Il governo ha violato la legge. La Finanziaria è stata presentata con 24 ore di ritardo rispetto ai termini che fissavano l’obbligo di una firma del capo dello Stato entro il 30 settembre, non il primo ottobre, come effettivamente è avvenuto. E la cosa ancor più grave è che il governo ha mentito, ha raccontato di aver inviato tutta la Finanziaria al Quirinale entro il 30 settembre. E’ falso. In realtà la Manovra economica è stata spedita in tre tranche a Napolitano (quella spedita, diciamo così, in tempo è solo la bozza sintetica che non permetteva al capo dello Stato di farsi un’idea del provvedimento), la cui firma è arrivata nella serata di ieri, solo dopo aver letto la parte più importante. Una vicenda di una gravità inaudita, che il Quirinale non ha fatto nulla per evidenziare.
Basta leggere i comunicati delle agenzie del primo ottobre per rendersi conto del gioco a rimpiattino messo in atto. Infatti solo dopo una dichiarazione-denuncia di un senatore di Forza Italia, il Quirinale, alle 20 e 33 del primo ottobre, ha dovuto ammettere che il «testo formalmente definito della Finanziaria è stato trasmesso questa mattina alla presidenza della Repubblica ed è stato firmato da Napolitano oggi pomeriggio, dopo le consuete verifiche».
Ovviamente, su questo fatto, inaudito e mai accaduto nella storia della Repubblica, è calato il protezionismo della stampa, che si è ben guardata di rimarcare l’episodio. E dire che nel 1994 grande scalpore fece l’invio della Finanziaria da parte del primo governo Berlusconi un quarto d’ora prima della scadenza dei termini di legge: alle 23 e 45 del 30 settembre.
Al punto che l’allora capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, scrisse ai presidenti di Camera e Senato per protestare: «Ho ricevuto (...) il disegno di legge Finanziaria e il disegno di legge a questa collegato, in limine rispetto al termine fissato per tale adempimento dall’art. 1 bis della legge 5 agosto 1978, n. 468, come modificata dalla successiva legge 23 agosto 1988, n. 362 (e ieri violata dal governo Prodi, ndr). Si è di fatto sottratto al capo dello Stato l’esercizio del potere di controllo di legittimità che gli compete in virtù della citata norma costituzionale».
Scalfaro poi spiega di aver firmato nonostante il poco tempo a disposizione dopo aver «considerato responsabilmente le gravi conseguenze che, per effetto di una mia eventuale ritardata autorizzazione alla presentazione (della Finanziaria, ndr) al Parlamento si sarebbero determinate sull’andamento delle Borse e dei mercati valutari». Insomma, il governo Berlusconi presentò in tempo la Finanziaria, Scalfaro ebbe da ridire sui tempi stretti che gli venivano concessi per firmarla e scoppiò un putiferio. Il governo Prodi la presenta in ritardo di molte ore, viola la legge e nessuno ne parla, non è successo nulla.
E nella finanziaria spunta anche la "tassa sul morto". Con l’obbiettivo - poco riuscito, in verità - di reintrodurre, senza dirlo la tassa di successione. D’ora in avanti, gli eredi dovranno pagare una nuova tassa di registro ed ipotecaria sottoforma di <dichiarazione di trasferimento in causa di morte>, così com’è scritto nel decreto legge sulla manovra che inizierà il suo iter al Senato.
Questa nuova tassa sarà in cifra fissa - 168 euro - e si dovrà pagare sia come sovrattassa ipotecaria sia come sovrattassa catastale. Ma solo se il valore dell’immobile ereditato dai figli, era l’abitazione principale del padre defunto; e se il valore catastale dello stesso immobile era inferiore ai 250 mila euro.
Se l’immobile vale di più, la sovrattassa ipotecaria ammonta al 3% del valore catastale dell’immobile, mentre la sovrattassa ipotecaria è pari all’1 per cento dell’immobile.
Stessa cifra fissa, e stesse percentuali si applicano anche nel caso delle donazioni. Cambia solo il valore dell’immobile oltre il quale applicare l’addizionale in termini proporzionali: scende a 180 mila euro.
