USI COSTUMI E TRADIZIONI
FESTE SACRE E PROFANE
Processione di San Gennaro prima domenica di maggio - E' una antica tradizione che ricorda il primo trasferimento delle reliquie del santo dall'agro Marciano alla catacomba di Napoli. Questa processione, chiamata anche "processione delle statue", è insieme uno spettacolo di fede e di folclore. Questo evento si colloca tre le altre due date fisse del ricorrente prodigio: il 16 dicembre, anniversario dell'eruzione vesuviana del 1631, e il 19 settembre, data del martirio.
Festa della Madonna del Carmine 16 luglio - La festa si svolge in uno dei luoghi più significativi della città, Piazza Mercato. Si festeggia la bruna vergine del Carmelo. Anticamente era la festa dei pescivendoli di Porta Capuana, di Forcella, della Marina e di Sant'Egidio. In memoria della battaglia della Goletta contro i Turchi, veniva costruito un castelletto e poi incendiato. All'usanza del castelletto con il tempo si è andata sostituendo, anche se con le stesse modalità, l'incendio del campanile, oggi caratteristica principale della festa.
Festa di Piedigrotta settembre - Festa dedicata al culto della Madonna, fino a qualche anno fa era rimasta solo un ricordo. Era infatti dal 1966 che i festeggiamenti non avevano più luogo.
Festa di San Gennaro 19 settembre - E' questo il giorno in cui ricorre il martirio del santo e in cui la città attende il miracolo. La suggestiva cerimonia ha luogo nel Duomo dove, tra invocazioni e preghiere in dialetto, si attende la liquefazione del sangue, custodito in due piccoli balsamari vitrei di foggia diversa databili ai primi decenni del IV secolo.
Festa di Sant'Antuono 17 gennaio - Festa in onore di Sant'Antonio Abate durante la quale nei rioni popolari vengono preparati i tradizionali cippi, i falò. Sin dalla mattina nelle strade si ammucchiano pezzi di legno e roba vecchia, che a volte raggiungono dimensioni elevate, fino a quando non viene acceso il fuoco.
Festa di San Giuseppe 19 marzo - Per le strade si vendono le tradizionali zeppole.

AFRAGOLA - 13 giugno - Festa di Sant'Antonio di Padova.
GIUGLIANO - Festa della Madonna della Pace - Si celebra dalla vigilia di Pentecoste fino alla domenica della Santissima Trinità. La statua della Vergine con il Cristo morto tra le braccia, posta su un carro trainato da buoi, percorre le strade della cittadina. Suggestivo il volo dell'angelo, sia all'uscita che all'ingresso della statua dalla Chiesa. Una bambina vestita di bianco, con due ali sulle spalle e in mano un giglio, tenuta da una fune viene fatta "volare" all'altezza di venti metri e cosparge la statua della Vergine con incenso e coriandoli.
OTTAVIANO - Festa di San Michele Arcangelo - 8 maggio. In un clima suggestivo si svolge la processione, durante la quale una coppia di ragazzi, un maschietto ed una femminuccia, compiono un volo, sospesi ad una fune, in onore del Santo. Gli angeli scendono per tre volte, in tre piazze diverse del paese, al passaggio della statua del Santo con la spada sguainata. La Processione si conclude nella Chiesa di San Michele Arcangelo. Corsa dei Ciucci - 10 maggio. Tradizionale parata di asini e cavalieri in costume medievale e carri folkloristici che appartenenti a sei contrade differenti si scontrano in un emozionante palio.
BOSCOTRECASE - Festa di Sant'ANNA - 31 luglio. La statua della santa, conservata nell'omonima chiesa, viene portata in processione per le strade del paese. I festeggiamenti si concludono con una grande tombolata nella piazza centrale.
TORRE DEL GRECO - Festa della Madonna dei 4 Altari - 24 maggio. Durante i festeggiamenti quattro altari vengono sistemati nei punti cardinali della città. Ogni anno gli Altari hanno fattezze diverse e competono in altezza e in bellezza. La costruzione e le decorazioni vengono realizzate da anziani maestri locali. Si tratta della più importante festa di Torre del Greco istituita dagli Spagnoli nel '500.
