--Il Vedovo-------

Sceneggiatura ricavata, quarta parte

Scena 12 (3'04") Interno sera. Appartamento dei coniugi Almiraghi-Nardi.

Dissolvenza incrociata. Nel salone è in corso la festa che celebra la scampata morte di Elvira Almiraghi. Alberto Rabagliati canta il bolero "L'edera" accompagnato al piano da Oscar, "l'amico della signora". Il cantante si avvicina ad Alberto Nardi ed Elvira Almiraghi che ballano. Lei gli cinge la schiena ed il capo, lui ha la testa abbandonata sulle spalle della moglie che sorride a Rabagliati. La coppia ruota e si vede la faccia distrutta di Nardi, la mdp allarga su altre coppie danzanti. Elvira Almiraghi distribuisce sorrisi e saluti.

Elvira Almiraghi: Ciao, ciao.
La coppia sfila in quanto Nardi vuole terminare il ballo, lei gli sorride lui ha sempre la faccia cupa. Dal fondo della sala avanza a braccia aperte il commendator Fenoglio.
Fenoglio: Elvira! La nostra rediviva, lascia che ti abbracci.
Elvira Almiraghi: Oh, caro Carletto! (si abbracciano e baciano).
Nardi: Caro Fenoglio.
Fenoglio: Caro Almiraghi! (Nardi ha un'espressione di rassegnazione essendo ancora una volta stato chiamato con il cognome della moglie) Ha visto eh che bello scherzetto ci ha combinato la nostra Elvira.
Nardi (gesticolando con le mani): Davvero un bello scherzo!
Elvira Almiraghi (con sguardo ironico verso il marito): Sai cosa mi costa questo scherzetto?
Nardi: Ha ha (avendo capito il riferimento si allontana).
Fenoglio: Bah…
Elvira Almiraghi: Dici, dici…
Fenoglio: …non so tre quattrocento mila lire.
Elvira Almiraghi: Trenta milioncini!
Fenoglio: Trenta milioni!
Elvira Almiraghi: Eh.
Fenoglio: Ma come ha fatto in ventiquattr'ore?!
Elvira Almiraghi: Si è messo in testa di fregare la Montecatini, non ti dico altro.
Fenoglio: Ma no, e come?
Elvira Almiraghi: Ha comprato la solfatara!
Fenoglio: Quella che volevano affibbiare a te?
Elvira Almiraghi: Eh! Scusa se non ho firmato c'è una ragione. No, lui quello che gli mettono davanti firma.
Fenoglio: Ma meno male che è rimasto vedovo solo ventiquattr'ore!
Elvira Almiraghi: Poi non ti dico lo sperpero sai? Senti c'è di là Rabagliati.
Fenoglio: Lo sento.
Elvira Almiraghi: Lo sai cosa mi costa? (sorride ad un invitato) Doveva cantarmi la messa funebre.
Fenoglio: Lui?
Elvira Almiraghi: Sì.
Fenoglio: Ma lì ci voleva un tenore lirico spinto!
Elvira Almiraghi: Eh! Vieni a bere Carletto.
Fenoglio: Sarà meglio.
La mdp inquadra nardi seduto su un divano mentre piange.
Un invitato: Poverino, finalmente piange.
Un invitata: Strano (Nardi accortosi di essere osservato mostra un timido sorriso) Durante l'attesa della salma ci ha provato tanto poverino, ma non ci è proprio riuscito.
Nardi si alza prostrato ed incontra malvolentieri un'anziana signora con il figlio, un ragazzo alto, magro e sgraziato. Nel frattempo dalle scale scende Padre Agostino in compagnia di una giovane ed avvenente signora…
Anziana Signora: Commendatore, chissà cos'ha provato a vedersela viva davanti…
Nardi (con la voce ancora rotta dal pianto ed il fazzoletto in mano): Eh signora sono cose che se uno non ha provato non può capire!
Anziana Signora: Lo credo, lo credo.
Nardi (indicando il ragazzo): Suo figlio?
Anziana Signora: Si.
Nardi (colpendo il figlio con un buffetto troppo forte): Ber ragazzo!
Ragazzo: Mamma andiamo a vedere la televisione mi ha fatto male il signore con quello schiaffo (trascina la madre allibita).
