IL PAESE DEI BAMBINI
C’era una volta un paese nel quale vivevano
solo i bambini, le loro case erano piene di giocattoli di tutti i tipi,
mangiavano solo quando avevano fame e mangiavano solo ciò che a
loro piaceva; non c’erano scuole né genitori che strillavano o che
dicevano: “Questo non si può fare”. Vivevano tutti in perfetta armonia,
scambiandosi i giocattoli, aiutandosi a vicenda, raccontandosi favole.
Un vero paradiso, insomma!
Quando un bambino compiva 10 anni
si faceva una grande festa alla quale partecipavano tutti i bambini del
paese; alla fine della festa il bambino che aveva compiuto i 10 anni, salutava
tutti e si trasferiva a vivere nel paese dei grandi.
Un giorno un bambino di nome Roberto,
alla festa per il suo decimo compleanno, disse a tutti gli altri che non
voleva lasciare il paese dei bambini per andare a lavorare ed osservare
regole nel mondo dei grandi. Ciò creò un grande scompiglio
perché nessuno mai prima di lui aveva osato rifiutare quel destino.
Un bambino, Elia, prese allora la
parola: “Devi andartene, Roberto, è così che deve essere!
se noi ti permettessimo di rimanere e tu continuassi a crescere qui tra
noi, ad un certo punto cominceresti a comportarti come un grande ... cominceresti
a dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, cominceresti insomma a darci
delle regole e questo noi non possiamo proprio permetterlo!”
“Non sarebbe così, ve lo
garantisco!” ribatté Roberto “voglio solo continuare a giocare e
a divertirmi!”
“Mettiamo ai voti” urlò un
altro bambino.
“Lasciamolo rimanere!” intervenne
un bambino biondo che avrebbe compiuto a giorni 10 anni..
“Tu sei interessato! non vuoi andartene
neanche tu!” disse Elia.
In breve si creò un tale
caos che nessuno ascoltava più ciò che gli altri dicevano.
Ci fu perfino chi arrivò alle mani. Per la prima volta in tanti
anni, il paese dei bambini assomigliò al paese dei grandi.
Alla fine, Elia salì in piedi
sul tavolo e urlò per attirare l’attenzione generale: “Smettetela!
non risolveremo nulla picchiandoci e insultandoci! dobbiamo trovare una
soluzione!”
A poco a poco i bambini si quietarono
e uno di loro disse: “E dove la troviamo una soluzione? per me deve andarsene!”
“Silenzio!” urlò ancora Elia,
visto che il pandemonio stava per ricominciare “forse possiamo chiedere
consiglio ai grandi del paese vicino!”
“Non sono d’accordo!” disse un altro
bambino di nome Andrea “i grandi non devono mettere bocca nelle cose che
ci riguardano!”
“Forse hai ragione!” acconsentì
Elia “ma allora cosa possiamo fare?”
Nessuno rispose alla sua domanda
perché i bambini non sapevano proprio che pesci prendere.
“Forse ho trovato!” urlò
dopo un po’ Elia “il saggio della montagna!”
“E che c’entra il saggio della montagna?!”
lo interruppe Roberto “è vero che ci aiuta ogni volta che uno di
noi bambini si fa male, visto che conosce le erbe che guariscono, ma in
questo caso come può aiutarci? e poi è pur sempre un grande!”
“E’ vero che è un grande,
ma sai bene che non vive nel paese dei grandi. Se ricordi bene, la volta
che andammo da lui perché ti eri ferito ad un braccio cadendo dall’altalena,
ci disse che se ne era andato dal suo paese perché non gli piaceva
il fatto che i grandi fossero avidi, bugiardi e amanti della guerra! lui
è diverso da loro ... e poi ... beh, dobbiamo fare questo tentativo,
altrimenti il nostro paese non tornerà più ad essere come
prima, non lo capisci?!”
“Andiamo dal saggio della montagna!”
strillò un esagitato ragazzino con i capelli rossi.
