Terza parte
La fine
L'intervento di Falcone
La minoranza che lotta
Le posizioni
Chiaromonte
Crisi di governo: il comunicato Fiat
Il PCI esulta
L'inizio della fine
La solidarietà
Lo sciopero del 10 ottobre |
Il terreno del contendere
La Fiat ha cambiato il terreno dello scontro, dal punto di vista formale, per ottenere medesimi risultati a costi minori. Corso Marconi vuole sfondare sul terreno della mobilità. Invia le lettere ai lavoratori, e i destinatari fanno parte di una vera e propria lista di proscrizione: ci sono donne, inidonei e soprattutto delegati e lavoratori combattivi. Ci sono squadre in cui i delegati non ci sono più; altre in cui è rimasto il delegato ma gli è stato fatto il vuoto attorno.
L'obiettivo che voleva raggiungere con i 14.000 licenziamenti la Fiat lo ottiene con la cassintegrazione.
E' un problema di potere all'interno della fabbrica, quel potere che i capi, lunga mano della azienda, si sono visti strappare con le lotte degli anni '70. Il potere in fabbrica influisce, naturalmente, sulla produzione. La Fiat, nel processo di ristrutturazione in corso, ha bisogno di avere le mani libere.
I consigli dei delegati, il Consiglione, che sfugge anche ai Confederali, sono l'altra parte del potere in fabbrica: un potere che è riuscito a ridurre i ritmi, a inserire il controllo operaio.
La Lotta
Da una parte abbiamo quindi l'avanguardia di fabbrica che, insieme ad una gran parte di lavoratori costituisce quella che il delegato operaio Falcone chiama "la minoranza che conta". che conduce, col sostegno della maggioranza, una lotta non solo rivendicativa ma propriamente di potere operaio, di democrazia operaia.
Dall'altra si compatta un blocco antiproletario, che si unisce intorno alla parola d'ordine della riduzione della conflittualità. Sia Agnelli che CGIL-CISL-UIL vedono i Consigli come il fumo negli occhi, entrambi vedono contestato nella pratica il proprio potere, in fabbrica come nel sindacato stesso. Pertanto la conclusione, cioè l'eliminazione definitiva degli operai combattivi è per entrambe le parti vantaggiosa, anzi imprescindibile.
Ma vediamo come si articola la lotta in fabbrica e attorno ad essa e la solidarietà che si esprime nella classe operaia e non solo.
"Ci giochiamo tutto"
"Ci giochiamo tutto. I consigli, la libertà in fabbrica, le condizioni e l'ambiente di lavoro. Ci giochiamo tutto ciò che abbiamo conquistato in dieci anni di lotte. Insomma, ci giochiamo la pelle. Per questo è una guerra senza ritorno; perchè se non ci battiamo tutto il movimento operaio italiano viene sconfitto e non so cosa faranno i giovani che un giorno entreranno alla Fiat e troveranno un disastro". Questo è il pensiero di chi lascia l'incontro alla sede dell'Unione Industriali il 10 settembre: appena arriva la notizia della rottura delle trattative, gli operai del secondo turno a Rivalta, alle carrozzerie di Mirafiori, alla Lancia di Chivasso lasciano il lavoro, mentre l'FLM proclama 3 ore di sciopero per il giorno dopo.
Scompare la paura, si dissipano i dubbi, si riallacciano i fili della solidarietà: lo scontro è generale, è per la vita. Sembra che tutto torni al suo posto, Lama proclama il sostegno alla lotta perchè "... se passasse questo tipo di linea padronale [i licenziamenti], tenderebbe a generalizzarsi a tutto il paese". Ma già si prepara a svendere in nome della compatibilità e del rifiuto dell'autonomia proletaria, questa lotta. Con le conseguenze che ben conosciamo, anche ai giorni nostri.
11 settembre
Le tre ore di sciopero si trasformano in un blocco generalizzato. Dalle presse di Mirafiori esce un fiume di operai con in testa il ritratto di Karl Marx, disegnato da Pietro Perotti.
12 settembre
Nelle fabbriche torinesi le 4 ore di sciopero diventano 8.
L'FLM proclama lo sciopero generale di categoria per il 25 settembre e chiede che si prepari lo sciopero generale di tutti i lavoratori entro il 6 ottobre.
Ma è il 22 settembre che si prepara la settimana decisiva. La parola d'ordine che gira è: "Occupiamo Mirafiori, prepariamo i piani, venti-trenta compagni per officina, una quindicina ad ogni porta...". Quella dell'occupazione comincia a diventare parola d'ordine alternativa allo sciopero articolato, perchè si ritiene più difficile controllare la situazione con i lavoratori che entrano per lavorare un'ora e poi scioperano e poi rientrano per lavorare l'ultima ora. Lo sciopero articolato ha il vantaggio della "lunga durata", ma è difficile da gestire in un colosso come Mirafiori.
