Follonica, terra omai ben nota per l'industria del ferro e della pesca, accortasi finalmente che, insistendo più oltre nel non apprezzare il salutare benefizio del mare che la bagna, sarebbesi resa troppo ingrata alla natura, mercé l'iniziativa del sig. Giovanni Gaggioli, ha già eretto per bagni ed aperto al Pubblico in via d'esperimento quattro decenti baracche. Se dobbiamo arguire dall'estate scorsa, epoca in cui ogni comodo mancava per la bagnatura e non ostante molti bagnanti intervennero dai circonvicini paesi, ci promettiamo quest'anno un numeroso concorso. Intanto ad inaugurare le baracche abbiamo avuto tra noi una distinta famiglia d'Arezzo, ed ora ne attendiamo altre che ce ne han già dato in prevenzione un avviso.
Ferdinando Mazzei
Massa Marittima, 23 ottobre 1875
La notte dal 21 al 22 ottobre fu esiziale al territorio di questo comune. Il nembo che si scaricò in questa regione con tanta furia e abbondanza fece sì che ingrossando i fiumi, i torrenti e fossi, impotenti a tenere e raccogliere nel loro alveo le acque cadute, queste rompessero i ripari e straripassero nelle circostanti campagne asportando quanto si frapponeva al loro corso devastatore.
Alla mattina del dì 22 i timori sorti all'imperversare della bufera si cambiarono in realtà, inquantoché, pur troppo, furono accertati moltissimi danni riportati da diversi possidenti per frane di muri nelle vigne adiacenti e per l'inondazione a cui furono soggette le campagne circostanti a questa città.
Ma più gravi danni erano avvenuti e non tardarono a farsi udire. Ed infatti i ponti sul Pecora e sul Vado all'Arancio erano stati abbattuti e quindi le comunicazioni interrotte. A Follonica toccarono anche maggiori disgrazie, poiché il torrente Petraja prossimo a detto villaggio ingrossato di acque e insufficiente a smaltirle ruppe dal lato destro dell'alveo, e le acque riversandosi su Follonica la inondarono in guisa da alzarsi per le strade più di un metro, e penetrando nei pianterreni delle case, botteghe e magazzini ne asportavano i generi o li riducevano inservibili, mentre al tempo stesso alcuni muri di cinta venivano abbattuti e una casa del signor Bartolommei veniva rovinata.
L'Assistente Comunale e l'Assessore Comunale portaronsi sul luogo per provvedere ai lavori urgenti mentre ben altri se ne attendono radicali e solleciti dalle Amministrazioni interessate sia per allontanare il continuo pericolo di una nuova inondazione da Follonica sia per riattivare le necessarie comunicazioni fra Massa e Follonica, provvedendo alla ricostruzione dei ponti caduti non con scarpate provvisorie reclamate dall'urgenza del momento.
L'onorevole Deputato Nelli notiziato della disgrazia accaduta vi si recò mentre che rattristato promise d'interessarsi allo scopo da tutti desiderato, cioè l'allontanamento da Follonica dell'inondazione.
1.Tredici Giuseppe Fornaiolo
2.Magni Ermenegildo
3.Catani Antonio
4.Sandrucci Modesto Fornaiolo
5.Dini Achille
6.Bardi Sabatino
7.Castelli Vincenzo
8.Panni Paolo
9.Gasperini Pellegro
10.Magni Serafino
11.Bartoletti Sereno
12.Volpi Giosaffatte
13.Bracali Michele
14.Pacini Antonio
15.Volpi Clemente
16.Del Serra Ferdinando
17.Spampani Raffaello
18.Ammannati Giuseppe
19.Ammannati Luigi
20.Pirami Angelo
21.Bindi Cesare
22.Melani Cesare
23.Volpi Rinaldo
24.Sandrucci Savino
25.Bindi Antonio Capo picchiavena
26.Mencarelli Luigi
27.Vannucci Giovanni
28.Taddei Pellegro Scarichino a Marina
29.Ghelardi Giuseppe
30.Palandri Leopoldo Scarichino alle ringrane
31.Degli Innocenti Iacopo
32.Collini Giuseppe Picchiavena
33.Vettori Giovanni
34.Coppi Patrizio
35.Palandri Costantino
36.Ricciarelli Giovanni
37.Rozzi Pietro
38.Lulli Giov. Batta
39.Mencarelli Atto
40.Bardini Arcangelo
41.Magni Giuseppe
42.Caspettari Iacopo
43.Capponi Angelo
44.Civinini Alessandro
45.Franchi Giuseppe
46.Limbrini Policarpo
47.Burchielli Santi
48.Bruni Luigi
49.Pirami Pietro Scarichino
50.Gai Egisto
51.Ferri Pellegro Ferrinante
52.Cancherini Francesco
53.Parlanti Ansano Pulitore dello Stabilimento
54.Corsini Ferdinando Formatore
55.Giannini Demetrio
56.Dini Vincenzo
