Cinque mesi alla grotta del Formale (parte III)
cronaca di una esplorazione
di Emanuele Cappa
.XXI.
Sabato 22 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, S. Feri, F. Principi, R. Principi, Eleonora ed un ragazzo di Putignano.
Con Federico e Raffaele rilevo tutto il By-pass (165 metri di poligonale) e una galleria fangosa che parte sul lato destro della Galleria Principale in corrispondenza del terzo lago dopo lo scivolo. L'ho notata per caso mentre terminavo il rilievo del By-pass. La condotta comincia abbastanza grande, poi, dopo venti metri, si restringe ma continua. Essendo il posto troppo fangoso, decido di continuare il rilievo la prossima volta.
Nel frattempo Annarita e Franco, dotati di una maschera e un faro subacqueo, sono andati al Quarto Sifone per dare un'occhiata sott'acqua. La galleria prosegue ampia e pulita e sembra quasi pianeggiante.
Baby Killer ed Eleonora, insieme a un ragazzo di Putignano di cui non ricordo il nome (è ospite della festa del GS-CAI Roma che si tiene in questo fine settimana a Pian delle Faggeta), continuano l'arrampicata lungo La risalita dei Bi-stefani fino all'esaurimento della corda. Una volta tornati fuori ci raccontano che hanno provato la sensazione di essere a pochi metri dalla superficie. La spaccatura non è verticale ma si inclina sempre più su un fianco e Baby Killer dice di aver visto in alto dei sassi che sembravano quasi un pezzo di muretto a secco.
Durante tutta la giornata fuori piove a tutto spiano e con vento forte (per forza: c'è una festa!), ma la grotta è sempre più asciutta. Dove va a finire tutta l'acqua?
.XXII.
Domenica 23 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, F. Principi, R. Principi.
Con Federico e Raffaele rilevo altri 80 metri di Fangolandia, poi siamo costretti ad uscire perché Federico ha il mal di testa, io mi sento stanco e non riusciamo a trovare una pozza per mettere un po' di acqua nel serbatoio delle lampade a carburo! La grotta sta asciugandosi con una rapidità impressionate. Solo il Terzo Sifone continua a darci problemi: prima di entrare dobbiamo sempre far funzionare per qualche decina di minuti la pompa. Sembra che basti una minima pioggia per farne salire il livello dell'acqua di venti o trenta centimetri. Incredibile!
.XXIII.
Sabato 29 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, F. Principi.
Aiutato da Federico comincio a rilevare Via dei Laghi anche se non ci sono mai stato prima. In genere preferisco conoscere il posto prima di tirare fuori bussola e fettuccia metrica, per sapere quali difficoltà mi aspettano e avere già un'idea del disegno che dovrò fare. Rilevare così alla cieca è per me una novità, ma vista la quantità di lavoro che mi aspetta preferisco non perdere tempo e mi calo subito nel ruolo del rilevatore. Il ramo sembra non finire mai: caposaldo, curva, caposaldo, curva. Ci troviamo in una condotta forzata assai speciale: sviluppata interamente in uno strato di calcare a rudiste, la matrice è stata erosa dall'acqua mentre queste ultime no, così che spuntano fuori dalle pareti come tanti uncini a cui si aggrappano le nostre tute e i nostri zaini. Per fortuna il pavimento è coperto da uno strato di concrezione marrone che rende meno penoso lo stare seduti a prendere le misure. Dopo un percorso in salita arriviamo in una saletta che fa da sella. Subito al di là la condotta comincia a scendere anche se impercettibilmente. Qui incontriamo Annarita e Franco che erano andati avanti lungo il ramo per proseguire l'esplorazione. Ci dicono che sono arrivati alla partenza di un salto da scendere con la corda. Annarita dà il cambio a Federico che va con Franco a vedere cosa ci aspetta per la prossima volta. Nel frattempo io continuo stoicamente a rilevare. La condotta forzata è alta e larga circa un metro, quindi dobbiamo camminare accovacciati o carponi. In questa situazione le pozze profonde quanto uno stivale diventano un supplizio. A un certo punto una concrezione ha formato una diga abbastanza alta da creare un passaggio in cui ci si bagna fino al collo. Ovviamente il passaggio è in piena curva e sono costretto a fare un caposaldo a mollo, con la sacchetta da rilievo legata a una stalagmite per evitare che finisca sott'acqua (bussola e clinometro non sono impermeabili). Dopo non so quanto tempo arriviamo a un bivio: sia a sinistra che a destra la grotta va in discesa e l'acqua si divide equamente nelle due direzioni. Federico mi dice che il pozzo si trova a sinistra, una ventina di metri più avanti. Essendosi fatto tardi e non avendo portato con noi il materiale d'armo decidiamo di uscire fuori.
.XXIV.
