Didattica

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Cos'è la DIDATTICA ?



La RAP  nella "didattica"
Tabelle per la progettazione, monitoraggio e  valutazione
Funzioni e ruoli nella teleformazione

 
Rapporto tra didattica e le altre scienze dell'educazione.
Didattica generale e didattica disciplinare
Didattica vista dalla parte dell'Ins. e dalla parte dell'Appr.
Influenza della didattica nell'organizzazione del curricolo.
La progettazione curricolare.
Obiettivi dell'apprendimento (Tassonomie).
La programmazione didattica
Caratteristiche della programmazione didattica
Il Problema
Gli operatori della formazione

Concetto di didattica.
Evoluzione storica del concetto.
Rapporto con le altre scienze.
Concetto di didattica.
Il concetto di didattica deriva dal greco didaktikòs, che vuol dire "atto a istruire".

Definizioni varie della parola "DIDATTICA".
Nel 1983, lo Zingarelli, definisce  la didattica come: Settore della pedagogia che ha per oggetto lo studio dei metodi per l'insegnamento.
Nell'enciclopedia pedagogica di Mauro Laeng  del 1989, viene definita "scienza e arte dell'insegnamento".
In questo periodo storico, il filosofo G. Proverbio, all'interno di una concezione umanistica della didattica, stabilisce una relazione insegnante-allievo basata su un rapporto dialogico ed umanizzante in cui prevale una circolarità di comunicazione.

(Il ragazzo non è più un "recipiente" da riempire , ma un "uomo" da promuovere.)

(Se vi è un modello circolare che unisce la ricerca pedagogica alla pratica educativa, ve ne è un altro che congiunge la ricerca didattica  alla sostanza ed alla forma dell'istruzione.
Una critica della didattica coinvolge quindi la metodica, l'istruzione, l'educazione, fino alla formazione globale dell'uomo.)
 

Fu il filosofo Juan Amos Comenio che nel 1600 parlò per la prima volta di "sistema didattico completo" che riguardasse tutti gli studenti e tutto il sapere secondo il principio omnes, omnia, omnino (a tutti, tutto, completamente).

A tutti, si riferisce alle classi sociali, ai popoli.
Tutto, si riferisce alla totalità del sapere.
Completamente, si riferisce al metodo che deve essere graduale e che va dal semplice al complesso, partendo dalla spontaneità e facendo tutto piacevolmente  come un gioco.

Per Comenio, l'apprendimento si deve basare sui sensi e sviluppare l'interesse del soggetto. (Precursore del lifelong learning)

Per la prima volta, la didattica, diventa una teoria che si fonda però sull'azione:

Si impara a scrivere scrivendo ed a leggere leggendo.

La didattica è comunemente definita come parte della pedagogia che ha per oggetto:
l'insegnamento ed il suo metodo.

Spesso è avvicinata ad un'arte che deriva da un patrimonio di competenze e conoscenze trasmesse e dall'esperienza personale.

Può essere suddivisa in:

  1. Didattica generale. ( Si occupa degli aspetti generali dell'insegnamento.)
  2. Didattica speciale. ( Si occupa del modo di insegnare le singole discipline.)
L'evoluzione storica.
La storia della didattica come abbiamo già detto, ha inizio con Comenio (1592-1670), il quale parla per la prima volta di "Teoria e metodo dell'educazione".
Due secoli dopo, Herbart (1776-1841)  opera una distinzione tra educazione e istruzione.
Con Wilmann, nel 19......si comincia a parlare di "processo della trasmissione del sapere". (Si ha un'avvicinamento tra educazione ed istruzione.)

Teorie "storiche" della didattica.
Vi sono teorie orientate verso l'educazione formale.
Altre orientate verso quella non formale.
Altre che pongono al centro la questione dell'insegnamento.
Altre ancora quelle dell'apprendimento.

Rapporto tra didattica e le altre scienze dell'educazione.
Benchè la didattica continui ad avere un rapporto privilegiato con la pedagogia, essa tuttavia dispone di una propria teoria della conoscenza.

Nell'interazione tra momento teorico e momento pratico la didattica contribuisce ad avvicinare la teoria pedagogica alla prassi ed alla realtà educativa.

