Museo di Storia Naturale Città ¤i Rosate - Sala V



EX AFRICA
SURGIT SEMPER ALIQUID NOVI
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, 5



seconda parte






Tratto da un lavoro di:

SILVIO BRUNO
Il Sirrush: mito, religione, archeologia e...realtà¿ 
Ephemeris Novi Mundi, ASIA, IX, 34, 37-69, 2000

a cui vi rimandiamo per poter leggere il testo integralmente.

Per una biografia dell'Autore consulta questo sito: http://www.pna.it/criptozoologia/serpenti.htm




Continuiamo con i resoconti di alcune spedizioni africane del secolo scorso...



1919. L?inglese C. E. James, dopo avere trascorso 18 anni nelle zone limitrofe al lago Bangw鯬o, ritorna in patria. E racconta ad amici e conoscenti la storia strabiliante del chimpekwe, riferitagli dagli indigeni di varie trib? i quali era stato in contatto per diverso tempo.


A loro dire "l'animale era pi?sso di un ippopotamo, aveva un corpo a guisa di cilindro, quattro tozze e corte zampe, lunghi collo e coda, testa mode sta, un piccolo corno all'apice del muso".


La "storia" viene ripresa e divulgata da molti quotidiani britannici.





1919. Il 23 settembre il capitano inglese Stevens B. Leicester, stimolato dal forte premio in denaro offerto dalla Smithsonian Institution di Washington, parte dalla stazione londinese di Waterloo, attrezzato di tutto punto, con il suo fucile Mannlicher della prima guerra mondiale e un cane che si era distinto per il suo coraggio durante la guerra.


Destinazione: Città ¤el Capo in Sudafrica.
Meta: la ricerca del brontosauro.


I quotidiani inglesi danno ampio spazio all'impresa. Purtroppo, "l'audace valoroso" spar즣060;/B> "nel continente Nero e non riapparve pi?0;/B> nemmeno dalle colonne dei giornali".











1920. E? di quest'anno la notizia che un certo Lepage, di ritorno da un safari svolto nel Congo Belga (poi Zaire), si sia imbattuto in un dinosauro.


A suo dire la bestia era lunga circa 8 m, aveva un muso appuntito, un corto corno presso le narici, la parte anteriore del dorso squamosa, le zampe posteriori massicce come quelle di un cavallo e quelle anteriori decisamente pi?li e corte.


Secondo il criptozoologo W. Ley si tratta di una emerita balla. Anche il criptozoologo B. Heuvelmans, dopo avere intervistato decine di cacciatori ?d'Usumbura, dans le Ruanda Urundi?, conclude che ?l'on faisait encore des gorges chaudes, dans les clubs congolais, d'une histoire de "dinosaure vivant", mont饠autrefois de toutes pi裥s par quelques coloniaux d鳣oeuvr鳻.






Sulle tracce del Lau, un mostruoso serpente...




1923. Il governatore britannico H. C. Jackson, in The Nuer of the Upper Nile Province, descrive il lau, una sorta di crestato, smisurato e pericoloso serpente o presunto tale, che vive, secondo gli indigeni Nuer, nelle paludose sorgenti del Nilo Bianco e, quando avvista una persona, è ³olito emettere un verso simile a un forte gorgoglio.




1924. Il naturalista inglese John Guille Millais,
in Far away up the Ní¬¥, avendo ripetutamente sentito parlare del lau, durante il suo viaggio verso le sorgenti del Nilo, riesce a contattare, a Malakal, il sergente Stephens (vedi 1914).



Apprende così £he nelle immense paludi sudanesi tra Malakal, Rejaf, il lago No e Shambe, gli indigeni Dinka, Nuer e Shilluk chiamano lau un serpente, a quanto pare oggi molto raro che, in base ai non molti cadaveri trovati nel corso di tantissimi anni, può ­©surare dai 12 ai 30 m di lunghezza.


Il suo corpo, grande al massimo quanto quello di un asino o di un cavallo, 蠦#060;B>uniformemente bruno o marrone giallastro, ben diverso, sotto tutti gli aspetti, dai pitoni, identificati come nyᬠdai nativi. Inoltre, il rettile, che pu򠥭ettere potenti sbuffi, 蠳olito attaccare le persone e pertanto regolarmente sfuggito dagli abitanti.





