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il Quaderno del 31 luglio

FI: Bonaiuti, Berlusconi ministro di Rutelli? Cose da pazzi

Agenzia Ansa del 31 luglio, ore 10.46

Roma - "Non c'e' limite alle fantasie dell'estate sui giornali. Il Messaggero si immagina perfino che Berlusconi possa ambire a fare il ministro degli Esteri agli ordini di Francesco Rutelli primo ministro... Cose da pazzi! Cose che non stanno né in cielo né in terra". Reagisce cosi' Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, alle indiscrezioni del quotidiano romano. Bonaiuti, che ha appena concluso la conversazione telefonica con Berlusconi che sta a Villa Certosa in Sardegna, osserva poi: "Come al solito, vengono citati a sostegno di queste strampalate tesi estive dei non meglio precisati 'fedelissimi', che non abbiamo il piacere di conoscere". Sconsolata l'osservazione finale di Bonaiuti: "E pensare che siamo solo all'inizio dell'estate. Chissa' che agosto di fantasie ci attende".

Realtà/La campagna acquisti del Professore

Prodi è un vecchio furbone democristiano: si defila, delega ai partiti il compito di sbrogliare le matasse, e poi li critica, come ha fatto sull'indulto, lasciando trapelare che era un pasticcio combinato da Ds e Margherita e che a lui non piaceva, per le stesse ragioni di Di Pietro.

Il suo patto di ferro con la sinistra radicale, però, sta mettendo in fibrillazione l'ala riformista, tanto che Fassino ha già avvertito che nessun premier può pensare di governare con una fiducia al giorno, e che il prossimo banco di prova sarà la Finanziaria. Sarà lì che si vedrà se Prodi e la sua maggioranza sono in grado di governare o no. Poi si discuterà su come andare avanti. E l'"allargamento" della maggioranza è già il tormentone dell'estate, anche se ognuno intende una cosa diversa. Bertinotti punta all'inglobamento di pezzetti di CdL in uscita, che rendano meno dannosi i "suoi" dissidenti ma non cambino il segno della maggioranza e il ruolo di Rifondazione. Marini parla di "convergenze strategiche", e si prende gli applausi di Forza Italia, dove qualcuno azzarda che il presidente del Senato sarebbe un ottimo premier per un governo "istituzionale" e - naturalmente - "allargato". Quando? Dopo la Finanziaria, ovviamente, che sarà la vera prova del fuoco per Prodi e la sua maggioranza. Ma attenzione: se l'Unione riuscirà a passare indenne, o anche solo acciaccata, dalle forche caudine della manovra, allora sarà la CdL a vacillare e a quel punto si verificherebbe quello che Prodi auspica da tempo, e cioè non l'allargamento della maggioranza, ma il restringimento dell'opposizione.

Insomma, il quartier generale della CdL deve rendersi conto che Prodi e Berlusconi corrono gli stessi identici rischi sulla Finanziaria, e che è finito il tempo dei "voti responsabili" in nome dell'interesse nazionale. Da ora in poi si dovrà fare molta attenzione a non cadere nelle trappole, come quella di Rutelli, che ha invitato Berlusconi alla festa del suo partito, e che invita al "dialogo" con l'opposizione per far "prevalere l'interesse nazionale" sui "grandi temi", senza però "perdere pezzi" a sinistra. E' un teorema che ricalca da vicino la formula di Bertinotti, che parla non tanto di allargare la maggioranza, quanto "di ampliare il consenso sociale. Niente politicismi, ma un'alleanza del popolo di sinistra con quel pezzo di borghesia che è disposta ad andare oltre il liberismo". E oggi nella direzione del partito i colonnelli di Bertinotti spiegheranno ai dissidenti che il primo traguardo da raggiungere, con al massimo un soccorso moderato, è la Finanziaria d'autunno.

Quindi, l'allargamento proposto dalla maggioranza non è altro che la riedizione del trasformismo spacciata per interesse nazionale.

Prodi sulla Finanziaria si gioca tutto, ma ostenta assoluta tranquillità, pronto a scommettere che sarà la CdL a disgregarsi. La sua campagna acquisti sarà "limitata e circoscritta, marginale". Insomma, non imbarcherà spezzoni o addirittura tutto l´Udc, ma pochi e singoli parlamentari. Niente scossoni politici per non turbare gli equilibri della maggioranza, semplicemente qualche new entry di sostegno alla risicata coalizione al Senato. La domanda da porsi è: siamo sicuri che il premier non si sia già assicurato queste "new entries" per i voti a scrutinio segreto sulla Finanziaria? Il pranzo con Follini è un indizio serio, su questo versante. Conclusione: se si vuol davvero raggiungere la cosiddetta "fase Merkel", bisogna dare una spallata al governo alla ripresa autunnale, possibilmente prima della Finanziaria, perché i tatticismi, il "senso di responsabilità istituzionale" e le "opposizioni costruttive" portano acqua solo al mulino di Prodi.