57.Tredici Ciro
58.Civinini Francesco
59.Spinetti Leopoldo Apprendista
60.Pacini Ottaviano
61.Bracali Elia
62.Turi Giuseppe Manovale
63.Biagi Luigi
64.Franchi Raffaello
65.Lippi Torello
66.Biagiotti Aurelio
67.Turi Antonio
68.Volpi Sisto
69.Benedetti Leopoldo Datore di ferro
70.Tognozzi Domizio Preparatore di terra
71.Benedetti Oreste
72.Iovi Antonio Animaio
73.Iovi Didaco Aiuto animaio
74.Bardini Giuseppe Pulitore di getti
75.Carini Iacopo
76.Capponi Pietro
77.Neri Gaudenzio
78.Ferri Aurelio
79.Pieraccioli Angelo
80.Mencarelli Faustino
81.Bracali Egidio
82.Vannini Fortunato Falegname
83.Gerbi Raffaello
84.Pierucci Luigi
85.Pacini Rinaldo
86.Gelli Carlo
87.Ralzi Raffaello Riquadratore
88.Volpi Raffaello fabbricatore in ferro
89.Marchissi Giuseppe Aggiustatore
90.Volpi Eugenio
91.Berti Italo
92.Nenciarini Orazio
93.Benedetti Giuseppe Apprendista
94.Giannini Stefano Tornitore
95.Peloni Adamo Battimazza
96.Soldi Ettore
97.Biancolini Misoch
98.Chiappelli Luigi Custode alle macchine
99.Santi Adolfo Facchino a Marina
100.Bugiani Cesare
101.Soldi Cesare Muratore
102.Masi Giuseppe
103.Biagi Atto
104.Cecchini Alessandro
105.Capponi Francesco
106.Pacini Ferdinando Calcinajo
107.Pierallini Giuseppe Manovale
108.Tognetti Angelo
109.Guidi Pietro
110.Volpi Tranquillo
111.Meoni Clemente
112.Paoli Luca
113.Tognetti Paolo
114.Rossi Luigi
115.Civinini Modesto
116.Pacini Pietro
117.Bartoletti ferdinando
118.Capecchi Giuseppe
119.del Serra Alessandro
120.Bartoletti Giovanni
121.Iacomelli Quintilio Ragazzo
122.Pieraccini Giuseppe
123.Biagioni Emilio
124.Bugelli Cesare Barrocciaio
125.Mezzani Elio
126.Breschi Vittorio
127.Mezzani ferdinando
128.Bartolozzi Candido Vetturino
129.Guidi Giuseppe
130.Pietrini Serafino
131.Tognozzi Pietro Vagoniere
132.Pirami Torello
133.Innocenti Giuseppe Carrettonaio
134.Beneforti Agostino
135.Pacini David
136.Mazzoncini Carlo Buovaro
137.Buffoni Domenico
138.Biagioni Torello Uomo di stalla
139.Caramelli Achille
140.Mencarelli Amaddio Facchino al magazzino dei consumi
141.Spinetti Fedele Servente allo Spedale
142.Cecchini Giuseppe Tagliatore
143.Cecchini Pietro
144.Fagnoni Francesco
145.Soldati Giuseppe
146.Ducceschi Giocondo
147.Cecchini Giovanni
148.Gavazzi Vincenzo
149.Belli Pietro
150.Poli Carlo
151.Stefani Cesare
152.Soldati Giovanni
153.Migliorini Niccolao
154.Scatizzi Antonio
155.Tognelli Pietro Carbonaio
156.Grechi Dionisio
157.Braccialini Cherubino
158.Baldini Francesco
159.Tognelli Eugenio
160.Vezzosi Raffaello
161.Baldini Ferdinando
162.Grechi Leopoldo
163.Grechi Giuseppe
164.Vivarelli Francesco
165.Grechi Pietro
166.Grechi Francesco
167.Caniparoli Francesco Tagliatore
168.Zagnoli Pellegrino
169.Mei Domenico Carbonaio
170.Benedetti Giuseppe Rinsacchino
171.Tognelli Francesco
172.Pazzagli Daniele Rassetta balle
173.Benedetti Torello Cantoniere
174.Susini Attilio Materassaio
175.Innocenti Giuseppe Falegname
176.Capecchi Olinto Muratore
177.Fagioli Rinaldo manovale
178.Pierallini Luigi Maestro di Ferriera
179.Vivarelli Domenico Ferrazuolo
180.Pierallini Amaddio
181.Baldini Pietro
182.Pierallini Silvio Braschino
183.Banchi Agostino
184.ferri Michele Segnasome
185.Rocco Magni
186.Andreotti Giovanni Tagliatore
187.Ducceschi Fedele
188.Andreotti Giosuè
189.Cecchini Ilario
190.Vezzosi David Carbonaio
191.Begliomini Costantino
192.Amorotti Pietro
Follonica li 26 dicembre 1878
L'Agente
Demetrio Corsi
Da qualche tempo le due provincie di Siena e di Grosseto sono profondamente preoccupate di una questione altrimenti importante e che può dirsi di vitale interesse per una parte almeno della seconda. Si teme la soppressione degli stabilimenti siderurgici di Follonica e di valpiana colla prossima scadenza della concessione del 1851 delle miniere ferrifere dell'Elba. Il progetto di legge già presentato alle Camere e che sarà discusso fra breve, propone di dare in affitto per 40 anni le miniere elbane e gli stabilimento demaniali annessi, coll'obbligo all'affittuario del pagamento di un annuo canone e della fornitura di una considerevole quantità di prodotti in ferro ed in acciaio.
