Cinque mesi alla grotta del Formale (parte II)
cronaca di una esplorazione
di Emanuele Cappa

.XI.
Giovedì 23 Maggio 1996
E. Cappa, A. De Angelis, A. Felici, F. Principi, R. Principi.

   Oggi scopriamo che il Terzo Sifone si è quasi richiuso dopo appena tre giorni di pausa. Cominciamo a temere che questo invaso ci darà filo da torcere. Mentre le pompe sono al lavoro continuo, aiutato da Raffaele, il rilievo della Galleria Principale nel tratto compreso tra il fondo del Secondo Sifone e la fine del Terzo Sifone. Quando attraversiamo quest'ultimo l'acqua arriva ancora alla pancia.

.XII.
Sabato 25 Maggio 1996
V. Battisti, E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, T. Dobosz, F. Donati, A. Felici, G. Montecchi, F. Principi, R. Principi.

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Il P7 dei Pozzi Gemelli

   Mentre vado con Tullio a rilevare il Ramo del Sifonetto, che risulterà essere lungo 63 metri, Federico arma il secondo dei Pozzi Gemelli, profondo appena sette metri. L'armo richiede parecchio tempo perché la roccia è molto cataclasata e secondo Federico servirebbero dei fix lunghi mezzo metro. Un'ora più tardi riesce comunque a piantare uno spit poco sotto il bordo della sella e a calarsi giù con Geminiano. Alla base del pozzo trovano una galleria larga tre metri che scende dolcemente fino a incontrare uno scivolo in forte salita. In cima allo scivolo c'è un pozzo in discesa. Non avendo altre corde con sé, tornano indietro e incontrano me e Tullio alla base del P7.
 
   Federico ci saluta e dice che preferisce uscire perché ha freddo (non ha la muta). Accompagnati da Geminiano allora percorriamo il nuovo tratto di galleria per studiare un po' la situazione. Arrivati nel punto dove questa inverte bruscamente la pendenza noto un buco, alto non più di quaranta centimetri, che si apre al livello del pavimento. Mi infilo nell'apertura, che subito diventa alta settanta centimetri, e pochi metri più avanti sbuco in quella che è chiaramente la prosecuzione della Galleria Principale. Otto metri sopra la mia testa vedo la luce di Tullio che era salito a vedere l'imbocco del nuovo pozzo. Gli dico che la grotta prosegue alla grande. Davanti a me c'è un ambiente alto con grosse colate calcitiche che scendono da due probabili arrivi di destra. Il pavimento è coperto da un mare di ciottoli bianchi e levigati: moltissimi hanno la forma e le dimensioni di un uovo di gallina.
 
   La galleria prosegue sotto forma di una condotta forzata ellittica molto schiacciata che scende dolcemente. L'asse maggiore misura circa tre metri. Lungo il cammino incontriamo un paio di bivi e alcune pozze che non superano la metà coscia di profondità, tuttavia dobbiamo procedere in una posizione scomoda: siamo chinati in due e scivoliamo continuamente sui ciottoli del fondo. Nelle anse delle curve ci sono accumuli di fango che hanno la stessa consistenza della creta pronta per l'uso. Le pareti ovviamente sono sempre coperte dalla immancabile patina nera di manganese che rende tanto tenebrosa la grotta.
 
   Dopo una curva secca a destra la galleria comincia a salire e cambia anche aspetto. Le pareti laterali adesso sono verticali ed è possibile procedere in piedi. Il pavimento, fangoso per i primi metri, è invece coperto da uno strato concrezione marroncina che a volte forma delle vaschette piene d'acqua. Notiamo diversi rami laterali che si aprono sulla destra e un paio di fusi che risalgono dal centro del soffitto. Sbuchiamo in una prima sala con un grande masso in mezzo, poi dopo una breve galleria pianeggiante arriviamo in un salone largo oltre sei metri. La galleria torna nuovamente a scendere assumendo una sezione ellittica schiacciata larga tre metri circa. Alla fine della discesa troviamo purtroppo il tanto temuto Quarto Sifone! Stimiamo di avere percorso oltre 400 metri di grotta partendo dai Pozzi Gemelli. Tornando indietro, io e Tullio rileviamo il tratto di condotta che va dal passaggio basso alla partenza dei Pozzi Gemelli (85m di poligonale).

