HAIKU
dal Giappone all'Italia


INTRODUZIONE
Che cosa è lo haiku?

Lo haiku è uno dei più importanti ed onorati stili di poesia tradizionale giapponese. È una composizione di 17 sillabe usualmente suddivisa in tre versi di 5, 7 e 5 sillabe. Non ha rima ed è spesso scritto in tre righe appunto di 5, 7 e 5 sillabe.
Pur in questi stretti limiti, il poeta di haiku può comporre con sottigliezza e profondità. Lo haiku trae significati dalle nostre conoscenze e associazioni di idee. Per questo mi piace affermare che nello haiku, a differenza che nelle altre forme di poesia, i poeti sono due: lo scrittore ed il lettore.
Perché comporre haiku?

Si può scrivere uno haiku per esprimere la propria visione della vita. Lo haiku ci aiuta a pensare su quanto profondamente siamo in rapporto con la natura. Scrivendo o leggendo haiku, si può capire il significato della propria vita più profondamente perché lo haiku mostra come l'autore vede la propria vita; nonostante lo haiku apparentemente rappresenti solo la natura vista dall'esterno. In altre parole, la natura rappresentata nello haiku ha la potenzialità di essere una metafora della filosofia di vita dell'autore. Per questo il termine-chiave stagionale è un elemento necessario in uno haiku. Questa parola-chiave si chiama "kigo", ed è in stretto rapporto con il clima, la cultura e la natura. Quindi ogni cultura può avere le proprie "kigo". Alcune sono in comune, perché in stretto rapporto con la natura, ad esempio:
"primo verde","vento gentile" e "fiori di ciliegio" sono kigo di primavera;
"arcobaleno", "cicala" e "fuochi d'artificio" sono kigo per l'estate;
"luna", "rosse foglie" e "vendemmia" sono kigo per l'autunno;
"neve", "gufo" e "patate" sono kigo invernali.
Nello haiku si usano espressioni "indirette" perché lo haijin non ama affermare, preferisce suggerire. Per questo, può essere necessario un certo tempo al principiante occidentale per capire in profondità lo haiku. Ecco perché si dice (ma questo è valido anche per chi coltiva lo haiku da anni) che lo haiku deve essere letto e riletto più volte, in momenti diversi, e ogni volta si scoprirà un nuovo messaggio. La somma di questi messaggi costituisce il "contenuto" dello haiku.
Si fa spesso confusione fra i tre termini correlati haiku, hokku e haikai. Il termine hokku letteralmente significa "verso d'inizio", ed era la prima strofa di una più lunga catena di strofe composte alternativamente da due o più persone: questa catena era chiamata haikai (renga). Poiché lo hokku dava il tono al resto della catena poetica, godeva di una posizione privilegiata nella poesia haikai, ed era comune per un haijin comporre hokku isolati, senza chiedere a qualcuno di completare la catena.
Principalmente grazie a Masaoka Shiki, questa indipendenza fu riconosciuta formalmente alla fine del secolo scorso, con la creazione del termine haiku. Lo haiku doveva essere scritto, letto ed apprezzato come poesia indipendente, completa in se stessa, e non come parte di una più lunga catena. A rigore, quindi, il termine haiku viene alla luce solo negli ultimi anni del 19o secolo. Versi di maestri famosi del Periodo Edo (1600-1868) quali Matsuo Basho, Yosa Buson, e Kobayashi Issa (quest'ultimo è quello che amo di più), anche se sono di fatto haiku indipendenti, dovrebbero essere chiamati più propriamente hokku e dovrebbero essere posti nella prospettiva della storia dello haikai. Ma per semplicità sono oggi detti haiku, riconoscendo la loro indipendenza.
Se pensi che lo haiku sia interessante vai alle prossime pagine, leggi e divertiti.
SHOAN
Vittorio-Maria Brandoni

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Ultimo aggiornamento il:
3 luglio 1998
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