Buona è anche l'interazione con: psicologia dell'educazione e filosofia dell'educazione.

La didattica fornisce ad esse un importante contributo grazie allo studio dei processi di apprendimento e di insegnamento.

La ricerca didattica è essenziale alle altre scienze, così come le altre scienze dell'educazione sono importanti alla ricerca teorica della didattica, mettendo a disposizione  le loro interpretazioni dei processi educativi.

La didattica desume dalle scienze dell'educazione il metodo dell'analisi quantitativa e qualitativa.

I processi di apprendimento, ad esempio, possono essere analizzati:

  1. Dal punto di vista quantitativo, facendo attenzione all'entità dei contenuti appresi, ai risultati scolastici in termini di promossi e bocciati ecc.
  2. Dal punto di vista qualitativo, considerando i livelli di socializzazione.

Didattica generale e didattica disciplinare.
Didattica generale:

La didattica generale ha come oggetto l'insegnamento e l'apprendimento. Ovvero, un'insegnamento che costruisca le condizioni favorevoli perchè si abbia un apprendimento.
Il campo di applicazione è la scuola e l'extra scuola.
Il suo metodo è costituito dall'analisi quantitativa e qualitativa.

La didattica generale può essere articolata in due modelli teorico-pratici:

  1. Il modello organizzativo. (In cui vengono considerati: Il progetto formativo,  i tempi, i luoghi, la partecipazione, l'integrazione ecc.)
  2. Il modello curricolare. ( Punto d'incontro tra il programma ministeriale e la programmazione.)
Altri obiettivi del modello curricolare sono: la qualità della comunicazione (tra allievi, tra docenti, tra allievi e docenti), il rapporto con l'ambiente.

Rispetto al contesto, la didattica, soprattutto in ambito scolastico, può attivare strategie differenziate (gruppi mobili e fissi all'interno delle classi), e strategie di interazione (spazi di interclasse che favoriscono apprendimenti qualitativi più che quantitativi.)

Sempre sul piano curricolare, la didattica deve approntare il dispositivo della valutazione.

In ambito scolastico, questa avviene in tre fasi: iniziale, in itinere, finale.

Sul piano dell'offerta formativa è possibile anche una valutazione iniziale che produca una radiografia degli spazi, delle attrezzature didattiche, dei servizi e delle opportunità formative a disposizione del docente.

La valutazione in itinere mira ad accertare il livello di apprendimento degli allievi ad un certo punto di un percorso formativo.

La valutazione finale è il momento di accertamento delle competenze e delle conoscenze dell'allievo al termine del percorso formativo e al tempo stesso dei risultati della didattica sul piano organizzativo e su quello curricolare.
 

Didattiche disciplinari: (Riferite alle varie discipline o materie d'insegnamento.)
Le didattiche disciplinari tengono conto delle indicazioni teoriche e pratiche della didattica generale.
Elaborano i curricoli e pertanto rispondono ad esigenze pratiche (di contenuti).
Mirano a far si che da parte del soggetto, si giunga, tramite un atteggiamento critico, all'apprendimento dei fondamenti della materia oggetto di studio.
Pongono l'attenzione al valore formativo delle singole discipline. Considerano cioè quali aspetti della personalità del soggetto, una disciplina è in grado di sviluppare.

Didattica vista dalla parte dell'insegnamento e dalla parte dell'apprendimento.
 
 
 

Insegnamento:

Riguardo all'insegnamento, l'attenzione è posta sull'efficacia dell'attività docente, sull'uso di un linguaggio appropriato sia rispetto alla materia di insegnamento che in generale. (Livello di Competenze del docente)

La competenza professionale dei docenti si misura quindi:
In relazione alla capacità di trasferire saperi disciplinari.
In relazione alla capacità di prediligere una apertura alla ricerca (adeguando le conoscenze disciplinari alle nuove scoperte.)
In base alla capacità di fare sperimentazione.
In base alla capacità di organizzare una didattica individualizzata.
In base alla capacità di curvare (cucire addosso) l'insegnamento in funzione dei bisogni personali e logici degli alunni.
In base alla capacità di saper usare gli strumenti della valutazione.
L'insegnante, oltre a queste consapevolezze, deve essere in grado principalmente di riflettere sulle proprie strategie di insegnamento, individuando perfettamente gli obiettivi ed i contenuti della propria disciplina per ogni livello di età e classe.
 