.XIII.
Domenica 26 Maggio 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, G. Montecchi, Luigi Pomponi, F. Principi, R. Principi, A. Procaccianti, Felice Proietti, Patrizio Ricciotti.

   Oggi Federico e Annarita accompagnano Franco, il pompista, e Raffaele, suo figlio, a fare un giro per la Galleria Principale al di là dei sifoni. Ieri, infatti, hanno portato altre pompe e tubi oltre il Terzo Sifone e sono riusciti ad abbassare il livello di tutte le pozze di mezzo metro almeno. Il risultato è che adesso è possibile arrivare fino al primo lago dopo lo scivolo bagnandosi non oltre le ginocchia.
 
   Intanto Luigi Pomponi e Felice Proietti si infilano nel rametto in salita che parte dal laghetto subito dopo il Pozzo dei Folignati e si fermano davanti a una strettoia. A giudicare dal percorso che hanno fatto sembra che questa si affacci sul tratto di Galleria Principale in salita che c'è più avanti. Con perfetta sincronia io e Nerone li raggiungiamo mentre stanno uscendo dal rametto in questione. Insieme a loro andiamo a esplorare il ramo che parte sulla destra della Galleria Principale subito dopo i Pozzi Gemelli. Vista la notevole quantità di fango, battezziamo il ramo Fangolandia. Il posto si presenta così: comincia con una galleria in salita larga tra uno e due metri. Sul pavimento c'è almeno mezzo metro di fango con una trincea incisa dall'acqua, che ora non scorre. Dopo una sessantina di metri la galleria curva a sinistra e diventa pianeggiante. La volta si abbassa parecchio, quindi siamo costretti a procedere sdraiati sul fango per una ventina di metri finché non sbuchiamo in un meandro perpendicolare alla direzione della galleria. Alla nostra sinistra il meandro scende verso una strettoia, a destra invece sale abbastanza largo e scomodo: le pareti sono a dente di sega e coperte da uno strato di fango scivoloso, mentre il pavimento è troppo stretto e fangoso per camminarci. Dobbiamo quindi procedere a metà altezza facendo contrasto con mani e piedi. A un certo punto il pavimento del meandro risale e le pareti si stringono in un mare di fango. Tenendosi prossimo al soffitto Nerone vede l'apertura di una piccola condotta forzata dal diametro di ottanta centimetri. E' priva di fango ma c'è sempre l'onnipresente patina nera sulle pareti. Ci infiliamo tutti e quattro nella condottina che sale leggermente. Una decina di metri più avanti incontriamo un bivio. Davanti a noi parte uno stretto meandro in discesa, alla nostra destra invece scende dall'alto con una forte pendenza la condotta originaria. In questa si infila Felice ma quasi subito il fango la tappa completamente. Io vado a vedere dove porta il meandro stretto: supero un paio di curve scomode, forzo un paio di strettoie (sono magro ma ho pur sempre la muta addosso) e alla fine mi arrendo perché la mia carburo smette di funzionare.
 
   Incamminandoci verso l'uscita decidiamo di percorrere il By-pass per vedere che aspetto ha. Comincia con una galleria in leggera salita, nera e fangosa, che va poco a poco restringendosi. La galleria si trasforma quindi in un meandro da percorrere chinati. Questo sale e scende più volte, inoltre è ricco di lame taglienti e pozze piene d'acqua. Circa a metà strada ci troviamo davanti un groviglio pazzesco di condottine forzate anastomosizzate: la roccia rimasta ha l'aspetto di un osso umano visto al microscopio! Superato dopo vari tentativi il groviglio, percorriamo un tratto di meandro in piedi. Più avanti il ramo si trasforma in una galleria larga quattro metri che scende verso il terzo lago della Galleria Principale. Il By-pass non è una scorciatoia veloce della Galleria Principale e vale la pena percorrerlo solo se non si ha l'imbracatura per scendere il Pozzo dei Folignati.