FESTA DELL'IMMACOLATA - 8 dicembre. Il corteo in onore dell'Immacolata esce dalla Basilica di S. Croce. La statua della Madonna è posizionata su un carro di imponenti dimensioni, lungo 10 metri, largo 2,80 metri e alto 6 metri. E' infatti sostenuto da circa 150 uomini in camice bianco che lo fanno sfilare per le strade cittadine tra gli applausi dei numerosi fedeli e il volo dei colombi lanciati dal carro. Seguono, oltre alla banda, ai sacerdoti e alle autorità, una serie di piccoli carri, costruiti dai fedeli che li portano sulle loro spalle. La processione attraversa la città tra lanci di coriandoli e petali di fiori, e i balconi rivestiti di coperte di damasco, seta e merletti. Terminata la processione il carro viene riportato in Chiesa e vi resta per 8 giorni. Durante i dodici sabati che precedono il solenne giorno si svolgono novene e funzioni religiose, e la domenica precedente alla festa i fedeli offrono dei fiori alla Madonna.
CASOLA DI NAPOLI - Festa patronale Seconda domenica di luglio.
SANT'ANASTASIA MADONNA DELL'ARCO - Lunedi in Albis. I festeggiamenti in onore della Madonna dell'Arco risalgono al 1450 e il pellegrinaggio dai vicoli di Napoli al Santuario ripete un rituale di gesti e di comportamenti che è del tutto simile a quello di quattro secoli fa. Alle processioni partecipano numerosi gruppi di "battenti" o "fujenti" che, vestiti di bianco con fasce rosse alla vita e azzurre a tracolla, portano per molte ore di cammino stendardi e immagini della Madonna dell'Arco fino al Santuario. Qui si assiste alla tradizionale "caduta" ai piedi della Madonna. Dopo il fischio del capo paranza, i fedeli si lanciano con il viso a terra e vi rimangono a lungo fino a quando non ricevono l'ordine di alzarsi.
ARZANO - Festa del Sacro Cuore di Gesù 6 giugno.
NOLA - Festa dei Gigli - Domenica successiva al 22 giugno. Questa festa vanta una tradizione lunga circa quindici secoli. I festeggiamenti, in onore di San Paolino, sono caratterizzati dalla processione di mastodontiche torri realizzate in legno e cartapesta che le varie corporazioni trasportano sulle spalle.
BARRA - Festa dei Gigli - ultima domenica del mese di settembre. La festa dei Gigli trae origine da antichissimi rituali agricoli pagàni propiziatori per la fecondità della terra. Le pesanti e alte strutture del Giglio vengono trasportate lungo le strade del paese da un gruppo di 128 uomini definito "paranza". Un certo numero si dispone sui lati e sulle cime delle 8 varre mentre tre alzatori sono disposti su ogni singolo varretiello. Le paranze,in numero di cinque 5, hanno ognuna un nome: Paranza Amici Miei, La Formidabile, L’Insuperabile, La Mondiale e Paranza Ultras. Nei giorni che precedono la Festa i vari Comitati, organizzano nei rioni di appartenenza, una serie di manifestazioni collaterali.
SAN GIORGIO A CREMANO - Festa di San Giorgio, patrono 24 aprile.
POZZUOLI - Festa di Sant'Antonio di Padova - 13 giugno. Il Santo viene festeggiato con una solenne processione.
durante la quale la statua in legno del santo viene trasportata dall'omonima chiesa al borgo del Serapeo. Festa della Madonna dell'Assunta - 15 agosto. In questa festa si fonde il rituale sacro della processione, con quello profano della conquista del pennone, una sorta di albero della cuccagna insaponato che sporge sul mare. Festa di San Gennaro - 19 settembre. Secondo la leggenda le tracce di sangue presenti sull'altare paleocristiano apparterrebbero al santo. Infatti queste si liquefanno contemporaneamente al sangue contenuto nell'ampolla del Duomo di Napoli. Festa di San Procolo - 16 novembre. Festeggiamenti in onore del patrono della città Processione dei martiri San Procolo, San Gennaro e San Gelso - Prima domenica di maggio. Vengono portati in processione per le strade principali della città il busto di San Procolo, le reliquie e i busti di San Gennaro e San Gelso.
QUARTO - Festa di Santa Maria - 12 settembre. Festeggiamenti in onore della Patrona della città. La statua della Santa viene portata in processione per tutto il paese che per l'occasione viene illuminato da luminarie e pieno di bancarelle.
MONTE DI PROCIDA - Festa della Madonna dell'Assunta - 15 agosto. Festa in onore della Santa Patrona con processione religiosa e fuochi pirotecnici a mare.