I piani per l'occupazione
La prospettiva, la sua preparazione coinvolge anche i militanti del PCI, che poi si ritroveranno invece a sostenere per lo più la scelta del partito di abbandonare i lavoratori in lotta: tra di essi c'è la sensazione di ritrovare un ruolo come militanti d'avanguardia. Lunedì 22 settembre il Consiglione si riunisce al Cinema Smeraldo per discutere dell'occupazione, esattamente 60 anni dopo l'ordine del giorno con cui la CGL aveva posto fine all'occupazione delle fabbriche del biennio rosso. Ottocento delegati discutono freddamente, come uno stato maggiore. Il Consiglione approva una mozione che da via libera alla preparazione dei piani, affidata ad una commissione strategica: "In presenza di una impossibilità di accordo con la Fiat che liquidi ogni forma di licenziamento, il movimento sindacale tutto deve assumersi le sue responsabilità, compresa quella di decidere forme estreme di lotta che dovranno essere discusse e decise conclusivamente in un dibattito democratico con tutti i lavoratori della Fiat".
Nel PCI c'è l'obiettivo di esautorare, se ci sarà l'occupazione, il Consiglione mediante il comitato di sciopero, in cui potrà contare di più grazie alla struttura organizzativa, unica garanzia per il successo dell'occupazione.
3000 operai
"Ci servono 3000 operai per occupare e tenere Mirafiori", stabilisce la Commissione. In lunghe riunioni si individuano i punti critici da tenere sotto controllo, le porte da aprire e quelle da chiudere, i precorsi da sorvegliare, le ronde da organizzare.
"Costituire una struttura informale parallela al Cdf, con compiti esclusivamente tecnici (Il cdf è 'politico')" [...] "per i presidi alle porte servono 15 compagni per turno... i turni sono gli stessi di fabbrica" [...] "il servizio d'ordine interno deve essere riconoscibile... ogni gruppo di vigilanza, esterno e interno, deve avere un responsabile che fa capo al coordinamento" [...] "ognuno si porterà il cibo da casa" [...] "abbiamo a disposizione delle ricetrasmittenti..."
Mirafiori è come una città, con tutta una serie di posti che possono essere obiettivo di provocazioni padronali, di capi che si intrufolano. Si individuano presidi fissi nei depositi vernici e carburanti, depositi gomme, centralino, digitron, centraline elettriche ecc.
I piani sono dettagliati: sulle cartine si indicano i passaggi, su fogli volanti le proposte. "per entrare al centralino bisogna tenere aperte le porte 1 e 2 della palazzina centrale (vedi schemino allegato)... Il tunnel va presidiato con un gruppo mobile".
Fatti i conti, si buttano giù i nomi - "su carta non intestata" - e si stabilisce un regolamento organizzativo.
Tutto ciò, come sappiamo, non si tradurrà in pratica, per la piega che prenderanno di li a poco (vedi la Crisi di governo): ma il regolamento sarà attuato in parte per i presidi ai cancelli.
25 settembre
Sciopero nazionale dei metalmeccanici con manifestazioni a Napoli e a Torino. In Piemonte scioperano tutte le categorie. Di fronte ai centomila di Torino, di fronte all'unità dei lavoratori delle fabbriche storiche (Lancia, Falk, Ansaldo, Breda...) attorno a quelli della Fiat, Agnelli agisce per dividere : invia 142000 lettere. Chiede scusa ad ognuno per il disturbo, da buon padre padrone e illustra ciò che ha da vendere. Si difende la mobilità: "da molte parti si dice che la mobilità non può essere accettata perchè sarebbe una specie di licenziamento mascherato. Poichè ciò non è vero - dice ancora la FIAT - sentiamo il bisogno di chiarire... 1) che il lavoratore continua ad essere dipendente della Fiat; 2) il lavoratore viene pagato ... per un minimo di 2 anni con un guadagno pari a oltre il 90%...; 4) dopo 2 anni di cassaintegrazione non è prevista la perdita del posto di lavoro, ma la situazione sarà discussa con i sindacati".
La Fiat, quindi, è già sulla linea di abbandonare i licenziamenti per una più gestibile mobilità esterna, che, prevedendo la cassaintegrazione, incide soprattutto sulle tasche pubbliche.
Sono passate due settimane dall'inizio della vertenza: gli operai continuano a scioperare, la solidarietà degli altri lavoratori cresce; è in arrivo uno sciopero generale nazionale di tutte le categorie e i piani per l'occupazione di Mirafiori sono pronti. I ruoli sono definiti: il governo non può accettare i licenziamenti, la Fiat non può perdere la faccia e tornare indietro. Ecco quindi come la proposta della Fiat è una cavallo di Troia che permetterà di salvare la faccia a questi protagonisti antioperai. |