.XIV.
Sabato 1 Giugno 1996
V. Battisti, E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, T. Dobosz, F. Donati, A. Felici, G. Montecchi, F. Principi, R. Principi, F. Vittori.

   Alle otto di mattina Tullio e Fernanda entrano con la macchina fotografica impermeabile per scattare un po' di foto alla Galleria Principale. Un'ora dopo entrano Federico, Annarita, Raffaele e Franco portando alcuni spezzoni da 50 metri di tubi in polietilene Geberit. Questa volta Franco ha scelto quelli col diametro di 8 centimetri, mentre fino al Terzo Sifone sono stati usati quelli da 10 centimetri. Io precedo i quattro e corro fino al primo lago dopo lo scivolo per prendere la temperatura dell'acqua con il mio orologio Casio.

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Il primo lago dopo lo scivolo

   Mezzora dopo tolgo l'orologio dall'acqua e leggo che questa si trova a 11°C. In quel momento arrivano Federico e gli altri con i tubi. Li saluto e mi dirigo con molta calma verso i Pozzi Gemelli. Nel frattempo loro quattro escono fuori a prendere i cavi elettrici e una pompa da 4 litri al secondo. Arrivato davanti al passaggio basso della galleria, oltre i Pozzi Gemelli, mi siedo a mangiare qualcosa di dolce e sistemo la mia lampada a carburo. Ho appena finito di scarburare che arrivano sia Federico con Raffaele e Vincenzo, sia Tullio e Fernanda, che stanno uscendo. Ridefiniamo le squadre: Federico, Fernanda e Vincenzo escono mentre io, Raffaele e Tullio proseguiamo il rilievo della Galleria Principale partendo dal passaggio basso e andando verso il Quarto Sifone. In tutto rileviamo circa 180 metri.
 
   Quando torniamo indietro, arrivati ai tre laghi li troviamo tutti con venti centimetri d'acqua in meno. Ora una striscia di roccia bianca come il latte decora i laghi e smorza un po' la cupezza delle pareti nere. Chissà che aspetto avrebbe il Formale se fosse tutto bianco?

.XV.
Domenica 2 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, G. Montecchi, F. Principi.

   Mio padre, Franco e Annarita rilevano il tratto di Galleria Principale compreso tra il Terzo Sifone e lo scivolo successivo. Nel frattempo io e Federico rileviamo gli ultimi 160m della Galleria Principale, da dove mi ero fermato la volta scorsa fino allo specchio d'acqua del Quarto Sifone.
 
   Raggiunti da Geminiano, provo con lui a immergermi in acqua per vedere se il sifone è aperto. Purtroppo il soffitto della galleria scende inesorabilmente fino a toccare l'acqua e tutto quel che rimedio, causa un piede messo in fallo, è una bella bevuta!

.XVI.
Giovedì 6 Giugno 1996
V. Battisti, E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, T. Dobosz, F. Donati, A. Felici, G. Montecchi, F. Principi, Maura.

   Tullio e mio padre rilevano la Galleria Principale partendo dallo scivolo e arrivando in cima al Pozzo dei Folignati. Nel frattempo io e Federico rileviamo il Vermiciattolo e poi Via Condotti fino al primo abbassamento della volta (limite dell'esplorazione di Massimo Bollati nel 1995). Una costante corrente d'aria in uscita ci accompagna durante le operazioni.
 
   Durante la giornata Franco e gli altri continuano ad armeggiare con tubi e pompe per svuotare i laghi oltre il Terzo Sifone e tenere basso il livello di quest'ultimo, soggetto a continua ricarica a causa di un intenso stillicidio.
 
   Nel pomeriggio Geminiano entra con Maura per fare alcune osservazioni geologiche.

.XVII.
Sabato 8 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, E. Mariano, F. Principi, R. Principi, A. Procaccianti.