Governo/Chiede sconti per non fallire

Ormai non passa giorno che un'esponente della maggioranza non avverta del rischio che il governo possa cadere in occasione della prossima finanziaria, o che non segnali la necessità di un allargamento della maggioranza di governo.

L'ultimo in ordine di tempo è stato Guglielmo Epifani, il segretario generale della Cgil, che ha voluto far sapere al governo, che il si della Cgil alla finanziaria non è affatto scontato e che il governo quindi rischia di cadere se non accogliesse le richieste del Sindacato.

Oggi anche Prodi fa sapere di non essere contrario ad un allargamento della maggioranza a parlamentari e forze politiche dell'opposizione.

E' la stessa linea tracciata da Enrico Letta, da Piero Fassino e in ultimo da Fausto Bertinotti, i quali riconoscono l'impossibilità di governare con l'attuale maggioranza esigua e traballante, soprattutto al Senato, ma che nello stesso tempo cercano di salvaguardare l'integrità dell'alleanza di governo da Mastella a Bertinotti.

Questo obiettivo tuttavia per essere raggiunto ha bisogno di ricorrere all'abigeato nei confronti di parlamentari dell'opposizione o di pezzi di partiti dell'opposizione.

Si ripeterebbe ciò che è già accaduto dopo il 1995 e soprattutto dopo il 1996, dopo la caduta del governo Prodi e la formazione del governo D'Alema. E' esattamente il contrario di quanto auspicato dal Presidente della Repubblica Napolitano secondo il quale la situazione politica esigerebbe un diverso rapporto tra maggioranza ed opposizione, che, senza preludere automaticamente ad un governo di larga coalizione, renda possibile in prospettiva la creazione di nuovi equilibri politici.

Governo/Vuole allargarsi per non cadere

L'idea-proposta di Diliberto di sciogliere solo il Senato ha avuto nell'Unione l'effetto di accelerare il dibattito sul tema dell'allargamento: Rutelli, Fassino e anche Prodi, con sfumature diverse, hanno accettato l'idea che l'Unione possa acquistare singoli deputati o, meglio, singoli senatori per contare su una maggioranza più stabile.

A muovere le acque, tuttavia, era stato il presidente Napolitano, che aveva fatto chiaramente intendere come fosse impossibile continuare a governare con una maggioranza così stretta al Senato.

A 110 giorni dalle elezioni, l'opposizione di centrodestra è rimasta compatta, cioè non ha perso elementi, ma ha assunto l'aspetto di opposizione variabile sui singoli provvedimenti, sia di politica interna sia di politica estera.

Questa formula, che sembra mettere nelle mani dell'opposizione la sorte del governo, non piace naturalmente alla sinistra che, anche per questo motivo, ha accelerato il dibattito sulle possibili aperture e integrazioni.

Per Prodi questa è la strada più conveniente: con qualche acquisto al Senato, il suo governo sarebbe salvo e sarebbe salva, soprattutto, la sua permanenza a Palazzo Chigi.

Il suo avversario potenziale più pericoloso è Fassino, il quale trova sempre più scomoda la posizione di segretario dei Ds, sia perché è l'unico leader importante fuori dal governo sia perché è costretto a una continua mediazione con l'ala sinistra dell'Unione che boicotta l'unico progetto al quale potrebbe seriamente lavorare, cioè il Partito democratico.

In caso di caduta di Prodi, ma di conservazione dell'attuale composizione della maggioranza seppure integrata con qualche transfuga, Fassino potrebbe essere il candidato formalmente più agguerrito in qualità di segretario del più forte partito di maggioranza, ma D'Alema non intende spalancargli la porta di Palazzo Chigi.

Rutelli sarebbe uno dei candidati naturali in caso di modificazione significativa della composizione della maggioranza, ovvero nel caso del passaggio di un gruppo (o parte significativa di esso) della Casa delle Libertà al centrosinistra: per questo è guardato con diffidenza sia da Prodi sia da Rutelli, oltre che da D'Alema.