Da notare che questa tassa sul morto con questi valori viene applicata solo se il trasferimento "mortis causa" avviene fra padre e figli. Se il trasferimento avviene tra affini (zio nipote o nonno nipote) si applica direttamente la tassa con le aliquote, senza riferimenti al valore dell’immobile trasferito. In questo caso, alle due sovrattasse (ipotecaria e catastale) si applica anche un’addizionale sull’imposta di registro del 2%.
Se un soggetto riceve in eredità un immobile (indipendente dal valore) e non ha legami di sangue con il defunto deve pagare un’addizionale sull’imposta di registro del 4%, una sovrattassa del 3% dell’imposta ipotecaria ed una sovrattassa sull’imposta catastale dell’1%. Le stesse aliquote si applicano anche ai casi di donazioni.
E’ una manovra redistributiva, dice Prodi. Cioè, tassa i ricchi per diminuire il prelievo fiscale sulle fasce meno fortunate della popolazione. Ma quanti soldi in più si troveranno le fasce basse di reddito?
Un lavoratore dipendente con moglie e figli minorenni a carico, e con un reddito di 15 mila euro all’anno, avrà un beneficio fiscale di 61 euro al mese. Si tratta di due euro al giorno. Cioè, grazie alla manovra di Prodi, questo contribuente si potrà permettere un cappuccino ed una brioche in più al giorno.
Lo stesso cappuccino e brioche, però, non se lo potrà permettere chi, pur con lo stesso reddito e nelle medesime condizioni familiari, è stato assunto grazie alla Legge Biagi. L’aumento dei contributi previdenziali per i lavoratori parasubordinati, infatti, assorbirà per intero lo sgravio fiscale concesso dalla controriforma Visco.
Il motivo di questa discriminazione per identica fascia di reddito è tutta politica. Il primo lavoratore dipendente, con quella fattispecie di reddito e di famiglia, è senz’altro iscritto alla Cgil; soprattutto se vive al Nord e lavora in fabbrica. Oppure alla Cisl e Uil se è un ministeriale e lavora nel Centro Sud. Insomma, se è sindacalizzato.
L’altro lavoratore, il parasubordinato, al contrario, non è iscritto a nessun sindacato; in quanto, i parasubordinati ed i lavoratori "atipici" non hanno simpatia per il sindacato, che difende solo i lavoratori che un lavoro lo hanno già. E nemmeno tutti, visto che ormai più del 60% degli iscritti ai sindacati confederali sono rappresentati dai pensionati.
Per queste ragioni, Epifani dice di condividere la legge finanziaria di Prodi. Non tanto perché redistributiva. Ma perché tarata sui suoi iscritti. Insomma, una finanziaria per Cipputi, da cappuccino e brioche.
Nel presentare la Finanziaria il vice ministro Visco ha dichiarato - tra l’altro- che la nuova legge colpirà chi vive nel lusso: e cioè chi ha un reddito lordo superiore a 70 mila euro l’anno, più o meno 3.700 euro netti al mese.
Le nuove tasse che colpiranno i ricchi andranno ad alleviare la pressione fiscale di chi guadagna meno di 45 mila euro. Ma se si vanno a guardare le dichiarazioni dei redditi chi sono questi contribuenti meno fortunati?
Sono: i gioiellieri 16.644 euro di reddito medio annuo; i commercianti di automobili 15.838; gli odontotecnici 20.333; i ristoratori 13.446; gli idraulici 26.905; gli agenti immobiliari 20.561 e i commercianti di tessuti 10.803.
Così, grazie a Visco e a Prodi, il sacrificio di tutti quei ricchi servirà a far uscire dalla povertà gioiellieri e idraulici.
Anche l’ex super ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, attacca duramente la Finanziaria del suo successore Tommaso Padoa Schioppa. Alla Camera aveva parlato di una manovra "tutta di tasse", al Tg5 ha rincarato la dose: "avevano promesso di non mettere le mani in tasca agli italiani, ma hanno mentito... la Finanziaria scassa le pensioni...è una stangata".
Tremonti attacca l’idea di mettere le mani sul Tfr, perché "in tal modo si inasprisce il conflitto sociale e generazionale". Tremonti infine replica a Prodi che venerdì, a Palazzo Chigi, aveva duramente criticato il precedente governo per aver lasciato un buco nei conti pubblici. "Le entrate vanno bene - è la sua risposta - la spesa anche. Di fronte all’evidenza, a Prodi non resta che stare zitto".
