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Titoli

La festa è finita Matto
Rinascita Il telefono
Cortili Testamento
Punto Leggendo Quasimodo
Primavera Il grande sonno
Canto d'amore Attesa
Rovine I Ching
Domus Istruzioni per l'uso
Scienzianesimo Condensazione
Creazione La vetta
Aspirazioni La tempesta
Firenze Fantasie
Nel meandro Vorrei
Capodanno 1992 Forse
Sogna Il migliore dei mondi possibili
Tarocchi E pregherò in silenzio
Una canzone inutile Davanti a un focolare irlandese
Il buon giardiniere Sorella notte

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LA FESTA È FINITA

Finalmente è finita la notte.
È stata buia, sporca,
questa notte.

Il dio Quattrino
ha avuto il sopravvento,
sono accorsi tutti
al suo lurido richiamo.

Mangiare
Bere
Cantare
Ballare

Lo hanno fatto tutti,
questa notte.

E ora che sorge il sole
io sono l'unico testimone.

Fremo.

Tu, spirito,
ti agiti.

Loro dormono,
scossi dallo spirito
dell'alcol.

Sono vuoti vuoti vuoti –
sono tre volte vuoti.

Loro, i vuoti, dormono –
io soffro.

Ritrovarti, spirito,
può esser solo sofferenza,
la sofferenza
di chi ti aveva dimenticato,
di chi ti aveva imprigionato.

Ma ora libertà, memoria,
nel momento in cui tutto
sembrava perduto.

E soffro ancora di più
perché il mondo è andato avanti
e comunque
senza te.

Spirito, spirito mio
goditi questi pochi attimi
di libertà:
tra poco i vuoti
si sveglieranno
e il loro vuoto
riempirà l'universo.

E tu dovrai tornare
nella tua gabbia –
il mondo si è abituato a vivere
senza te.

L'ordine,
la regola,
il costume,
sono cementati:
non c'è spazio per cambiare
per ripensare
per migliorare.

Il dio Quattrino ha vinto,
quel pezzo di carta ha preso tutto,
ha dato valore a tutto,
tranne che a te, spirito.

Tu vali niente,
chi crede in te muore
o ti abbandona.

Lui, il dio Quattrino, dà vita.
Tu, povero spirito, dai miseria.

E continui a pensare,
continui a sperare,
che un giorno,
forse un giorno,
potresti avere un valore.

Pensi,
speri,
che la notte
passi davvero.
Ma la notte, la tua notte,
è appena cominciata.

Il vuoto ha riempito tutto
e tu nel vuoto sei vuoto,
non respiri,
non resisti nel vuoto.

Anche il tempo,
anche il tuo vecchio alleato
è vuoto.

Tu, spirito, e tu, tempo,
non giocate più nell'assoluto.
I vuoti vi hanno scoperti,
misurati e classificati,
vi hanno allungati e accorciati,
vi hanno rubato lo spazio.

Povero spirito!
Una volta vivevi oltre,
ora vivi solo entro
il tempo.

Un tempo povero,
inutile,
misurato dalle lancette
di un orologio.

La tua notte, spirito,
la notte che speri finisca
forse è la notte eterna.

1° luglio 1990

(su)

RINASCITA

Quando questo mio corpo
lascerà vagare il mio spirito
negli spazi infiniti dell'universo
non piangete la mia morte
ma gioite della libertà del mio spirito

Seppellite questo mio corpo
insieme ad un seme di quercia

Annaffiate con cura
fate germogliare il seme
e lasciate che l'albero cresca

Questo mio corpo nutrirà le radici
che si aggrapperanno bene alla terra
mentre le fronde s'innalzeranno al cielo

Il mio spirito allora tornerà
e abiterà quell'albero

23 luglio 1990

(su)

CORTILI

Entrare negli antichi cortili:
quante emozioni assalgono
i nostri cuori cementati,
asfaltati come strade.

Statue, archi, colonne, stemmi,
giardini, vecchie pietre consunte
si parano dinanzi agli occhi
unici testimoni di uno spirito
che ci precede.

Quei cortili:
le vite che li avevano animati
ora non sono più,
sono un ricordo recondito, sepolto,
che cerca di parlarci,
che non ascoltiamo.

