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![]() 54^mostra del Cinema di Venezia
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Polemiche grosse per quel non esiguo numero di spettatori paganti, dotati di regolare abbonamento e/o biglietto, lasciati fuori dalla Sala Grande della mezzanotte, ormai già colma di invitati, abusivi e portoghesi. Certo però, che quella di lunedì è stata una serata unica sotto l'aspetto numerico delle presenze: questa notte al Palazzo del Cinema, infatti, ad ammirare le splendide forme della bella Mira Sorvino (molto più affascinante come donna in carne ed ossa che nello schermo!) e gli schifosi scarafaggioni mutanti del film di Guillermo Del Toro, a mezzanotte erano proprio in pochini, con la platea desolantemente mezzo vuota. Ennesima riprova di un Festival che non decolla dal punto di vista mondano, e ciò probabilmente per più motivi: dall'evidente mancanza di liquidità e serenità finanziaria frutto della depressione economica innescata dal governo Prodi, sì, ma anche da un cartellone poco appetitoso per il grande pubblico, con pellicole in concorso spacciate per capolavori che però al momento non hanno sicuramente entusiasmato, e con la mancanza dei grandi nomi che in passato infiammavano il Lido... Significativo il fatto che gli applausoni oggi all'ex Isola d'Oro si siano sprecati solo per un "divo" non di celluloide, come l'anziano anti-mafia Antonino Capponnetto, presente in Sala Perla alla proiezione dello sconvolgente film-verità di Marco Amenta Diario di una siciliana ribelle, dedicato alla storia della giovanissima collaboratrice di giustizia Rita Atria, ricostruita con filmati d'epoca, immagini, interviste ed interventi veri dei reali protagonisti della terribile vicenda. Un film crudo e forte, al punto da far apparire il sanguigno e gagliardo music-mafio-black Mojo dell'inglese Jez Butterwoth, proiettato poco prima (e nobilitato da una discreta interpretazione di Ian Hart), una sciacquetta falsa e dolciastra da educande...
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