GaiaMente
Centro Per Il Potenziamento Cognitivo
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In questa pagina raccogliamo i più interessanti esempi di pensiero divergente, o di approcci divergenti a svariate problematiche (cominciando da -ma non fermandoci a- quelle che più da vicino riguardano le tematiche affrontate dal nostro sito), che ci sono stati segnalati dai visitatori o collaboratori.
Divergenza come .... ... pensare diversamente la diversità: non come un "incidente" ma come una "realtà". Riflessioni intorno a un articolo di Enzo Magazzini ... "fuori" ma "con". L'interessante lavoro di un gruppo di teatro integrato: i Fuori conTesto. ... vedere nella matematica, e nella sua bellezza, un antidoto contro l'ansia e l'angoscia. Un breve ma doveroso "richiamo interno" all'articolo di Carlo Angaroni pubblicato nella sezione "Un momento... c'è di più!" di questo sito ... XXXXXXXXXXXXX ************************************************************* ************************************************************* |
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Ti vengono in mente altri esempi di pensiero divergente rilevanti dal punto di vista culturale, o di approcci divergenti a qualche problematica? Inviacene una presentazione di non più di due cartelle dattiloscritte, con brevi estratti da opere degli autori di riferimento. Le citazioni inserite nelle presentazioni, devono essere corredate da tutti i dati necessari: autore, titolo opera, casa editrice, anno di pubblicazione, pagina. Non tutti i contributi inviati saranno pubblicati: la redazione ne vaglierà la pertinenza e rilevanza, anche in considerazione dei limiti di spazio del sito. |
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Ciascun contributo pubblicato rinvierà a note di auto-presentazione dell'autore, se questi lo desidera. Per ulteriori informazioni sulle caratteristiche che deve avere la presentazione di sé, si veda la pagina "gentili collaboratori"
GaiaMente non si assume responsabilità rispetto alle informazioni inserite in queste pagine: ogni autore è responsabile di ciò che scrive. |
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pensare diversamente la diversità:
non come un "incidente" ma come una "realtà". Riflessioni intorno a un articolo di Enzo Magazzini Un lettore ci segnala un interessante articolo sull'autentico significato dell'integrazione, comparso sulla rivista on-line "La Mediazione Pedagogica" (anno 2°, n.1, febbraio 2001, Edizioni Liber Liber). Ne riportiamo importanti brani, con alcune nostre considerazioni in calce. "Il soggetto disabile nella società contemporanea dominata da valori legati ai consumi, al mito del successo, alla cultura del corpo e dell'immagine è una presenza provocatoria e poco rassicurante. In uno scenario così delineato occorre inserire la tematica dell'integrazione scolastica degli alunni disabili cercandone le ragioni profonde, quasi non visibili ad una percezione superficiale e che ne fanno invece una vera risorsa per la comunità. In questo modo si viene a scoprire che le ragioni che fondono il senso dell'uomo sono le stesse che giustificano l'integrazione". "Nell'opinione corrente si ha la visione strettamente scolastica, di natura burocratica e tecnicistica, dell'integrazione, che sempre viene riferita al diritto affermato per alcune categorie di persone di frequentare le scuole comuni. Questa concezione impoverisce fortemente il reale significato del termine integrazione che nel senso più autentico del termine si riferisce ad un processo per cui due o più elementi si compenetrano o si compensano reciprocamente: si rendono quindi integri, interi e completi. Applicato alle relazioni umane, questo processo presuppone che l'essere umano non è completo in sé, non è sufficiente, come un sistema chiuso, ma si realizza nel rapporto con gli altri. Quando si parla di integrazione quindi non possiamo esclusivamente riferirci al soggetto in situazione di handicap ma tale processo investe l'intera comunità". "La buona integrazione è quella che permette di capire che non stiamo vivendo in presenza di una diversità come un incidente ma come una realtà; se analizziamo le strutture scolastiche sorge lampante agli occhi che la buona integrazione, a più di venti anni dalla Legge che ne stabiliva l'attuazione, non si è ancora completamente realizzata; le barriere architettoniche nelle scuole hanno spesso uno stato di provvisorietà tale da far pensare ancora una volta che l'idea è quella della parentesi, dell'incidente e non dell'integrazione".