Basterebbe perdersi,
abbandonarsi, ascoltare, sentire,
per capire...

Capire che siamo uguali,
che siamo parte dell'insieme
che ci avvolge tutti nel suo grembo,
invisibile ma accogliente,
che accetta tutti e rifiuta nessuno.

Perché l'universo è un cortile
che ci circonda con la sua essenza –
non si può vederlo per intero,
ma solo parzialmente,
un poco alla volta.

27 luglio 1990

(su)

PUNTO

La penna scorre, punto per punto,
per tutta la pagina bianca.
L'elaboratore riscrive, punto per punto,
le lettere premute.

Tanti punti che formano parole,
tanti punti che fissano pensieri.

E ogni punto potrebbe essere una
lettera, parola pensiero, sogno,
un attimo qualunque che ne segue
e ne precede un altro qualsiasi.

Il punto può esser tutto,
tutte le parole, i pensieri,
i sogni, gli intelletti possibili.

Prendi il punto e tutto si compie
infinito e unico, irripetibile.
Il punto è il divino, invisibile,
senza forma senza dimensione –
il punto è niente.

Senza il punto niente sarà
ne mai potrà essere…

19 novembre 1990

(su)

PRIMAVERA

Una calma piatta
agita i miei pensieri
distesi su una valle
di verdi pascoli
brulicanti di formiche
sorvolati da sciami di api

Ogni formica un pensiero
Ogni ape una poesia

12 dicembre 1990

(su)

CANTO D'AMORE

L'attimo che fuoriesce
da questa mia testa malata
di vita fasulla
si ferma sopra un pezzo di carta
per apparire ancor meno veritiero.

Fossi uomo d'affari, di legge o impiegato
tale problema parrebbe ridicolo
ché ricchezza e legge umana sarebbero
le sole mete bramate e ricercate.

Invece sono qui, sulle pendici del vulcano
a cercare quel che non c'è
che mi ha ideato e creato
a riscrivere la stessa canzone.

Ma più la scrivo più pare incompleta
più scrivo meno ho scritto
più imparo più devo imparare
più apprendo più sono ignorante.

Il cammino verso la bocca del vulcano
porta sempre più sull'orlo dell'abisso
al compimento della canzone che forse
mentre precipito riuscirò a recitare.

9 febbraio 1991

(su)

ROVINE

L'aria squarciata dal benessere
piange lacrime mortali su corpi
afflitti, meccanizzati, snaturati.
Occhi stanchi tentano di vedere un futuro
attraverso nebbie perenni che avvolgono
cuori ridotti a pietre.

Il passato non conforta più:
antiche vestigia intossicate, sbiadite,
osservano desolate il tempo precipitare,
si sbriciolano sotto i duri colpi
della pesante aria
che comprime lo spirito
arrivato ad un niente dal nulla.

10 marzo 1991

(su)

DOMUS

Mattone su mattone,
betoniere rotanti,
cazzuole striscianti,
scalpelli tenaci.

S'innalza un muro
qua, là,
a destra, a sinistra.

Qua e là una finestra,
e la porta d'ingresso.

Il tetto, l'intonaco,
l'impianto elettrico,
l'acqua il comignolo.

Il lavoro è stato duro,
ora c'è la casa

Ma dentro,
cosa ci metto, dentro?

21 marzo 1991

(su)

SCIENZIANESIMO

La materia assale i miei pensieri,
confonde il mio spirito,
distrae il mio essere.
Una nuova religione volta al nulla
affolla la vita, sprofonda nella noia.
Il paradiso è davvero perduto
in questa ragione senza immaginazione?

Un sonno senza sogno
consuma la fiamma umana
incenerendo la passione.

Zeus, Jahve, Cristo, Allah,
siete fuggiti col vostro pensiero
dalle menti dei vostri figli
che abbandonati vagano
costruendo assoluti parziali,
persi in uno spazio e un tempo
che credono infinito.

26 marzo 1991

(su)

CREAZIONE

Raggio di sole che penetri
attraverso una apertura
fra gli scuri accostati,
il fumo di una sigaretta sale,
si incontra e si unisce a te:
e cominciano vortici,
riflessi e perturbazioni.