Io voglio credere che gli interessi gravissimi che per le due provincie suddette si connettono al mantenimento in Follonica delle officine per la fusione e raffinazione del ferro, facciano esagerare il timore della loro perdita. Non può ammettersi che si pensi seriamente all'abbondanza di stabilimenti che da tanti anni funzionano con gran profitto della società concessionaria e dell'industria ad onta che non si sia tratto profitto di tutte le più utili innovazioni tecniche e si sia persistito fino all'ultimo nel sistema svantaggiosissimo della interruzione dei lavori per una gran parte dell'anno. Io credo invece che si studi il modo di trar profitto dalle ricchissime miniere dell'Elba ora che sta per trattarsi di affittarle ad altra società ed una Commissione composta dei più esperimentati uomini tecnici si dichiarò su tal proposito per l'impianto di un grandioso stabilimento siderurgico capace di fornire all'Italia tutto quanto può essere necessario per sopperire ai suoi bisogni industriali e perché cessi una volta di esser tributaria dell'estero in prodotti pei quali essa somministrò la materia prima, il minerale. Ciò non porta però di conseguenza a mio parere l'abbandono degli attuali stabilimenti maremmani; essi dovranno invece migliorarsi, perfezionarsi coordinandoli alla grande officina centrale di cui non sarebbero che vantaggiosissimi succursali. Del resto nessuna località è stata messa innanzi dalla prelodata Commissione come più adatta per l'impianto di questo gran centro dell'industria siderurgica italiana e non si vede il perché questa non potrebbe esser Follonica, ove sono riunite le più vantaggiose condizioni, quali ad esempio una considerevole forza motrice gratuita, combustibili vegetali e minerali quasi sul luogo e in quantità tale che è impossibile dubitare del loro esaurimento in un'epoca benché remota, vicinanza delle miniere ferrifere elbane e di altre località circostanti, come Campiglia, Gavorrano, Valdaspra, e Monte Argentario. Stava per dire anche aria salubre, ma questa non vi è realmente in alcuni mesi dell'anno, sebbene non sia da ritenersi tanto esiziale nel piano di Follonica, quanto lo è nell'altro di Grosseto e non son rari gli anni che gli abitanti stabili di Follonica hanno potuto evitare completamente la febbre miasmatica. Non vi è alcuno in maremma che non sia pienamente convinto che qualora gli attuali forni fusori funzionassero anche nella estate si verificherebbe un vistoso miglioramento delle condizioni sanitarie di Follonica. La cessazione di ogni attività, di ogni guadagno, la conseguente miseria, lo sgomento, l'ozio son ben più terribili e perniciosi della incompleta insalubrità dell'aria. Colla industria principale si ravvisano quelle secondarie, che le sono intimamente connesse, rinvigorisce l'attività individuale, crescono i guadagni e l'operaio, che è quello che più d'ogni altro corre il rischio di rimaner colto dal male può procurarsi un migliore sostentamento nella stagione estiva o sfuggire alla noia e allo stravizio, che se non sono la prima causa del morbo, ne sono però i principali fattori. Non si esagera dicendo che la pianura di Follonica, ove il padule è ridotto ai minimi termini, attende il suo completo bonificamento dallo sviluppo della industria del ferro.
Ammesso poi che questo centro dell'industria siderurgica in Italia non possa venire installato nella nostra maremma, non so come si possa pensare a togliere a una regione tanto fertile quanto suscettibile di ritornare nella desolazione, quell'unica industria che può dirsi strettamente collegata e quasi indispensabile al suo sviluppo agricolo ed economico. S'impianti pure questo grande stabilimento nazionale, ma si conservi quello di Follonica apportando tutti quei miglioramenti che sono necessari per metterlo in grado di funzionare col maggior vantaggio possibile; non si distruggano officine che per ragioni suespresse e per tante altre dettero finora notevoli risultati e sono suscettibili di darne dei maggiori.
Del resto nulla vi è a temere pei nostri stabilimenti, appunto perché essi riuniscono tutte le condizioni di convenienza per una buona impresa industriale, purché il Governo sappia giustamente apprezzare il valore di questi e delle inesauribili miniere dell'Elba Se esso però cede ai raggiri di certi affaristi che già da tempo sono all'opera per deprezzare queste nazionali risorse, allora soltanto sarà possibile la soppressione delle officine di Follonica. Chiunque prenderà in affitto pel giusto valore le miniere dell'Elba e gli stabilimenti demaniali non potrà non senza danno dell'impresa, sopprimere questi ultimi per trasferirli altrove.
Siena 15 febbraio 1879
Onorevoli Signori
Speravamo che qualcuno rispondesse alle lettere che Voi aveste la garbatezza d'indirizzare agli elettori di questo collegio; e lo speravamo, non solo perché abbiamo sempre sentito dire che scrivere è cortesia e rispondere è obbligo, ma ancora perché era proprio capitata la palla al balzo per parlarvi efficacemente e senza preamboli, in modo chiaro e tondo.
Giacché nessuno più abile e competente lo ha fatto, lo facciamo noi che in altra occasione ci siamo occupati degl'interessi vitali di questa parte della provincia, persuasi di dare nel genio ai nostri comprovinciali, i quali, senza tener conto della forma e della maniera, sapranno grado della intenzione, e persuasi altresì di adempiere un dovere di cittadini.
