di una donna anziana che l'aveva aiutata a lavarsi
e le aveva fatto indossare degli abiti puliti. Poi la donna le aveva detto
gentilmente di seguirla che l'avrebbe accompagnata dal principe di Grunwald.
Ora Eli era sola, con la bisaccia stretta al seno, in un'enorme salone
riccamente addobbato; aveva paura di quello che sarebbe successo di lì
a poco, non appena il principe l'avrebbe raggiunta. Una porta si aprì
ed il principe entrò; era pallidissimo e camminava lentamente,
ma le sorrise e le si avvicinò: "Eli, sei andata via senza neanche
salutarmi! perché? forse a causa degli amici che tieni gelosamente
chiusi nella tua bisaccia?" Eli impallidì anche se si era aspettata
quelle parole e rispose: "Vi ho salvato la vita, principe, in cambio
vi chiedo solo di lasciarmi andare via!" "Mi dispiace, ma sono troppo curioso!
credo che nella tua bisaccia ci siano degli gnomi ed io non li ho mai
visti, ne ho solo sentito parlare da mio nonno quando ero piccolo e finora
ho sempre creduto che fossero delle favole, ma ora... la vocina che ho
sentito non poteva essere di un essere umano! Per favore, invita i tuoi
amici ad uscire!" "No!" urlò Eli indietreggiando "non vi permetterò
di far loro del male!" "Io non ho alcuna intenzione di far loro del male,
né di parlare di loro con chicchessia, non vedi che sono venuto
da te da solo, senza il mio seguito? Apri la bisaccia o sarò io
a farlo!" "Facci uscire, Eli, noi non abbiamo paura di lui!" strillò
Ewok da dentro la bisaccia "se sarà necessario sapremo difenderci!"
Il principe tra le risate che lo facevano sussultare balbettò: "Fammi
vedere questi guerrieri imbattibili, ti prego Eli!" La ragazza appoggiò
la bisaccia in terra e l'aprì, lasciando che gli gnomi ne uscissero.
"Voi... voi sareste capaci... di difendervi da soli?!" disse il principe
continuando a ridere a crepapelle. Ewok sguainò il suo piccolissimo
pugnale e ribattè fieramente: "Avvicinati, se ne hai il coraggio!
principe di Grunwald" Il principe fece un passo verso Ewok ed Eli gli si
parò davanti dicendo: "Vi prego, principe, non fate loro del male,
senza di loro voi sareste morto!" Il principe si fermò e rispose
parlando con voce dolcissima: "Te l'ho già detto, Eli, non farò
del male a nessuno di voi, è vero che mi avete salvato dalle trame
del re di Taide, ora lo so e ve ne sono immensamente grato, potete chiedermi
tutto ciò che volete: oro, pietre preziose, terre... vi darò
tutto ciò che mi chiederete" "Noi non vogliamo niente altro che
il vostro permesso per tornare nella nostra terra, vi prego, lasciateci
andare!" "La vostra terra? ma tu non fai parte del popolo degli Gnomi!
tu sei una donna! perché vuoi andare là? se rimani qui, avrai
tutto ciò che desideri, ti farò mia moglie, sarai regina
di Grunwald, Eli" "E' vero, principe, che sono nata nel mondo degli Uomini,
ma sono cresciuta nel loro mondo" disse Eli indicando i due Gnomi "circondata
dal loro amore e dalla loro attenzione ed ora non conosco che il loro modo
di vivere e di pensare; nel loro mondo non succedono atrocità
come quelle che ho dovuto vedere qui, nel loro mondo non esiste odio, ci
si aiuta solo per il piacere di farlo, non per avere qualcosa in cambio!
non potrei vivere qui, se voi doveste costringermi ad abbandonarli...