Nardi (a bassa voce): Si, portalo a casa.
Padre Agostino (lo chiama mettendogli sulle spalle una mano che Nardi bacia piangendo): Hai visto Alberto? Avevo ragione io, non dovevi disperare.
Nardi (piangendo): Padre Agostino…
Padre Agostino: Non devi piangere figliolo, devi ridere.
Nardi: Eh?
Padre Agostino (alzando la voce): Devi ridere!
Nardi: E che te ridi, ce provo ma non ce riesco!
La mdp inquadra Elvira Almiraghi che accoglie Gioia.
Elvira Almiraghi: Oh Gioia, come va cara! (si baciano) Vieni vieni che ti presento un mio caro amico il commendator Fenoglio.
Fenoglio (dando la mano a Gioia): Ma io la conosco già, l'ho vista ai tuoi funerali, ma come si fa a dimenticare un così bel cucciolino …(parola incomprensibile)
Elvira Almiraghi: Pazzo…
Anziana Signora (avvicinandosi): Elvira. Elvira! vieni a vedere la televisione (le prende la mano)…
Elvira Almiraghi: Cosa c'è alla televisione…
Anziana Signora: …c'è il tuo Alberto sai (si allontanano).
Fenoglio (invitando Gioia a ballare): Signorina, facciamo quattro salti?
Gioia: Veramente…
Fenoglio: Venga, non ho più lo …(parola incomprensibile) di una volta, bah! (si avvia).
Nardi (andandole incontro): Ehi, che fai, perché sei venuta?
Gioia: Mah, mi ha invitata tua moglie…
Nardi (sorpreso): Mia moglie…
Fenoglio (tornando verso Gioia e rivolgendosi a Nardi): Evvia, cosa fa, vuol portarmela via? Ma non è mica più vedovo sa! (prende la mano di Gioia e la trascina con sé).
Nardi: Ma…
Gioia (mentre si allontana da Nardi guardandolo con aria incerta): Cosa devo fare… (inizia a ballare con Fenoglio mentre Nardi assume un espressione sconsolata).
Nardi sente provenire da un'altra stanza il sonoro della televisione, è il servizio sul recupero del vagone letto caduto nel lago. Nardi si avvicina, ora la voce è chiara, è quella di un giovane Tito Stagno, conduttore del telegiornale.
Tito Stagno: …il lago si è richiuso sul tragico vagone trasformandolo in una bara liquida (viene inquadrata la televisione nella quale si vede un palombaro che si immerge tramite una scaletta) I sommozzatori procedono alacremente nella loro opera di recupero (Nardi entra nella stanza alle spalle della moglie, dell'anziana signora che sorride e di suo figlio che mangia) Lei signore (intervista un testimone presente sul luogo al momento del deragliamento) dove si trovava al momento del disastro?
Testimone (con accento lombardo): Mi s'eri le con la mia donna, ho sentio un botto, ho detto avanti invece l'era il treno che'l borlava giù (una persona alle spalle saluta verso la telecamera).
Tito Stagno (fuori campo): Grazie (il ragazzo accortosi della presenza di Nardi alle spalle si allontana avvicinandosi alla televisione che da adesso viene inquadrata) Tra i primi ad accorrere sul luogo del disastro, il marito di una delle vittime, il giovane e noto industriale Alberto Nardi (si vedono il ragionier Lambertoni e Nardi che parla con un vigile del fuoco) Ha qualcosa da dirci commendatore?
Nardi (con espressione compunta): Mia moglie è deceduta e io non ho niente da dire.
Tito Stagno (indicando con il dito): Alla telecamera prego.
Nardi (guardando in camera con un aperto sorriso): Dico che sono rimasto vedovo perciò non ho niente da aggiungere (fa ‘ciao' con la mano e subito dopo la mdp stacca su Elvira Almiraghi che si gira per guardare il marito che le sorride imbarazzato).
Dissolvenza incrociata.