“Andiamo!” urlò un altro.
I bambini, finalmente d’accordo
su qualcosa, si precipitarono dal saggio della montagna che viveva tra
il loro paese e quello dei grandi.
“Chi si è fatto male, stavolta?”
chiese il saggio quando li vide invadergli la capanna.
“Nessuno” rispose Elia “ma abbiamo
ugualmente bisogno del tuo aiuto: Roberto ha compiuto oggi 10 anni e non
vuole lasciare il paese. Alcuni di noi sarebbero d’accordo a farlo rimanere
almeno un altro po’, altri, invece, sono contrari perché permettergli
di rimanere potrebbe rompere l’equilibrio della nostra vita. Tu cosa ci
consigli?”
“Niente” rispose il saggio “non
vi consiglio proprio niente, la decisione dovete prenderla voi ... però
... però voglio dirvi qualcosa che forse vi aiuterà a decidere:
siete piccoli ed ignoranti, perché nessuno vi ha mai insegnato niente
ed in queste condizioni è molto difficile prendere delle decisioni
giuste, voglio dire che la saggezza si acquista crescendo, sbagliando ed
imparando dai propri sbagli e più cose si sanno e più la
scelta è facile. Vi faccio un esempio: avete davanti a voi due strade,
come fate a sapere qual’è quella giusta? se sapete da dove venite,
dove volete andare e dove porta ciascuna delle due strade, saprete anche
quale strada prendere.”
“Vuoi dire che dovremmo sapere perché
è stato stabilito che a 10 anni non si può più vivere
nel nostro paese? beh, certo ... se lo sapessimo potremmo valutare se è
il caso o meno di infrangere la regola....” disse Elia “e magari ci aiuterebbe
anche sapere perché noi bambini non viviamo più con i grandi
... ho letto in un libro una storia che parlava di una famiglia, c’erano
un papà, una mamma e due figli.... ora noi non abbiamo né
papà né mamma.... perché? tu lo sai, saggio della
montagna?”
“Io lo so” rispose il saggio “conosco
tutta la storia ... fui io a fondare il paese dei bambini, tanti e tanti
anni fa!”
“Un grande ha fondato il nostro
paese?!” chiese sbigottito uno dei bambini.
“No” rispose il saggio “allora ero
ancora un bambino ... proprio come voi ... ma ascoltate attentamente la
storia: tanti anni fa i bambini ed i grandi vivevano insieme, esistevano
le famiglie, proprio come Elia ha letto in quel libro, ma i grandi ...
è difficile da spiegare! i grandi cominciarono a trascurare i bambini
perché gli uomini erano sempre alla guerra, combattevano contro
i regni vicini per conquistare sempre nuove terre e le donne non facevano
che piangere perché si sentivano sole ... poi un giorno il re decise
che anche i bambini dovevano andare a combattere perché di uomini
ne erano rimasti pochi. I bambini furono mandati in guerra con le loro
lance ... ed io ero tra loro .... vedemmo cose terribili in quella guerra
che non ci apparteneva, perché a noi non importava di conquistare
nuove terre, noi volevamo solo tornare nella nostra casa, ricominciare
a giocare senza pensieri. Così un giorno, io radunai tutti i bambini
e dissi loro che non mi sembrava giusto continuare a combattere, a spargere
sangue, dissi loro che dovevamo abbandonare il nostro paese, che dovevamo
cercare un posto dove poter vivere tranquilli. Beh, i bambini furono d’accordo
con me, erano tutti così stanchi di comportarsi come i grandi! Così
abbandonammo la guerra, di notte penetrammo nelle case del nostro paese
dove c’erano i bambini più piccoli che ancora nessuno aveva pensato
a mandare in guerra e ce li portammo via.”
Il saggio tacque per un po’, come
se il pensiero di quei giorni lontani ancora lo ferisse profondamente ...
poi riprese: “Andammo sulla montagna e ci nascondemmo in grotte profonde.