       







Abrahim Mohammed, esploratore della Compagnia Telegrafica,
che vide uccidere un lau da parte di alcuni indigeni di Bogga, conferma che si tratta di un rettile mostruoso.

La stessa attestazione viene da Rabah Ringbi, un Niam Niam di Wau, Bahr-el Ghazal, anche lui testimone dell'uccisione di un lau.




Inoltre, sempre J. G. Millais, riprende le testimonianze del cacciatore Denis Lyall, autore di numerosi libri sulle cacce alle belve nell'Africa centrale, il quale, pi?te, si dice convinto, grazie alle molte prove raccolte, dell' esistenza nelle grandi paludi dei laghi Bangw鯬o, Mweru e Tanganyka di un pachiderma semiacquatico, una via di mezzo tra un ippopotamo e un rinoceronte, che per򠤯vrebbe ormai essere estinto perch頨 da tanti anni che non ne sente pi?lare.





E ricorda infine come Lewanika, il re dei Barots鬦#060;/B> trib?upante la regione del medio Zambesi, distante 700 km dall'area dei laghi Bangw鯬o e Mo鲯 fosse assai interessato allo studio della fauna del suo regno, il Barots鬡nd, al punto tale da ordinare ai suoi guerrieri cacciatori di procurargli un chimpekwe.


Questi, dopo vani tentativi, riuscirono a localizzarne un esemplare che pascolava in acque basse, era pi?o di un uomo, aveva la testa simile a quella di un serpente, un lungo collo, zampe come quelle di una lucertola gigante e, quando si port򠡠riva, lasci򠮥l sottobosco una pista larga quanto quella di un 'trek-wagon' (famoso carro Boero largo pi?eno 140 cm).






1927. Il capitano William Hichens, funzionario del Servizio Informativo e Amministrativo dell'Africa Orientale, in Undiscovered animals e successivamente nell'articolo African mystery beasts pubblicato sul Discovery nel dicembre del 1937, documenta, anche con foto, come sia entrato in possesso di una scultura lignea, raffigurante la testa di un lau, eseguita da Mshengu she Gunda un artista indigeno di Iramba che vive sulla sponda sudorientale delle paludi di Wembare.

"Quando gli dissi che il lau non esisteva" scrive Hichens, mi rispose: ?Essendo giovane e ignorante, avrei potuto affermare che le automobili non esistevano, perché ©n quel periodo non ne avevo vista nessuna e non ne avevo mai sentito parlare. Ma ecco la vostra automobile: è ³otto i miei occhi, mi sono seduto sui suoi sedili e ho sentito il rumore delle sue viscere durante la sua digestione. Ebbene, per il lau è ¬a stessa cosa".



Nuove segnalazioni: lo Jago-Nini, l'Amali e il Mokele-Mbembe...


1927. La scrittrice sudafricana Ethelreda Lewis, in The Ivory Coast in the Earlies, descrive il Jago Nini, forse l'Amali di altri esploratori: una sorta di essere preistorico, proprio di alcuni laghi situati sui monti del Camerun, al quale si dovrebbe lo sterminio dei locali manatee un tempo qui molto pi?uni.





Tanto le notizie che le osservazioni su questo presunto "drago" si devono agli appunti (1870) del cacciatore, commerciante, esploratore e naturalista scozzese Alfred Aloysius Smith detto Horn (settantenne nel 1927) sulla cui attendibilità ¤i vedute spezzò °©?una lancia pure Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace.


Secondo Horn lo Jago Nini vive ancora nelle paludi e nei fiumi ( ... ). E quanto all'Amali, con cui l'ha sempre confuso, ne "ho visto le impronte, la cui circonferenza è ¡ll'incirca quella di una grande padella, con solo tre artigli anziché £inque ( ... ) A quali animali, se non agli Amali, potrebbero appartenere tutte le vecchie zanne rotte e verdi che trovavamo nei cosiddetti cimiteri d'elefanti? ( ... )"


1932. Lo scozzese, americanizzato, Ivan T. Sanderson, zoologo, e lo statunitense Gerald Russell, naturalista nel corso della spedizione Percy Sladen verso l'Africa centrale mentre si trovavano sul fiume Mainyu, nei pressi delle paludi di Manfe o Mamfe (Camerun occidentale), arrivarono in un sito ricco di caverne, le cui entrate si aprivano sulle sponde rocciose del fiume.