Scena 13 (50") Interno giorno. Fabbrica del Commendator Nardi.

La segretaria risponde a più telefoni che squillano in continuazione; attorno alla sua scrivania alcuni operai visibilmente nervosi e alle spalle, non inquadrato, ir zio.

Segretaria: No, no, no, no, no. No. Per il pagamento di quella tratta dovrebbe passare fra qualche giorno, perché il commendatore è in ritiro. Sii è in convento, si (squilla un altro telefono e lei risponde) Si pronto? Buongiorno (saluta il primo interlocutore) Pronto? No il commendatore non c'è, è in convento.
Operaio (sotto voce rivolto ai colleghi): In convento?
Segretaria: Per gli esercizi spirituali, si da Padre Agostino.
Operaio (battendo la mano sul tavolo con espressione arrabbiata): Ma signorina in fin dei conti si può sapere quanto durano questi esercizi spirituali?
Operaio Carlùn (brandendo minacciosamente una chiave inglese): Perché sun due settimane che ciapùm più la paga, lo sa o non lo sa lei?
Segretaria (spostando, seccata, la chiave inglese): E metta giù quell'affare il commendatore l'è in ritiro.
Operaio Carlùn (allontanandosi e commentando ironicamente con gli altri operai): In ritiro…
Segretaria: Pronto?
Entra nella stanza un uomo, vestito di scuro.
Ir zio: Chi è lei?
Ufficiale Giudiziario: Sono l'Ufficiale Giudiziario.
Ir zio: E che cosa vuole scusi?
Ufficiale Giudiziario: Sono venuto per il sequestro, lei è socio?
Ir zio: Socio io? Ma per carità, io manco lo conosco mio nipote…(gli operai escono dalla stanza).
Ufficiale Giudiziario: Ma il commendatore dov'è?
Ir zio: E' in ritiro da Padre Agostino.
Ufficiale Giudiziario: Da Padre Agostino?!
Ir zio: Si, quello co' la barba! veda, a mio nipote gli è venuta una forte crisi religiosa.
Ufficiale Giudiziario: Una crisi religiosa?!
Ir zio: Eh, eh e e...
Ufficiale Giudiziario: E vabbè intanto io sequestro i mobili!
Ir zio: E sequestri pure!

Scena 14 (59'42") Esterno giorno. Convento di Padre Agostino

Inquadratura in campo lungo del convento di Padre Agostino immerso nel verde, si odono in lontananza suoni di campane e canti di uccelli. Alberto Nardi e Padre Agostino sotto un albero, guardano verso la chioma.

