Eutanasia Essere
padrone di se stesse e del proprio corpo significa anche poterne disporre
liberamente al punto da decidere della propria morte?
L'eutanasia consiste nel procurare la morte di una persona, allo scopo di
liberarla dalle sofferenze fisiche, con comportamenti attivi o passivi (per es.
non rianimare in caso di arresto cardiaco) e si divide in consensuale, se è
l'interessato a disporre che non si intervenga, e non consensuale, quando, in
assenza di esplicita richiesta dell'interessato, siano i medici o i familiari a
decidere di attuarla.
L'eutanasia ha una storia antica. Veniva
praticata in alcune società antiche sugli anziani o sui bambini con difetti
fisici invalidanti (eutanasia collettivistica, economica nel primo caso e
eugenetica nel secondo).
Con l'avvento delle prime organizzazioni religiose che ritenevano
"sacra" la vita umana, l'eutanasia divenne moralmente ed eticamente
inaccettabile. Ciò nonostante nei vari periodi storici sono sempre esistite
correnti di pensiero che, pur condannando vigorosamente l'eutanasia
collettivistica, sia economica che eugenetica, reputavano l'eutanasia
individuale consensuale un "diritto" dell'essere umano.
Al presente, sebbene l'eutanasia sia proibita in quasi tutti i paesi del mondo,
essa viene segretamente praticata su malati terminali consenzienti. In Italia,
non esistendo una specifica legislazione, l'eutanasia può venire assimilata
all'omicidio, all'istigazione al suicidio o all'omicidio del consenziente (che
viene considerato un reato minore rispetto all'omicidio). In altri paesi come
l'Olanda e l'Australia è consentito il suicidio assistito (il paziente pone
fine alla sua vita con l'assunzione di farmaci prescritti dal medico).
Comunque, in quasi tutto il mondo si sta entrando nell'ordine di idee di evitare
quantomeno l'accanimento terapeutico.
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