MITI E LEGGENDE PARTENOPE

I narratori antichi riportano l'origine delle Sirene in differenti modi. Qualcuno le vuole nate da tre gocce di sangue del corpo del fiume Acheloo quando questi ingaggiò una lotta con Eracle per la bella Deiamira. Sicuramente si tratta di figure mitologiche assai ambigue, come l'acqua cui sono legate, e a cui viene riconosciuto un ruolo di "attrarre e portare sventura". Il nome deriverebbe da una radice sanscrita (SUAR=CIELO) o, secondo altri, dalla base semitica "SJR" che vuol dire cantare. In una lettura più approfondita del mito le Sirene sono accostate ad una rappresentazione donna-uccello e non busto di donna con un corpo di pesce. Al canto ammaliatore delle sirene avrebbe resistito prima Orfeo e poi Ulisse. Per la delusione si sarebbero uccise gettandosi nelle acque del mare trasformandosi in scogli. Il corpo di Parthenope, una delle tre Sirene, spinto dalla corrente del mare sarebbe giunto fino alle sponde dell'isolotto di Megaride, dove oggi si erge maestoso il Castel dell'Ovo. Qui gli abitanti l'avrebbero seppellita ed edificato sul suo sepolcro la città che da lei prende l'antico nome.
I FANTASMI DI PIAZZA SAN DOMENICO MAGGIORE - Nella centralissima Piazza San Domenico, in cui sorge il celebre palazzo di Sangro dei Principi di Sansevero, si sente ancora l'eco di fantasmi leggendari. Sono i fantasmi appartenuti a Maria d'Avalos e al principe Raimondo di Sangro. Questi fu uno dei personaggi più discussi e controversi della storia napoletana del XVIII secolo. Intorno alla sua figura sono nati miti e leggende, che evocano misteri e segreti legati alla sua attività di scienziato, chimico e alchimista. Il principe di Sansevero era noto in modo particolare per l'invenzione delle macchine belliche e delle macabre macchine anatomiche. Venne accusato di stregoneria e necromanzia per i suoi lavori esoterici e simbolici incentrati sull’ermetismo, sulla cabala, sull’alchimia e sulle conoscenze templari. La leggenda narra che poco prima di morire si sia fatto tagliare a pezzi da uno schiavo e poi fatto "ricostruire" all'interno di una cassa. Dopo qualche tempo sarebbe ne sarebbe riuscito vivo e con il corpo intero. Ma purtroppo la famiglia, ignara di tutto, interruppe il decorso prestabilito e aprì la cassa. Da qui saltò fuori il corpo risvegliato del principe che subito ricadde riverso. Al fantasma di Maria d'Avalos è legata una triste leggenda che narra della sua uccisione e di quella dell'amante don Fabrizio Carafa da parte di alcuni sicari ingaggiati dal vendicativo e geloso marito Carlo Gesualdo. Questi, ritiratosi nel suo castello di Venosa, pazzo di gelosia avrebbe ucciso anche il figlio. E' così che oggi il fantasma di Maria d'Avalos vagherebbe tra l'obelisco della Piazza e il portale di Palazzo Sansevero in cerca del suo amato e di suo figlio.
O MUNACIELLO - Una delle figure più temute e amate della Napoli esoterica è quella del "Munaciello". Un imprevedibile spiritello che si mostra sotto forma di vecchio-bambino vestito col saio dei trovatelli accolti nei conventi. Secondo una radicata tradizione "'o Munaciello" era il soprannome dato a un trovatello vissuto in un imprecisato periodo tra il primo e il secondo Rinascimento, nato da un infelice amore e morto in giovane età in circostanze misteriose. Da allora il suo fantasma si aggira per le strade lasciando delle monete sul luogo della sua apparizione come se volesse ripagare le persone dello spavento provocato o per riprendersi la "scazzettella" rubatagli per difendersi da qualche malcapitato.
VIRGILIO MAGO - Nella tarda antichità la figura di Virgilio si arricchisce di connotazioni esoteriche e magiche, anche in seguito ad una interpretazione profetica della IV egloga delle Bucolicae, in cui si nasconderebbe una dottrina molto profonda che andrebbe addirittura oltre la predizione dell'avvento di Cristo. Con lo scorrere dei secoli non scompare l'eco leggendaria di Virgilio mago e protettore di Napoli che lo vuole fautore di magici eventi quale la creazione della grotta di Piedigrotta, della Crypta Neapolitana, in cui fu edificato un tempio al Dio Mithra, divinità indo-persiana. Sempre a Virgilio Mago sono legate le leggende della Gaiola, anticamente chiamata Euplea per la presenza di un tempio dedicato a Venere A questo significativo personaggio è anche legata la leggenda dell'uovo di Castel dell'Ovo. Molte cronache medioevali napoletane narrano che Virgilio avesse fatto murare nelle fondamenta del Castello di Megaride un uovo rinchiuso in una gabbietta che nel caso in cui si fosse rotto tutta la città sarebbe crollata. Altre versioni parlano di un uovo sigillato in una "caraffa" di cristallo sempre murata in un luogo segreto del castello con la stessa raccomandazione. Così nasce il nome di "Castel dell'Ovo" che da allora si conserva, e lo si evince sia dagli scritti antichi che da una consolidata tradizione orale.