Padre Agostino (indicando verso la chioma): Senti senti senti il cardellino, vieni. Lo vedi il cardellino? (fischia imitando il verso, e il cardellino gli "risponde". Si guardano compiaciuti) Prova anche tu, vediamo se ti risponde!
Nardi fischia, c'è un momento di silenzio, guarda deluso Padre Agostino.
Nardi: ...no (il cardellino fischia a sua volta) Ha sentito Padre, mi ha risposto!
Padre Agostino (prendendolo sotto braccio): Lo vedi Alberto? Rinunciando ai beni materiali si diventa padroni del mondo intero: si può conversare con il cardellino, godere di un bicchiere d'acqua fresca e banchettare con pane e noci.
Si sente il clacson della corriera. Accorre un frate con la valigia del Nardi e un sacchetto.
Frate: Commendatore, commendatore la corriera! Presto, se no perde la corriera!
Nardi: Vengo subito…
Frate: Le ho preparato questo sacchettino di noci, così si ricorderà di noi!
Nardi: Grazie caro, e grazie anche a lei, Padre Agostino. Ah, quanto avevo bisogno di una voce amica, di una parola di conforto! Lei mi ha sempre consigliato bene, Padre Agostino, anche durante la guerra, quando mi spinse a fare il mio dovere.
Padre Agostino: ...ma senza esagerare come hai fatto tu! (cambia tono, quasi rimproverando) Senti Alberto, ho l'impressione che quando io ti parlo tu non mi capisca.
Nardi: No no, Padre! Quando sono entrato qui avevo una gran confusione in testa, ma adesso vedo tutto chiaro davanti agli occhi, e niente mi fa più paura, neanche la morte.
Padre Agostino: E così dev'essere, figliolo! Che cos'è la morte per un buon cristiano? La morte è perfetta letizia!
Nardi: Non può immaginare quanto mi fa piacere sentire da lei queste parole (si sente nuovamente il clacson della corriera) Mi sento…più leggero, più deciso.
Frate: ...commendatore! Eh?
Nardi: Arrivederla Padre Agostino, arrivederla e grazie di tutto.
Padre Agostino: Ciao Alberto.
Nardi (allontanandosi): Spero di rivederla presto, Padre.
Padre Agostino: Ti manderò i fichi, quando saranno maturi.
Nardi: A buon rendere, Padre.
Nardi corre con il frate verso la corriera su un viottolo di campagna.
Dissolvenza incrociata.

Scena 15 (6'56") Interno giorno. Uffici della ditta Nardi

Nell'ufficio di Alberto Nardi sono presenti Stucchi con una sigaretta accesa in mano, ir Zio e l'ingegner Fritzmayer. I mobili sono stati quasi tutti pignorati, e sono rimaste delle casse di legno.

Nardi: In questa settimana di mistica solitudine ho potuto riflettere su molte cose importanti della vita, e anche della morte. Ho capito che a un certo momento ognuno di noi si trova di fronte a un bivio (con le mani rappresenta il bivio) Mi ascolta Stucchi?
Stucchi: La ascolto, commendatore.
Nardi: Insomma, ho capito che da una parte c'è la vita moderna del XX secolo con la folle corsa al danaro. Dall'altra parte c'è la rinuncia, solo la rinuncia. Non c'è via di mezzo.
Stucchi (mettendogli una mano sulla spalla): Bravo! Lei ha scelto la rinuncia!
