Sommario

LA RISVEGLIA

quadrimestrale di varia umanità

n°3/4 Gennaio - Aprile 2000, Maggio - Agosto 2000

Dove si raccontano le storie del “Mozzo”, di “Saliera”, di “Occe”, di “Trueba”, di “Dino”, del “Romagnolo”, di “Speranza”...

Francesco Pellegrini Francesco Pellegrini

Nasce a Roccalbegna il diciotto marzo 1908. Il padre lavora la terra e si chiama Egidio, la madre, Erina Ponzuoli, fa la casalinga e dà una mano al marito nelle faccende di campagna, un fratello porta il nome di Besio ed è nato il tre luglio 1913.
Dopo le elementari, Francesco fa il manovale edile e il mosaicista. I suoi familiari sono ostili agli “schiavisti tricolorati”, che da tempo spadroneggiano in Maremma, lui non mostra “alcun segno di rispetto o di ossequio" verso le autorità. Nel '28 Francesco ottiene il passaporto e nel '29 se ne va definitivamente in Belgio. Chiamato alle armi per assolvere i “doveri” della leva, rifiuta di tornare in Italia: denunciato, è condannato, in contumacia, a un anno di carcere dal Tribunale militare di Firenze.

In Belgio si è stabilito ad Erenhase, non lontano da Anversa, è iscritto al P.C.d'I e, al principio degli anni Trenta, sostiene, con qualche oblazione, il “Riscatto”, il giornale che i comunisti italiani pubblicano a Bruxelles. I fascisti lo tengono d'occhio e, nel '34, il suo nome compare nel Bollettino delle ricerche, supplemento dei sovversivi, schedina 2864.
Dal Belgio Francesco spedisce opuscoli e giornali antifascisti ai familiari e ai conoscenti, che vivono in Italia. Una delle pubblicazioni s'intitola "I sepolti vivi di Civitavecchia", ne è autore l'esponente comunista Ottavio Pastore, i fascisti la sequestrano nel marzo del '36, il plico era indirizzato a Besio Pellegrini, che abita a Samprugnano e fa il garzone a Piandaltino di Manciano, alle dipendenze del contadino Ildebrando Passalacqua.

Trasferitosi da Erenhase a Bruxelles, Francesco va ad abitare al numero dieci dell'Impasse du Blason, e si lega a una ragazza belga, dalla quale ha una bambina, poi, alla fine di ottobre del '36, parte per la Spagna insieme ai comunisti Pietro Usaggi (1), Pietro Maggi (2), Valentino De Rossi (3) e Giovanni Tollot (4). Valicati i Pirenei, si arruola nel Battaglione Garibaldi, che fa parte della 12ª Brigata internazionale. La figlia e la sua compagna vengono aiutate, mentre è in Spagna, dal Soccorso rosso con un piccolo sussidio giornaliero.
All'inizio di novembre Francesco combatte al Cerro de los Angeles, a poca distanza da Madrid, poi difende la Città universitaria, dov'è ancora impegnato il quattro dicembre, quando i fascisti italiani vengono informati del suo arruolamento nelle "milizie rosse". Il ventinove gennaio del '37 il Ministero dell'Interno scrive al Casellario politico che il “fuoruscito” di Roccalbegna è in contatto epistolare con un comunista italiano, residente in Belgio, che si chiama Michele Chiarelli (5), il quattordici febbraio il prefetto di Grosseto, Enrico N. Trotta, chiede l'iscrizione di Francesco nella Rubrica di frontiera “per il provvedimento di arresto” e il ventotto febbraio il Ministero dell'Interno dirama una circolare ai prefetti perché adottino le "opportune misure di vigilanza" per arrestarlo, qualora rientrasse nel Regno.

Il cinque marzo il Consolato italiano di Bruxelles telegrafa che Michele Chiarelli ha ricevuto dalla Spagna una fotografia, dove si vedono i “miliziani rossi” Francesco Pellegrini, Giuseppe Spinelli (6), Giovanni Tolotti, Pietro Usaggi e Mentore Torelli, e il dodici marzo i fascisti sollecitano l'inclusione di Pellegrini nel Bollettino delle ricerche ("con foto e rettifiche") e negli elenchi dei sovversivi, che sono accorsi nella penisola iberica per battersi contro Franco: se tornerà in Italia - si ripete -, dovrà essere arrestato. Il quindici marzo Francesco è ferito a Guadalajara - la località, dove i fascisti italiani subiscono una clamorosa disfatta - e il diciotto aprile viene schedato dalla Prefettura di Grosseto. Il ventitré luglio il prefetto Trotta invia al Ministero dell'Interno due sue recenti foto e la Scuola superiore di polizia ne riproduce celermente quindici copie per i valichi di frontiera, poi Trotta è invitato dal Ministero a far controllare tutta la corrispondenza dei familiari di Francesco.

In Spagna Pellegrini combatte a Brunete, in Estremadura, a Caspe (nel vano tentativo di bloccare l'avanzata dei nazionalisti in Aragona) e sull'Ebro, quindi, alla fine del '38, ritorna in Belgio. Stabilitosi a Bruxelles, in rue de la Seine, al n.110, si sposta in seguito in rue Notre Dame du Sommeil, 17 e, nella primavera del '39, diventa segretario della sezione di Bruxelles dell'Unione popolare italiana.