Non rivanghiamo il passato, e tanto meno la recente giostra elettorale; noi siamo di quelli che apprezzano e rispettano tutte le opinioni sinceramente professate, e che anche nel fervore della lotta non dicono né fanno male a nessuno.
Con questo intendiamo di premettere che quando si tratta del bene pubblico della nostra provincia, tutti, senza distinzione di partito, ci troviamo d'accordo.
Ed è di bene pubblico che voi parlate nelle vostre cortesi lettere; è di bene pubblico che noi, quanti siamo di buona fede, intendiamo affaticarci; e di bene pubblico vogliamo trattarvi nella felice occasione che ci avete offerto. E d'esser beneficata questa provincia della Maremma toscana ha largo ed urgente bisogno; né i sensi de' suoi deputati sarebbero mai troppi per finezza e per numero, allo scopo di apprenderlo e metterlo a nudo in tutti i suoi lati.
Cominciando dall'aria e dall'acqua, si direbbe che il destino ci ha involato e ci nega ogni cosa; e come succeda ai poveri e ai più deboli, ci troviamo lasciati in fondo senza un barlume di speranza di veder cangiata la nostra sorte crudele.
Quando si stava peggio, si faceva e disfaceva per prosciugare i nostri paduli; per regolare i nostri fiumi e i nostri torrenti, per proteggere e migliorare le nostre campagne, per aumentare i nostri caseggiati, per agevolare lo sviluppo della nostra popolazione, per promoverne gli stabilimenti e impiantarne dei nuovi, per aprire comunicazioni e ravvivare industrie; attivare commerci, e così via di seguito; e se non fu raggiunto quanto si volle né compiuto quanto si preparò, fu ragione dei tempi e delle circostanze, e non difetto di buone intenzioni e di nobili sforzi.
Che è seguito di poi? Quando agli albori del nostro risorgimento nazionale si allargò il cuore de' Maremmani ed al supremo interesse della madre patria si credé associato quello delle sue membra, e si giunse colla rapida e desiosa immaginazione fino alla poesia dell'età etrusca, e quasi scorgemmo rivivere a vista d'occhio le nostre antiche ed illustri città di Populonia, Vetulonia e Roselle colla robustezza del corpo e colla vigoria mentale dei loro abitanti, allora parve incominciasse il periodo della nostra oblivione e del nostro deterioramento.
Che è stato delle nostre bonificazioni?
Larghe promesse, abbaglianti propositi, lauti stanziamenti; ma in fatto, una lentezza, un'atonia, un ristagno generale da compromettere i resultati di un fecondo passato, e da isterilire ed allontanare d'assai quelli dell'avvenire.
Ed intanto? Il miasma e la febbre vittoriosi e baldi nel loro antico regno, minacciano sempre d'appresso e incessantemente i nostri coloni; disertano per buona parte dell'anno i nostri centri e villaggi; tumefanno, ingialliscono e uccidono pei campi i nostri operai... cose da far pietà a coloro che passan per via, e che, si direbbe figli più fortunati di altra patria, schietti, vigorosi, giulivi traversano le nostre pianure colla velocità della vaporiera per constatare con i propri occhi la diversità dei destini e la parzialità degli uomini!
Che è delle nostre terre?
I Maremmani, sebbene giustificati dalle condizioni del loro clima e della loro contrada, non si attentano d'invocare i privilegi di un altro tempo; ma quando veggono prodigarsi dei milioni per aumentare e sviluppare le sorgenti della ricchezza di città già cospicue e prosperose, si credono in diritto di ottenere almeno quelle facilitazioni al lavoro, alla produzione, alla vita, le quali possono attuarsi sotto tante forme efficaci, e particolarmente nei rapporti del consumo, del commercio e del credito.
Chi è dei nostri stabilimenti, della nostra viabilità, della nostra istruzione?
Non progetti in vista, non provvedimenti in atto, non incoraggiamenti, non ajuti. Non abbiamo dimenticato, per nostro sommo dolore, che ci fu un momento in cui la feracissima miniera dell'Elba, poco mancò non divenisse proprietà straniera! E i nostri stabilimenti siderurgici favoriti dalla natura per il mare che li lambisce, per le miniere carbonifere e le vaste foreste che li circondano, per le inesauribili e copiose sorgenti che possono alimentarli e metterli in moto, mentre avrebbero potuto e dovuto divenire un coefficiente poderoso di bonificamento e di migliorìa per la Maremma, e in pari tempo sodisfare a tanti e sì urgenti bisogni dei nostri arsenali, e a un ben sentito orgoglio nazionale, sono invece abbandonati alla speculazione privata, palleggiati di mano in mano, lasciati in non cale.
I nostri mezzi di comunicazione, quelli che sono, non gli dobbiamo che agli sforzi impotenti della nostra povera provincia e de' nostri poveri comuni, se si tolgono i pochi e scarsi sussidi che, come per gli altri, la legge non poteva non ammettere anche per noi. Ma dove un tronco di ferrovia che unisca alla grande arteria i centri principali della nostra provincia? Massa Marittima, a solo esempio, centro di produzione agricola, forestale, industriale e mineraria; interessante per la sua posizione, pel suo clima, per la iniziativa e operosità de' suoi abitanti, per la feracità del suo territorio, per la sua centralità fra i floridi paesi che formano il suo Comune, Massa Marittima per quanto danaro abbia speso a compilare progetti tecnici di un breve tratto ferroviario che la congiunga a Follonica, per quante facilitazioni offerte, per quante premure adoperate, non è riuscita ancora a guadagnarsi la speranza di vedere attuato il suo ideale. E dire che tutto ciò avviene all'epoca di una grande rivoluzione ferroviaria, all'epoca dei radicali provvedimenti per la viabilità dello Stato; all'epoca della legge delle convenzioni...!
