Scialpinismo in alta Valtellina

 

 
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La storia dei materiali dello scialpinismo:

I ramponi


Il rampone vive la doppia realtà di essere probabilmente il primo attrezzo, o se preferiamo il primo mezzo artificiale usato per affrontare le difficoltà del terreno montano, e contemporaneamente di essere stato l'ultimo attrezzo ad essere universalmente accettato ed impiegato.

La prima rappresentazione si trova sull'Arco di Costantino (inizio del IV sec. d.C.) a Roma e secondo Tertulliano (160-220 d.C.) furono inventate dalle spie per muoversi con sicurezza nei luoghi impervi, infatti le chiama "le (calzature) spione" (caligae, elevatae, speculatoriae).

gradinamento fatto dalle guide Li cita poi Simler (Simlero) nel suo libro Vallesiae et Alpium descriptio del 1574 e li ritroviamo citati dal Signore de Villemont nel 1588. Naturalmente si tratta di grappette, normalmente a quattro punte, da fissare sotto la scarpa per non scivolare, e come tali sono stati certamente usati da boscaioli e cacciatori che si dividono con i cercatori di cristalli la frequentazione della montagna fino al concetto, prima Illuministico e poi Romantico, che le rocce ed i ghiacciai potessero essere non solo horridi dirupi et spaventose ghiacciaie, ma dotate di una loro bellezza e di un loro interesse sportivo.

Questi sono più o meno gli attrezzi che troveranno i Burrit ed i de Saussure (fig.2) che ne parlano come di qualcosa fort bons pour marcher sur la neige ou sur le gazon, mais ils sont très-incommodes sur les rochers. (molto utili per camminare sulla neve o sull'erba, ma molto scomodi sulle rocce).

Ricordiamo che le scarpe erano "chiodate" e quindi offrivano una buona tenuta nelle situazioni più complesse soprattutto grazie al gran lavoro di gradinamento fatto dalle guide

L'invenzione della suola in gomma ad opera di Vitale Bramani (da cui il nome Vibram) è di poco precedente la seconda guerra mondiale. La tecnica di chiodatura delle scarpe era molto raffinata e molti erano i chiodi di diversa foggia e qualità offerti agli alpinisti. Da alcuni si attribuisce ad una errata ed eccessiva chiodatura delle scarpe l'incidente mortale occorso alla grande guida di Courmayeur Emile Rey di ritorno dalla salita al Dente del Gigante (25-8-1895).

Così la storia continua con diverse varianti per tutti gli anni 1800-1840. I modelli ricalcano tutti, alcuni anche con forme molto elaborate, gli stessi concetti della grappetta.

Nella seconda parte del secolo cominciano a essere immaginate forme più complete, che ricoprono l'intera suola della scarpa, come il rampone Pastori di Brescia del 1876, quello interessante fabbricato a Vienna ed a Salisburgo nel 1884 che preconizza quello dell'Algan con le dieci punte simmetricamente distribuite e la doppia articolazione già simile ai "veri" ramponi (fig.6).Merita infine una citazione il modello Fiorio e Ratti del 1888 (fig.7).

Interessante è invece scoprire l'atteggiamento degli alpinisti dell'epoca nei riguardi dei ramponi. Abbiamo almeno tre posizioni molto diverse: quella dei "Tirolesi"(oggi diremmo degli Alpinisti Orientali) che li adottarono entusiasticamente. Quella dei "puristi", tipicamente gli alpinisti Inglesi, che li rifiutano totalmente. C.D. Cunningham nel 1888 dopo aver parlato diffusamente per quasi sei pagine della piccozza, così liquida il rampone: Crampons, whic I presume a mountaineering purist would look upun as "artificial aids", are never used in the Alps, and are only seen in the Tyrol.

(I ramponi, che io presumo i puristi della montagna vogliano considerare come un "aiuto artificiale" non sono mai usati sulle Alpi, ma si vedono solamente in Tirolo). Allo stesso modo anche Whimper malmena i ramponi dichiarandoli "mezzi artificiali a cui non conviene affidarsi su pendenze pericolose."