Un sintetico sguardo stampa di oggi conferma come la stragrande maggioranza dei quotidiani sia allineata con la sinistra e ancor più con il governo Prodi. Ecco una rassegna dei principali titoli sulla legge Finanziaria.
Il Corriere della Sera - "Prodi difende la manovra, aiutiamo i deboli"
La Stampa - "Prodi, abbiamo difeso i deboli"
Il Messaggero - "Prodi: difesi i più deboli"
La Repubblica - "Prodi: difesi i deboli"
Il Mattino - "Finanziaria per i più deboli"
L’Unità - "Prodi: dalla parte dei più deboli"
"Restituzione delle tasse tra due anni? E chi ci crede? Rutelli fa promesse da marinaio che non manterra' mai. Il guaio e' che lui, come Prodi, non e' solo un marinaretto ma ha responsabilita' di governo. Questa nuova promessa come quella di Prodi sull'eurotassa, provocherebbe soltanto risate se gli italiani non fossero impegnati nel fare i conti di quanti soldi ci rimetteranno realmente con questa stangata del governo di sinistra". Lo afferma in una nota Paolo Bonaiuti, deputato di Fi e portavoce di Silvio Berlusconi.
L’intervista rilasciata oggi a Repubblica da Francesco Rutelli tradisce imbarazzo e difficoltà.
Il leader della Margherita si arrampica sugli specchi e cerca di accampare ogni tipo di argomenti per giustificare il suo voto a favore di questa finanziaria.
In primo luogo apre alla possibilità di mutamenti e di correzioni all’impianto della legge di bilancio, poi fa cenno ad una seconda fase che interesserà energia, servizi pubblici locali e misure per le professioni, che saranno contenute in un collegato alla stessa legge finanziaria.
Rutelli promette che verrà restituita parte delle tasse e sul Tfr garantisce che il tavolo con le parti sociali è più che mai aperto, indicando così la possibilità di un cambiamento, anche su questo punto, della legge finanziaria.
Insomma, dalle parti della Margherita si avverte una reale difficoltà a sostenere in toto i contenuti e la filosofia di questa legge finanziaria.
Bisognerà ora vedere in Parlamento che cosa accadrà all’interno della maggioranza di governo, se i parlamentari della Margherita e di altri partiti di centro faticheranno a digerire questa finanziaria si creeranno le condizioni per mettere in difficoltà il governo.
Oltre alla manifestazione di piazza, sarebbe più utile stabilire un coordinamento tra le forze politiche dell’opposizione sulla Finanziaria, per concordare la linea da tenere e le principali proposte alternative da formulare.
Bisogna cioè mettere in campo una linea politica capace di snidare coloro che nella maggioranza mal sopportano le scelte compiute con questa finanziaria e di allargare tutte le contraddizioni e le divisioni presenti all’interno della maggioranza.
La manifestazione di piazza deve essere l’anello conclusivo di una serie di iniziative politiche e programmatiche in Parlamento e nel confronto politico.
Una cosa è inconfutabile: la sinistra di governo ha aumentato le tasse. La Casa delle Libertà l’aveva previsto in tempi non sospetti, ora Prodi lo sta facendo confermando senza ipocrisie di essere ostaggio di "una sinistra rozzamente egualitaria", per dirla con le parole di D’Alema.
D’altronde, la legge finanziaria è il banco di prova di un governo ma anche il banco "di forza" dei partiti che lo compongono: con il professore vince la sinistra radicale, quella che, quando è opposizione, fa lotta di classe e quando governa "fisco di classe".
Lo slogan scelto da Rifondazione comunista, "anche i ricchi piangano" è eloquente.
Nella precedente legislatura, sulla Finanziaria la sinistra faceva opposizione dai quattro ai sei mesi: esperti del settore trovavano nella legge tutti gli elementi che potevano - strumentalmente - essere di allarme sociale. Una buona dose di antiberlusconismo e un po’ di mestiere e il gioco era fatto.
In Toscana, ma non è stata l’unica regione, i diesse hanno - a quei tempi - organizzato un tour di propaganda: un pulmino rosso portava di piazza in piazza, parlamentari, economisti compiacenti e giornalisti amici che crocifiggevano il provvedimento e il governo. E il dubbio si insinuava nella testa dei cittadini i quali vedevano svanire un sogno: il governo Berlusconi protegge i ricchi e trascura i poveri.