In quello spazio un universo
si forma, nuovo e unico:
galassie di fumo ruotano
attorno a una idea appena nata,
nata dalle ceneri di una sostanza,
informe e inutile,
che consumandosi crea.

28 marzo 1991

(su)

ASPIRAZIONI

Il serpente succhia un uovo,
ne ha forato il guscio e aspira,
succhia l'albume per arrivare al tuorlo,
il bramato centro.

E l'aspirazione rallenta
per meglio assaporare l'attimo
che pregustava
sfiorando il guscio.

21 aprile 1991

(su)

FIRENZE

Scorre impetuoso l'Arno
mentre un raggio di sole
fende la coltre di nubi
che oscura la città di Dante
disegnando un cerchio di luce
fermo
sulle acque dirompenti
che sbattono contro i pilastri
e trascinano con sé
rami abbattuti nei monti

4 maggio 1991

(su)

NEL MEANDRO

In una terra misteriosa
tra antiche mura crollate
giunge debole all’orecchio attento
il pigolio di pulcini mai nati

Il mistero mi conduce nel buio profondo
passo dopo passo
palmo dopo palmo
angeli e dèmoni mi assillano la mente
gocce d'acqua
lacrime
sul mio viso

In lontananza appena una luce
ombre corrono lungo pareti di nulla
cristalli brillano come stelle nel cielo
una fiamma lambisce il mio essere
sento la pietra respirare

Avanzo avvolto dall’oscurità
guidato da quella luce sempre lontana
mondi immensi ruotano intorno ai miei pensieri
e formano parole
parole antiche
dimenticate

Come nuvole dopo la tempesta
il buio si squarcia improvvisamente
torna a splendere un raggio di sole
e sono nudo sulla terra
lordo di sangue

Chi ha vinto,
io o la bestia?

3 settembre 1991

(su)

CAPODANNO 1992

Quattro volti intorno ad una tavola,
quattro vite che contano i secondi, –
un nuovo anno sta per nascere.

Cominceremo insieme questo cammino, –
attraverseremo selve oscure,
ci arrampicheremo su per i monti…

…troveremo mai la via per le stelle?

1° gennaio 1992

(su)

SOGNA

Sogna verdi prati coperti di fiori
dove volano variopinte farfalle
sotto un tenue sole di primavera
che avanza lento nel 1impido cielo.

Sogna di una brezza fresca e leggera
che delicatamente carezza il tuo viso,
sfiora il tuo collo, muove i tuoi capelli,
che ti avvolge nel suo tenero abbraccio.

Sogna e continua a sognare
anche per me.

2 gennaio 1992

(su)

TAROCCHI

Due Amanti sdraiati in riva al mare
guardan l'onde infrangersi sulla spiaggia –
nei loro occhi la luce del Sole
riflette l'amore appena scoperto.

Lungo il litorale arriva un Carro
tirato da due possenti destrieri –
quello bianco guarda verso Oriente
e quello nero verso Occidente.

L’Imperatrice osserva la scena,
ha già vinto l'astuto Diavolo
ed ha salvato il povero Appeso
che per l'uomo si era sacrificato.

Ora le Stelle brillan alte nel cielo,
guidano il marinaio nel suo viaggio
alla ricerca del porto perduto
ove lo piange la dolce compagna.

E un Imperatore senza impero
dalla sua Torre guarda l'orizzonte
mentre un Mago rimesta la pozione
che forse muterà il piombo in oro.

8 gennaio 1992

(su)

UNA CANZONE INUTILE

I

I giorni s'inseguono pigri,
Giove Pluvio rovescia le sue lacrime
sul mondo che non vuol essere mondato,
e urla il suo dolore dall'orlo del cosmo
dove l'uomo, amorfo, lo ha relegato.

Con logica e scienza gli uomini si sono incatenati
al palo del transitorio, ascoltano le arpie
che insistono che così sta bene,
che l'uomo è sulla giusta strada
mentre demoni distruggono la sua mente.

E tutti al mare, tutti in vacanza,
carichi di valigie e d'incompreso risentimento
contro i padri perduti nelle spire del tempo
senza nemmeno più diritto di esistere,
rimpiazzati da un fascio ordinato d'elettroni.