Domenica 30 Giugno 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, T. Dobosz, F. Donati, A. Felici, E. Mariano, F. Principi, A. Procaccianti, F. Vittori.
Federico arma il pozzetto di Via dei Laghi
Mentre io e Annarita proseguiamo il rilievo di Via dei Laghi, Federico arma il pozzetto su cui ci eravamo fermati ieri. Quando li raggiungiamo lui e Franco non sono ancora scesi. Il salto infatti è stretto e scivoloso, così Federico ha dovuto piantare un paio di spit spostandosi in avanti. Non avendo portato il trapano la cosa ha richiesto un po' di tempo. Alla base del salto troviamo un meandro alto e fangoso. Superata una strettoia che ha richiesto qualche acrobazia a causa del fango, sbuchiamo in una specie di sala ad H formata dall'incrocio di quattro meandri. Il pavimento è costituito da tre vasche di concrezione profonde ottanta centimetri e piene di fango misto ad acqua. Battezziamo il posto Sala delle Sabbie Mobili. Alla nostra sinistra, la vasca che si trova più in basso di tutte si affaccia su un pozzo che, dopo aver lanciato un sasso, stimiamo essere profondo una ventina di metri. Rimaniamo tutti di stucco. Nessuno si immaginava di trovare un pozzo così profondo nel Formale! Il secondo ramo di sinistra invece sale con un paio di gradini, poi rigira su se stesso e punta verso l'alto con una grande condotta forzata in forte pendenza. Vista la scivolosità della roccia rinunciamo a tentare la salita. Il ramo di destra invece si presenta come un meandro alto cinque o sei metri e fangoso quanto basta: scende dolcemente verso chissà quale meta.
Anche se abbiamo portato una corda in più non possiamo armare il pozzo perché la roccia alla partenza non è buona e sarebbe meglio avere il trapano e una buona scorta di fix. Decidiamo allora di scendere lungo il meandro di destra sperando che sia la strada buona per superare il sifone terminale di Via Condotti, e magari raggiungere la Grotta Ciaschi che dista poche centinaia di metri. Dopo un po' che stiamo scendendo, appena superata una serie di massi incastrati in mezzo al meandro, la grotta comincia a sembrarmi familiare. Certo che somiglia parecchio a Via Condotti, penso tra me. Arrivati a un passaggio quasi sifonante identico a quello di Via Condotti cominciano a suonarmi i campanelli di allarme in testa, e infatti, poco dopo, arriviamo al bivio dove io, Papera e Stefano abbiamo lasciato la nostra firma un mese fa. Torniamo indietro con le pive nel sacco e, privo di fantasia, battezzo il nuovo meandro col nome di Ramo H.
Riprendo il rilievo dal pozzo di Via dei Laghi e lo termino nella Sala delle Sabbie Mobili, poi sistemiamo le nostre carburo e usciamo. Mentre sto risalendo il saltino lo stivale destro va ad incastrarsi in un restringimento del meandro rimanendovi intrappolato. Riesco a tirare fuori il piede ma lo stivale non vuole più muoversi. Dopo innumerevoli sforzi miei e di Franco finalmente recupero la preziosa calzatura e posso andarmene via.
Durante la giornata mio padre, aiutato da Tullio e Fernanda, ha rilevato il by-pass del Terzo Sifone, ossia una breve galleria posta un paio di metri più in alto di quella che percorriamo normalmente; inoltre rileva alcuni rametti laterali lungo il meandro successivo al sifone.
Contemporaneamente a questi eventi, Elia e Nerone vanno ad esplorare un pozzetto, scoperto da loro, che si apre tra La risalita dei Bistefani e i Pozzi Gemelli. Elia improvvisa un armo con un chiodo a fessura rinviato sull'imbragatura di Nerone, scende e sbuca a metà del Ramo del Sifonetto.
.XXV.
Sabato 6 Luglio 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, F. Principi, R. Principi.
Oggi torniamo alla Sala delle Sabbie Mobili. Siamo io, Raffaele, Annarita, Federico e Franco. Suggerisco di non passare per Via dei Laghi ma di scendere fino al Ramo H e di raggiungere la sala risalendo quest'ultimo. Non avendo ancora fatto il rilievo di tutto l'anello costituito da Via dei Laghi, Ramo H e parte di Via Condotti, penso che il giro da me suggerito sia la strada più breve, e anche la più comoda. Mi accorgo invece di avere avuto una pessima idea. Via Condotti sembra non finire mai, ma forse sono gli zaini pieni di corde che la rendono meno piacevole. In fondo tutte le volte che siamo scesi lungo Via Condotti lo abbiamo fatto sempre senza zaini, o al massimo con un sacco leggero. Ma si sa, sbagliando si impara! Al ritorno passeremo di sicuro per Via dei Laghi.