E la nostra istruzione? Negletta. Non un liceo, un istituto tecnico, una scuola normale, una scuola agraria, un qualche cosa insomma, che non sia dal bilancio e dal pensiero del paese, ma che ci ricordi che anche per noi della Maremma toscana, c'è un Governo che vigila, che pensa, che opera, che provvede!
Eppure questa Maremma toscana ha i suoi pregi, il suo germe, la sua forza insita, per non dovere omai più essere battezzata per quel buglione d'infezione e di vizi che diceva Beppe Giusti nelle sue epistole.
Essa ha la sua storia, le sue tradizioni, le sue grandiose rovine testimoni della sua civiltà, i suoi scienziati, i suoi artisti, i suoi letterati, i suoi ingegni, le sue intelligenze, e i suoi eroi da Curtatone a Mentana!
Fra il mare e i monti, essa ha le sue vaste e feraci pianure, i suoi colli, i suoi poggi, le sue valli, i suoi fiumi, le sue foreste, i suoi vigneti, i suoi oliveti, i suoi castagneti; tutti gli elementi per ritornare ricca, popolosa, robusta, colta, amena e potente!
Posta nell'Italia del centro, con Siena e le sue ubertose colline alla testa, con un lido vasto e regolare ai suoi piedi, con Livorno, Pisa e Firenze alla destra, con Civitavecchia e la Capitale d'Italia a sinistra, la nostra Maremma è un cuore che palpita, è un'immagine che interessa, è una figura che s'impone; e, per Iddio! Non può essere, non deve essere più oltre abbandonata alla sua misera condizione.
Quando sul bilancio dello Stato si sanno raccogliere i milioni per venire in soccorso alle grandi città che si esaurirono nel realizzamento dei propri ideali, nella creazione delle loro comodità e delle civiche decorazioni; per allargare le loro sfere d'azione; per aprire nuovi orizzonti ai centri che già possedevano la sorte di godere agiatezza e pienezza di vita; per correre lontani mari e i deserti in cerca dell'avvenire; allora si sente dai cittadini che stentano e che soffrono stremati del necessario, e fino dell'aria e dell'acqua, il diritto di chiedere e di sperare che anche a loro si venga in soccorso. E questo diritto di chiedere, di sperare, di ottenere, la Maremma lo proclama altamente, senza ira né parte. E che Voi lo proclamerete più alto, eco benigna e sonora, colla coscienza di chi può, deve e vuole; e che lo proclamerete efficacemente; ci assicurano le vostre promesse, la bontà della causa, la giustizia che deve animare la fraterna rappresentanza della nazione, e il sentimento del dovere in chi ci governa.
Gradite intanto le nostre grazie pe' vostri generosi propositi, mentre, sappiatelo, vi serbiamo le più eloquenti dimostrazioni della perenne gratitudine nostra, se e quando li avrete compiuti.
Follonica 14 luglio 1886
Devot.mi
Dott. Emanuele Malfatti
Ing. Telemaco Parri
Da Follonica a Massa, da San Vincenzo a Gavorrano si incontrano distese di terreni quasi abbandonati, e in uno stato che fa pietà. Se chiedete: a chi appartengono quei terreni? Vi si risponde: All'Amministrazione.
Con questa risposta, il popolino che ve la dà intende accennare alle fonderie, che ancora funzionano ed a quelle che sono abbandonate. E ve la dà in buona fede; solo soggiunge: guardate, che peccato: tutti quei terreni dei privati che si trovano vicino a questi sono coltivati, ed in uno stato da innamorare, mentre quelli dell'Amministrazione sembrano i terreni di nessuno. E dire che noi li lavoreremmo, così volentieri! E dire che noi non possediamo neanche un palmo di terra. Ah, mondaccio, mondaccio!
In verità è doloroso vedere tanta ignoranza e buona fede da una parte; e tanta malignità e farabuttismo dall'altra.
No, povero figlio della gleba; no, povero diseredato; no, quei terreni non appartengono all'Amministrazione, come tu credi, e come in buona fede ripeti; no; quei terreni sono tuoi; è roba tua.
Tu hai diritto di averli, di lavorarli; quella roba è tua povero infelice.
Ma come; ma come?
Il come è semplicissimo. Leopoldo di Lorena nell'impiantare le officine, le corredò di terreni affinché questi terreni servissero al mantenimento degli animali destinati alla trazione necessaria alle fonderie stesse pel trasporto dei loro prodotti.
Ma Leopoldo di Lorena era principe intelligente, e progressista. Egli divinava il giorno in cui la trazione animale avrebbe ceduto alla trazione meccanica; egli divinava il giorno in cui sarebbe stato inutile tenere più a lungo vincolate quelle terre pel servizio delle fonderie.
E da principe buono, previdente, statuì che quelle terre venissero in allora ripartite tra coloro che avessero la buona volontà di lavorarle seguendo il sistema adottato al fitto di Cecina.
