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![]() 54^mostra del Cinema di Venezia
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Il lentissimo, macchinoso, statico, prolisso, ripetitivo, tedioso e soporifero Marquise di Véra Belmont č riuscito lā dove mille valeriane avrebbero fallito.
Sono bastate poche inquadrature, infatti, per favorire a gran parte del pubblico - facilitato dalle comode poltrone, dall'aria condizionata (che eliminava la paurosa umiditā dell'aria veneziana), dai larghi spazi lasciati liberi dai molti assenti, e dall'ora tarda - di sprofondare nelle placide braccia di Morfeo e di lasciarsi immergere in un torpore prima e in un assopimento poi tipico del miglior cinema francese... A rendere ancor meglio il clima, la voce bassa e calda di un Remo "Piovro" Girone, che imparruccato e truccato sembrava essere una sorta di Campanellino di peterpaniana memoria alla rovescia, che con la sua polverona magica addormentava il pubblico... Tutt'altro clima aveva invece vissuto il Festival in prima serata, con la allegra e chiassosa proiezione di Ovosodo di Paolo Virzė, film in concorso piaciuto un po' a tutti, con dei simpatici ragazzetti toscani inventati e trasformati in attori dal regista.
Gossip gustoso quello del protagonista (sfigato nel film, ma d'aspetto fors'anche nella vita...), che - recatosi all'Excelsior per alloggiare - si č visto interdetto l'accesso dalla security dell'albergo che l'aveva scambiato per un noioso cacciatore d'autografi...
Per il resto il "clima" festivaliero stenta ancora a decollare, e pensare che alla chiusura ormai manca molto poco...
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