* Noi di GaiaMente condividiamo in pieno questo modo di vedere, che guida i nostri interventi in qualità di insegnanti. Sia nel senso che riteniamo che, al fine di raggiungere una soddisfacente integrazione, si debba agire tanto sugli alunni disabili che sull'ambiente in cui essi sono inseriti: i compagni, la classe come gruppo, l'istituto scolastico. Sia nel senso che tentiamo di superare quelle barriere culturali e psicologiche che spesso portano a pensare che parole come handicap o disabilità vadano pronunciate il meno possibile, che di simili argomenti sia meglio tacere. Confrontarsi con la "presenza provocatoria e poco rassicurante" del disabile, può essere invece un modo di porre nuove opzioni nell'orizzonte del possibile o perlomeno del dicibile, del pensabile. Con ricadute positive anche sulla capacità degli alunni "normodotati" di riflettere sulla propria esperienza, imparando a guardare a essa da differenti punti di vista, a collocarla in contesti più ampi e complessi rispetto a quelli a cui sono abituati. Contesti più ampi che magari possono permettere di riscoprire l'importanza di quanto spesso viene dato per scontato, possono aiutare a relativizzare e ridimensionare i propri problemi e a "sentire" che esistono davvero altre possibilità, molteplici vie per affrontare qualsiasi situazione. Inoltre, se è certamente vero che "la buona integrazione" - a molti anni dalla Legge che ne stabiliva l'attuazione - è ancora ben lontana dall'essere completamente realizzata, ci sembra però che la legislazione italiana sia ancora all'avanguardia in questo campo e vada adeguatamente valorizzata, al di là dei limiti contingenti che possono ostacolare la sua piena attuazione. Come? Cominciando con l'agire per rendere la presenza di alunni disabili veramente una risorsa invece che un problema per la scuola in cui essi sono inseriti, per esempio creando, o moltiplicando, occasioni che permettano ai normodotati di aprirsi a quest'altra realtà, scoprendone le varie sfaccettature e i molteplici punti di contatto, così che un incontro quotidiano possa trasformarsi in un incontro, per quanto possibile, reale e profondo. ************************************************************* |
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L'interessante lavoro di un gruppo di teatro integrato: i Fuori conTesto. La redazione di DM, rivista della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), ci segnala i Fuori conTesto, gruppo teatrale e associazione culturale che lavora per la promozione della condizione della disabilità fisica e mentale nel mondo del teatro e dell'arte in genere a partire da un'idea di valorizzazione della differenza. Nati nell'ambito della U.I.L.D.M. - Sezione laziale - nel 1999, come gruppo teatrale integrato, e diventati poi, nel 2005, Associazione Culturale, i Fuori conTesto intendono promuovere l'integrazione dandole un significato che vada oltre la semplice convivenza tra disabili e non, che sia piuttosto collaborazione di un gruppo eterogeneo, multiculturale, finalizzata alla creazione di nuove forme d'arte. Attraverso il loro lavoro essi danno pertanto visibilità ad una "disabilità diversa", che vuole proporre agli spettatori un punto di vista profondamente innovativo sulla realtà. I Fuori conTesto si sono già esibiti in numerose occasioni sul territorio nazionale, con notevole riscontro di critica e di pubblico. I testi, originali, sono pensati e scritti da tutto il gruppo e nascono nel corso di laboratori sempre aperti a nuovi apprendisti. Ognuno degli attori individua, in piena libertà, un personaggio da rappresentare e comincia a costruirci attorno un racconto, sotto la direzione artistica di un'attrice formatasi nel teatro popolare e sperimentale, che trae un soggetto portante dalle improvvisazioni e definisce la sceneggiatura. Attorno al gruppo lavorano anche molte altre figure fondamentali per la buona riuscita del "percorso teatrale": sceneggiatori, scenografi, costumisti, assistenti di scena, operatori, volontari, obiettori di coscienza. Per