Il trenta giugno è confermata la sua iscrizione nella Rubrica di frontiera e il tre agosto viene segnalata la sua presenza a una riunione per il fronte unico, che, fra non poche divergenze, si tiene a Saint-Gilles, nella Maison du peuple, e alla quale sono presenti Lazzarelli, Viecelli, Lunardi, Ninci, Sordini, Rondani e Scagliotti ed altri socialisti e comunisti.
Nel luglio del '41 va a vuoto un tentativo dei nazisti di catturarlo: l'informatore dell'Ovra (che sigla i suoi rapporti con il "n.148") racconta che Pellegrini “ha avuto pure una visita domiciliare della polizia tedesca. Ma anche lui non era in casa, e appena seppe di essere ricercato si è dato alla latitanza”. Nei giorni seguenti Francesco si fa, comunque, vedere al caffè Milano di Bruxelles, in rue Marché aux Fromages, un locale gestito dall'italiano Brivio, e alla fine dell'anno è ancora in Belgio, mentre i tedeschi continuano a dargli vanamente la caccia.

Il ventiquattro gennaio del '42 un ex “miliziano rosso” di Spagna, Mentore Torelli, interrogato nei locali della Questura di Reggio Emilia, racconta di aver combattuto a Irún e a San Sebastián e di aver conosciuto in Spagna gli antifascisti Renato Bertolini, Francesco Pellegrini ("un toscano coniugato ad una belga") e Giuseppe Spinelli, e il cinque marzo la Prefettura di Grosseto informa il Ministero dell'Interno che Pellegrini ha scritto alla sorella Maria Favale (che risiede a Livorno), dandole il seguente recapito: Bruxelles, Rue Marché aux Fromages, 3, chez Brivio. Il venticinque aprile Francesco sfugge di nuovo alla caccia dei nazisti e il quattordici giugno 1943 un'altra spia dell'Ovra riferisce che a Bruxelles vivono ancora - a suo dire indisturbati - i comunisti Sigfrido Drusi e Francesco Pellegrini, gli anarchici Ateo Vannucci e Guglielmo Nannucci, i trotskisti (sic) Ottorino Perrone e Carlo Maier, il socialista Giovanni Salvadori e il comunista Virginio Sponchiado. L'anarchico Azelio Bucchioni è invece in carcere.

Note

1)Pietro Usaggi nacque a Monselice (Padova) il 24 gennaio 1905. Comunista, rimase in Spagna fino al febbraio del '39, poi rientrò in Belgio.

2)Pietro Maggi nacque a Lopagno (Svizzera) l'undici giugno 1890. Operaio, combatté nelle Brigate internazionali.

3)Valentino De Rossi nacque a Carrè (Vicenza) il sedici febbraio 1907. Bracciante, comunista, emigrò in Belgio nel 1930. Arruolatosi nel Battaglione Garibaldi, cadde ad Arganda l'undici febbraio 1937 (Volontari italiani caduti in Spagna, Quaderni italiani, New York, n.3, apr. 1943, cit., p.122; Elenco dei volontari antifascisti italiani caduti nella guerra civile spagnola / a cura di Lorenzo Vanelli e Giacomo Calandrone, rivista storica del socialismo, n.15-16, gen.-ago. 1962, p.234; Antifascisti nel Casellario politico centrale / a cura di Simonetta Carolini, Carla Fabrizi..., Roma: Anppia, 1991, quaderno 7, p.220).

4)Giovanni Tollot nacque a Revine Lago (Treviso) il 5 giugno 1899. Bracciante, socialista, emigrò in Belgio nel '22. Arruolatosi nelle Brigate internazionali, cadde a Tortosa nel marzo 1938 (Antifascisti nel Casellario politico centrale / a cura di Simonetta Carolini, Luciana Martucci..., Roma: Anppia, 1994, quaderno 18, p.144).

5)Nato a Romeshagen il 27 maggio 1906, Michele Chiarelli era originario di Regine Lago (Treviso).

6)Giuseppe Spinelli nacque a Lavagna (Genova) l'otto settembre 1901. Muratore, si iscrisse al P.S.I. e, nel '25, emigrò in Belgio, dove aderì al P.C.d'I. Arrestato per l'intensa attività politica, che svolgeva nel paese, nel '33 venne incluso nella Rubrica di frontiera su richiesta della Questura di Genova. Entrato in Spagna nell'ottobre del '36, si arruolò nell'Artiglieria internazionale. Ferito sul fronte di Córdoba nel marzo del '37, passò in Francia nel febbraio del '39, finendo, poi, nel campo di “sorveglianza speciale” del Vernet d'Ariège. Rimpatriato nel settembre del '41, fu confinato alle isole Tremiti, dove rimase fino all'agosto del '43 (Antifascisti nel Casellario politico centrale / a cura di Simonetta Carlini, Luciana Martucci..., Roma: Anppia, 1994, quaderno 17, p.281; La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939..., cit., p.443).

Biografie: Italo Ragni


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