Amato gioca per sé e si ritiene il candidato ideale per un governo tecnico, un governo di concertazione con il sindacato e gli industriali: la sua carta è una crisi sulla Finanziaria che potrebbe emarginare la sinistra dell'Unione e aprirebbe la strada a un governo da grande manovra correttiva.

Tuttavia, se il tema dell'allargamento sotto forma di acquisti dovesse diventare il tema della ormai breve estate, è probabile che, in sede di Finanziaria, possano essere conclusi dei contratti d'ingaggio: a gestire la vicenda sarà soprattutto Prodi, che sulla Finanziaria può cadere ma dalla Finanziaria può trarre nuova forza.

Noi/Niente indulti pro-sinistra

Il ministro Mastella deve essere considerato il vero trionfatore della partita sull'indulto. In netta contrapposizione ai giustizialisti guidati da Di Pietro, il guardasigilli ha scelto una posizione sobria intervenendo in modo duro solo quando il comportamento del ministro delle Infrastrutture ha superato ogni limite facendo passare il ministro della Giustizia come un immorale insieme a tutti coloro che spingevano per portare a casa l'indulto. E' chiaro che il risultato di queste votazioni apre nuovi scenari per quanto riguarda la politica della giustizia di questa legislatura.

Non è la prima volta che Mastella invita i "soloni della sinistra" e lui cercherà i voti della CdL. Una mossa in parte dettata dalla moderazione di Mastella, in parte da chiare esigenze politiche. Anche le votazioni sull'indulto, infatti, hanno dimostrato che al Senato la maggioranza si regge sulla panna montata. Non è un caso che il centrosinistra sia andato sotto nel corso delle votazioni degli ordini del giorno e, in particolare, di quello presentato dalla Finocchiaro, in base al quale l'Unione avrebbe dovuto al più presto mettere mano alla ex Cirielli e alla legge Bossi-Fini.

Mastella, quindi, ha capito che per fare riforme degne di questo nome in materia di giustizia non può che dialogare con la CdL. Di contro hanno ragione l'on. Bondi e l'on. Cicchitto quando sostengono che il dialogo non deve essere solo di facciata quando conviene all'Unione solo per esigenze numeriche. Su questo il centrodestra deve essere inflessibile o si ragiona sempre in modo bipartisan oppure è meglio chiudere la porta a qualsiasi trattativa: altrimenti rischiamo di essere una sorta di stampella occulta e sotterranea al centrosinistra tutte le volte che perde, salvo poi essere messi all'angolo quando non serviamo.

Rischi/Se i clandestini sbarcano a Palazzo Chigi

I ricongiungimenti familiari per gli immigrati sono l'ultima perla del governo Prodi. Anzi, del dottor Sottile che alloggia al Viminale e che, in tema di immigrazione, si sta comportando peggio di un ministro bertinottiano.

La decisione di consentire ai nonni degli immigrati di venire in Italia "se non dispongono di un adeguato sostegno familiare nel Paese d'origine" apre infatti le porte a centinaia di migliaia di anziani che non hanno mai versato un contributo e sono destinati, in un periodo relativamente breve, a gravare pesantemente sul nostro sistema sanitario ed assistenziale.

Si tratta di un provvedimento demagogico, irresponsabile e dai possibili profili di incostituzionalità, che rischia di far saltare definitivamente il nostro sistema di protezione sociale, elevando in modo esponenziale i costi dell'assistenza sanitaria. Emerge, da questo provvedimento del governo, un'evidente disparità di trattamento, perché si prospettano agli stranieri, che non hanno versato né tasse né contributi, benefici che invece, tra ticket e tagli alle pensioni, vengono negati agli italiani. Una sorta, insomma, di razzismo alla rovescia.

Purtroppo la politica di Prodi, pesantemente condizionata dai partiti comunisti, incoraggia il dilagare della criminalità con le sanatorie e i riconoscimenti che non fanno che alimentare gli sbarchi dei clandestini. Ed è inutile, poi, che lo stesso Amato chieda aiuto all'Europa per pattugliare il Mediterraneo. Comunque, sia chiaro, la sinistra non fa mai nulla a caso: conscia della fragilità endemica del governo Prodi, in tre mesi si è cautelata occupando governo, sottogoverno e istituzioni, oltre a controllare già magistratura, burocrazia e corpi dello Stato, e ora si appresta a riempire l'Italia di immigrati per dare loro il voto e vincere così anche le prossime elezioni.

   

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