Apprendimento:

Riguardo all'apprendimento, è utile dare una risposta alle domande:

  1. Perchè si apprende.
  2. Dove si apprende.
  3. Come si apprende.
  4. Quando si apprende.
  5. Con chi si apprende.
Alla domanda perchè si apprende, possiamo dire che le scienze che si occupano dell'apprendimento (sociologia, pedagogia e psicologia), definiscono la conoscenza come una scoperta sociale reciproca tra insegnante e allievo.
La vera conoscenza non è mai trasmissiva e la funzione sociale degli itinerari formativi della didattica riguardano la capacità di motivare gli studenti, sviluppando la curiosità per la ricerca e per la scoperta partendo dai loro bisogni.

Il come si apprende,  implica guidare gli allievi a raggiungere la padronanza di specifiche unità, ma anche di negoziare i significati e le interpretazioni dei docenti e degli allievi.
L'insegnante non giudica, nè valuta nè controlla ma guida, dà stimoli, aiuta a connettere le conoscenze.

Dove e quando si apprende/insegna:
Lo spazio ed il tempo sono elementi importanti nella didattica.
Per esempio la presenza o meno di "verde" e di laboratori nella scuola, il tipo di arredamento, l'uso intelligente degli spazi esterni ed interni (corridoi), la collocazione dei banchi etc.

Per quanto riguarda i tempi di realizzazione del processo formativo, si è suddiviso il percorso formativo (programma) in moduli, fasi e tempi.

Il con chi si apprende, è riferito al  rapporto scuola-territorio. La scuola adatta i percorsi formativi degli allievi tenendo conto della realtà territoriale e viceversa.
 
Influenza della didattica nell'organizzazione del curricolo.
Il termine curricolo è di uso antico. Veniva usato dalla pedagogia anglosassone già nel 1918, ed indicava un percorso di apprendimento, tenendo conto delle conoscenze dei livelli di partenza degli alunni, le motivazioni, le risorse, i metodi, i tempi ecc.

Il curricolo va quindi inteso come:
Un percorso educativo-formativo scientifico e pianificato.

Riferito alla scuola, il curricolo possiamo dire che indica in estrema sintesi:
Che cosa e come insegnare.

Il curricolo rientra nel campo metodologico della progettazione dell'attività didattica secondo un ordine logico ed una sequenzialità di contenuti.

Il curricolo sceglie i contenuti adeguati alle diverse età e stadi di sviluppo ed in funzione delle conoscenze e competenze che si vogliono attivare, rispetto a quella determinata disciplina ed a quel determinato livello scolastico.
 
 
La progettazione curricolare
Il curricolo costituisce la caratteristica di un percorso formativo di un grado scolastico (elementare, media o superiore.)
Il curricolo consiste quindi nel programma e nella programmazione.
Le  differenze tra programma e programmazione si possono individuare in:

  1. Il programma è nazionale, ed indica la cultura da trasmettere (competenze e conoscenze di ogni materia).
  2. La programmazione è l'edizione locale del programma nazionale, tiene conto dei bisogni e degli interessi degli allievi. Oggi, con il regolamento sull'autonomia scolastica, dal marzo 1999 divenuto POF, (piano offerta formativa), la programmazione locale costituisce un percorso educativo elaborato dalle istituzioni scolastiche.
Proprio in relazione all'autonomia, il POF, esplicita la progettazione curricolare, cioè quel complesso di percorsi che la scuola offre arricchiti anche di quelli extra curricolari.

L'offerta formativa del POF comprende tre livelli disciplinari:
Obbligatori.
Opzionali.
Facoltativi.
Obiettivi dell'apprendimento della programmazione didattica.
Una volta individuati gli obiettivi  cognitivi da raggiungere, ovvero una volta individuato ciò che l'alunno dovrà saper fare al termine del percorso formativo, ci serviamo delle "TASSONOMIE" per classificare il mutamento prefigurato che si intende ottenere dall'allievo.