LA SIBILLA - Sulle sponde del Lago d'Averno, dove risuonano i responsi sibillini per Enea, sorge l'antro della Sibilla, una lunga galleria che termina con una stanza oracolare dove la profetessa dava i suoi vaticini. Le Sibille erano sacerdotesse vergini che agivano in stato di trance invasate dal dio Apollo e spesso legate al culto oracolare di un santuario. La storia della Sibilla Cumana, nel cui culto si sovrappongono diversi miti e credenze, è molto suggestiva e affascinante. Figlia di Glauco, pescatore della Beozia, era una donna dall'aspetto bellissimo tanto che Apollo se ne innamorò. Invano il dio tentò di conquistarla e all'offerta del dono della profezia la Sibilla chiese in cambio la vita eterna, dimenticandosi di chiedere l'eterna giovinazza. Il dio accontentò la sua richiesta con la condizione che lasciasse la città di Eritre. Giunta a Cuma profetizzò per molti secoli continuando ad invecchiare senza poter morire. Solo una lettera giuntale da Eritre e sigillata con la creta di quelle terre riuscì a infrangere il divieto permettendone finalmente la morte. Il vaticinio della Sibilla avveniva sia attraverso una divinazione in stato di trance psicotico che attraverso trascrizione sulle foglie. Ed è proprio su delle foglie che i celebri libri sibillini, che la leggenda vuole siano stati venduti dalla Sibilla a Tarquinio il Superbo, erano scritti.
MISENO - Secondo la profezia della Sibilla Enea sarebbe potuto scendere negli inferi solo dopo aver trovato un ramoscello d'oro da portare in dono a Proserpina e sepolto uno dei suoi compagni. Del triste vaticinio Enea ha conferma quando trova il corpo del trombettiere Miseno. Secondo la leggenda Miseno fu gettato in mare da un tritone, invidioso della sua bravura nel suonare la tromba. Enea costruisce così per il suo compagno morto un sepolcro alle falde del monte Aerio che da quel momento verrà chiamato Miseno.
IL MITO DELL'OLTRETOMBA DEL LAGO D'AVERNO - Il lago d'Averno, nato da un antico cratere vulcanico, era il luogo delle profezie della Sibilla, il paese dei Cimmeri, l'ingresso all'Ade, dove Enea era sceso per incontrare il padre Anchise. La zona aveva un aspetto cupo e misterioso a causa della fitta boscaglia circostante e delle esalazioni malsane che non favorivano il passaggio degli uccelli sul lago (Avernus = àornos, senza uccelli). Inoltre la presenza di un oracolo dei morti, che veniva consultato dopo offerte sacrificali e suppliche agli dei degli inferi, rendeva ancora più inquietante questo luogo. In seguito alla costruzione del Portus Iulius, voluta da Agrippa, le acque del lago e la zona circostante divennero un enorme cantiere sfatando così i miti infernali del lago.
IL LAGO LUCRINO - Il Lucrino, come molti altri luoghi dell'area flegrea, è stato legato, fin dall'antichità, alla mitologia e all'esoterismo. Qui la leggenda vuole che sia stato Eracle, in cammino verso la Grecia con i buoi rubati al terrificante Gerione, a collegare tramite un istmo il lago al mare, sul quale poi fu edificata la Via Heraclea o Herculea, che porta questo nome in onore dell'eroe. Inoltre la vicinanza con il lago d'Averno, mitica sede degli Inferi, ha portato all'identificazione del Lucrino con uno dei corsi d'acqua infernali il Cocito o il Piriflegetonte. Ma quando nel I secolo a.C. Sergio Orata vi impiantò un allevamento di pesci e frutti di mare, il lago divenne famoso per le sue prelibatezze gastronomiche. Nella poesia latina, infatti, il Lucrino, difficilmente connotato con tratti infernali o misteriosi, è celebrato da Orazio, Properzio, Marziale e Plinio il Vecchio per le bontà offerte dalle sue acque, la dolcezza del paesaggio e per le sue fonti termali, come luogo di svaghi e di mondanità, al pari della vicina Baia.
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