"Bei tempi ner Garage, minchia..." /
"Far out and groovy, man!!!"
Tutto comincio' su di un litorale romano. A quel tempo ero un giovincello e mi ricordo che la cosa che trovavo piu' curiosa era il completo da spiaggia di alcuni signori: cappello alpino di paglia, canottiera bianca, pantaloncini blu' abbondanti, sandali di cuoio incrociato marroni e immancabili calzini bianchi. Avevo a quel tempo 14 anni ed essendo di famiglia nordica non parlavo ancora la lingua dei locali. Una mattina di Giugno alle 11 in punto (me lo ricordo benissimo perche' il bagno doveva essere fatto solo se il sole era caldo abbastanza) entrai in acqua e cercai di fare amicizia con un ragazzino che stava catturando granchi con un retino ed un secchiello giallo. Si chiamava: "Alessandro-estronzo-nonfarmiombranell'acqua-altrimentiscappano!". Devo dire che a tredici anni aveva gia' un carattere molto interessante. Lui la lingua la parlava, ed era molto bravo nel lessico fiorito, che io mi apprestai ad imparare velocemente.
Una volta eliminato il problema dell' ombra che rischiava di farmi scappare tutti i granchi, feci pian piano amicizia con quel fanciullone dall' accento nordico. Nell' estate del "mitico" 68 ci venne l' idea di fare un giornalino locale: lo chiammamo "Gulp - Il giornale VIP". Col passare di varie estati, pian piano si formo' la classica "comitiva" estiva, un bel gruppazzo di casinari di cui facevano parte, tra gli altri: Nicola e suo fratello Roberto, Aldo e suo fratello Sergio, Marco (che, con Aldo, formava il cosiddetto "Marcoaldo") E poi: Amedeo, Gianni, il Cesare (il piu' "inseguito" dalle donne perche' l' unico con la moto 125), Pigi-Pigi, er Tunetto, Nino etc. etc. C' erano, naturalmente, anche le ragazze : le nostre amate sorelline (Nora e Miriam) innanzitutto, poi Zizi', Marina, Mara, Stefania, Cristina, Annamary, Isabella (detta "Telefunken"), Letizia (alias "jo ceduto sulla secca") etc. etc. Ci si ritrovava il pomeriggio davanti al cancello di casa mia, sul Lungomare, finche', un giorno, quelli della casa di fronte, stufi delle nostre grida e dei rumori di motorini, ci cacciarono a colpi di idrante. Iniziammo cosi' ad incontrarci nella cosiddetta "piazzetta" di Lavinio. Di mattina, invece, tutti invariabilmente al "Faraone", il celeberrimo stabilimento balneare capitanato da Settimio, dalla cui spiaggia veniva lanciato in mare il famoso gommone "Ciccio Brown" e dove stazionavano quasi in permanenza i celeberrimi virgulti locali Obbi, Sebbi, Gnappa e Nespola. Impossibile, poi, dimenticare le feste a casa di Gianni, le gite con sbronza dalla "Sora Augusta" a Lanuvio e, naturalmente, i classici bucaloni di birra dal "Gatto Rosso" ad Anzio.
Con Fab cominciammo poi a vederci anche d' inverno. Per il mio quattordicesimo compleanno, riuscii a farmi regalare la mia prima batteria "seria" (prima ne avevo una giocattolo, di cartone): era arancione, con le cromature che luccicavano : mi senbrava un sogno, stentavo a credere che fosse veramente mia. Fabio, nel frattempo, aveva rimediato, non ricordo bene come, una chitarra elettrica semiacustica rossa. C' era poi un suo amico, anche lui di nome Fabio, che gia' suonava discretamenteil basso. Ci mancava una voce : decidemmo di "precettare" Miriam. Il posto dove provare c' era : il GARAGE di casa mia (poveri genitori miei : non immaginavano nemmeno che quello sarebbe stato solo l' inizio...) Fu cosi' che vide la luce il primo pezzo in ass-oluto da noi mai messo su : VENUS ! Il testo era quello in versione italiana, ci chiamavamo "RED SHADOWS" ...e facevamo realmente pena!! Ma ce ne rendevamo conto. E anche gli altri se ne rendevano conto... Fabio II (il bassista) decise ben presto di abbandonare noi schiappe al nostro destino. Fu cosi' che Fabio ed io decidemmo di cercare dei nuovi compagni di avventura, possibilmente piu' preparati musicalmente di noi...
Se dovessi dire con certezza che ci sono stati dei momenti precisi in cui ho conosciuto Pirrone (notare le due ere), Fabio e Ale, direi sicuramente di no. Eppure, visto che li conosco, prima o poi li avro' conosciuti (l'ipotesi di una conoscenza prenatale ereditata geneticamente e' da scartare).
Dunque, er Pirone dovrei averlo conosciuto tra i dodici e i quindici anni (tramite Giancarlo er Nasone, che frequentavo a Lavinio (insieme ar Tunetto) e che a Roma abitava a Varpadana co le finestre che guardavano su via Val Maira, appunto verso la casa der succitato essere pirroneo).
Il resto dei ricordi del periodo e' una confusione totale: i coatti di zona, Stefano negro, Paola, Adriana, gli appuntamenti davanti al Ritz, le feste, la scazzottata con Nappi, la danza della pioggia in casa, er baretto col tropical, le passeggiate a trattore, Angelo il meccanico che ci truccava le vespe (a proposito: sta ancora li' ed e' praticamente uguale a trenta anni
fa e c'ha sempre la stessa tuta!).
