Il lungo periodo dei
    festeggiamenti, che dura questi tre settimane, induce gli amanti della mascherata a
    preparare un certo numero di travestimenti, per poter rappresentare dei personaggi sempre
    nuovi, cercando inoltre di coinvolgere anche i turisti che soggiornano e quelli che
    giungono a Sappada per l'occasione. Per fare in modo che tutti possano partecipare alle
    varie rappresentazioni, le maschere si esibiscono spostando il loro tradizionale
    "palcoscenico" dalle case degli amici, lungo le strade, le piazze, nei ritrovi
    serali e sulle piste da sci. 
    Lo spirito di partecipazione ed il vecchio modo di travestirsi non hanno però subito
    mutamenti e riaffiorano ogni anno gli antichi costumi e le maschere di legno che passano
    di volto in volto da generazioni.Nel dialetto locale la maschera
    intesa come personaggio è detta "lotter" e per meritarsi questo appellativo,
    deve avere la bravura di calarsi nel personaggio che intende interpretare e riproporlo con
    i suoi atteggiamenti e discorsi. Non tutti sono abili "attori", ma è importante
    che colui che si maschera non venga assolutamente riconosciuto dai compaesani, per
    riuscire a prendersi beffa degli amici il più a lungo possibile. A tale scopo i costumi
    sono confezionati in modo da coprire ogni piccola parte del corpo e da enfatizzare quei
    particolari atti ad ingannare chi osserva: in questo modo solo gli occhi e la voce possono
    tradire, ma lo sguardo sempre sfuggente e l'abilità di parlare in falsetto aiuterà a
    camuffare il tono originale, in cui le tipiche espressioni dialettali riassumono il
    discorso in pochissime, colorite parole. 
    Per i nostri avi, il periodo del carnevale era atteso con trepidazione, lo scherzo ed il
    divertimento rubavano il posto ai sacrifici e alla fatica del lavoro e se c'era qualche
    conto in sospeso si presentava la giusta occasione per pareggiarlo. Era questo il tempo in
    cui incutere timore ai bambini e prendersi beffa delle ragazze in paese. Naturalmente
    anche oggigiorno si attende il carnevale per gli scherzi ed ogni occasione è buona per
    divertirsi, a differenza dei tempi passati però la beffa non è mai offensiva e i conti
    vengono pareggiati in altro modo; resta il fatto che incontrando un "lotter" non
    bisogna aspettarsi nulla di buono, perché durante il periodo carnevalesco i padroni del
    paese sono loro e a venire beffati è la sorte che tocca a tutti, nessuno escluso e
    soprattutto a nessuno è concesso di arrabbiarsi. 
    I lunghissimi festeggiamenti iniziano con la "DOMENICA DEI
    POVERI" detta "PETTLAR SUNTAG", in cui il tema del travestimento è
    suggerito dal ceto più povero, coloro che per sopravvivere chiedevano l'elemosina o si
    offrivano come braccianti per un tozzo di pane o un pugno di farina. Va da sé che i
    costumi che escono dalle soffitte non sono ne' lavati ne' stirati e che le maschere di
    legno hanno espressioni miserevoli; ma i loro occhi furbeschi, sono sempre pronti a
    cogliere l'occasione che permetta loro d'inventare qualcosa che compare.... 