Da una o pi?queste grotte sentirono venire rumori e versi molto confusi, come quelli causati da due belve in lotta tra loro. All'improvviso, videro "la parte superiore di qualcosa molto pi?nde di un ippopotamo affiorare dall'acqua, per poi immergersi subito dopo".


Lungo il corso superiore del fiume Cross, oltre la palude di Manfe, I. T. Sanderson osservò¬ ©noltre, "grandi tracce simili a quelle di un ippopotamo", ma a detta dei nativi non vi erano ippopotami nella zona perché ©l mbuluem 'bembe (così ¶enne trascritto il nome dell?animale) li aveva tutti allontanati.



"La cosa in cui c'imbattemmo" scrisse lo zoologo "e le tracce che trovammo lungo il fiume Mainyu, non possono mettersi in alcun modo in relazione con un coccodrillo. La sola groppa di quell'essere era pi?nde di un intero ippopotamo, e le orme erano da sauropode".



1932. Nel resoconto di una partita di caccia nel Kasai, scritta da un sovrintendente svedese che si trovava in Congo, leggiamo:

"...Vi erano due elefanti maschi ma, circa cinquanta metri da loro, vidi qualcosa di incredibile, un mostro lungo circa sedici metri con testa e coda da lucertola. Improvvisamente il mostro sparì ­uovendosi in modo straordinariamente rapido.


...ci accampammo vicino a una grande palude. Ed ecco che quell'enorme lucertola riapparve di nuovo, e stava dilaniando dei pezzi di un rinoceronte morto. Potei sentire chiaramente il rumore prodotto dalle ossa masticate; si trovava difatti a una distanza di soli venticinque metri. Poi si gett򠮥ll' acqua fonda. La fenomenale rapiditࠤi movimento di quell' animale fu la cosa pi?rosa che mai mi capit򠤩 vedere".

Indipendentemente dagli anni, un buon numero di storie simili a questa sono state pubblicate sul giornale Rhodesian Herald.




1932. Il dottore svizzero A. Monnard, dopo avere organizzato una spedizione in Angola alla ricerca del brontosauro, giunge alla conclusione che esisteva certamente un rettile enorme, ma che probabilmente si trattava di un coccodrillo di grandi dimensioni.






1938. Il dottor Leo von Boxberger, che era stato ufficiale durante il periodo coloniale degli stati africani sotto il dominio tedesco, lasciò ³£ritto:

"II contributo che posso portate in materia è °urtroppo molto scarso. Raccolsi una discreta quantità ¤i materiale alle sorgenti del fiume Mbam a Sanaga nel Camerun centrale, e lungo il fiume Ntem nel Camerun meridionale, interrogando i nativi circa la misteriosa belva che viveva in quelle acque.

Purtroppo tutti i miei appunti e anche la descrizione fornitami dagli indigeni andarono perduti nella Guinea Spagnola, quando i Pangwe attaccarono la carovana che trasportava i miei pochi averi. Tutto ci򠣨e possa riferire 蠩l nome che viene dato a questo animale nel Camerun meridionale: mbokᬥ muembre ( ... )".








    INDIETRO





AVANTI
    




MUSEUM HALL - ELEFANTI DELL'IMPERO - UN DROMEDARIO CHIAMATO CAMMELLO - ANIMALI E PUBBLICITA' - SERPENTI DI MARE - EX AFRICA SURGIT... - TROVARE UN ICAROSAURUS ... -
GLI INCENDI SOTTERRANEI - I CANI SOLDATO - IL PESCE MARTELLO - SQUALI MISTERIOSI -
ALPACAROSATE allevamento di alpaca - LA STRANA COPPIA - SHANTI MANDA UNA EMAIL AL CURATORE DEL MUSEO...