Se dovessi dire dove ho visto per la prima volta lo strano essere pirriforme (che allora suonava la chitarra, mi pare) direi: non lo so. E non so nemmeno se gli eventi elencati appartengono tutti al periodo pre-"Sensazioni".
Er Fabio l'ho incontrato sicuramente al Plinio (forse nel cortile durante uno sciopero? Bo! Nel 1971? bo!). Abbiamo scoperto che entrambi suonavamo, che suonavamo strumenti diversi e che entrambi avevamo casa a Lavinio: ovvio che in questi casi si dice: "Perche' non suoniamo insieme?". Non ricordo chi dei due ha rimorchiato l'altro, fatto sta che ci siamo accordati per vederci in gar(b)age.
Ebbene si': siamo stati noi a gettare le fondamenta e a causare tutto quello che e' successo dopo. (Notare che se non era per quell'incontro quel giorno ognuno di noi avrebbe preso una
strada diversa, e adesso saremmo sicuramente tutti belli, alti, biondi e con gli occhi azzurri, magari ancora trentenni, e non staremmo qui a scrivere e leggere ste cazzate...)
Ale, ovviamente, l'ho conosciuto direttamente in gar(b)age. Non mi ricordo se il primo giorno che ci ha visto (a me e Pirone) ci ha gia' fatto aspettare fuori mezz'ora sotto la pioggia, ma forse no perche' probabilmente quel giorno non pioveva.
Altro non so. Nulla vidi. Nulla sentii. Minchia.
"Dottore, ho poca memoria."
"Da quanto tempo?"
"Da quanto tempo che?"
Era una notte buia e tempestosa, mi rigiravo nel letto come una fettina panata pensando al mio triste destino. Chi me l'aveva fatto fare?
Ma andiamo per ordine...
Tutto era cominciato un venerdi 17 marzo alle ore 17,45 e 31 secondi (l'anno non lo ricordo). Il telefono trillo' in modo strano, quasi sinistro, e ricordo ancora che un brivido mi corse lungo la schiena. Alzai la cornetta titubante, quasi mi aspettassi cattive notizie. Nel sentire la voce del mio amico Maurizio mi rassicurai, Maurizio non poteva essere portatore
di cattive notizie. Lui era il mio migliore amico un tipo sempre allegro e ottimista. Si lo so', sembra strano, ma allora lui era veramente cosi'...
"A Piro' c'ho novita' ho conosciuto un tipo fico, un tale Fabbio, che suona la chitara e c'ha puro n'amico batterista cor posto pe' sonà". Capirai, gia' i batteristi (quelli che possedevano una batteria) erano merce rara, poi questo c'aveva pure il posto per suonare!!! Non stavo piu' in me dall' eccitazione (ebbi un orgasmo!), gia' vedevo i manifesti del gruppo che stava per nascere: "Max e la sua band"...
"A Piro'... sei sempre li'... Ah, c'e' solo un piccolo problema.... la chitara la sona Fabbio... tu devi da sona' er basso!!!!!. Comunque se vedemo allo stadio domenica che te racconto tutto". (Apro parentesi: dovete sapere che Maurizio e tutta la sua famiglia in quei tempi lontani erano abbonati alla LAZIO, tribuna Tevere, posti n.46-47-48-49, ed io andavo allo stadio per incontrare Maurizio entrando nell' ultimo quarto d'ora, quando la sorveglianza ai cancelli staccava il turno e il volgo aveva libero accesso allo stadio. Chiudo parentesi ).
Riagganciai la cornetta e rimasi attonito: ma come, IO, Massimo, er mejo chitarrista de Via Val Maira, il "Jimy Hendrix di Monte Sacro", dovevo suonare IL BASSO?? Quel fABIO gia' mi stava sulle palle! Comunque accettai l'offerta di Maurizio, con la sicurezza di chi sa di essere il miglior chitarrista al mondo. Alla prima occasione gliel'avrei fatto vedere io a quel "Fabbio" come si suonava la chitarra!
E venne il giorno del gran debutto. Ale mi sembro' subito un tipo simpatico, anche se un po' rude. Il Garage era magnifico: il posto piu' bello dove avessi mai suonato. Fabio confermo' subito l'idea che mi ero fatta di lui: un vero stronzo. Erano presenti anche un tal Romano, Nora (la sorella di Ale) e un essere celestiale, Miriam, di cui mi innamorai a prima vista.
Ero teso come un mi cantino, mi ero allenato come un matto per tutto il giorno con la mia chitarra per dimostrare a tutti quale fosse il mio valore e quindi quale posto mi spettasse di diritto all' interno della band: chitarra solista.
Dopo i primi pezzi di assaggio (delle cagate bestiali) si presento' finalmente l'occasione che stavo aspettando. Non ricordo se il pezzo fosse Venus o 30-60-90, comunque due miei cavalli di battaglia. Chiesi a Fabio: "ti dispiace se in
questo pezzo la chitarra la faccio io ?"
Credo che in tutto il pezzo azzeccai al massimo 3 o 4 note...
Il giorno dopo andai a comprarmi un basso.