io ne morirei!" concluse Eli tra le lacrime. Il principe rimase in silenzio,
immobile per un po', poi si lasciò cadere su una sedia e disse:
"Non ti capisco, Eli, e vorrei davvero che tu diventassi mia moglie, ma
... se tu non mi vuoi... va bene, ti accompagnerò io stesso, insieme
ai tuoi amici" Eli lo guardò e prima che se ne rendesse conto, prima
di riuscire a controllare i suoi sentimenti aveva già detto: "Non
è vero che non vi voglio! ma... non posso rimanere qui!" Il principe
si alzò, con una smorfia di dolore sul viso pallidissimo, le si
avvicinò e le prese le mani tra le sue: "Allora rimani con me, Eli!
se provi quello che provo io... rimani!" "Non posso! vi prego non rendetemi
le cose più difficili!" Il principe le lascò le mani e si
allontanò un po' da lei: "Se così hai deciso, così
sarà." disse con voce stanca "vi chiedo solo di aspettare qualche
giorno; il vostro soggiorno nel mio castello, non sarà spiacevole,
ve lo prometto. Voglio accompagnarvi personalmente ed ora sono ancora troppo
debole per affrontare un viaggio" chiuse un attimo gli occhi poi riprese
rivolto verso gli gnomi "farò in modo che nessuno vi veda o sappia
di voi, ve lo prometto. Aspetterete che sia guarito?" Acar ci pensò
un po' su poi rispose: "Credo che si possa fare, se Ewok ed Eli sono d'accordo"
"Per me va bene" disse Ewok rinfilando il pugnale nel fodero. Eli pensò
che se avesse passato altro tempo con il principe sarebbe stato più
difficile per lei lasciarlo, ma cosa poteva fare? si chiese disperata.
"Va bene" disse con un filo di voce, evitando lo sguardo del principe.
"Grazie" disse lui "ora se i tuoi amici rientrano nella bisaccia ti farò
accompagnare nella tua stanza, così potrai riposare un po'. Se vuoi
potremmo rivederci per pranzare insieme, Eli" "Si" rispose lei semplicemente.
Eli non riuscì a dormire e dovette anche discutere con gli gnomi
e rassicurarli sul fatto che non si sacrificava per loro, che sebbene
amasse il principe, non poteva e non voleva lasciare l'unico mondo che
amava. Gli gnomi non sembrarono convinti e si misero a parlottare fra loro.
Eli cercò di ignorarli e di pensare solo ai momenti che avrebbe
passato con il principe prima della definitiva partenza. Quando fu ora
di pranzo, la donna che l'aveva accolta appena arrivata, la condusse nella
stanza del principe. "Spero non ti dispiaccia mangiare qui con me," le
disse lui dal letto, ma non mi sento ancora abbastanza bene da scendere
in sala da pranzo" Eli, che non sapeva che tra gli Uomini il fatto che
una ragazza andasse nella camera da letto di un uomo era assolutamente
inconcepibile, rispose che ne era felice. Il principe sorrise e chiese
alla donna di servirli. Eli mangiò cose che non aveva mai mangiato
prima, mentre ascoltava il principe che le narrava storie di Uomini, che
le parlava delle bellezze del suo mondo. Parlarono per ore, raccontandosi
dei rispettivi mondi, dei loro desideri, del dolore che provavano al pensiero
di doversi lasciare.
CAPITOLO VIII
Erano passati dieci giorni che Eli
ed il principe avevano passato quasi sempre insieme: a parlare, a passeggiare,
a leggere insieme, ed era arrivato il giorno della partenza. Il principe
e la sua scorta, con Eli ed i due gnomi nella bisaccia si misero in cammino
verso il mondo degli Gnomi. Dopo vari giorni di viaggio, arrivati abbastanza
vicino alla foresta degli Gnomi, il principe disse alla sua scorta di rimanere
lì ad aspettare e continuò la sua strada con Eli e gli
gnomi. Presto arrivarono al limitare della Foresta ed Acar disse che da
lì potevano continuare da soli, che era arrivato il momento di
salutarsi. "Non vi fidate ancora di me? non volete farmi vedere il vostro
mondo?" chiese il principe guardando Eli. "Non è questo" rispose
Acar "ma è proibito agli Uomini entrare nella nostra terra...
come è proibito agli Gnomi uscirne" terminò con voce stanca.