II

Bambino, sognavo d'avere una bacchetta magica
per punire i cattivi e premiare i buoni;
ragazzo, sognavo di trovare un anello fatato
per diventare l’eroe che avrebbe salvato il mondo;
adulto, scrivo poesie per toccare i cuori degli uomini.

Ma per lo Stato Omero è solo parte di un programma,
per la Chiesa Dante esiste solo dal 1921,
per Greenaway Shakespeare è uno spaventoso incubo,
per la società Ezra è ancora un nazi-fascista:
io sono nessuno alla ricerca di un fiore appassito.

Ho trovato soltanto una bestia stramba,
forse spirito benevolo o forse demonio,
un animale che parla in versi strani,
sfuggito ai trabocchetti del tempo e degli uomini,
confinato in un borro, ma libero nell'universo.

Laggiù i padri lo vanno a trovare e consolare,
schiere di ninfe, ghiri e castori gli fanno compagnia,
fanciulli abbandonati, la notte, da lui trovano rifugio
e gli raccontano le loro storie, le loro sofferenze,
ripartendo all'alba per tornare tra gli uomini.

III

Domani sarà un altro giorno di pioggia, senza sole,
per i nostri cuori pieni di soldi e di subiti guadagni,
dove il mio è mio e il tuo dovrebbe esserlo,
dove libertà è solo una vana apparenza,
non una giusta aspirazione umana

6 luglio 1992

(su)

IL BUON GIARDINIERE

L'erba del mio giardino è alta,
l'orto ricoperto di erbacce,
gli ulivi sembrano degli arbusti.

Da un anno vivo chiuso,
per mesi non ho scritto un verso,
ed ho cercato invano,
sigillato nel mio guscio,
quell'ordine, quella sinfonia.

E adesso, mentre taglio l'erba
le rondini volano al mio fianco;
liberando le piante dell'orto
pomodori e insalate crescono rigogliosi;
gli ulivi, finalmente potati,
sono in fiore.

Ed io, ora buon giardiniere,
sento una dolce melodia.

6 luglio 1992

(su)

MATTO

Sono solo un matto che canta
non in una valle di lacrime, cari miei,
ma in un deserto di risate fasulle,
di proteste feroci e di ignobili ingiustizie.

6 luglio 1992

(su)

IL TELEFONO

Milioni di piccoli messaggeri
corrono lungo chilometri di fili,
volano sopra mari e monti,
per portare voci lontane
da un capo all'altro del mondo.

Si muovono in gruppi ordinati,
sfrecciando alla velocità del lampo,
portando l'amico lontano
fin dentro la mia piccola casa.

Con uno squillo di tromba
annunciano il loro arrivo
e promettono di ripetere ogni parola,
ogni respiro, ogni sospiro.

Sono minuscoli punti indivisibili
che formano parole,
le parole che gli uomini affidano loro
perché il pensiero non abbia confini.

Ma, ahimè, niente è cambiato:
guerre, minacce, inganni, menzogne,
continuano a reggere il mondo
e le idee stentano a farsi sentire.

12 agosto 1992

(su)

TESTAMENTO

Quando morirò
né preti
né funerali
né pianti inutili
dovranno disturbare
il mio riposo

Non voglio essere ricordato
per quel che forse ero
e che certo mai sono stato

15 agosto 1992

(su)

LEGGENDO QUASIMODO

Su cuori affranti scende la sera,
l'autunno allaga i loro pensieri,
l'inverno intorpidisce i loro sensi.

Siamo tutti soli in questo giardino,
siamo stati mandati qui in esilio
con solo il cuore come protezione.

Bisogna ascoltarlo, quel vecchio amico
che dona ossigeno ai nostri pensieri,
che rende possibili infiniti percorsi.

E allora cuori affranti saranno lieti,
il sole sorgerà ancora, verrà primavera
e tutti coglieremo i frutti dell'estate.

20 agosto 1992

(su)

IL GRANDE SONNO

Dormire...
Dormire...
Come si può dormire
con tutti questi morti per le strade
come foglie d'autunno in un viale
per un misero tozzo di pane?

Come si può dormire e vagare
come sonnambuli
in mezzo a fiumi di sangue
sospinti da venti di odio
che tutti muovono in nome di dio?