Federico comincia ad armare con il trapano il pozzo di venti metri mentre io e Raffaele rileviamo la Sala delle Sabbie Mobili. Federico scende seguito da Annarita e Franco. Poco dopo cominciamo a scendere anche io e Raffaele, sempre rilevando. La partenza del pozzo è un po' oscena: sul lato sinistro della vasca c'è una bella parete piatta e liscia ma non è roccia. Vedo i segni delle martellate di Federico e capisco che la parete è fatta di un'argilla giallognola molto densa e compatta. Avvicinandomi noto che nella matrice argillosa ci sono molti granuli neri e altro materiale cristallino. Ricorda vagamente il tufo, ma se ci spingo il dito sopra con forza lascio un impronta. Deve trattarsi sicuramente di un deposito di origine sconosciuta. Come abbia fatto però a formare una parete che sembra quasi un muro artificiale non lo so. Ovviamente il muro è coperto dalla solita patina nera di ossido. La vasca di concrezione invece è piena di acqua mista a fango che, nel punto più profondo, arriva quasi all'inguine. Federico ha messo un fix nella parete di destra e poi due fix nel bordo esterno della vasca. Fix su concrezione: che schifo! Evidentemente gli altri posti erano meno sicuri. Butto fuori dalla vasca un po' d'acqua con le mani e scendo. Atterro sopra una cengia costituita da un sasso incastrato tra le pareti. Mi correggo: non è un sasso ma un blocco dello stesso materiale che ho visto sul lato sinistro della vasca! Supero il frazionamento (su roccia) e scendo al terrazzo successivo. Questo è bello ampio e ha il pavimento coperto da una concrezione marrone che, tre metri più avanti, si getta nel terzo salto. La grotta gira bruscamente a sinistra e qualche metro più in basso atterro finalmente sul fondo del pozzo.
Davanti a me adesso c'è una specie di sala, o più esattamente è la galleria che si allarga fino a circa quattro metri di ampiezza. Sul lato destro c'è un grande accumulo di fango. Più avanti il meandro è largo quanto due braccia tese e ci sono una serie di saltini, alti solo due o tre metri ma molto vicini tra loro, con una corda per scendere. Dieci metri più in basso la volta si abbassa bruscamente e ci troviamo in una condotta forzata. Mentre stiamo rilevando a un certo punto sale un grido dal buio davanti a noi: "Sono finiti i fix e le corde!". Che il Formale stia diventando una grotta verticale? Battezziamo il ramo col nome Via dei Pozzi.
.XXVI.
Domenica 7 Luglio 1996
E. Cappa, G. Cappa, M. Cignitti, A. De Angelis, F. Donati, A. Felici, S. Feri, E. Mariano, L. Pomponi, F. Principi, R. Principi, F. Proietti, Eleonora ed un ragazzo di Subiaco.
Alle otto di mattina Franco e Annarita entrano nel Formale. Hanno con sé la corda per l'ultimo salto di Via dei Pozzi che Federico aveva armato ieri con gli ultimi due fix rimasti.
Verso le nove arriva Baby Killer. Insieme a Raffaele prepariamo gli zaini con il trapano, le placchette, i moschettoni e le corde, poi ci incamminiamo molto velocemente per i meandri del Formale. Ormai io e Raffaele conosciamo la Galleria Principale come le nostre tasche. Stefano segue ansimando e un paio di volte ci chiede se per caso abbiamo fatto colazione col peperoncino. Giunti al Pozzo dei Folignati ci infiliamo nel Vermiciattolo, poi scendiamo per Via Condotti, giriamo per Via dei Laghi e in breve arriviamo a Via dei Pozzi. Per breve intendo un'ora e mezza di cammino e strisciamento. Troviamo Franco e Annarita fermi alla base del nuovo pozzo che la fettuccia dirà essere profondo otto metri. Ci dicono che poco più avanti ne hanno trovato un altro ancora più profondo!
La base del pozzo da otto metri è quasi circolare e ampia quattro. Lasciamo qui gli zaini e andiamo avanti a vedere cosa ci aspetta. Il meandro si presenta ora come una condotta forzata dal diametro di un metro e mezzo, approfondita da un solco di uno o due metri, largo un metro. Il pavimento è interamente coperto da concrezione marroncina, a tratti liscia, a tratti a vello di pecora. Sulle pareti c'è un po' di fango. L'inclinazione del pavimento della galleria aumenta progressivamente fino a diventare un pericoloso scivolo che si getta nel salto di venti metri. Stefano pianta un bel po' di fix e arma un lungo corrimano sul lato destro dello scivolo, poi mette due fix in posizione avanzata, fa un topolino e scende. Nel frattempo io e Raffaele continuiamo a rilevare il ramo dal punto dove lo avevamo interrotto ieri. Quando arriviamo sull'orlo del nuovo pozzo è ormai troppo tardi per rilevarlo. Franco e Anna sono già scesi con Baby Killer. Purtroppo il ramo termina con un sifone. Aiutato da Franco, Stefano ha fatto un po' di pendolo ma non è riuscito a raggiungere la spaccatura che si apre sulla parete opposta a quella del salto. Forse la prosecuzione è lassù. Ci rifocilliamo, prepariamo gli zaini e torniamo fuori. Quando usciamo è già buio: sono le nove e mezza.