Oggi tocca al centrodestra rendere "pan per focaccia".
Prodi parla di "giustizia e sviluppo", di una manovra che difende i "deboli" e, a parte i giornali amici che lo strillano nei titoli, non è credibile nemmeno per i suoi vicepremier che - ognuno alla sua maniera - prendono le distanze perché sanno bene che questa legge di bilancio è per gli italiani come un dito in un occhio. Fa male.
Tocca alla Casa delle libertà portare la questione nei binari della corretta informazione e divulgare come e quanto la sinistra mette le mani nelle tasche degli italiani.
Gli argomenti non mancano e le ragioni nemmeno, basta trovare il metodo: si può fare il giro delle 100 piazze o dei cento teatri con l’aiuto di politici, economisti e specialisti, o si può pensare ad una videoconferenza per far sì che anche Berlusconi raggiunga contemporaneamente le maggiori città.
Qualunque sia l’opzione scelta, l’importante è raccontare, spiegare, illustrare la manovra agli italiani, insieme alle cifre che saranno costretti a pagare con questa nuova stangata del governo di sinistra. Ai fedeli elettori della CdL ma anche e soprattutto a coloro che hanno votato l’Unione e sono amaramente pentiti.
Ieri, in Austria, alle elezioni politiche, il governo di centrodestra ha perso. In Ungheria, alle elezioni amministrative, il governo di centrosinistra ha perso. In Brasile, alle elezioni presidenziali, il presidente uscente, contrariamente alle previsioni, non ha ottenuto la maggioranza assoluta al primo turno ed è stato costretto al ballottaggio. Risalendo appena un po’ indietro nel tempo, in Germania, alle elezioni politiche, i socialdemocratici al governo sono stati sconfitti.
In Gran Bretagna, il partito laburista al governo è superato nei sondaggi dai conservatori.
La questione è: c’è una spiegazione al fatto che, da qualche anno, i partiti al governo, da soli o in coalizione, perdono le elezioni anche se la loro gestione del potere è stata quanto meno soddisfacente?
In realtà di spiegazioni ce ne sono almeno due, una oggettiva e l’altra soggettiva.
La prima spiegazione è che, diversamente dal passato, l’economia globalizzata incide direttamente nel corpo e nelle performance delle economie nazionali. I poteri dei governi risultano di fatto ridotti quando non lo sono anche di diritto, come avviene per i Paesi dell’eurogruppo che si sono dati delle regole che devono rispettare.
La conseguenza è che l’influenza diretta dei governi sull’economia si è ridotta per cui, specie se si attraversa una fase di bassa congiuntura, le manovre di rilancio sono sempre frenate sia dai vincoli esterni sia dalla maggiore autonomia dei soggetti economici, che sono più liberi di cercare opportunità fuori dai confini nazionali.
Ciò favorisce le critiche delle opposizioni, che hanno gioco facile nell’accusare i governi di non essere in grado di rilanciare l’economia. La semplificazione dei problemi in slogan ad effetto - "l’Italia è in declino" è stato uno di questi - favorisce l’adesione degli elettori alle tesi delle opposizioni, siano queste di destra o di sinistra.
La seconda spiegazione, che illustra il sempre valido principio di Machiavelli, secondo il quale "si cambia sperando di migliorare", si innesta nella mentalità corrente che identifica il cambiamento con il progresso, che antepone la fretta e le soluzioni affrettate, anche nel modo in cui vengono confezionate e diffuse dai mass media, al lavoro metodico e paziente.
A subire l’impatto negativo di queste due ragioni di fondo si trovano sempre i partiti al potere, che subiscono una tara elettorale ad esse riconducibile, che si traduce nella difficoltà che incontrano nello spiegare razionalmente i motivi delle loro scelte, che a sua volta l’opposizione può deformare: in Italia, la mobilità introdotta nel mercato del lavoro, che ha dato ottimi risultati sul piano dell’aumento dell’occupazione, è stata sommariamente presentata dalla sinistra come sistematica "precarizzazione", senza tenere conto delle diverse condizioni strutturali di un’economia fondata sui servizi e sulle innovazioni che in pochi mesi stravolgono la stessa produzione industriale.