Ora ditemi voi, che bisogno hanno, oggi, le officine della trazione animale.
La ferrovia soddisfa a tutti, e a tutto; quindi, oggi, è cessato lo scopo per il quale quei terreni, che il povero popolo chiama dell'Amministrazione, furono vincolati alle fonderie.
Quindi, oggi, devono ritornare al popolo, cui appartengono per disposizione di chi ne era il solo e vero padrone. E' roba nostra, e non dell'Amministrazione; è roiba nostra; appartiene a noi; appartiene a tutti, un pezzo per uomo.
Come fare a riprendere la roba nostra?
Facendo ai cazzotti, ed alle schioppettate?
No, la consorteria non cercherebbe di meglio per mandar tutto in fumo.
Dobbiamo adunarci pacificamente, dobbiamo formare dei Comitati, dar loro mandati di rivendicare i nostri diritti.
Ma bisogna far presto; con tranquillità e calma; ma però anche colla massima energia...
Il Parlamento sarà in breve chiamato a discutere un disegno di legge che può avere una importanza grandissima per la nostra Provincia e vitale per il paese di Follonica. Uno dei più urgenti problemi da risolvere, nell'interesse nazionale, si è certamente quello di dare all'esercizio delle Miniere dell'Elba, un avviamento che permetta di rendere quei giacimenti ferriferi un potente ausiliario dell'industria metallifera italiana. Questo problema, di natura sua complesso, perché implica rapporti che interessano non solo la finanza ma anche la pubblica economia e la difesa nazionale, ha formato materia di molti e profondi studi, de' quali non è necessario tessere ora la storia bastando a noi accennare di volo i criteri che hanno indotto il Governo a formulare il progetto di legge presentato il 18 marzo 1890 alla Camera dal Ministro Giolitti, e che dovrà essere sicuramente discusso prima del giugno 1892, cioè innanzi che spiri il termine dell'attuale affitto delle Miniere Elbane.
Senza riandare le vicende subite dall'Amministrazione autonoma, creata dal Governo toscano col decreto 13 giugno 1851, per l'esercizio delle Miniere dell'Elba, in unione alle Fonderie demaniali di Follonica, Cecina e Valpiana, correrò dritto al mio scopo, esaminando il disegno di legge sopra ricordato, e precipuamente in quella parte che concerne l'interesse e l'avvenire di Follonica.
Gli affitti a breve scadenza delle Miniere Elbane hanno costituito, fino ad ora, un sistema d'indole transitoria, il quale, se aveva la facoltà di non compromettere l'avvenire, non era immune da inconvenienti, inquantoché, se da un lato la breve durata dei contratti non permetteva al concessionario d'impegnare vistosi capitali nel migliorare l'impianto di coltivazione delle Miniere, dall'altro, lasciando portare il minerale all'estero, non facilitava la costruzione degli Alti Forni per la fusione di esso in Italia.
In seguito agli studi fatta da una Commissione Parlamentare nel 1881, completati in seguito da una relazione del R. Corpo delle Miniere, emergendo chiaro come, mercé l'iniziativa privata, si era andato accentuando il progresso delle fabbriche nazionali di ferri ed acciai, il Governo si occupò di far sorgere in Italia l'industria della fabbricazione delle ghise per affrancarci dalla dipendenza dall'estero, ove migrava il nostro minerale, onde essere fuso e messo in condizione di servire alla lavorazione per ritornarci poi a caro prezzo, trasformato in ghisa per uso delle nostre acciaierie e ferriere.
Fu allora che si concretò il progetto dell'impianto degli Alti Forni fusori in Italia; e siccome codesta industria non poteva reggere alla concorrenza estera se non alla condizione di avere il minerale, per un lungo periodo di anni, a mite prezzo, e di attuarla su larga scala coi sistemi più perfezionati della siderurgia moderna il Governo con un disegno di legge molto provvido, coordinò l'appalto a lunga scadenza (cioè fino a 25 anni) delle Miniere dell'Elba, con l'impianto dell'Alti Forni da stabilirsi in quella località che si fosse reputata più conveniente.
Nella relazione che precede il progetto di legge, il Ministro Giolitti assicura che sarà garantito all'attuale Stabilimento di Follonica (che ha un consumo annuale medio di circa 8000 tonnellate di minerale) una piccola parte dell'annua produzione mineraria stabilita da 180 a 200 mila tonnellate; da ciò chiaramente rilevasi come alle Fonderie di Follonica verrà appena mantenuto il lavoro attuale, precludendo così ogni via ad un migliore avvenire, per il quale si erano nutrite, ed a ragione, tante speranze.
Nel disegno di legge però vi è un articolo, il 6º, che potrebbe dar modo di riparare alla grave iattura minacciata dalle parole superiormente riportate. Esso è del seguente tenore: Il Governo potrà imporre all'affittuario delle Miniere l'obbligo di costrurre ed attivare nello Stato, entro due anni dal principio dell'affitto, in località da scegliersi d'accordo col Governo, uno o più stabilimenti con Alti Forni, capaci, unitamente a quello di Follonica, di fondere annualmente non meno di 180.000 tonnellate di minerale.