Gli obiettivi cognitivi costituiscono il volano della programmazione. Esprimono la maturazione delle facoltà intellettuali e la padronanza delle strutture concettuali delle discipline.
Esprimono le competenze raggiunte nelle conoscenze e nell'applicazione di quelle discipline.

Le TASSONOMIE servono per definire la scala gerarchica dei comportamenti cognitivi, permettono all'insegnante di prevedere i traguardi e le strategie individuali da seguire.

Le TASSONOMIE si pongono a tre livelli di apprendimenti cognitivi:

  1. Elementari. (Saper memorizzare, riconoscere, saper classificare.)
  2. Intermedi. (Saper comprendere, applicare conoscenze.)
  3. Superiori. (Saper fare una sintesi, un'analisi, un confronto, comunicare, risolvere problemi.)
Definire gli obiettivi non è semplice, e ciò stà proprio nella necessità di separare le intenzioni dell'insegnante da ciò che concretamente lo studente sarà capace di fare.

Gli obiettivi si possono ancora classificare in base ai tempi di realizzazione, e si avranno quindi obiettivi a breve, medio e lungo termine.

Gli obiettivi dovrebbero comunque, e sempre rispondere alle seguenti domande:
Cosa dovrebbe essere in grado di fare l'allievo.
In quali condizioni si vuole che l'allievo sia in grado di farlo.
Come dovrà essere fatto.
La programmazione didattica.
I programmi sono quelli che indicano i contenuti delle informazioni e delle abilità da conseguire nelle scuole, in ambito nazionale.

La programmazione è invece  la  progettazione di un itinerario didattico ritagliato sulla situazione locale, prendendo dal programma i contenuti di base della materia (disciplina), le mete educative e la cultura da trasmettere.

Mentre il programma indica le mete cognitive, cioè le conoscenze e le competenze che l'allievo deve raggiungere alla fine di un ciclo di studi, la programmazione didattica indica il traguardo cognitivo per quella classe o più classi.

La programmazione è in definitiva l'elaborazione di un progetto, e comprende tre fasi:

  1. Fase di progettazione. (Decisione dei bisogni degli allievi, dei contenuti, degli obiettivi e metodi.)
  2. Fase di realizzazione. (Mettere in pratica quanto deciso.)
  3. Fase di valutazione. (Verifica degli obiettivi raggiunti in rapporto agli apprendimenti degli alunni.)
La programmazione si distingue per flessibilità e modificabilità, per la capacità di adattarsi alla situazione della comunità scolastica.
Caratteristica della programmazione didattica è quella di adattarsi alla realtà e parte dall'analisi delle conoscenze e competenze degli allievi.

La programmazione si contrappone all'insegnamento alla giornata.

La programmazione didattica permette di articolare l'insegnamento per problemi culturali e pluridisciplinari, quindi si trasforma in attività sperimentale ricca di offerte apprenditive e didattiche.
 
 
Caratteristiche della programmazione didattica.
 Caratteristiche principali della programmazione didattica sono:
Introdurre un'organizzazione modulare dell'insegnamento.
Far maturare nei docenti la cultura del curricolo.
Riferirsi ai problemi del territorio.
Tenere conto dell'organizzazione della scuola.
Produrre esiti formativi attraverso la valutazione dei processi oltre che dei rendimenti.
Utilizzare la valutazione come strumento di educazione. (Valutazione = volano della programmazione.)
La programmazione didattica quindi coordina i fattori educativi e formativi in sede locale.

E' strettamente connessa alla valutazione sia per il recupero degli allievi sia per mirare l'insegnamento in funzione delle mete che si prefissa di raggiungere.

Consente inoltre:
Di verificare i risultati raggiunti dagli allievi in termini di conoscenza e competenza.
Di valutare il percorso di insegnamento da parte dei docenti in parallelo a varie forme di autovalutazione degli alunni.
In ultima analisi possiamo dire che:
Nella programmazione didattica o curricolare è necessario definire gli obiettivi ed in base a questi, i contenuti ed i metodi.