Nardi (togliendo la mano di Stucchi con decisione): Ma che dici! Ho scelto la corsa al danaro! E ho capito che la mia strada è quella dei grandi affari. Sono venuto con delle idee chiare: vi propongo un affare da un miliardo da concludere entro due mesi! Prendete una cassa, sedetevi e ascoltate (ognuno prende una cassa. Nardi si installa dietro la scrivania, su cui c'è il modellino di una palazzina) Bene! Comodi? (si siedono e Nardi si leva la giacca)
Fritzmayer: Commendatore lei ha forse rinunciato al mio progetto?
Nardi: No, Fritzmayer! Io non mi sposterei dagli ascensori. Abbiamo sacrificato cinque anni della nostra vita nel ramo ascensori. Abbiamo subito critiche, umiliazioni, crisi, e su questa strada dobbiamo riprenderci, per dimostrare a noi stessi che avevamo ragione (rivolgendosi allo zio bruscamente) Che vòi?
Ir Zio: Albe', a me se me ridai le 700mila lire che t'ho prestato, me ritiro e me ne torno a Roma.
Nardi (alzando la voce): E che so' matto? Io non te le ridò le 700mila lire!
Ir Zio: Ah no?
Nardi: No! Perché entri con me nell'affare, e non riavrai 700mila lire, ma sette milioni, e forse dieciassette! Adesso fatemi finire perché voglio arrivare al punto.
Fritzmayer: D'accordo, sentiamo di che si tratta.
Nardi mette al centro del tavolo il modellino della palazzina.
Nardi: E' l'uovo di Colombo. Seguitemi con attenzione...è un progetto ancora in embrione, è vero... (si aiuta col plastico per la dimostrazione) Supponiamo per pura ipotesi che questo sia l'ascensore di casa mia (tira su la cabina dell'ascensore del modellino), con motore e freno ausiliario su brevetto Fritzmayer (indica l'ingegnere ridacchiando), e questa è la cabina. Apparentemente è una cabina normale, e invece non lo è.
Stucchi: Perché?
Nardi: Perché noi durante la notte abbiamo allentato le viti del pavimento in modo che una pressione di qualche chilo sia sufficiente a farlo staccare.
Stucchi: A quale scopo?
Nardi: La prego Stucchi non mi interrompa, mi lasci finire. Dunque: premendo il pulsante supponiamo del 19° piano, dove abito io, la cabina sale lentamente e si arresta a livello del pianerottolo. Lentamente, la porta si apre. Qui entra in scena l'elemento umano. Supponiamo che la persona che ha chiamato l'ascensore sia la mia signora.
Stucchi: Sua moglie?
Nardi: Sì, mia moglie.(in crescendo di entusiasmo) La signora Elvira entra nell'ascensore (mima la camminata col le dita della mano), il pavimento della cabina si stacca, e la poveretta precipita dal 19° piano (lascia il filo della cabina del modellino facendola cadere), sfracellandosi al suolo! E io eredito un miliardo. Che ne dite, eh? (termina la frase ridendo di soddisfazione)
I tre interlocutori si guardano perplessi in silenzio. Entra la segretaria.
Segretaria: Commendatore, c'è il ragionier Lambertoni.
Nardi: Vi lascio soli, pensatece un po'
Gli altri chinano la testa, Nardi carezza sulla testa ir zio e Fritzmayer, fa un gesto a Stucchi come per invitarlo alla meditazione, ed esce chiudendo la porta)
La porta si riapre ed entra il garzone del bar con un vassoio.