Berlusconi lo aveva detto già in campagna elettorale: i partiti al governo, specie in condizioni congiunturali economiche sfavorevoli, partono con un handicap, a sua volta composto da due elementi: l’aggressione populista dell’opposizione e una certa delusione/disaffezione del proprio elettorato.
Ciò spiega, almeno in parte, il risultato delle elezioni del 9-10 aprile anche se con una caratteristica positiva: nonostante queste condizioni generalmente sfavorevoli, la Casa delle Libertà ha ottenuto più voti dell’Unione e questo grazie all’impegno dimostrativo e razionalizzante di Berlusconi.
E solo il meccanismo elettorale ha consentito all’Unione di raggiungere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Questo fa sperare che gli elettori italiani abbiano un tasso di realismo molto alto, che non mancherà di manifestarsi.
"Una finanziaria varata nella notte immediatamente prima di un provvidenziale blocco di 48 ore dei giornali che, guarda caso, non flirtano piu' con il governo. L'attacco devastante alle pensioni, al pubblico impiego e all'intero ceto medio, passa soltanto attraverso la buona volonta' dei pochi quotidiani in edicola". E' quanto osserva Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, prima di sferrare una dura critica al Servizio Pubblico televisivo. "E alla Rai? - prosegue infatti Bonaiuti - il Tg1 e il Tg3, quasi tutto il Servizio Pubblico, inginocchiati davanti a Palazzo Chigi con interviste compiacenti a San Romano e a San Tommaso, per propagandare la grande menzogna: e' la finanziaria dell'equita"'. "Il vecchio 'panino' - ironizza infine Bonaiuti - non c'e' piu' perche' hanno buttato via il pane, ovvero la sostanza, ed e' rimasta la solita, stantia mortadella di Prodi. Complimenti alla correttezza dell'informazione".
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"Nei giorni dello sciopero dei giornalisti della carta stampata i telegiornali hanno assunto una centralita' nell'informazione resa ancora piu' forte per il contemporaneo varo della legge Finanziaria. In questo contesto le scelte operate dal nuovo vertice del Tg1 sono state davvero stupefacenti.
In particolare venerdi' nell'edizione delle 13.30 un servizio apparentemente celebrativo del compleanno del capo dell'opposizione Silvio Berlusconi si e' trasformato in un regalo al vetriolo e l'occasione per rivisitare e riproporre in senso fortemente negativo l'attivita' politica dell'ex premier. Nell'edizione delle 20 e' stata invece trasmessa, mentre era ancora in corso un lunghissimo estenuante consiglio dei Ministri sulla Finanziaria, una intervista "sdraiata" al presidente del consiglio Romano Prodi che ha magnificato i contenuti di un provvedimento sul quale da giorni ed anche in quelle ore all'interno della maggioranza si erano manifestate tensioni e contrapposizioni fortissime. Ma a tutto cio' e' stato posto il silenziatore lasciando sottolineare al premier le presunte meraviglie di questa manovra economica. Siamo dunque di fronte alla svolta filoprodiana del piu' importante telegiornale pubblico che sceglie di marginalizzare l'opposizione ed esaltare una maggioranza di governo sempre piu' fragile e disunita. E' una scelta inaccettabile che manifesteremo direttamente ai massimi vertici della televisione pubblica". Lo affermano i parlamentari di Forza Italia Giorgio Lainati, Paolo Romani e Massimo Baldini, componenti della Commissione di vigilanza
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"La vergogna di una maggioranza bugiarda che mette l'idrovora, altro che le mani nelle tasche degli italiani e' illustrata da Gr e telegiornali Rai con una enfasi gladiatoria degna di miglior causa". Lo afferma in una nota Piero Testoni, responsabile editoria di Forza Italia, commentando i servizi Rai sulla manovra finanziaria. "Una sindrome - aggiunge Testoni - di sadismo deve avere colpito in sequenza telegiornali e Gr Rai dopo questa finanziaria: sadica, sembra l'enfasi con cui descrivono le decine di milioni di italiani tosati come pecore da nuove aliquote; patrimoniale sulla casa, nuova tassa di successione e il colossale furto alle imprese sul Tfr! Quasi un beffardo godimento che ha purtroppo il carattere dell'antica piaggeria per il potere".