Gli uomini del re ci cercarono per giorni e giorni, ma senza risultato.
Un bambino, però, era rimasto nel paese dei grandi: era il figlio
del re e compì 10 anni proprio nel giorno in cui suo padre morì.
Così lui divenne re. Radunò il suo popolo e fece un discorso
bellissimo: disse al suo popolo che avevano sbagliato a costringere i bambini
ad andare alla guerra, che questi avevano diritto ad un mondo più
bello, più innocente, che avevano diritto ai loro giochi, alla loro
fantasia. Aggiunse che per lui ormai non c’era più rimedio perché
si sentiva grande e pieno di responsabilità, ma che voleva che tutti
gli altri bambini fossero felici e spensierati. Così emanò
una legge che costringeva i grandi ad abbandonare i figli appena nati alle
pendici della montagna, perché fossero presi in custodia da noi
bambini. Poi il piccolo re mandò i suoi uomini in giro per i dintorni
ad urlare che il re voleva vedere un rappresentante dei bambini. Io fui
incaricato dai miei compagni di andare a rappresentarli e mi recai dal
nuovo re. Lui mi spiegò ciò che aveva fatto e mi disse anche
che ci avrebbe aiutato a costruirci delle case e che ci avrebbe lasciato
del cibo tutti i giorni alle porte del nostro paese, mi disse che ora i
bambini sarebbero stati liberi e felici. Ecco perché, cari bambini,
il vostro paese è nato ed ecco perché a 10 anni i bambini
devono tornare nel paese dei grandi.”
“Il piccolo re che ti aiutò
a fondare questo paese è morto?” chiese Elia dopo un po’.
“No” rispose il vecchio “è
ancora il re del paese dei grandi, è ancora lui che vi rifornisce
di cibo, lasciandolo alle porte del vostro paese. Ma ormai è vecchio
e stanco ed è ora che scelga la persona che diventerà re
dopo di lui. Deve essere una scelta accurata, perché il nuovo re
dovrà continuare ad aiutarvi come ha fatto finora lui ... sempre
che voi non decidiate che è tempo di riunire i due paesi, che è
tempo di tornare a vivere nel paese dei grandi.”
“I grandi ... come sono ora? fanno
ancora la guerra?” chiese Roberto.
“Le guerre non ci sono più
state” disse il vecchio “a parte qualche scaramuccia ai confini, ma solo
perché il re non l’ha permesso. Ha fatto molta fatica a mantenere
la pace e si è fatto molti nemici che aspettano con ansia la sua
morte per riprendere a conquistare nuove terre.”
“Credo che la decisione da prendere
sia molto chiara, ora!” disse Elia con voce triste.
“Lo credo anch’io” disse Roberto
“me ne andrò dal paese dei bambini, come dopo di me dovrete continuare
a fare tutti e nessuno di noi dovrà mai dimenticare, anche da grande,
che la guerra è stupida e crudele.” e poi rivolto al vecchio saggio
continuò: “Dirò al re del paese dei grandi di cercare con
attenzione il suo successore, perché i bambini vogliono continuare
a vivere in pace ed armonia, almeno i primi anni della loro vita.”
“Di anche al re” disse Elia “che
tutti noi bambini gli siamo molto grati per ciò che ha fatto e che
continuerà a fare per noi.”
Il vecchio saggio sorrise perché
riteneva che la decisione che i bambini avevano presa era quella giusta.
Roberto salutò i suoi amici
ed andò nel paese dei grandi, dove il vecchio re ascoltò
le sue parole e decise che finalmente aveva trovato la persona giusta da
lasciare a capo del suo regno.
Roberto regnò per molti anni,
dopo la morte del vecchio re, continuando ad aiutare il paese dei bambini,
con la segreta speranza che un giorno le cose potessero cambiare, che i
grandi capissero che il tempo della pace era immensamente più felice
del tempo dell’odio e della guerra.