esempio, nell'ultimo dei testi scritti e interpretati dal gruppo, Chi sogna non piglia pesci (progetto e regia di Emilia Martinelli, coreografie Marco Ubaldi) il gruppo ha lavorato sui bisogni, sui desideri degli attori coinvolti, sulla loro rappresentazione onirica e sulla possibilità di condividerli con i compagni di viaggio trasformandoli in progetti di vita. Molte le collaborazioni: i Fuori conTesto tra teatro e danceability, hanno messo in scena la pièce utilizzando scenografie, oggetti e costumi preparati dal laboratorio per disabili dell'Associazione Scuola Viva. L'ETI (Ente Teatrale Italiano) e il Comune di Roma hanno dal canto loro concesso il Teatro Valle, tra i più antichi e rinomati d'Italia (per la prima messa in scena). Andrea Lolli, attore e autore di teatro e TV, dice di questo spettacolo: «Ho apprezzato la compattezza della regia. Sono rimasto colpito dalla reattività al palcoscenico di questi attori, più intensa di quella di molti professionisti: una voglia di comunicare, una toccante autoironia e una serenità nel mostrarsi, lontani dai modi esibizionistici che complicano di solito il rapporto col pubblico». ************************************************************* |
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Si può contattare questo gruppo al seguente indirizzo: Associazione Culturale Fuori conTesto Presso U.I.L.D.M sezione laziale Via Prospero Santacroce, 5 Tel/fax 06/6635757
Per inviare una mail clicca qui
"Chi sogna non piglia pesci" - note tecniche: * staff di 15 persone: 11 attori (di cui 5 disabili), 2 tecnici, il regista, il direttore di scena. * elementi di scenografia riducibili a moduli facilmente trasportabili. * pochi elementi tecnici di luce e suono che possono trovarsi nelle strutture ospitanti. * durata: 60 minuti.
"Quando salgo sul palco mi sento un uccello che si libera dalla sua gabbia. È come se conoscessi un nuovo mondo, bellissimo, senza barriere". Maria Di Profio, attrice dei Fuori conTesto. | ||
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... vedere nella matematica, e nella sua bellezza, un
antidoto contro l'ansia e l'angoscia.
Un breve ma doveroso "richiamo interno" all'articolo di Carlo Angaroni pubblicato nella sezione "Un momento... c'è di più!" di questo sito
La redazione di GaiaMente non può astenersi dall'intervenire in questa sezione che dovrebbe essere dedicata a visitatori e collaboratori... Ma non si sta parlando di divergenza, per l'appunto? A sua discolpa, comunque, porta le numerose ragioni per cui ritiene di dover ricordare qui un articolo che ha pubblicato altrove: "Perché la matematica- Matematica perché", di Carlo Angaroni In caso non vi dovessero sembrare già abbastanza divergenti - nel senso di originali e forse sorprendenti, ma in definitiva più che plausibili, e soprattutto stimolanti - affermazioni del tipo: la matematica può essere divertente, proprio come un gioco, "un gioco in cui ti metti alla prova per scoprire fin dove arrivano le tue energie migliori", o anche: "senza la matematica è addirittura impossibile definire e trattare in modo coerente e comprensibile concetti come quello di tempo, di spazio, di caso, di complessità, di infinito", potrete sempre dilettarvi nello scoprire che essa può essere considerata bella, di una bellezza anche estetica, e -ancor più- che, nonostante il modo in cui viene solitamente vissuto dagli scolari (e non solo), il suo studio può essere un antidoto contro l'ansia e l'angoscia! Ma l'aspetto forse più interessante dell'articolo, almeno ai fini di questa sezione, è il percorso che porta all'acquisizione di un simile sguardo differente sull'oggetto in questione, e quindi la scoperta della matematica come un'attività che coinvolge pienamente, che richiede attenzione e concentrazione, fantasia, ingegno, allenamento anche, e che può essere faticosa, ma di una fatica "buona", che non pesa. * Per scoprire invece per quale motivo l'articolo è stato inserito anche nella sezione "Un momento...c'è di più!", clicca qui.*
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