Il cielo è caduto in rovina
dèi angeli e dèmoni
hanno raccolto le proprie vesti
caricato i loro muli
e sono partiti a cavallo
della loro idea

Eppure gli uccelli cantano ancora
i fiordi continuano a sbocciare
gli alberi carichi di frutti...

Forse basterebbe aprire un poco gli occhi
guardare con pace il miracolo ripetersi
perché lo spirito posse far ritorno
con ogni nuova alba

21 agosto 1992

(su)

ATTESA

Trepidante attendo il tuo arrivo,
che il nostro tempo e il nostro spazio
finalmente coincidano, si incontrino
in un punto qualsiasi dell'universo.

Dove sono io? Dove sei tu?
Siamo due punti in un libro,
dovunque e in nessun luogo.

Dipende da come si volta la pagina,
da come e quando la segneremo,
se con grafite o con inchiostro,
se in fretta o con pazienza.

Intanto aspetto, tra speranza e paura,
che si svolgano le spire del tempo,
che Occidente e Oriente, Nord e Sud
siano in noi uno stesso punto.

Chi sono io? Chi sei tu?
siamo due momenti di una commedia,
forse tutto e forse niente.

27 agosto 1992

(su)

I CHING

I

Venti si rincorrono intorno al mondo,
si scontrano e si uniscono senza tregua,
sollevano mari e abbassano montagne
nell'eterno e felice gioco del divenire.

Come venti i capitani diffondono ordini,
cominciano guerre e firmano tregue,
creano eserciti e distruggono città
nella fugace e infelice lotta per sopravvivere.

II

È nelle piccole cose che si trova la gioia,
quando si hanno ancora posti dove andare
ed altri esseri umani da incontrare.

Ma bisogna tornare fanciulli
e guardare finalmente sotto il letto
per cercare e trovare la verità.

III

Come gli alberi crescono lenti sulla montagna,
affondando le radici tra terra e pietra,
così l'uomo cresce forte e forse felice
se avanza a piccoli passi cadenzati.

Capitani ed eserciti non svaniranno
ma l'uomo giusto forse troverà lo spirito
che porta con sé il dono della vita
e che si diffonde come profumo di mimosa.

27 agosto 1992

(su)

ISTRUZIONI PER L'USO

La vita è un susseguirsi di momenti
di intricati esagrammi
di figure di tarocchi
di dadi lanciati
di attimi fuggenti

La vita è un continuo mutamento
un rincorrersi di eventi
un costante adattamento
un infinito ripensamento
un insieme di attimi fuggenti

Ci vuole coraggio per vivere.

27 agosto 1992

(su)

CONDENSAZIONE

I pensieri prendono immagini,
poche, precise, in movimento,
investono lo schermo
della mia mente distratta,
e il linguaggio prende forma,
riunisce sillabe, parole,
tanti piccoli quanti di nulla
che ruotano in orbite improbabili,

ognuno con la sua storia,
ognuno con la sua poesia.

27 settembre 1992

(su)

LA VETTA

Vorrei anch’io arrampicarmi sulla montagna,
partire alla ricerca di Dio e della fiamma eterna,
trovare la pace e la sapienza dei grandi.

Invece rimango quaggiù, sulla terra,
a giocare con idee, immagini, parole,
a credere nello spirito e nell'anima.

Come potrei io –
rozza carne appesantita,
piccola anima soffocata –
aspirare alla vetta?

Meglio rimanere dove sono,
guardare verso l'alto, oltre le nubi,
e raccontare le stelle.

30 settembre 1992

(su)

LA TEMPESTA

Un lampo nella notte:
per una frazione di secondo
si materializza un mondo:
case, alberi, campi, colline,
balzano dal buio allucinati
con forme prima mai viste…

30 settembre 1992

(su)

FANTASIE

Ci sono giorni che vorrei
prendere la terra,
farla ruotare sull'indice
come una palla
e porgerla a te
affinché sorridano
i tuoi occhi.

La vita, mi dirai,
è ben altra cosa
e la terra, ahimè,
non è un giocattolo.

Allora vorrei
prendere la luna al lazo,
tirarla via dalle stelle
come un cowboy
e porgerla a te
affinché rilucano
i tuoi occhi.

La vita, ripeterai,
è ben altra cosa,
e la luna, ahimè,
non la può catturare
che un pazzo.