Durante il giorno, Luigi, Elia e Massimiliano sono entrati in grotta con un ARVA. Lo hanno posizionato, ad orari stabiliti, in diversi punti della Galleria Principale sotto alcuni camini che potrebbero essere vicini alla superficie esterna. All'esterno mia madre, mio padre, Federico e altre persone hanno cercato di localizzare l'ARVA con il sensore apposito. Ci sono riusciti e hanno segnato con dei legnetti i posti sotto cui passa il Formale. Hanno scoperto che La risalita dei Bistefani si trova sotto il vigneto di due mulattieri e che, secondo l'ARVA, la cima si trova a circa quattro metri di profondità. Purtroppo anche gli altri camini, che potrebbero essere trasformati in entrate alternative all'ingresso principale, si trovano all'interno di proprietà private. Quando si dice la sfortuna...
.XXVII.
Sabato 13 Luglio 1996
E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, A. Felici, F. Principi, R. Principi.
Oggi andiamo a Fangolandia. Ovviamente io e Raffaele facciamo il rilievo mentre Franco e Annarita si infilano in tutti i posti più merdosi del ramo. Sembra che chiudano tutti. Ne lasciano però uno a noi due: lo stretto meandro dove avevo già curiosato il mese scorso insieme ai ragazzi di Subiaco. Messa da parte la strumentazione, vado avanti per primo seguito da Raffaele. Superato il posto dove ero rimasto al buio, scopro che pochi metri più avanti le pareti si allargano e posso procedere carponi fino a una saletta grande abbastanza per starci accucciati entrambi. Un blocco di roccia molto cariata ostruisce il cammino ma, muovendolo avanti e in dietro con le mani, riusciamo a spostarlo nella saletta e a passare. Subito dopo purtroppo il meandro torna a stringersi. Dopo appena due metri diventa così stretto che avanzo con fatica. L'acqua ha inciso nel pavimento del meandro un solco profondo circa mezzo metro ma largo appena cinque centimetri. Interessante. Purtroppo ancora una volta è la lampada a carburo che mi blocca. Questa volta il tubo di plastica prende fuoco e in un secondo l'ambiente si riempie di fumo. Stacco il tubo e con l'elettrica accesa torno indietro tossendo. Ho appena scoperto che qui non c'è circolazione d'aria. Torniamo fuori.
.XXVIII.
Sabato 20 Luglio 1996
V. Battisti, E. Cappa, G. Cappa, A. De Angelis, A. Felici, F. Principi, R. Principi, A. Santini, S. Soro.
Nonostante il dolore per la morte improvvisa e inaspettata di Federico Donati, decidiamo di continuare l'esplorazione del Formale convinti che lui non avrebbe voluto che ci fermassimo.
Con Papera, Stefano, Franco e Annarita vado al Ramo D di Via Condotti. Mentre Papera e Stefano risalgono e armano il salto dove ci eravamo fermati io, Federico e Raffaele un mese fa, rilevo il tratto conosciuto della diramazione aiutato da Franco e Annarita. Ventitré lati di poligonale più tardi (per uno sviluppo totale di 91 metri) arriviamo alla base del salto e vediamo le luci di Stefano e Papera che si avvicinano. Una volta scesi alla base del salto ci raccontano che hanno percorso una bella galleria in leggera salita fino a raggiungere una zona labirintica. Siccome avevano paura di perdersi sono tornati indietro.
Mangiamo qualcosa insieme poi vediamo che è troppo tardi per continuare il rilievo e ci incamminiamo verso l'uscita. Appena sbucati in Via Condotti sentiamo delle voci che ci chiamano: sono Vincenzo e Raffaele, entrati per dirci che fuori si è scatenato il diluvio universale, mia madre è preoccupata quindi è meglio uscire in fretta. La paura di una possibile piena imminente ci mette le ali ai piedi.
Solo quando arriviamo al Terzo Sifone ci accorgiamo che fuori c'è stato un forte temporale (la strada davanti al Formale, ci dirà mia madre, era diventata un fiume): il livello dell'acqua si è alzato di quasi un metro, così ci bagniamo tutti fino al petto! Il resto della grotta però non ha minimamente risentito della pioggia. Che strano...
Copyright © 1996, 2002 by Emanuele Cappa.
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