   Con l'aiuto di Federico e Raffaele rilevo altri 90 metri di Via Condotti. Arrivato al trentaduesimo caposaldo della poligonale, considerando che in questo ramo raramente la distanza tra un caposaldo e l'altro supera i due metri, mi stufo e propongo di andare verso il fondo per vedere se il meandro continua. Se non altro ci scaldiamo un po'!
 
   Eccoci dunque al limite del 19 Maggio. Sul lato sinistro c'è un arrivo: una piccola galleria in salita da percorrere carponi. Pochi metri più avanti questa si trasforma improvvisamente in una frattura verticale dalla cui cima scende una cascatella d'acqua. La frattura termina contro un muro di fango. Torniamo al bivio. Via Condotti prosegue scendendo un gradino di un paio di metri e assume la forma di una condotta larga e alta un metro, allagata per un terzo della sua altezza. Federico non ha la muta e decide di aspettarci al bivio. Io e Raffaele andiamo avanti. Percorriamo gattoni la condotta, che è assai tortuosa e ricca di lame sporgenti, e arriviamo in cima a un saltino di quattro o cinque metri da scendere con la corda. Purtroppo non abbiamo né corde né imbracature (lasciate sotto il Pozzo dei Folignati), così torniamo indietro. Risalendo Via Condotti diamo una sommaria occhiata alle diramazioni laterali che incontriamo. Ne contiamo otto.
 
   Nel frattempo, Elia e Nerone vanno al Quarto Sifone per vedere se il livello si è abbassato. La risposta è negativa ma scoprono una piccola condotta soffiante posta in una nicchia sulla destra al livello dell'acqua. Provano ad allargarne l'imbocco usando mazzetta e scalpello ma dovendo lavorare ammollo non ottengono grandi risultati. Dopo un po' Elia cerca di infilarsi dentro ma non passa. Per fare un lavoro decente bisognerebbe venire con un canotto e usare i "manzi" ma non ne abbiamo. Quando escono Nerone ed Elia ci dicono che hanno intenzione di continuare la disostruzione la prossima volta.

.XVIII.
Domenica 9 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, Stefano "Baby Killer" Feri, F. Principi, R. Principi, A. Santini, S. Soro, Eleonora.

   Mentre io e Raffaele rileviamo altri sessanta penosi metri di Via Condotti, Federico va al fondo del ramo per armare con gli spit il saltino su cui ci siamo fermati ieri. Con perfetto sincronismo lo raggiungiamo nel momento in cui ha appena agganciato la corda per scendere. Alla base del salto troviamo una saletta. Da un lato del soffitto di questa parte un fuso in risalita raggiungibile solo arrampicando in artificiale. Al di là della saletta comincia un meandro, alto circa tre metri e largo sessanta centimetri, che poco più avanti diventa tanto stretto che Federico non passa. Proseguiamo allora io e Raffaele. Il meandro è ora largo trenta centimetri, le pareti sono lisce e verticali, le curve a gomito si susseguono una dopo l'altra a distanza di un braccio teso. In alcuni punti per passare siamo costretti a sgonfiare il torace. Il pavimento continua a scendere dolcemente con piccoli gradini, poi, dopo non so più quante curve, la volta si abbassa e il meandro diventa una condotta forzata larga meno di un metro. Camminiamo gattoni fino a trovarci a mollo nell'acqua. Due metri più avanti la volta si abbassa ulteriormente e la condotta si trasforma in uno schifoso sifoncino. Ma allora da dove arriva tutta l'aria che sentiamo lungo Via Condotti? Tornando indietro, nel punto dove Federico si era fermato, Raffaele nota un piccolo camino a cui non avevamo fatto caso. Si arrampica su e raggiunge, a quattro metri da terra, un buchetto ellittico da cui esce un fortissimo getto d'aria! Chissà da dove proviene...
 