Due prospettive si presentano quindi a nostro studio; prima quella di lottare a tutt'uomo per ottenere l'unico stabilimento che eventualmente si venisse a creare; e poi, nel caso se ne impiantassero diversi, tentare ogni via per conseguirne almeno una, facendo rilevare come con grande economia, e col semplice ampliamento delle attuali Fonderie, si potrebbe, con la massima convenienza, fondere la più parte del minerale in Follonica, che trovasi in condizioni di far concorrenza a qualsiasi altro paese, sia per gli approdi che potrebbero essere, con modica spesa, facilitati, sia per la vicinanza dell'Elba che dista 18 miglia, sia per la immensa produzione di carbone vegetale e di lignite che si trova nel raggio di pochi chilometri, sia infine per la prossimità delle Miniere di ferro del Massetano, che potrebbero assicurare ad uno stabilimento, posto in Follonica, un lavoro per un periodo di anni molto maggiore di quello che le sole Miniere Elbane non potrebbero consentire. Infatti, in seguito ad elaborati studi e diligenti esperimenti, è stato calcolato che, in base all'escavazione annua di 200.000 tonnellate, le Miniere dell'Elba potranno durare ancora circa 40 anni: ora è evidente che esse, in unione a quelle vicine a Massa Marittima, a Boccheggiano e a Gerfalco, potrebbero prolungare d'assai la lavorazione degli Alti Forni, impiantati in Follonica, con benefizio grandissimo dei concessionari, che avendo in essi impiegati ingenti capitali avrebbero tutto l'interesse a profittarne più lungamente che fosse possibile, e con vantaggio pure del Governo che dovrà al termine dell'affitto, rifondere in parte cotesti capitali per le opere di permanente utilità preventivamente riconosciute. Nel 1878, quando fu presentato al Parlamento un progetto di legge per l'impianto in Italia di uno Stabilimento Siderurgico nazionale, i miei egregi amici, dott. Malfatti ed ing. Parri, solleciti della prosperità di Follonica, in un elaborato opuscolo, che oggi può riuscire di utilità grandissima nella questione che mi sono prefisso di sollevare e di tutelare, per quanto le mie modeste forze lo consentiranno, posero ogni studio e cura nel provare come Follonica fosse il luogo più indicato per cotesto impianto. Una sola difficoltà esisteva allora, ed oggi pure, in parte, permane, intendo parlare delle condizioni igieniche che lasciano ancora qualche osa a desiderare, e che costringendo gli operai a migrare per 4 mesi, impediscono una continuità di lavoro che sarebbe necessario assicurare ad uno stabilimento di prim'ordine.
A cotesta difficoltà che sarà, non giova dissimularcelo, l'unica contro la quale urteranno le nostre premure, c'è solo un solo riparo, che deve essere adottato con la massima prontezza, perché ogni ritardo potrebbe riuscire fatale, lasciando sfuggire per sempre un'occasione che può assicurare la redenzione morale e materiale del paese di Follonica.
Al 30 giugno 1892 scade l'attuale affitto delle Miniere Elbane, ed è certo che prima di cotesta scadenza il Parlamento avrà discusso ed approvato il progetto di legge presentato dal Ministro Giolitti il 18 marzo 1890: è quindi assolutamente necessario che quando si giungerà a cotesta discussione, sieno già stati presi a riguardo del padule di Scarlino, che è l'unico fomite d'infezione malarica che ancora incombe su Follonica e le sue adiacenze, tali provvedimenti da assicurare che, in un brevissimo periodo di tempo, le condizioni dell'aria saranno talmente migliorate da consentire impunemente anche nei mesi estivi, la permanenza in cotesto paese dei numerosi operai che verrebbero adibiti allo stabilimento degli Alti forni.
Quale sarà adunque il provvedimento più pronto e sicuro, onde raggiungere l'intento?
Per quanto la zona palustre del piano scarlinese sia ora ridotta a pochi ettari, pure non essendo le piene del pecora molto ricche a torbe, con la colmazione naturale, si dovranno attendere ancora molti anni per vederla completamente risanata, molto più poi che al di fuori del recinto di colmata esistono alcune bassure che non venendo bonificate dalle torbe rimarrebbero pericolosi focolai d'infezione malarica.
Tre anni or sono, per rompere ogni indugio, che in fatto di bonifiche importa sempre la perdita della vita e della salute di molti ed un rallentamento nel progresso agricolo e commerciale e per rigenerare prontamente una delle più importanti e promettenti plaghe della nostra provincia, proposi, come nei pressi di Castiglioni della Pescaia, la colmata artificiale e ricordo bene come quell'egregio funzionario che è il Prefetto Magno, che tanto interessamento ha sempre addimostrato per il sollecito compimento delle nostre bonifiche, venisse a visitare nel 1889 il padule di Scarlino e caldeggiasse cotesto sistema e con una sollecitudine che merita tutta la nostra riconoscenza, facesse redigere un progetto per la colmazione artificiale di detto padule, che doveva compiersi in due anni con la spesa approssimativa di L.800.000..