Gli obiettivi devono avere i seguenti requisiti:
Validità
Completezza
Chiarezza
Coerenza
Realizzabilità
La programmazione deve prevedere:
L'analisi della situazione attuale.
La definizione degli obiettivi generali.
La scelta dei contenuti.
L'organizzazione delle attività.
L'individuazione degli strumenti didattici.
Le tecniche operative.
I tempi.
Le sequenze degli apprendimenti.
I criteri di valutazione formativa.
La riprogettazione.

Il problema

Perchè si possa parlare di una didattica basata sulla ricerca è necessaria la presenza di un problema da risolvere, e  la ricerca è il processo di soluzione del problema.

( Il problema è il cuore della ricerca. )

In definitiva, la programmazione tiene conto:
Del livello educativo della comunità e della società.
Del livello scolastico della classe o di un gruppo di classi.
Del livello individuale del soggetto.
Finalità della programmazione didattica:
Determina gli obiettivi di conoscenza e competenza.
Organizza le conoscenze attraverso le unità didattiche.
Dà spazio ad una pluralità di linguaggi (suoni, gesti, immagini).
Favorisce l'individualizzazione dell'apprendimento e rispetta i ritmi di apprendimento.
Sviluppa le qualità dell'insegnante.
Le sequenze della programmazione didattica:

  1. Moduli.
  2. Definizione delle unità didattiche.
  3. Argomento.
  4. Problema.
  5. Saperi di ingresso.
  6. Obiettivi.
  7. Contenuti.
  8. Attività.
  9. Metodi.
  10. Tecniche.
  11. Mezzi e strumenti.
  12. Risorse.
  13. Tempi.
  14. Prodotti.
  15. Strumenti di valutazione.

Gli operatori della formazione.

Nel sistema dell'Educazione Formale, l'ambito in cui si esplica l'azione formativa sono:

  1. Scuola:  (Dell'infanzia, elementare e media,  superiore.)
  2. Università:
  3. Formazione professionale:
  4. IFTS: (scuole medie superiori, università, imprese, etc.)
Nel campo dell'Educazione  non Formale, a seconda dei vari ambiti , abbiamo:
  1. Ambito socio-culturale: (Musei, associazioni, circoli ricreativi, teatri, biblioteche etc.)
  2. Ambito servizi per l'infanzia: (Ludoteche, consultori, strutture per soggiorni estivi etc.)
  3. Ambito socio-sanitario: (Comunità terapeutiche, cooperative sociali, ASL etc.)
  4. Ambito del lavoro: (Imprese, enti di categoria etc.)
I luoghi della formazione costituiscono l'offerta formativa di un territorio.

Gli operatori della formazione rappresentano quindi TUTTE le figure che operano a vario titolo nei luoghi della formazione sopra elencati.

A seconda del luogo in cui operano, gli operatori della formazione prendono il nome di:
 
Scuola: (Educatore, insegnante, tutor d'aula etc.)
Università: (Docente, tutor esterno, docente di laboratorio etc:
Formazione professionale: (Docente, progettista, tutor d'aula, tutor di stage etc.)
IFTS: (Docente, tutor,  progettista etc.)
Le funzioni degli operatori della formazione sono:

Pianificazione delle attività, programmazione, progettazione, gestione, docenza, tutorship, monitoraggio, valutazione, direzione etc.

Spesso, un operatore della formazione svolge più di una funzione.
Fondamentale per il successo di tali funzioni è un elevato livello di collaborazione tra gli operatori.

Operatore come facilitatore.

Il ruolo dell'operatore della formazione è quello di facilitatore dei processi conoscitivi dei soggetti.

Per assolvere a questa funzione, deve però tenere presenti alcuni elementi (parole chiave):
 
Setting formativo: (Scenario attraverso cui si sviluppa un'azione formativa.)
Messa in evidenza dei saperi del soggetto: (Indicano i saperi del soggetto.)
Centralità del soggetto: (Il soggetto è protagonista dell'elaborazione delle sue conoscenze.)
Autogestione del processo formativo: (L'operatore della formazione restituisce al soggetto la gestione del processo    formativo al fine di potenziarne l'autorealizzazione.)