   Risalendo lungo Via Condotti decidiamo di dare un'occhiata più approfondita alla diramazione che ho segnato sul rilievo con la lettera D. Si tratta del ramo esplorato insieme ai ragazzi di Foligno. Arriviamo dunque all'alta sala e continuiamo a risalire i gradini a cascata da cui arriva ancora acqua. Ci fermiamo alla base del salto più alto, circa cinque metri, perché gli spruzzi d'acqua e la roccia scivolosa sconsigliano di tentare una risalita senza corda di sicura. Torneremo quando il ramo sarà più asciutto.
 
   Nel frattempo Annarita e Franco, dopo aver sistemato tubi e pompe per svuotare ancora di più il meandro prima dello scivolo e i laghi successivi, sono scesi anche loro in Via Condotti e sono andati a esplorare una diramazione di sinistra proprio di fronte alla scritta nel fango lasciata da Bollati. Nessuno di noi aveva mai fatto caso a questo ennesimo meandro, così quando usciamo fuori e ci viene raccontata la scoperta rimaniamo tutti a bocca aperta. Il nuovo ramo è una condotta forzata larga meno di un metro e piena di piccoli laghetti. Ovviamente a un certo punto si biforca e continua in entrambe le direzioni. Annarita propone di battezzarlo Via dei Laghi. Accogliamo la proposta.
 
   Contemporaneamente a tutto questo, Baby Killer e Stefano Soro hanno risalito in artificiale il tratto di meandro dalle pareti cataclasate che si trova poco prima dei Pozzi Gemelli, mentre Papera ed Eleonora li hanno aspettati pazientemente nel Salone degli Spaghetti, gelandosi fin dentro le ossa. In tutto i due Stefani sono saliti per una ventina di metri e ancora non hanno raggiunto il soffitto. Quando escono gli diciamo che in loro onore abbiamo chiamato il posto La risalita dei Bistefani.

.XIX.
Sabato 15 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, F. Principi, R. Principi.

   Federico oggi non può entrare per colpa di un grosso taglio sul polso che si è procurato domenica scorsa a Via Condotti. Beato lui, rimane fuori a godersi il sole mentre io, Franco, Raffaele e Annarita andiamo al Quarto Sifone per provare a disostruire il buchetto soffiante che hanno scoperto Nerone ed Elia. Dopo mezz'ora ammollo nell'acqua fredda rinunciamo all'impresa. Mentre Franco e Annarita si divertono a curiosare nelle diramazioni che abbiamo incontrato lungo la Galleria Principale, io e Raffaele rileviamo la galleria fangosa che parte dall'ultimo salone prima del sifone. Questa sembra la prosecuzione in salita della galleria che scende al Quarto Sifone. Il ramo è largo quattro metri ma alto appena due e termina dopo 45 metri contro un muro di fango, nel quale l'acqua ha inciso tre minuscole gallerie impraticabili.

.XX.
Domenica 16 Giugno 1996
V. Battisti, E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, E. Mariano, G. Montecchi, F. Principi, A. Procaccianti, F. Proietti, Ezio Carallo, Maura.

   Aiutato da Annarita rilevo i 200 metri di Galleria Principale compresa tra il Pozzo dei Folignati e i Pozzi Gemelli. Quando usciamo fuori siamo lividi per il freddo. Nel frattempo Ezio è andato ad armare i due pozzi suddetti usando il trapano e i fix a doppio cono di espansione. Elia, Nerone e Felice invece hanno lavorato con mazzetta e scalpello alla condotta che soffia aria sopra il Quarto Sifone. Alla fine Elia è riuscito a passare ma si è trovato davanti una seconda strettoia insuperabile. Come al solito l'aria passa ma gli speleologi no!
 
   Mentre dentro si lavora, all'esterno c'è una lotta accanita per difendere le paste dalle formiche, i cani e un topolino che abita vicino l'ingresso del Formale.
 
   Nel primo pomeriggio mia madre e Federico hanno fatto una passeggiata sopra le nostre teste in cerca di possibili entrate secondarie: pozzi, fessure, meandri... ma non hanno trovato nulla!

Copyright © 1996, 2002 by Emanuele Cappa.

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