Punto a capo e non se ne parlerà più fino al prossimo secolo.

Il terzo atteggiamento ci viene tramandato dallo Zsigmondy il quale insinua che non conviene alle guide di Zermatt di mettere in uso i ramponi, perché questi, rendendo meno necessario il gradinare le grandi pareti di ghiaccio, farebbero scapitare di riputazione le montagne per le quali si usa sbalordire il viaggiatore colle centinaia di gradini da tagliare. Anche il Meurer esprime la stessa idea, e si sarebbe tentati a credere che ciò abbia una parte di vero, perché, dato l'uso esteso che nelle Alpi Tirolesi si fa di questi ferri, non è spiegabile il perché sieno così sconosciuti da noi. E' un fatto che le guide hanno un'istintiva ripugnaza per questi arnesi. (Fiorio e Rattti-C.A.I..1889)

Contemporaneamente avanza un certo sviluppo in campo militare dove le esigenze di un gran numero di soldati devono essere soddisfatte in caso di situazioni potenzialmente pericolose e dove l'adattabilità dello strumento alle diverse misure (di piede) diventa primordiale. In Francia ad esempio ne inventò uno regolabile e del peso di solo 500 gr. il tenente Trémeau (fig.8). Queste esigenze militari avranno purtroppo ben presto un'applicazione pratica con lo scoppio della prima guerra mondiale.

Su questo panorama tranquillo piomba nei primi anni di questo secolo il ciclone Oskar Eckenstein (1859-1921). Ingegnere, ottimo alpinista, spirito contestatore e solitario, pubblicò in due articoli sull'Ostereich Alpenzeitung del 20 luglio 1908 e del 5 giugno 1909 i risultati delle sue ricerche sulla costruzione dei ramponi, sulla loro utilizzazione sistematica e sulla resa incredibile che se ne poteva ottenere. Naturalmente anche il progetto del suo rampone (fig.9).La vera originalità di Eckenstein e l'importanza delle sue scoperte, non sono tanto nei pur veri perfezionamenti che ha introdotto nella fabbricazione dei ramponi, ma nell'arditezza dello spirito innovatore col quale ha definito il loro uso. ...l'importanza maggiore del suo contributo è di natura essenzialmente morale. Essa consiste, in ultima analisi, ad aver dato fiducia agli alpinisti: prima di lui non si osava, dopo di lui tutti osarono fidarsi dei ramponi.(Manuel d'Alpinisme du C.A.F. 1934)

Con questo progetto il nostro eroe si presentò dal fabbro di Courmayeur Henry Grivel che, pur poco convinto, realizzò i ramponi per il "Signore" Inglese che aveva comunque l'indubbio vantaggio di pagare. Il successo fu immediato tanto che il 30 giugno 1912 fu organizzato sulla seraccata del ghiacciaio della Brenva un "Concours de cramponneurs" tra guide e portatori di Courmayeur. Da notare che Eckenstein aveva introdotto uno speciale punteggio per lo stile dei concorrenti nelle varie prove e che si tratta molto probabilmente della prima competizione di scalata, seppur di ghiaccio, della storia. Vinse Alphonse Chenoz

Nel frattempo il disordinatissimo Henry non aveva potuto brevettare il nuovo modello poiché i topi avevano mangiato buona parte dei disegni originali !

La strada era tracciata e i nuovi attrezzi e la nuova tecnica permisero realizzazioni di gran livello; tuttavia qualcosa restava ancora da aggiungere. E fu Laurent, il primo figlio di Henry e guida alpina, ad aggiungare le due punte frontali che mancavano per permettere qualunque evoluzione sui pendii più ripidi e più duri. Era nato nel 1929 il rampone a 12 punte

Di nuovo non si trattava solamente di una evoluzione del materiale, ma di un cambiamento della filosofia, di saper ancora "osare" affrontando le difficoltà frontalmente, guardandole negli occhi!

