THE SIXTH
SENSE
Anche M. Night Shyamalan, creatore
de "Il sesto senso", avrà sicuramente raccolto
qualche spicciolo per trasferirsi un mesetto nelle
Filippine; sicuramente lo ha fatto in maniera più
onesta del collega regista di "Haunting"
La pellicola si apre nell'abitazione
di Malcom Crowe (Bruce Willis), psichiatra infantile, che
festeggia con la moglie un riconoscimento che gli è
stato attribuito. Improvvisamente un individuo seminudo
penetra attraverso una finestra. E' un suo ex-paziente, un
po cresciuto, ma per niente guarito dalle sue
patologie. Un colpo di pistola al dottore, ed uno sulla sua
testa: così l'uomo tenta di risolvere il problema una
volta per tutte.
Alcuni mesi dopo, Crowe si è
ripreso, e si occupa del caso di Cole Sear, uno strano
bambino che gli ricorda il suo attentatore. Stavolta,
però, è deciso a mutare il corso degli
eventi.
Fin qui la trama; niente di
originale, per carità. La forza del film sta nel modo
in cui si sviluppa, in un'atmosfera di angoscia sempre
crescente, dove molti elementi si lasciano solo
intuire.
Quando l'inquietante viaggio nella
mente di Cole sembra essersi concluso, non alzatevi dalla
sedia; c'è il finale a sorpresa, che sbalordisce ed
emoziona, anche un po malinconico.
Nella conclusione, tutti gli
elementi si incastrano tra di loro come in un puzzle, ed
emerge la bravura del regista, capace di orchestrare un
thriller perfetto nei minimi dettagli, che per alcuni tratti
sfocia piacevolmente nell'horror.
Non si può non sottolineare
che nel primo tempo scappa qualche sbadiglio, per
l'eccessiva lentezza di alcune scene; niente di grave,
però, alla luce dei fuochi artificiali
finali.
Shyamalan ha anche il merito di
svestire Willis dai panni di poliziotto gonfiato e manesco,
per farlo addentrare negli oscuri meandri della psiche
umana. E l'attore fa una figura migliore di tanti altri
trascorsi da "duro". Personalmente l'ho rivalutato, anche
non essendo uno dei miei preferiti.
In conclusione, i film vomitati da
Hollywood non sono tutti capolavori, ma neanche emerite
porcherie.
A distinguerli ci pensa
l'inesorabile legge della selezione artificiale.
Voto: 8
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