Ragazzo: Ecco qua. A chi il caffè freddo?
Fritzmayer (si leva gli occhiali): A me. C'è zucchero?
Ragazzo: Sì.
Fritzmayer (irritato): Sempre ti dico di non mettere zucchero! (si rimette gli occhiali)
Ir Zio: Bitter! Damme puro la brioche.
Stucchi: No, la brioche è mia! Cappuccino e brioche.
Ragazzo: Signor Marchese, visto che smobilitate, dice la padrona se vuole pagare quelle 37mila lire.
Stucchi: Non è il momento, vai, vai.
Ragazzo (se l'aspettava): ...ho capito... (esce)
I tre consumano.
Nell'ufficio della segretaria, Nardi discute col ragionier Lambertoni.

Nardi (mettendogli una mano sulla spalla): Stia tranquillo che salderò il mio debito non appena avrò... (gesto ad artigliare)
Lambertoni: Basta! Non mi dica altro! Questi sono affari suoi, io non c'entro.
Nardi: Bene, bene, bene...
Lambertoni (mentre compila l'assegno): Allora, con questi due milioni che le dò adesso il suo debito arriva a 12 milioni e trecento.
Nardi: Esattamente!
Lambertoni: E lei si impegna a restituirmene venti?
Nardi:...a esequie avvenute!
Lambertoni: Per piacere Nardi! (finisce di compilare l'assegno) Senta Nardi...io sono molto affezionato alla sua signora quindi la prego, non mi parli più di questo affare. Le do solo un consiglio, da fratello: stia bene attento e curi i dettagli!
Nardi: Ma stia tranquillo Lambertoni! Faccia conto di avere i suoi 20 milioni in banca! Signorina! E non si preoccupi andrà tutto bene e soprattutto oh, Lambertùn (gli dà un colpetto sulla schiena), non lasciamoci andare!
Entra la segretaria.
Segretaria: Commendatore?
Nardi: Signorina, faccia firmare questo assegno al marchese, lo porti in banca e mi prepari la nota degli stipendi. Andiamo, scattare, signorina! Si riprende il lavoro.
Segretaria (sorpresa): Subito commendatore!
Nardi (accompagnando Lambertoni alla porta mettendogli il braccio sulla spalla): Caro Lambertùn, ma cusa fa chi a Milan cun stu caldo? Si prenda una vacanza! Prenda una noce, intanto...
Nuovamente nell'ufficio di Nardi, la segretaria ha raggiunto Stucchi, Fritzmayer e Ir zio.
Stucchi: ...due milioni...
Segretaria: Lei marchese se non sbaglio deve avere due stipendi arretrati, non è vero?
Stucchi: Sì, perché?
Segretaria: Ha detto il commendatore che paga tutti.
Entra Nardi esce la segretaria.
Nardi: Beh? Ci avete pensato? Allora che mi dite?
Fritzmayer (di nuovo senza occhiali): Ecco commendatore, lei mi scusi se parlo con franchezza. Mi meraviglia che un uomo come lei, un uomo intelligente e sensibile che noi tutti apprezziamo ed amiamo da anni, abbia potuto farci una simile proposta.
Nardi: Perché?
Fritzmayer: Commendatore, lei non ha mai visto com'è costruito pavimento di un ascensore? E' un unico blocco, non si può svitare!
Nardi (aprendo il libretto di assegni): Bè, troviamo un altro sistema. Lei è un tecnico Fritzmayer, no? Inventerà qualche altra cosa, la pago per questo (compila l'assegno) Quant'è che le devo?
Fritzmayer: Tre stipendi.
Nardi (sollevando il bicchiere del bitter): Cin cin! (consegna l'assegno) A lei!
Fritzmayer: Grazie! (si disinibisce) Ecco, si potrebbe fare in modo che ascensore non si trovi al piano quando sua moglie sta per entrare.
Nardi: Vede? Basta un po' di buona volontà e si trova il sistema, bravo.
Stucchi: Commendatore...
Nardi (bloccandolo con la mano): Stia seduto marchese!
Stucchi: Grazie. Noi abbiamo parlato fin adesso su un piano tecnico. Io ho un'obiezione da fare su un piano umano...(Nardi ascolta compilando l'assegno)
Nardi: Cioè?
Stucchi: Si tratta di sua moglie...
Nardi (gli consegna l'assegno): A lei marchese.
Stucchi: Grazie commendatore.
Nardi: Due mesi vero? Che diceva di mia moglie?
Stucchi: Sua moglie, commendatore, lei la conosce meglio di me, è una donna astuta, è una volpe! Quando apre la porta e vede che la cabina non c'è, non entra e scende a piedi.
Nardi: Bravo marchese! Osservazione acuta! Ma la risolviamo, stiamo qui apposta.
Ir Zio: Albe', te posso fa' un discorso piuttosto lunghetto?
Nardi: Ma certo zietto.
Ir Zio: Qui annamo a fini' tutti in galera.
Nardi: Ma non dire sciocchezze. Abbiamo un ufficio, una fabbrica, un finanziatore; studiamo bene la cosa, curiamo ogni minimo dettaglio e diventa un affare sicuro come tanti altri. Giacca (fa segno allo zio di prendergliela)! Allora siamo d'accordo? Bene! Questa sera divertitevi, anch'io vado a ballare con mia moglie (ir zio gli infila la giacca), e domani buttiamo giù le basi per un progettino; e tanto per non fare confusione lo chiameremo progetto Elvira. D'accordo?
Stucchi: Stia tranquillo commendatore.
Ir Zio: Albe', non hai bisogno de me stasera?
Nardi: No zietto caro, non ho bisogno, stasera vado al night (fa per uscire)
Ir Zio: Ahò, Albe'!
Nardi: Sì?
Ir Zio: Ma a tutti hai lasciato l'assegno e a zietto no?
Nardi (alzando la voce): No!
Ir Zio: No?
Nardi: No! Ti faccio entrare nell'affare! (esce)
Dissolvenza incrociata.



Terza parte
Quinta parte