Cotesto progetto già approvato, mi pare, dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, non ebbe esecuzione perché il bilancio dello Stato non consentiva una spesa così rilevante in due soli esercizi. Di fronte a cotesto gravissimo impedimento io non mi detti per vinto, ed a mezzo di autorevoli amici, sempre nello intendimento di togliere prontamente di mezzo un centro d'infezione malarica che inceppava l'avvenire agricolo di Scarlino e maggiormente quello industriale di Follonica, tentai di superare la difficoltà economica che aveva momentaneamente fatto naufragare l'esecuzione del ricordato progetto, ricercando una potente Società che eseguisse la colmazione artificiale del padule di Scarlino nel periodo determinato di due anni, accettando l'importare di essa, a convenienti condizioni, in 8 o 10 anni, agevolando così al Governo il modo di compiere il lavoro, senza sovraccaricare il bilancio dello Stato, col reparto della spesa in molti esercizi...
(E.M.) Il giorno 6 corr., nel Teatro gentilmente concesso, ebbe luogo un Comizio popolare, per protestare contro il Capitolato d'affitto delle Miniere dell'Elba e dello Stabilimento di Follonica, nel quale è segnata la morte di questo Stabilimento siderurgico e conseguentemente di questo paese, nato dall'impianto dello Stabilimento.
Ad onta dell'imperversare di una burrasca terribile, il Comizio riuscì imponentissimo, sia per il numero degli intervenuti, sia per il silenzio religioso col quale vennero ascoltati tutti gli oratori.
Assistevano al Comizio il Deputato del Collegio on. Ettore Socci e i Sindaci di Massa e di Montieri.
Fecero adesione per telegrafo i Consiglieri provinciali del Mandamento sigg. Domenico Pallini e Luigi Cresti, e gli Assessori comunali di Massa Maritti., sigg. Giusto Fedi, Antonio Grassini e Annibale Billi.
Il presidente del Comizio, sig. Antonio Botti, disse brevi parole e presentò agli intervenuti l'on. Socci, il quale al suo presentarsi fu salutato da una salva d'applausi.
Data lettura delle adesioni, cominciò a parlare l'on. Socci. Fece tutta la spiegazione delle pratiche fatte presso S.E. il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio on. Guicciardini, onde sia risparmiata a Follonica tanta sciagura.
Disse che fidava nelle promesse ricevute dall'on. Ministro, perché in ogni occasione in cui ebbe a raccomandarli questo stabilimento S.E. si mostrò sempre animato dalle più benevole intenzioni.
L'on. Socci fu felicissimo quando disse che se il Governo avesse preso in più seria considerazione questo stabilimento si poteva a ragione chiamare la Manchester d'Italia: impressionò l'uditorio col dire che se il Governo invece di spendere i denari in imprese infeconde li avesse spesi per la bonifica della Maremma, sorgerebbero giardini e fattorie ove ora non esiste che fame e malaria, ed i nostri operai non sarebbero costretti emigrare nell'Americhe ove vanno incontro alla febbre gialla e alla morte.
Chiuse il discorso con un augurio di prosperità e di un lieto avvenire per Follonica. Il discorso fu salutato da un applauso insistente.
Si alzò quindi il sig. Sindaco di Massa, e si disse lieto di trovarsi a Follonica in un momento in cui si agitava per chiedere giustizia per i di lei diritti che col nuovo affitto verrebbero lesi. Promise tutto il suo appoggio e disse spendere la sua attività, per il ben'essere morale e materiale di Follonica.
Riferì avere espressamente convocato il Consiglio Comunale di Massa Marittima per il giorno 7 corr., onde prendere visione ed approvare quanto era stato fatto da Follonica e facendo suoi i voti di Follonica, avrebbe trasmesso al Ministero, la deliberazione del Consiglio Comunale di Massa, l'ordine del giorno approvato dal Comizio di Follonica e la petizione di oltre 500 firme avanzata da questa popolazione, colla quale petizione si chiede al governo che invece di fare obbligo all'affittuario di tenere in attività per soli tre anni questo stabilimento, sia obbligato tenerlo in attività per tutto il tempo dell'affitto delle Miniere dell'Elba. Il Sindaco di Massa venne vivamente applaudito.
Sorse a parlare il Sindaco di Montieri il quale ringraziò dell'invito ricevuto per assistere al Comizio, invito accettato molto volentieri, e disse essere solidale col collegio di Massa M. e che il Consiglio Comunale di Montieri aveva preso una deliberazione e approvato un ordine del giorno, col quale si associava al Comune di Massa M. per quanto rifletteva di questo stabilimento.
Chiuse egli con un caldo augurio per il più bell'avvenire di questo paese, riscuotendo applausi vivissimi.
Non essendoci altri oratori, il Presidente del Comizio propose l'approvazione dell'ordine del giorno che venne votato all'unanimità. Prima di dichiarare chiuso il Comizio, il presidente mandò un caldo saluto e un ringraziamento all'on. Socci e ai sigg. Sindaci di Massa e Montieri, e anche questo fu approvato all'unanimità. Il Comizio ebbe termine con un altro discorso dell'on. Socci.
Alla sera vi fu banchetto in onore del Deputato. Fu servito dal sig. Massimo Soldani proprietario e conduttore del Ristorante la Fortuna. La sala era addobbata con vero buon gusto, e al banchetto regnò sempre la più schietta allegria. Furono fatti brindisi dal Sindaco di Massa, dall'on. Socci, dal Sindaco di Montieri, dai sigg. Chiarini, Botti, Guerrazzi e Bianconcini, e tutti auspicando a Follonica il più lieto avvenire.
Capitolo I: Dal Granduca a Menelik