    Segue la "DOMENICA DEI CONTADINI" detta "PAURN
    SUNTAG", in cui non mancano scenette di vita campestre volte a rappresentare la
    propria origine sociale. A gruppi "i contadini" sfilano per le strade,
    improvvisando scene di lavoro come la semina, la fienagione, il raccolto, la mungitura. A
    tale scopo non è difficile incontrare sulle strade grossi cumuli di fieno, avanzi di
    patate o cipolle davanti al carro rappresentante la casa contadina, in cui seggono,
    attorniate da numerosi bambini, le donne intente a filare o a preparare la polenta. Ai
    turisti viene offerta ospitalità distribuendo loro grappe alle erbe,
    "hosenierlan" e "mognkropfn", che sono tipici dolcetti sappadini, che
    un tempo erano le leccornie della chiusura del raccolto o delle grandi feste religiose.  | 
  
  
    | Arriva poi il GIOVEDI' GRASSO (Vastiger Finzntog) dedicato ai carri allegorici:
    non esiste un tema dominante, ma si dà sfogo alla fantasia. I carri rappresentano fatti
    reali di vita o allegorie del tempo passato. Il tema può essere suggerito da una canzone
    paesana o da motivi politici o di costume. In questa occasione vecchi e bambini
    s'incontrano, gli anni non hanno più valore e si fa a gara a chi si diverte di più. I
    ruoli da interpretare sono i più disparati ed i giovani hanno l'occasione di carpire
    qualche trucco da chi "va in maschera" da più tempo di loro. La sfilata dei
    carri prende il via a Cima Sappada nel primo pomeriggio e sostando nelle piazze del paese
    raggiunge l'ultima borgata al tramonto. Anche coloro che non vi partecipano in prima
    persona possono essere coinvolti o presi di mira dalle maschere, assumendo così un ruolo
    senza accorgersene. L'ultima DOMENICA è dedicata ai SIGNORI,
    "HEARN SUNTAG", ed è in questa occasione che dagli antichi bauli escono i
    costumi più preziosi. La raffinatezza sta nei capelli delle donne, nei grembiuli di seta
    sgargiante sugli abiti severi, nei bouquet di fiori secchi e filigrana, nei semplici
    gioielli di famiglia; le maschere s'illuminano di luce diversa: più pacate e signorili,
    rivelano un' eleganza di portamento e di discorsi. In questa domenica spesso si
    rappresentano le antiche nozze con prete ed eleganti invitati al seguito.  
    Solitamente la fisarmonica accompagna la festa e ci si perde tra un giro di valzer ed una
    chiacchierata. Anche questa è un' occasione per brindare in compagnia, per distribuire
    frittelle e dolcetti per la gioia di vecchi e bambini. La festa continuerà poi, come
    conviene, nelle sale da ballo, simulando anche qualche timido approccio amoroso. 
    LUNEDI' GRASSO (Vress Montag), è il giorno dedicato al
    "ROLLATE", maschera caratteristica di Sappada; egli è presente fin dai primi
    istanti del carnevale, aprendo i cortei e le sfilate dei carri, prendendosi cura delle
    maschere e incutendo timore nei monelli sempre pronti a combinarne una delle loro.  
    Indossa una folta pelliccia scura con cappuccio, un paio di pantaloni grezzi rigati,
    ricavati dalle "hiln" (la tela che ricopriva gli armenti durante l'inverno).  
    Attorno alla cintola porta due sfere risonanti che accentuano la sua camminata e gli
    scarponi chiodati e la scopa in mano la fa da padrone durante tutto il carnevale. Unico
    vezzo, un ciuffo rosso sul cappuccio e un fazzoletto al collo: rosso, se coniugato, bianco
    se celibe.  
      
    Durante il MARTEDI' Grasso, (Spaib Ertag), si svolge una gara mascherata
    sugli sci. Le maschere si ritrovano sui campi innevati e percorrono una pista con varie
    difficoltà, sotto la supervisione di una giuria che si preoccupa di votare la simpatia,
    l'originalità e la capacità mimica. Tale gara è stata chiamata NO CLUB (praticamente il
    contrario dello ScI CLUB) ed è aperta a tutti
    coloro che vogliono essere qualcun altro per alcune ore. 
    Alla sera del martedì, anche chi non ha mai avuto tempo, non si lascia scappare l'ultima
    occasione per riempire le sale dove, ballerini e maschere festanti, godono gli ultimi
    istanti di felicità prima dello scoccare della mezzanotte, quando, per tradizione, i
    volti devono essere scoperti: solo colui che passa a distribuire simbolicamente "le
    ceneri" può ancora continuare il travestimento. 
    Mentre si attenuano le musiche e si spengono le luci, il carnevale chiude i battenti e con
    il mercoledì delle ceneri (Osche Mittag) è facile imbattersi in volti assonnati di
    giovani, che stretti sui banchi della Chiesa Parrocchiale, ascoltano la S.Messa. 
    il presente testo è stato estratto dalla
    guida edita dal Circolo Culturale "Gosse" sez. Natura di Sappada, nata per
    valorizzare il patrimonio ambientale e favorirne la scoperta ai suoi visitatori, la guida
    completa è disponibile in un volumetto tascabile, presso tutte le edicole di Sappada.  |