"E' vero," disse Eli "non voglio turbare ancora il popolo degli Gnomi,
hanno già violato la loro legge per aiutarmi a conoscere il tuo
mondo, ti prego, principe, salutiamoci qui!" "Il mio nome è Ian."
disse il principe guardando negli occhi Eli "Farò come volete,
ma, Eli, se tu dovessi cambiare idea... se tu volessi... lascerò
un mio uomo per trenta giorni sulla strada che da qui va ad Est, ti porterà da me, se tu deciderai che lo vuoi. Addio Eli, addio piccoli
amici, vegliate su di lei" Il principe di Grunwald montò sul suo
cavallo, ma Ewok urlò: "Aspettate, devo parlarvi!" "Dimmi Ewok,
ti ascolto" "Vorrei parlarvi... ehm, da Gnomo a Uomo, non potremmo allontanarci
un po'?" Il principe si chinò, afferrò Ewok e si allontanò
un po' con lui. Eli ed Acar li videro parlare un po', poi il principe posò
a terra delicatamente lo gnomo e si allontanò al galoppo. "Cosa
vi siete detti?" chiese Acar. "Oh, niente di importante!" rispose Ewok
con aria evasiva "vogliamo andare, amici, siamo stati lontano anche troppo!"
tre si avviarono verso casa; Acar offesissimo con Ewok, camminava avanti con aria truce ed Eli piangeva cercando di non farsi vedere dai suoi
amici. La notizia che Eli ed i due gnomi erano tornati si sparse a macchia
d'olio tra il popolo degli Gnomi, così quando questi arrivarono
sulla piazza la trovarono gremita di gnomi festanti e pieni di curiosità.
Ewok ed Acar misero al sicuro Eli nel suo tronco e risposero a tutte le
domande che vennero loro rivolte, dandosi un sacco di arie e colorendo
la realtà, appena un pochino. Narrarono delle loro gesta eroiche
per salvare il principe di Grunwald, dei rischi mortali che avevano corso....
Eli, sola nel suo tronco, pensava al soldato del principe di Grunwald che
la aspettava; pensava agli occhi di Ian, alle sue mani; pensava alle passeggiate fatte con lui, alle sue parole... Stava chiedendosi cosa si fossero
detti Ian ed Ewok, quando questi entrò nel suo albero: "Il popolo
degli Gnomi vuole fare una festa per il nostro ritorno, Eli, te la senti
di partecipare? o preferisci startene un po' da sola?" disse lo gnomo.
"Ewok, voglio sapere cosa hai detto al principe quando ti sei appartato
con lui" "Te l'ho già detto Eli, niente di importante" "Sei un bugiardo!
e gli gnomi non mentono mai, Ewok... non sono migliori degli Uomini proprio
per questo?" "Hai ragione, Eli, non ti mentirò, ma non ti dirò
neanche cosa gli ho detto. Forse lo saprai fra un po' di tempo... o forse
non lo saprai mai... mi dispiace." "Ewok, ti prego!" "No, non posso dirtelo,
non ora perlomeno. Allora vuoi partecipare alla festa, si o no?" "Va bene,
vengo, anche se non ne ho voglia! Non fraintendermi, Ewok, ho scelto io
di tornare, perché amo questa terra e voi popolo degli Gnomi e sono
felice di essere di nuovo qui, ma una parte di me... oh, basta con i piagnistei,
andiamo!"
