Le colonie americane dalle origini alla rivoluzione


Le tredici colonie inglesi sul continente nordamericano nacquero in tempi e con modalità differenti e per molto non costituirono un complesso unitario, sia per le condizioni politiche sia per quelle economiche.

Delle quattro colonie, che insieme formavano la Nuova Inghilterra, la più antica e la più popolata era il Massachusetts. Questa colonia ebbe uno sviluppo rapidissimo ed attrasse in grande quantità i più rigidi puritani tanto che in pochissimo tempo fu in grado di realizzare un esperimento di governo teocratico. I gruppi non conformisti furono escusi dal voto, che spettava esclusivamente a chi faceva parte della Chiesa ufficiale puritana. In questa colonia idolatria, blasfemia, eresia erano represse come ogni opinione ritenuta pericolosa. Le altre tre colonie della Nuova Inghilterra nacquero separandosi dal Massachusetts, come la città di Providence, primo nucleo del futuro Rhode Island, che fu fondata nel 1636 su iniziativa di Roger Williams che era stanco del clima impossibile che si respirava a Boston. Gli statuti di queste colonie della Nuova Inghilterra erano decisamente più democratici di quello del Massachusetts e costituirono una sorta di transizione verso le caratteristiche delle altre quattro colonie centrali, specialmente New York e Pennsylvania, che adottarono regimi di libertà che si avvicinavano a quello inglese successivo alla rivoluzione del 1688. Con moltissimo ritardo anche il Massachusetts superò il suo originario spirito puritano grazie alle iniziative del re Carlo II, che abolì nel 1684 lo statuto della colonia, considerata troppo indipendente dalla corona.

Nel corso del Settecento le diverse attitudini dei tre gruppi di colonie si fecero sempre più evidenti: le grandi piantagioni schiaviste al sud, la piccola proprietà agricola al nord e il commercio delle città portuali del centro. I legami fra di esse erano assai deboli e questo viene evidenziato, ancora prima che della fine della guerra di liberazione, dal patto federativo stabilito dal Congresso di Filadelfia che fu estremamente debole. C'è da aggiungere che anche i singoli stati erano restii ad abbandonare parte della loro sovranità e solo nel 1781 gli articoli della confederazione furono approvati dalle assemblee di tutti e tredici gli stati. La prima fase della vita costituzionale degli stati rivelò la debolezza estrema delle basi del nuovo stato. Un partito federalista prese forma lentamente e vide l'alleanza fra i più prestigiosi rappresentanti dell'epoca della rivoluzione, qualiFranklin, Washington e Jefferson, e un rappresentante degli interessi industriali come Alexander Hamilton. La nuova costituzione, elaborata nel 1787 dai rappresentanti degli stati, cercò di trasformare la precedente confederazione di stati sovrani  in un vero e proprio stato federale.

Jefferson, ebbe un ruolo importante in questo congegno costituzionale che doveva realizzare una perfetta divisione delle mansioni e dei poteri proprio secondo il modello proposto da Montesquieu e contemporaneamente stabilire un equilibrio fra stato federale e singoli stati. Il primo obbiettivo fu raggiunto imponendo che il presidente non potesse essere rovesciato da un voto di sfiducia del congresso, ma anche escludendo che che quest'ultimo potesse venir sciolto dal presidente stesso. Il secondo obiettivo fu raggiunto attribuendo nella camera  dei rappresentanti, il primo ramo del congresso, una rappresentanza dello stato confederato, con la distribuzione dei seggi in proporzione alla popolazione dei singoli stati.

Le prime difficoltà nella convivenza si manifestarono poco dopo l'elezione del primo presidente, quando si pose il problema di liquidare il grosso debito pubblico accumulatosi durante la guerra d'indipendenza. Hamilton, divenuto  segretario di stato al tesoro, dichiarò che l'unico modo per colmare questo debito era conquistarsi l'appoggio degli uomini d'affari e che lo stato federale si assumesse anche i debiti dei singoli stati, anche se ci furono parecchi contrasti con la Virginia che avendo già sanato il suo debito e si rifiutava di contribuire in aiuto degli altri stati. Alla fine Hamilton trionfò, anche se queste polemiche rivelarono le ormai evidenti divergenze tra gli stati agricoli del sud e quelli industriali del centro-nord. L'intera operazione infatti si risolse solo a beneficio degli affaristi delle città commerciali, che si impadronirono  di gran parte della massa dei debiti pubblici statali, acquistandoli a prezzi stracciati  e rivendendoli con un sostanziale interesse.

   I Documenti:

         1-La fondazione delle società politiche nella Nuova Inghilterra

         2-Le basi economiche e costituzionali del conflitto

         3-Il primo congresso continentale

         4-I diritti dell'America britannica

         5-La dichiarazione d'indipendenza Americana

         6-La questione del debito pubblico 


Gli autori sono :Farina Arianna Baroncelli Rossella e Rizzioli Alessandro