Allora dico:
venga pure la follia
se vuol dire partire
a cavallo della cometa
e viaggiare nell'infinito
alla ricerca di una gemma
degna dei tuoi occhi.

5 ottobre 1992

(su)

VORREI

Vorrei portarti sulla spiaggia del mondo
ai confini del mare dell'universo
e spiegarti la storia di ogni granello
del mio corpo, anche del più piccolo.

Vorrei portarti sul tetto del mondo
sulla vetta del monte dell'universo
e mostrarti la consistenza di ogni nube
della mia anima, anche della più leggera.

Vorrei portarti nella caverna del mondo
al centro del cerchio della tribù dell'universo
e farti ascoltare il racconto di ogni fiaba
della mia mente, anche della più breve.

In cambio chiedo solo il tuo sguardo.

5 ottobre 1992

(su)

FORSE

Se solo trovassi il coraggio di parlare
invece di stare qui a scrivere
a inventare versi inconsistenti
a creare mondi impossibili
a sognare amori mai rivelati.

Ma cos'altro potrei fare
ammutolito dalle mie paure
assediato dalle mie ombre
accecato dalla mia mente?

Perché non parli prima tu?

Forse la paura svanirà
le ombre si squarceranno
la mente si illuminerà…

5 ottobre 1992

(su)

IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI

Come credere in un mondo migliore
quando passiamo il tempo sulla terra
giocando, ridendo e scherzando,

e ogni tanto guardiamo un bimbo
morire in televisione
per sentirci vivi?

5 febbraio 1993

(su)

E PREGHERÒ IN SILENZIO

Da troppo tempo mi cullo in un silenzio
di parole mai dette, rabbia mai urlata.

La vita un sogno nel sogno
in attesa di un Dio che dal cielo
mai verrà a destarmi dal torpore.

Da troppo tempo navigo su parole non mie
delegando ad altri il mestiere di vivere.

L'esistenza un ripetersi di illusioni
in attesa d'un Destino che mai sarà
per riscattarmi da questa colpevole inerzia.

Voci lontane sussurrano dolci melodie
soffocate dal clamore dell'individuo
che rovista ogni angolo della terra
scandaglia le profondità dello spazio
alla ricerca di risposte senza domanda.

È l’ora di rompere il silenzio
di scendere da questa zattera
di partire verso nuovi orizzonti
di scendere nel pozzo –
sempre più giù –
fino al focolare dove galassie di scintille
nascono e muoiono
nella nera cappa del camino –
nell’eternità dell'attimo –
dove forma trova contenuto
sostanza volontà.

Timorato
solo allora piegherò il capo
offrendo il collo nudo al ceppo
e pregherò in silenzio.

10 febbraio 1993

(su)

DAVANTI A UN FOCOLARE IRLANDESE

I compagni distratti rientrano in porto –
la vela che si gonfia del vento della sera
giace ai miei piedi, immobile.

Credono di averla dimenticata
ma son certo d'averli visti,
ier sera,
adagiarla sul fondo della barca.

È stata la Banshee, nella notte,
dopo aver innalzato il suo urlo straziante,
ad avvertirmi che era giunto il momento,
che oggi mi avrebbe portato via
dentro l'azzurro del mare
verso il grande oceano senza tempo.

La barca dei compagni si avvicina
sul rosso sfondo del cielo
araldo del giorno ormai prossimo
che rinnova promesse e speranze.

Canta tre volte il gallo:
vorrei fuggir lontano.

E la barca al molo
e l'invito dei compagni a seguirli
e gli scogli dell'isola
che si staglia come un'ombra
contro il disco del sole:
la Banshee è laggiù, mi aspetta,
sa che non potrò mancare,
niente rimanderà questo viaggio
fino a dove solo l'immaginazione
stende l'ultima rete.

18 marzo 1993

(su)

SORELLA NOTTE

Scende la sera
e il giorno
ormai stanco
si rannicchia
su se stesso
dietro la collina.

Domani tornerà
per scrivere
un'altra pagina
della vita.

Nel frattempo
sorella notte
stende sul mondo
la sua coperta
di luna e di stelle
e chiede silenzio.

21 marzo 1993

(su)

 

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