CAPITOLO IX
Erano passati i trenta giorni durante
i quali Eli avrebbe potuto decidere di lasciare per sempre il popolo degli
Gnomi e la vita era ripresa in modo normale. Gli Gnomi cominciavano già
a dimenticare che esisteva il mondo degli Uomini; Acar aveva ripreso
il suo ruolo di saggio che elargiva consigli, anche non richiesti, Ewok
aveva ricominciato ad inventare strani marchingegni per rendere la vita
di Eli più piacevole ed Eli era sempre più triste: faceva
lunghe passeggiate solitarie e parlava poco. Un giorno Eli era sulla riva
del fiume, immersa nei suoi pensieri, quando vide passare Ewok che correva
come un razzo verso la piazza. Lo seguì e lo vide attaccarsi freneticamente
alla campana che chiamava a raccolta il popolo degli Gnomi. Gli si avvicinò
e gli chiese cosa stava succedendo, ma Ewok non le rispose, allora lei
si mise da una parte e aspettò di vedere cosa sarebbe successo.
Il popolo degli Gnomi si radunò in breve tempo nella piazza ed Ewok
prese la parola: "Chiedo la riunione del Consiglio dei Saggi, si deve
prendere un'importantissima decisione! una decisione che potrebbe cambiare
radicalmente la nostra vita!" Si scatenò il finimondo nella piazza,
tutti volevano sapere di che si trattava, ma Ewok sollecitò il
Consiglio dei Saggi a riunirsi a porte chiuse. Nessuno ci capiva niente,
ma bene o male si riuscì a permettere al Consiglio di riunirsi.
Il popolo degli Gnomi, come era usanza in questi casi, rimase sulla piazza, in silenzio, ad aspettare la decisione dei Saggi. Il Consiglio rimase
riunito per tre giorni, cosa che non era mai accaduta! e gli Gnomi aspettarono,
sempre più preoccupati, pensando che doveva essere una decisione
davvero importante se i Saggi non riuscivano a mettersi d'accordo. Finalmente
si aprì la porta della Casa del Consiglio ed Ewok uscì: "Popolo degli Gnomi, la decisione è presa. Acar provvederà ad
informarvi, io ed Eli abbiamo qualcosa di molto importante da fare ora,
arrivederci!" afferrò il bordo del vestito di Eli e cominciò
a tirarla verso il fiume. "Ewok, smettila!" disse Eli "voglio sentire anch'io!"
"A te lo dirò io! prendimi in braccio e andiamo di corsa all'Uscita
della Foresta, sbrigati, marmotta!" Eli, sempre più perplessa, prese
in braccio lo gnomo e si avviò verso il limitare della Foresta.
"Allora, Ewok? vuoi dirmi cosa sta succedendo?" "Lo saprai presto, se allunghi
un po' il passo!" "Ewok" disse Eli continuando a camminare "mi sto arrabbiando!"
"Uffa, come sei curiosa, sembri proprio uno gnomo! per farti contenta ti
dirò cosa ho detto al principe di Grunwald prima che lui se ne andasse:
gli ho detto che se fossero passati i trenta giorni senza che tu decidessi
di andare da lui, io sarei andato per altri trenta giorni, tutte le sere,
al limitare della foresta ad aspettarlo... hai capito, ora?" "No, non capisco!
spiegati meglio!" "Oh, Eli, sei proprio tonta! lui è venuto! ecco
qual'era la decisione da prendere: permettere che un Uomo venisse a vivere
tra noi!" "Vuoi dire...." in quel momento arrivarono all'Uscita della Foresta
ed Eli vide il principe di Grunwald seduto su un masso che aspettava pazientemente. "Finalmente!" esclamò lui "sto morendo di fame! perché
ci avete messo tanto?" "Ci abbiamo messo tanto?" strillò Ewok "non
sapete cosa ho dovuto fare per convincerli! pregare, minacciare... ci abbiamo
messo tanto! Pfui!" Eli e Ian non lo stavano più ascoltando, si
tenevano per mano guardandosi negli occhi, felici per essersi ritrovati,
felici per la vita che li aspettava, insieme agli Gnomi. Forse quello era
l'inizio di una nuova era di pace tra Gnomi ed Uomini, forse...