Cominciò allora la diatriba: tecnica frontale o "pieds à plat"( piedi a piatto). Così recita il manuale ufficiale francese (C.A.F. più G.H.M.) del 1934: il fabbro Grivel di Courmayeur produce dei ramponi a 12 punte... sono molto utili, sembrerebbe, per superare, senza tagliare gradini né torcere le caviglie, quei corti passaggi in ghiaccio tenero che si trovano sui ghiacciai o per superare dei ripidi pendii in neve dura, in particolare le crapacce terminali. Questo modello di rampone può essere utile soprattutto a coloro le cui caviglie hanno una mobilità limitata. Le punte anteriori infatti non sembrano utilizzabili, senza reale imprudenza, sul ghiaccio vivo. ... Gli alpinisti dalle caviglie ben articolate, che non si affaticano con la torsione del piede, non avranno, con questo genere di ramponi, alcun vantaggio. Agli altri potranno rendere un buon servizio.

La parola "fine" in campo internazionale fu data con la salita della parete Nord dell'Eiger, il 21-24 luglio 1938, grazie (anche) ai 12 punte di Heckmair e Vorg, parola del componente la seconda cordata, Harrer che, con Kaspareck, ebbe problemi con i suoi vecchi ramponi.In Francia l'ostracismo continuò ancora a lungo, fin quasi al riscatto con l'adozione della "piolet traction".

Nel frattempo Grivel presentò il famoso "superleggero" che nacque a seguito della richiesta della Scuola Militare Alpina di Aosta per le pattuglie del Trofeo Mezzalama nel 1933. In acciaio speciale: per la prima volta con la consulenza delle acciaierie Cogne, Amato Grivel, fratello minore di Laurent, utilizzò la lega al Nichel-Cromo-Molibdeno che permetteva di mantenere le caratteristiche di resistenza pur con una notevole diminuzione delle spessore e quindi del peso. Si forgiarono ramponi di 360 grammi il paio, cosa tuttora impossibile pur con l'utilizzo delle nuove leghe leggere.

Dopo la tremenda interruzione bellica l'evoluzione si orientò verso ramponi regolabili, che potessero cioè calzare misure diverse e modelli diversi di scarpe. Dal lato tecnico si cominciò a sentire l'esigenza di attrezzi più adatti al ghiaccio duro e ripido che costituiva la naturale evoluzione della ricerca alpinistica.

Forse il primo a pensare a ramponi rigidi che costituissero una piattaforma di appoggio più stabile e fossero più efficaci nel penetrare il ghiaccio duro fu l'americano Yvon Chouinard. Nacquero ramponi molto efficaci ma assai fragili e pericolosi; si doveva attendere l'arrivo degli scarponi di plastica.

Nel 1972 Mike Lowe imbullonò delle lame verticali dentate ai suoi scarponi da sci; erano nati i Foot Fangs, vera rivoluzione nel concetto di rampone: rigido, a struttura verticale, con allacciatura automatica.

Pochi anni prima Stubai aveva orientato in avanti la seconda coppia di punte per migliorare l'appoggio e l'equilibrio nella tecnica frontale; il rampone più famoso divenne il Makalu disegnato da Walter Cecchinel.

Nella storia recente da rilevare l'adozione della monopunta (Charlet e Grivel nel 1986 da una vecchia idea mai sfuttata), la soletta antizoccolo (J.P. Fréchyn 1981) lo sperone posteriore per la nuova tecnica dell'ancoraggio con il tallone.

Nel frattempo si recuperò un'altra vecchia idea (Edouard Frendo dei primi anni '50) utilizzando la lega leggera per la realizzazione di ramponi di peso contenuto; il loro utilizzo sembra tuttavia ben delimitato e circoscritto a particolari esigenze di competizione o come attrezzo di riserva. Oggi infatti i rampono non sono più un oggetto polivalente adatto a tutte le situazioni, ma esistono modelli specifici per diverse discipline e diversi momenti; valga per tutti l'esempio degli attrezzi specifici per le cascate di ghiaccio.

Per una migliore disamina dell'evoluzione contemporanea dei ramponi si veda infine il paragrafo "Storia delle cascate e delle goulottes etc." nel capitolo piccozze del presente manuale.

 


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